Oronzo Cilli's Blog, page 4
May 9, 2017
Tolkien e l'Italia: Recensione 4 su La Gazzetta del Mezzogiorno
L'autore barlettano ricostruisce la storia editoriale dell'autore del Signore degli Anelli
«Tolkien e l'Italia» Lo Hobbit secondo Oronzo Cilli
All'interno il diario inedito del viaggio fatto nel 1955
Aggiungi didascaliaVentuno anni sono passati da quando il barlettano Oronzo Cilli ha letto per la prima volta un libro di J.R.R. Tolkien, l’autore de Lo Hobbit e del Signore degli Anelli, oltre che filologo e apprezzato docente di Letteratura e lingua inglese dell’Università di Oxford (1925-1959). Da allora Cilli non si è più fermato, trasformando quella che era iniziata come una semplice passione letteraria, prima in un’attività collezionistica – oggi è considerato il più importante collezionista italiano oltre ad essere il presidente dell’associazione Collezionisti Tolkieniani Italiani – a studioso apprezzato anche all’estero. Membro della Tolkien Society inglese, conferenziere, i suoi articoli su Tolkien sono stati tradotti in inglese, francese, portoghese e persino in esperanto. Dopo aver curato Lo Hobbit annotato per Bompiani (2004) e scritto la prima bibliografia italiana delle opere di Tolkien (2013), nel 2015 ha pubblicato con l’editore barlettano Cafagna, Tolkien l’esperantista, che tra meno di un mese vedrà una traduzione inglese e, per fine anno, anche una in portoghese. Un lavoro scritto con gli americani Arden Smith e Patrick Wynne con la prefazione dell’inglese John Garth, scrittore e collaboratore del quotidiano The Guardian, citato anche nel volume postumo di Tolkien, A Secret Vice, e risultando il primo italiano ad essere citato in un libro dell’autore britannico. Nel dicembre scorso, è invece stato pubblicato il suo Tolkien e l’Italia per il Cerchio di Rimini (pp. 440), il primo saggio che ricostruisce la storia editoriale italiana delle opere di Tolkien grazie a un folto numero di documenti inediti conservati in archivi italiani e inglesi. Il volume vede la prestigiosa prefazione firmata dagli americani Christina Scull e Wayne Hammond, considerati i massimi biografi dell’autore inglese, e l’introduzione del giornalista RAI Gianfranco de Turris, ideatore ed editorialista del programma di Rai Radio1 L’Argonauta. Uscito solo quattro mesi fa, si è già guadagnato le recensioni su Libero, il Giornale, il Fatto Quotidiano e l’Avvenire, e numerose presentazioni in giro per l’Italia (l’ultima a Milano, ospite di Tempo di Libri – Fiera dell’editoria italiana).
Il libro contiene lettere, pareri di lettura, schede tipografiche e documenti inediti che raccontano i contatti intercorsi tra gli editori inglesi di Tolkien e gli italiani sin dal 1954. Un lavoro di ricerca partito nel 2011 e grazie al quale è stato possibile portare alla luce l’inedito doppio rifiuto di Mondadori del Signore degli Anelli (1954 e 1962). Figlie del loro tempo, le scelte compiute da Elio Vittorini e Vittorio Sereni furono comunque difficili e ben ponderate come testimoniano i documenti ritrovati che raccontano di dibattiti interni alla Mondadori. Così come corposa è la documentazione che narra l’interesse della romana Astrolabio nel portare in Italia Tolkien nel 1967. E ancora l’arrivo in casa Rusconi e poi l’approdo nel catalogo Adelphi con la pubblicazione anche di una lettera inedita che Tolkien scrisse, poco prima della sua morte, alla traduttrice Jeronimidis Conte. Infine, il passaggio al gruppo RCS agli inizi del nuovo secolo. Ad impreziosire il libro il diario, anche questo mai tradotta nel nostro Paese, che lo stesso Tolkien tenne dopo il suo viaggio in Italia nell’agosto 1955 a Venezia e Assisi. Si narra, inoltre, del legame intercorso tra Tolkien e l’opera di Dante Alighieri, con l’adesione alla Oxford Dante Society, dal 1945 al 1955, al fianco degli amici Lewis e Williams e degli italiani Minio-Paluello e Passerin d’Entréves. Non mancano le sezioni sulle diverse interpretazioni nate negli anni Settanta e continuate fino all’arrivo dei film di Peter Jackson. Completano il testo la raccolta dettagliata d’informazioni, aneddoti e curiosità sulle edizioni pubblicate in Italia dal 1967 e le interviste ad alcuni tra i più importanti protagonisti delle vicende narrate: Elena Conte Jeronimidis, Quirino Principe, Francesco Saba Sardi e al grande artista italiano Piero Crida. Quest’ultimo, autore di tutte le copertine dei libri di9 Tolkien pubblicate da Rusconi (1970-1990) e autore della copertina del libro di Cilli (http://tolkieniano.blogspot.com).
