Marco Pantani - La distruzione di un mito (quarta parte)

Firenze, ristorante La Grotta del mare
Rocco 23 anni. Labbra carnose e piene. Sorriso dolce. Capelli nero-pece lunghi, ondulati.
Occhi grandi e marroni. Naso leggermente camuso. Faccia fiera.
Una tipica faccia meridionale.
Rocco cameriere.
Rocco respira dentro.
Doloroso e sofferente respiro interno.
La testa ondeggia su e giù.
Dietro di lui solo colori.
I colori vanno su e giù.
La testa sembra stare ferma.
Corre leggero, agile come una gazzella fra i tavoli.
Musica in sottofondo.
Leggeri mormorii dei clienti.
“Rocco per favore mi porti il sale?”
“Eccolo signor Grandi!”
“Grazie Rocco!”
“Prego! Ci mancherebbe”
…
“Rocco questo vino sa di tappo!”
“Glielo cambio subito Baronessa!”
“Grazie Rocco! Sei sempre così gentile tu!…” e gli fa gli occhi dolci, lei di sessant’anni.
Rocco, ragazzo gentile e sorridente, giostra con i piatti in mano che sembra volare. Veloce, snello, una saetta che sfreccia fra tavoli e teste dei clienti.
Interno cucina
Rocco con una pedata apre la porta d’ingresso della cucina.
Sempre da destra! Sempre da destra mi raccomando! Non dimenticarlo mai altrimenti ti cozzi con l’altro che esce da destra!
Entra in cucina.
Uno scoppio violento e improvviso del rumore di pentole, piatti, padelle che friggono.
Il luogo è un caos infernale. Il rumore esplode in modo orribile, esasperato.
“Ehi ricchione! Prendi questo piatto e portalo all’11. E non ci mettere le mani dentro. Va bbuono!” gli fa Rollenscheiße, il cuoco meridionale che più sta sulle palle a Rocco.
“Sucamelo!” gli risponde Rocco.
“Che hai detto testa di cazzo? Che hai detto testa di cazzo? Sucamelo a chi? A sorate!”
Rollenscheiße prende un mestolo e glielo tira dietro.
Rocco evita il mestolo.
Gli altri cuochi ridono.
Rocco scompare.
Sinuoso come un gatto.
Il sogno di Marco Modica 1999
La notte dopo la prima tappa, dopo l’arrivo a Modica, Marco è agitato.
Qualcosa sembra ancora non andare come lui voleva.
Il suo maniacale perfezionismo lo ossessiona, anche nelle cose minime in corsa.
La sella non va bene, due millimetri su allora…no meglio solo un millimetro…lo scarponcello è troppo stretto devo cambiarlo…il cambio è troppo duro…il cardiofrequenzimetro mi disturba me lo tolgo…
Marco sogna. Sogna quel figuro strano che ha incontrato nella hall dell’albergo.
Gli sembra di essere in una cripta di cui non riesce a vedere le pareti ma solo colonne altissime. Tutto è immerso nel buio. Ad un certo punto sente quella voce melliflua e sibilante. Si gira e se lo ritrova.
“Marco questo è il mio regno. E’ il tuo se vuoi. E’ il regno del sottosuolo. E’ un regno straordinario Marco. Tu non sai la potenza di chi governa questo regno. Questo è il regno delle ombre. Ma le ombre Marco aprono a tutto. Non è vero che le ombre nascondono: le ombre rivelano Marco.
Se vuoi, tutto questo sarà tuo.
Io ti darò tutto. Vincerai tutto. Tutto quello che nessuno ha mai vinto. Sarai il più grande campione di tutti i tempi.
Ma in cambio ti chiedo una cosa sola.”Cosa? Cosa vuoi mostro?
“Voglio l’anima di tuo nonno”L’anima di mio nonno?“Sì, lui è ancora nel tuo mondo. E’ ancora vicino a te. Non vuole lasciarti. Vuole stare vicino a te ancora. Vuole proteggerti, dice lui.
Ma lui deve venire giù. Giù con noi Marco. Perché qui deve stare. Qui con noi!
Accetti Marco?”
No!!!
Tutto svanì di colpo e Marco si ritrovò su una salita a cavallo di una grande bicicletta, mentre nevicava.
La neve era strana. Non era neve. Era polvere. Polvere bianca, con un odore penetrante.
E cadeva, cadeva continuamente senza fine ma strano a dirsi non si attaccava in terra: scompariva.
Anche la bicicletta era strana. Aveva la ruota anteriore molto grande e quella posteriore piccolissima.
Marco fa fatica a pedalare. Ma poi si accorge di avere un paio di ali sulla schiena e allora comincia a muoverle e la bicicletta prende velocità lungo una salita tutta tornanti come quella dello Stelvio.
D’un tratto gli si avvicina uno dei tifosi, che stanno al bordo della strada e lo incitano.
E’ un uomo alto, segaligno e dall’aspetto scuro.
Gli si avvicina con eleganza, leggero come una piuma, e quand’è a un palmo di mano gli sorride.
La sua faccia si trasforma d’un tratto in quella di una ragazza bionda bellissima, ma anche dalla bocca di lei spuntano improvvisi i due orribili canini bianchi.
Neanche il tempo di accorgersene che quella gli pianta un coltello nella schiena all’altezza del cuore.
Marco si sveglia nella notte tutto sudato con la bocca aperta come se stesse per urlare. Ma non urla. Non riesce a urlare.
Tutto è tranquillo. Neanche il rumore di una macchina che passa.
Solo un odore strano e pestilenziale, sembra entrare dalla finestra.
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Published on November 16, 2017 07:51
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