Perchè gli (pseudo-) scrittori di oggi non questionano più la realtà - ovvero la povertà della nostra letteratura odierna

È deprimente almeno per me, è sconfortante e innegabilmente triste vedere il nulla a cui è arrivata la letteratura odierna e a cui sono giunti gli scrittori.
Non ci sono più i grandi temi al centro: la morte la vita il mistero del passaggio dall'esistenza della vita alla morte. Dio. Le falsità insegnateci da religioni false. Le lotte sociali. La ribellione. La politica. La libertà...
Gli scrittori di oggi sono zucche senza contenuto. Ripetono solo schemi vuoti come nel cinema.
Colpa delle case editrici che privilegiano la qualità medio bassa (ma non i prezzi medio bassi) contenuti anonimi, anodini, perché i libri ormai si vendono come il tonno o il prosciutto o qualsiasi altro prodotto alimentare. E si vende meglio la qualità medio bassa che incontra il gusto più generale relegando la qualità alta a gusti (e tasche) di nicchia.
Colpa dello Stato perché lo Stato è assente dalla promozione della cultura e del benessere culturale e sociale (lo stato ormai è assente da ogni forma di rispetto e di protezione e beneficio per il proprio cittadino - vorrei sapere la media dei libri all'anno che legge un Gentiloni, un Renzi, o una Boschi la cui espressione del volto rivela una profonda intensità intellettuale...)
Ma colpa soprattutto di (pseudo-)scrittori che scrivono memes, schemi di libri che si autoreplicano nel tempo e producono un tipo di scrittura senza originalità che si genera come un fattore genetico per trasmissione ereditaria e soprattutto incapaci di questionare i temi fondamentali dell'esistenza.
Ma sono scrittori questi ?
No. Perché? Perché in primo luogo sono avvocato e scrittore, giornalista e scrittore, calciatore e scrittore, cantante e scrittore. ..e perché per lo più divengono ..."e scrittore " quando nella loro prima professione sono già bolliti o a fine carriera...ovvero "e scrittore" rappresenta una categoria di ripiego e dunque debole e non una categoria primaria, forte.
Credo che uno dei migliori esempi sia Walter Veltroni che mi sembra possa rientrare nella categoria "Walter Veltroni e politico e giornalista e regista e scrittore e... (non so che altro)" . Basta leggere la trama del suo ultimo libro ( "Quando" - un chiaro plagio del film "Good Bye, Lenin!" del 2003) pubblicato da Rizzoli, che pure va in giro per l'Italia a promuovere e (sic!) vi è un pubblico che lo ascolta e gli dà ascolto.
Ripenso agli scrittori degli anni Sessanta quando gli scrittori erano scrittori o tutt'al più "scrittore e regista" , " scrittore e filosofo", "scrittore e giornalista (nel peggiore dei casi)" ...ma erano in primo luogo "scrittore (e...)" e non "...e scrittore" per lo meno per la statura e l'autorità acquisita tramite i meriti delle loro opere in primis.
Ripenso agli anni Sessanta, alla forza dirompente delle domande dell'esistenzialismo e delle filosofie che vi erano connesse (Sartre, Heidegger, Simone de Beauvoir....) e auspico l'annihilimento della inutilità di chi imbratta oggi pagine e di chi (ma più comprensibile ) gliele pubblica per far quadrare i conti.Silenziamo le voci inutili di chi non ha nulla da dire e smettiamo di svenderci anche in letteratura in questo paese già svenduto fin dalla sua nascita (Unificazione) alle forze economiche e politiche estere.
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Published on November 17, 2017 00:50
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