da «La Gazzetta del Mezzogiorno», 9 maggio 2017, p. xviii
«Tolkien e l'Italia» Lo Hobbit secondo Oronzo Cilli
All'interno il diario inedito del viaggio fatto nel 1955
Aggiungi didascaliaVentuno anni sono passati da quando il barlettano Oronzo Cilli ha letto per la prima volta un libro di J.R.R. Tolkien, l’autore de Lo Hobbit e del Signore degli Anelli, oltre che filologo e apprezzato docente di Letteratura e lingua inglese dell’Università di Oxford (1925-1959). Da allora Cilli non si è più fermato, trasformando quella che era iniziata come una semplice passione letteraria, prima in un’attività collezionistica – oggi è considerato il più importante collezionista italiano oltre ad essere il presidente dell’associazione Collezionisti Tolkieniani Italiani – a studioso apprezzato anche all’estero. Membro della Tolkien Society inglese, conferenziere, i suoi articoli su Tolkien sono stati tradotti in inglese, francese, portoghese e persino in esperanto. Dopo aver curato Lo Hobbit annotato per Bompiani (2004) e scritto la prima bibliografia italiana delle opere di Tolkien (2013), nel 2015 ha pubblicato con l’editore barlettano Cafagna, Tolkien l’esperantista, che tra meno di un mese vedrà una traduzione inglese e, per fine anno, anche una in portoghese. Un lavoro scritto con gli americani Arden Smith e Patrick Wynne con la prefazione dell’inglese John Garth, scrittore e collaboratore del quotidiano The Guardian, citato anche nel volume postumo di Tolkien, A Secret Vice, e risultando il primo italiano ad essere citato in un libro dell’autore britannico. Nel dicembre scorso, è invece stato pubblicato il suo Tolkien e l’Italia per il Cerchio di Rimini (pp. 440), il primo saggio che ricostruisce la storia editoriale italiana delle opere di Tolkien grazie a un folto numero di documenti inediti conservati in archivi italiani e inglesi. Il volume vede la prestigiosa prefazione firmata dagli americani Christina Scull e Wayne Hammond, considerati i massimi biografi dell’autore inglese, e l’introduzione del giornalista RAI Gianfranco de Turris, ideatore ed editorialista del programma di Rai Radio1 L’Argonauta. Uscito solo quattro mesi fa, si è già guadagnato le recensioni su Libero, il Giornale, il Fatto Quotidiano e l’Avvenire, e numerose presentazioni in giro per l’Italia (l’ultima a Milano, ospite di Tempo di Libri – Fiera dell’editoria italiana).
