Review: C'è un dopo?: La morte e la speranza

My rating: 4 of 5 stars
Questo è un libro che non va letto in versione digitale. Bisogna avere tra le mani il libro tradizionale fatto di carta per avvertire tutta la pesantezza del problema che l'autore tratta. Un impegno quanto mai difficile, complesso e, ahimè, credo irrisolvibile.
Messa così la cosa, viene facile dire perché scriverne? Il Cardinale Ruini lo fa perché questo fa parte del suo lavoro, un termine forse improprio. Meglio forse dire, missione. Lui è un religioso, ma anche uno studioso molto autorevole. Ma questo non basta. Lui, dopo tutto, è un "comune" essere umano, proprio come me e voi che mi state forse leggendo.
Siamo, infatti, tutti, nessuno escluso, nel problema. Forse sarebbe meglio dire i "problemi". Già, perché in effetti, sono due: il mistero della vita e quello della morte. Perché il primo comporta il secondo, il secondo è una conseguenza del primo. Un problema che in quanto tale si scinde in due: nascita e morte.
Quello che l'autore cerca di spiegare, accertare, è ciò che accade dopo. Nella sua conclusione, candidamente, ed onestamente, scrive che, nonostante tutti i suoi sforzi, non è riuscito a trovare e dare una risposta a ciò che accade dopo la morte. Mi sembra di aver capito che non ci resta che credere che esista qualcosa, non si sa cosa, ma sarebbe meglio crederci.
Potremmo cercare l'aiuto dello "spirito santo " per capirlo. Ma, a quanto pare, non a tutti capita di incontrarlo. Questo l'ho sempre immaginato e non me ne faccio un problema. Ma il fatto che mi resta sempre irrisolto è un altro che il Cardinale non si pone. Quello, cioè, non del "dopo", ma del "prima". Non so se mi spiego. Pensiamo tutti alla "fine"che faremo, al "dopo" che avverrà. Non approfondiamo mai le ragioni dell'essere.
Lo so, mi direte che tutto nasce dall'amore di un uomo ed una donna, da un incontro e da un progetto di vita. Ma nessuno, o quasi, ha mai approfondito il "perchè", le ragioni del "prima", "durante" e poi del "dopo". Il senso del "tutto". Ma forse, ancora una volta la risposta me la dà Qohelet ...
Un libro, comunque, importante. L'ho finito mentre fuori ci sono 35 gradi è più. Un caldo infernale. M'è scappato, scusate: l'inferno. Meglio non parlarne, anche se in questo libro l'autore ne scrive in modo elusivo. Qohelet la chiama "nebbia" e proprio di questo si tratta. Una vera e propria "nebbia" dalla quale proveniamo e spero di cuore non ritorneremo ...
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Published on June 24, 2017 11:12
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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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