Io sono una


Io sono una che fin dall’inizio ha detto: perdindirindina! No, non ho detto così, ho usato la variante fallica, ma non si sa mai che vi capiti alle spalle il bimbo mentre leggete, dato che ora i bimbi sono tutti sempre in casa.Insomma, io l’ho preso sul serio da subito, il coronavirus, senza correre a comprare scorte per un decennio, semplicemente con la consapevolezza che sarebbero venuti tempi duri. Perché sono pessimista? Perché ho doti profetiche? No, perché leggevo le notizie e sapevo ciò che era accaduto e accadeva in Cina. E non ci voleva molto a capire che sarebbe arrivato ovunque e avrebbe avuto quell’iter lì, con la differenza che noi un ospedale in dieci giorni non lo tiriamo su.Oddio, forse invece ci voleva molto a capirlo, perché anche dopo tanti Paesi non ci hanno creduto e si ritrovano impreparati pur avendo avuto il tempo di prepararsi. Comunque.Io sono anche una privilegiata, sono stata messa a casa subito, alla chiusura delle scuole, come mio figlio. E proprio perché ho dei privilegi ho cercato di meritarmeli e, dal secondo giorno, ho fatto lezione a distanza, secondo i miei orari e anche qualcosa di più: i miei alunni hanno tutti il mio numero e le mie e-mail, ci scriviamo tramite chat WA, ci parliamo al cellulare, preparo le lezioni, le registro, le carico su drive, preparo gli esercizi, le risposte, le invio, abbiamo le aule virtuali sul registro, le classroom su Google, insomma andiamo avanti come sempre, anche se no, non è la stessa cosa perché quando spieghi Pirandello li vorresti proprio vedere in faccia, mentre ci rimuginano su, e vorresti sentire quel che dice quell’alunno lì, quello che sai si arrabbierà, e quell’alunna lì, che annuirà e rincarerà la dose, e quell’altra ancora, che metterà un altro pezzo al suo puzzle di autori in cui si riconosce, e quello che non partecipa mai e che deve essere stimolato.Poi c’è mio figlio, le cui maestre hanno deciso che loro hanno chiuso insieme alla scuola, e gli mandano link su google con esercizi da stampare, ed è finita lì. Allora io guardo il suo orario, ogni giorno vedo che materie avrebbe avuto, e con un occhio preparo le lezioni per i miei alunni e rispondo alle loro domande, con l’altro spiego e interrogo mio figlio e gli organizzo le ore di studio.Compresa educazione fisica, anche perché a dieci anni, chiusi in casa, se non lo faccio sfogare mi diventa idrofobo. E lo stesso vale per me, che sto calcolando come fare i miei soliti chilometri giornalieri girando intorno al tavolo e dribblando i gatti.Io sono una che ama l’aria aperta, che ha venduto il tapis roulant proprio per non perdere la voglia di uscire sempre, ogni giorno, a correre e camminare, con la neve e con l’afa. Io sono una che non esce e basta, ora che non si può, ma soprattutto non si deve, e non mi appello al permesso di fare sport all’aperto perché quel permesso era pensato per chi aveva patologie che lo richiedessero, non per tutti gli sportivi dell’ultima ora che lo prendono come scusa per uscire, non per prendere una boccata d’aria o tenervi in forma, e invece escono queste persone qui, e chi dovrebbe farlo per motivi sanitari non lo fa, sennò saremmo tutti in strada.Io sono una che ha 43 anni, che tutto sommato è in forma, che probabilmente (ma non sicuramente) se si becca il virus non se la vede tanto male. Ma ho una suocera un po’ più grande e una mamma anziana e con le vie respiratorie compromesse, e poi ci sono le persone che non ho: persone che non conosco, vecchi e giovani con problemi vari, che rischiano tanto più di me, e che non posso danneggiare solo perché non li conosco, o che razza di persona sarei?Io sono una che è stata per tanto tempo anoressica, e che è guarita, anche da tempo, ma che proprio per questo sa bene i pericoli dello stare chiusi in casa, per le persone che soffrono di qualunque problema mentale. Io sono una che conosce chi ha figli autistici che chiusi in casa soffrono dieci volte tante, chi è vittima di abusi ed è chiuso in casa col suo carnefice, chi ha bisogno di cure psicologiche che ora non può ricevere, chi ha problemi di salute cronici che ora sono stati messi in pausa, negli ospedali, ma non nel corpo dei malati, e d’altronde non ci si può far nulla finché la situazione non si calma.Io sono una che cerca di restare umana, di non augurare il male a nessuno, neanche a quello che continua a parlare di complotto o a quello che si fa la foto bello tronfio per mostrare che lui è uscito comunque o a quelli che dicono che due passi non fanno male a nessuno, o a quelli che, quando forse ancora si poteva contenere, sono scappati dalle zone rosse e ci hanno fatti diventare rossi tutti.Io sono una che non conosce l’ansia, non è proprio parte di me, ma sono anche una che si prepara sempre al peggio, e al momento la previsione peggiore dà il coronavirus debellato per l’estate. Se restiamo a casa.Io sono una che resta a casa.Le prime ore dopo il decreto che ci ha chiesto di farlo le ho passate a chiedermi: questo si può fare? E questo? E questo?Poi ho capito che era proprio sbagliata la domanda. La questione non è cercare scappatoie per uscire, la questione è cercare scappatoie per NONuscire anche quando si avrebbe bisogno di farlo, e allora farsi bastare quel che c’è in casa da mangiare rinunciando alle voglie proprio di quella cosa lì, fare la spesa una volta ogni due settimane, andare in farmacia solo se proprio la medicina è indispensabile, magari prenderla doppia, così poi non ci si torna più, rimandare ogni visita non urgente, ogni impegno da cui non dipenda una vita.La domanda che mi devo fare è: questa cosa per cui vorrei uscire vale la vita di un altro? E non lo devo fare solo per poter rispondere alle autorità che me lo chiedono, ma per poter rispondere a me stessa allo specchio.Io sono una che non esce, come mio figlio, come mio marito.Ma io sono una.E dobbiamo essere tutti.Perché le cose non andranno bene, a dispetto di ciò che diciamo ai bambini. Moriranno persone, chiuderanno aziende, si perderanno posti di lavoro. Sì, sopravvivremo, ma per me ogni vita spezzata non è bene.Quindi cerchiamo di essere più di una, perché ve lo dico chiaramente: ogni volta che uscite di casa, anche per motivi validi, potreste causare la morte di qualcuno che non conoscete e di cui non saprete mai nulla, ma che ucciderete lo stesso. Se non di coronavirus, allora di depressione, di disturbo bipolare, di cancro, anche, perché pure i pazienti oncologici soffrono della carenza di posti e personale medico. Ogni volta che usciamo spostiamo in avanti la lancetta dell’orologio che segna la fine dell’emergenza, ogni ora in avanti è una persona che può morire anche di altro che non sia il coronavirus.E io ho fatto tante brutte cose, nella vita, e tante ne farò, ma l’omicidio vorrei non rientrasse tra quelle.


Per motivi personali ho chiuso la maggior parte dei miei account sui social, ma mi trovate qui, su Facebook, se volete seguirmi (ma vi prego, non chiedetemi l’amicizia, è solo per le persone che conosco dal vivo).

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Published on March 18, 2020 06:15
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