Il libro contiene lettere, pareri di lettura, schede tipografiche e documenti inediti che raccontano i contatti intercorsi tra gli editori inglesi di Tolkien e gli italiani sin dal 1954. Un lavoro di ricerca partito nel 2011 e grazie al quale è stato possibile portare alla luce l’inedito doppio rifiuto di Mondadori del Signore degli Anelli (1954 e 1962). Figlie del loro tempo, le scelte compiute da Elio Vittorini e Vittorio Sereni furono comunque difficili e ben ponderate come testimoniano i documenti ritrovati che raccontano di dibattiti interni alla Mondadori. Così come corposa è la documentazione che narra l’interesse della romana Astrolabio nel portare in Italia Tolkien nel 1967. E ancora l’arrivo in casa Rusconi e poi l’approdo nel catalogo Adelphi con la pubblicazione anche di una lettera inedita che Tolkien scrisse, poco prima della sua morte, alla traduttrice Jeronimidis Conte. Infine, il passaggio al gruppo RCS agli inizi del nuovo secolo. Ad impreziosire il libro il diario, anche questo mai tradotta nel nostro Paese, che lo stesso Tolkien tenne dopo il suo viaggio in Italia nell’agosto 1955 a Venezia e Assisi. Si narra, inoltre, del legame intercorso tra Tolkien e l’opera di Dante Alighieri, con l’adesione alla Oxford Dante Society, dal 1945 al 1955, al fianco degli amici Lewis e Williams e degli italiani Minio-Paluello e Passerin d’Entréves. Non mancano le sezioni sulle diverse interpretazioni nate negli anni Settanta e continuate fino all’arrivo dei film di Peter Jackson. Completano il testo la raccolta dettagliata d’informazioni, aneddoti e curiosità sulle edizioni pubblicate in Italia dal 1967 e le interviste ad alcuni tra i più importanti protagonisti delle vicende narrate: Elena Conte Jeronimidis, Quirino Principe, Francesco Saba Sardi e al grande artista italiano Piero Crida. Quest’ultimo, autore di tutte le copertine dei libri di9 Tolkien pubblicate da Rusconi (1970-1990) e autore della copertina del libro di Cilli (http://tolkieniano.blogspot.com).da «La Gazzetta del Mezzogiorno», 9 maggio 2017, p. xviii
Published on May 09, 2017 11:44
April 30, 2017
Fantasia e realtà Il mondo di J. R. R. Tolkien e il saggio Sulle fiabe di Verlyn Flieger,
Ho l’immenso piacere di presentare, per la prima volta tradotto in italiano da Giovanni Costabile, un articolo firmato da una delle studiose di Tolkien più importanti al mondo, Verlyn Flieger. Americana, autrice e specialista in mitologia comparata con una specializzazione in J. R. R. Tolkien si è ritirata dall’insegnamento alla Univeristy of Maryland nel 2012, pur ricoprendo oggi il ruolo di Professor Emerita al Dipartimento di Inglese. Oggi insegna presso la Signum University. La Flieger è nota per i suoi meravigliosi contributi scritti su J. R. R. Tolkien come Splintered Light: Logos and Language in Tolkien's World (1983; edizione rivista, 2002) tradotto in Italia con il titolo Schegge di luce (Marietti 2007). Ha anche curato opere di Tolkien, come l’edizione estesa di Fabbro di Wootton Major di J. R. R. Tolkien (tr. it. Il fabbro di Wooton Major, Bompiani) , On Fairy-stories (2008) e le due opere “inedite“ The Story of Kullervo (tr. it. La storia di Kullervo, Bompiani) e, più recentemente, The Lay of Aotrou and Itroun.
Nel 2011, la Kent State University Press pubblica la raccolta Green Suns and Faërie: Essays on J. R. R. Tolkien, che si compone di saggi editi e inediti della Flieger. Il volume, diviso in tre parti, vede la prima parte Tolkien Sub-creator, aprirsi con il saggio Fantasy and Reality: J. R. R. Tolkien’s World and the Fairy-Story Essay, già pubblicato nella rivista Mythlore 22.3 (#85) del 1999 (pp. 4–13). Un saggio interessante, nel quale la Flieger analizza la narrativa tolkieniana partendo dal saggio Sulle fiabe, pubblicato per la prima volta nel 1947 nel volume collettaneo Essays Presented to Charles Williams, e il mondo secondario creato da Tolkien.Prima di lasciarvi alla lettura di questo interessantissimo saggio, vorrei ringraziare l’autrice, Verlyn Flieger, e l’Assistant Director and Marketing Manager della Kent State University Press, Susan L. Cash, per aver autorizzato la traduzione e la pubblicazione su questo sito e Giovanni Costabile, per aver tradotto il saggio e curato i contatti con l’autrice. Si ricorda che è vietata la riproduzione del presente saggio.
Buona letturaOronzo Cilli
Fantasia e realtà: Il mondo di J. R. R. Tolkien e il saggio Sulle fiabe [*]
di Verlyn Flieger
(traduzione di Giovanni Costabile)
Nell’introdurre gli studenti all’opera di J. R. R. Tolkien, spesso solevo iniziare con una citazione dal suo saggio Sulle fiabe: “la fantasia dipende dalla realtà tanto quanto il non-senso dipende dal senso”. Ho sempre avuto la sensazione che si trattasse di un’osservazione particolarmente rilevante.Non molto tempo fa, ho poi sfogliato il saggio per verificare la citazione, principalmente allo scopo di segnalare la pagina precisa agli studenti che volessero individuarla. Con mia grande sorpresa, sebbene sfogliassi pagina dopo pagina, non riuscivo a trovarla, e per un motivo piuttosto serio: non c’era. Quello che ho scoperto, con forte biasimo delle mie facoltà mnemoniche, era che la frase che andavo ripetendo con tanta sicurezza non era affatto quel che Tolkien aveva scritto, cioè qualcosa di molto più ricco e complesso di quanto la mia stringata frasetta gli riconoscesse merito:
Perchè la Fantasia creativa si fonda sul duro riconoscimento [1] che le cose sono proprio così nel mondo, quale esso appare alla luce del sole; su un riconoscimento del dato di fatto, ma non sul divenirne schiavi. Allo stesso modo il non-senso che fa bella mostra di sé nei racconti e nei versi di Lewis Carroll è fondato sulla logica. (Medioevo 213)
Ciò che questo serve a mostrare, e che avrei già dovuto sapere, è che non si può fare troppo affidamento sulla memoria, perché la differenza tra ciò che io pensavo Tolkien avesse detto e ciò che aveva effettivamente detto era piuttosto considerevole. Mentre i termini chiave – fantasia e non-senso – sono gli stessi, e allo stesso modo la struttura semantica – concetti apparentemente opposti che sono in realtà interdipendenti – la somiglianza finisce qui, perché il pensiero di Tolkien è più profondo e il suo linguaggio più preciso rispetto alla mia inadeguata versione stenografata.Laddove nel descrivere Carroll ho impiegato la parola senso, una qualità del pensiero, Tolkien più correttamente e molto più precisamente ha adoperato logica, non una elusiva qualità ma un sistema di regole che governano le parole e le loro interrelazioni. Egli aveva osservato quanto fermamente fondati nella logica del linguaggio fossero sia i giochi di parole sia i significati letterali su cui si basa il fantastico di Carroll, quanto questi fossero dipendenti, per aver effetto, sullo stesso sistema che sembravano sfidare. Ed era egualmente acuto per quanto riguarda la fantasia. La frase che oppone ad essa, “la dura consapevolezza che le cose sono proprio così nel mondo” è più accuratamente descrittiva tanto quanto più psicologicamente penetrante della mia semplice parola realtà, termine piuttosto vago e generico. E, sebbene egli stesso poi muova a parlare di “realtà” nel suo saggio (è più facile ripetere una sola parola che un’intera frase), la parola da lui impiegata, riconoscimento, è la chiave dell’intera idea, dal momento che pone l’enfasi là dove va posta: sull’osservatore piuttosto che su qualcosa chiamata realtà, su cui può esserci e spesso si trova disaccordo. Riconoscimento riporta l’idea in casa del lettore. Non possiamo né comprendere né apprezzare una cosa che non riusciamo a riconoscere. Per quanto apparentemente aliena, per quanto disturbante appaia al pensiero, la fantasia, per essere riuscita, deve essere riconoscibile alla coscienza umana percettiva.Non sto provando a definire la fantasia. Critici eccellenti come Tzvetan Todorov, Kathryn Hume, Harold Bloom, Darko Suvin ed Erik Rabkin hanno condotto questo tentativo fino a spingersi al di là del pensabile, ma senza avvicinarsi con ciò a una definizione che faccia più che supportare le loro stesse teorie. Tolkien, più saggiamente di molti, non ha tentato di definirla, ma nel saggio sulle fiabe ha esposto i principi della sua fantasia. Abbiamo tutti un buon livello di familiarità con i suoi termini programmatici – sub-creazione, mondo secondario, intima consistenza della realtà, ma è facile perdere traccia di quelle cose cui fungono da corrispettivo – creazione primaria, il mondo reale e la realtà esterna di cui la consistenza è il tratto distintivo. Nella sezione del saggio intitolata “Fantasia”, Tolkien punta al fondo del processo creativo, e la sua argomentazione resta la migliore descrizione che chiunque abbia mai fatto della propria arte. È il suo manifesto creativo.
Chiunque ... può parlare del sole verde ... Ma ... Creare un Mondo Secondario all’interno del quale il sole verde possa essere credibile, imponendo la Credenza Secondaria … richiederà ... una particolare abilità, una sorta di maestria elfica. (Medioevo 208)
È nel descrivere questa maestria elfica che propone un implicito paragone con Carroll, dal momento che dichiara inequivocabilmente che “La fantasia è un’attività razionale, non irrazionale” (Medioevo 207). Quest’affermazione potrebbe facilmente prestarsi a descrivere Lewis Carroll, che era un individuo sommamente razionale. Se non lo fosse stato, non avrebbe mai potuto concepire la fantasia razionale dei libri di Alice, la cui apparente irrazionalità è tanto fermamente fondata sulla logica sintattica e semantica. Ma Tolkien prosegue nel dire che “La fantasia è creata a partire dal Mondo Primario” (Medioevo 217) [2], e qui sta descrivendo il proprio operato. Dichiarò riguardo la sua stessa creazione che “La Terra di Mezzo non è un mondo immaginario” (Lettera n. 183) e affermò più direttamente che “La Terra di Mezzo è il nostro mondo” (Biografia 131). Disse anche (sebbene confessò potrebbe essere un termine migliore, dal momento che seppure la sua dichiarazione sia generica, è anche chiaramente personale):
Probabilmente ... ogni subcreatore desidera in qualche misura essere un vero creatore, o spera di tracciare un disegno sulla realtà: spera che la peculiare qualità di questo Mondo Secondario (anche se non in tutti i suoi particolari) siano derivati dalla Realtà.... La particolare qualità della “gioia” nella Fantasia ben riuscita può quindi essere spiegata come un improvviso rivolgere lo sguardo alla realtà, o verità, sottesa. (Medioevo 227)
Qui si trova il riconoscimento al quale si riferisce nella prima citazione, riconoscimento non solo che “le cose sono proprio così nel mondo”, ma anche che c’è una realtà o verità che sottostà a questo fatto. E se lo scrittore, il sub-creatore, è un artigiano onesto – e Tolkien sicuramente lo era – sarà a volte un “duro” riconoscimento, perché ci sono alcune realtà o verità sottostanti che non sempre ispirano gioia. E se il mondo secondario deve riflettere quello primario, le deve riconoscere.
Non solo la fantasia è creata a partire dal Mondo Primario, ma deve anche puntare il dito verso la sua fonte se vuole essere efficace. Cosa che richiede la stessa abilità e maestria elfica che Tolkien cita, dal momento che afferma anche che l’attrattiva del fantastico come genere è la sua “stranezza che attrae” (Medioevo 207). La fantasia ci permette di fuggire in un mondo che non è il nostro. Altrimenti non la chiameremmo fantasia. Desideriamo la fuga, che ovviamente implica la stranezza. È per questo che leggiamo il fantastico. La particolare abilità dello scrittore fantastico, specialmente nel creare un sub-creato Mondo Secondario, si manifesta nel condurre la fuga e al contempo mantenere il riconoscimento; la maestria risiede nell’ottenere e mantenere quel delicato equilibrio tra fantasia e realtà che ci condurrà alla sottostante verità. Nessuno lo fa meglio di Tolkien.
A dirla tutta, mi spingerei fino a dire che nessuno dopo Tolkien sia riuscito a farlo bene la metà.
Con la possibile eccezione dell’Arrakis di Frank Herbert, Terramare e Gethen e Anarres di Ursula Le-Guin, la Terra di mezzo di Tolkien surclassa ogni mondo sub-creato che lo ha seguito, e la maggior parte di quelli che lo hanno preceduto. Non solo devi essere capace di riconoscere la realtà prima di potersene distaccare nella fantasia, devi anche avere un senso piuttosto buono di quanto lontano puoi spingerti prima che il riconoscimento scompaia e non ci siano più punti di riferimento. Come dato di fatto, Tolkien non è mai andato troppo lontano, molto meno lontano di quanto si pensi rispetto ai mondi che la sua opera ha ispirato, la proliferazione di fantasie di Mondi Secondari, i giochi di ruolo, e i loro libri spin-off.Non è un’esagerazione dire che Il Signore degli Anelli sia la più importante e più influente fantasia del ventesimo secolo. Ma se esamini il libro da vicino, scoprirai che per essere una fantasia così potente contiene un numero sorprendentemente esiguo di elementi fantastici – molti meno, in verità, di quanti ve ne siano nella moltitudine di successive fantasie che il suo romanzo ha generato. C’è molto poco nella sua opera che non sia derivato dalla realtà o riarrangiato da materiale del Mondo Primario. Il fantastico di Tolkien è al tempo stesso attraente e potente non a causa della sua fantasia, ma della sua realtà, perché il suo mondo ci mostra che le cose stanno “così” nel nostro stesso mondo.Mi propongo allora di esaminare il modo in cui Tolkien segue i suoi stessi principi, di osservare la sua fantasia nel contesto della sua realtà e rilevare le relative proporzioni di ciascuna. Mostrerò quanto non-fantastica sia la qualità del suo mondo, e quanto fondati nella realtà siano gli elementi di stranezza che attrae nel suo lavoro. C’è della pura fantasia, è ovvio. Ci sono aquile parlanti. C’è un Balrog. Ci sono Elfi, Orchi, Ent – creature che di certo non incontriamo nel Mondo Primario – e vediamo più di loro di quanto seguiamo le aquile o i Balrog. Ma con l’eccezione degli Ent (e persino loro distruggono Isengard agendo come alberi) l’aspetto fantastico di questi personaggi si trova marginalizzato alla periferia dell’azione. È largamente decorativo, e ha molto poco a che fare con lo svolgimento della storia.Sotto questo aspetto, Il Signore degli Anelli è notevolmente carente in ciò che ogni buona opera di fantascienza propone – l’integrazione della scienza (o in questo caso la fantasia) nella trama. C’è un po’ di integrazione altrimenti non potremmo affatto definirlo un libro fantastico. Le aquile parlano e trasportano la gente, e compiono, due volte, un salvataggio fondamentale. Il Balrog è direttamente responsabile della morte e dunque la resurrezione di Gandalf. Ma su circa mille e cento pagine questo non è un grosso impiego di elementi fantastici. E d’altronde, fino a che punto la fantasia serve la trama? Gandalf ha il suo bastone, e può comandare il fuoco, ma nelle due occasioni in cui lo impiega, non aiuta molto. I lanciafiamme di Saruman riflettono quelli del nostro mondo, e questi,se si eccettua la sua tecnologia, non dà grande sfoggio di potere stregonesco. Lo Specchio di Galadriel può scorrere attraverso il tempo, ma la sua funzione è di riflettere l’azione, non di avere effetto su di essa. Di nuovo, in una storia tanto lunga, non sembra che ci sia molto.
Per carità, di sicuro semplicemente definire un individuo quale Elfo può invocare una qualità di “stranezza che attrae”. Ciò dunque soddisfa uno dei criteri di Tolkien. Ma che ne è dell’altro? Che ne è del riconoscimento? Quanto elfico è il comportamento degli Elfi di Tolkien? Non molto. Sono umani in maniera facilmente riconoscibile, in effetti super-umani in comportamento e aspetto. Ciò che è davvero strano negli Elfi della Terra di mezzo (e di Valinor, per quel che vale) è che abbiamo dei problemi a riconoscerli come elfi, perché si discostano radicalmente dalle convenzioni fiabesche che tradizionalmente governano la gente elfica. Non sono di statura minuta. Non sono pixie o corrigan o leprecauni o boggart. Non fanno amicizia con poveri terzi figli di taglialegna. Non riparano le scarpe, o riordinano la casa mentre dormi, o escono fuori di notte per danzare in anelli fatati, o rapiscono bimbi umani sostituendoli con i loro. Non hanno ali o bacchette. Possiamo invece vedere in loro un riflesso di noi stessi. Legolas fa a gara con Gimli sul numero di orchi che hanno ucciso, e dibatte con lui sulle relative bellezze di boschi e caverne. Lorien dispiega l’uso di tecnologia elfica, non magia elfica, come gli Elfi stessi si preoccupano di specificare quando Pipino glielo chiede. I mantelli elfici sono un travestimento efficace, ma non sono mantelli magici di invisibilità, e quando Aragorn, Legolas e Gimli (con i mantelli indosso) si alzano in piedi, i cavalieri di Rohan non hanno problemi a vederli. La corda elfica è robusta e resistente, ma per quanto ne sappiamo è semplicemente corda. La reazione di Gollum ad essa, “Gli elfi l’hanno fatta, maledetti!” (DT 343) e il suo dolore quando viene legato con essa sono più reazioni psicologiche che l’effetto di magia.La connessione con gli Elfi associa la corda alla luce, e il suo argenteo bagliore porta a Frodo luce nell’oscurità della tempesta, ma è degno di nota come Tolkien lasci questo fenomeno deliberatamente inesplicitato. Quando Sam lascia cadere la corda giù dalla roccia di fronte a Frodo, “L’oscurità sembrò levarsi dagli occhi di Frodo, oppure la sua vista stava ritornando. Poteva vedere la grigia linea mentre arrivava calando, e pensò che avesse un vago splendore argenteo” [3]. Da notare l’accurata lista di possibilità. O l’oscurità “sembrò” sollevarsi, “oppure” la sua vista stava ritornando, come accade quando gli occhi si abituano al buio. La corda gli offre un punto su cui focalizzarsi, e il suo stordimento si placa. Questi sono tutti fenomeni naturalmente occorrenti ad un corpo, ma i lettori possono leggervi al posto di luce la Luce, la messa a fuoco come fede, come e quanto e se vogliono. La corda in sè si comporta come una corda, e la domanda finale se si sleghi da sola dopo che Frodo e Sam l’hanno impiegata per discendere la rupe è deliberatamente lasciata senza risposta.Similarmente, il pane elfico, il pan di via, si comporta come un pane. Un morso terrà un viaggiatore “sulle sue gambe per una giornata di lunga fatica” [4], come gli Elfi assicurano a Gimli. Questo è ciò che il pane dovrebbe fare. È nutriente e sostanzioso. È il bastone cui appoggiarsi. Nondimeno, Sam e Frodo lo trovano piuttosto leggero per una dieta seria, e non soddisfa quanto lo stufato di coniglio. La reazione di Gollum al pane elfico, come alla corda elfica, è più psicologica che magica. Lo ha incontrato prima, quando era prigioniero degli Elfi, e il ricordo ancora lo tormenta. Non riesce a mangiarlo, tossisce e gli va di traverso, e lo sputa fuori. Ma sappiamo il tipo di cibo che Gollum preferisce. “Vermi o scarafaggi o qualcosa di viscido fuoriuscito dalle buche” [5], come Sam ipotizza, e il pensiero della dieta di Gollum fa soffocare e sputacchiare Sam. Di nuovo, siamo liberi di trarre da ciò le conseguenze che vogliamo. L’autore ha fornito una spiegazione naturale perfettamente ragionevole per il disgusto di Gollum. Coloro che vorranno potranno vedere nel pan di via un riferimento alla Via, ma l’autore usa le minuscole e lascia l’interpretazione alle inclinazioni individuali. Mentre la narrazione si sviluppa, sia la corda sia il pane senza dubbio assumono valore metaforico, ma la metafora è nella mente del lettore.Chiamare qualcuno un Orco certamente invoca la “stranezza che attrae”, dal momento che pochi lettori sono (o erano prima di Tolkien) a conoscenza di questa parola [6]. Il primo nome che Tolkien usò per la loro razza era “goblin”, e sono molto più vicini ai goblin della letteratura di quanto lo siano i suoi Elfi ai loro omonimi delle fiabe. Ma uno sguardo più da vicino rivela che anche gli Orchi sono riconoscibilmente umani, e molto poco agiscono in maniera tale da collocarsi al di fuori del campo del comportamento umano. Come ovunque fanno i soldati, marciano, si lamentano, battibeccano, si insubordinano, combattono tra loro. Oltre a ciò sbraitano e assassinano e tradiscono, e, sebbene questo non sia tipico comportamento militare, resta comunque chiaramente riconoscibile come comportamento. Il cibo orchesco è semplice carne accompagnata da una bevanda (sebbene la carne sia possibilmente umana e la bevanda – descritta come “liquido bruciante” – sia probabilmente alcolica), ma se si escludono le implicazioni cannibalistiche queste caratteristiche sono ancora meno fantastiche del pane elfico. In realtà, le implicazioni cannibalistiche rinforzano, sebbene in negativo, la somiglianza degli Orchi con la natura umana, non la loro estraneità da essa. Gli Orchi sono certamente brutti, ma mentre il loro aspetto può essere visto come una metafora esteriore per una condizione interiore, ciò non costituisce una caratteristica fantastica più di quanto lo faccia la bellezza elfica. Vediamo i nostri sé ideali riflessi negli Elfi. Vediamo la nostra ombra, ciò che non ammettiamo, il lato peggiore del carattere umano nel deprecabile ma tristemente umano comportamento degli Orchi. E siamo costretti a riconoscerlo.Ma che dire degli hobbit? Sono interamente frutto dell’inventiva di Tolkien, non derivando da nessuna tradizione letteraria stabilita, e si stagliano come la sua creazione che più coglie nel segno, che più dura. Essi hanno fatto aggiungere una nuova parola all’Oxford English Dictionary e un nuovo folklore alla letteratura per bambini. Ma quanto sono fantastici? Quanto si distaccano in natura, carattere e anche aspetto rispetto al Mondo Primario? Sono umani dalla taglia dimezzata. Il Mondo Primario è pieno di gente piccola. Hanno grande appetito e piedi pelosi. Ma queste sono caratteristiche di tanta gente che noi tutti conosciamo. Vivono in buchi scavati nel terreno, ma quei buchi sono spaziosi, comodamente arredati, “reali” tanto quanto qualsiasi abitazione del mondo reale. La seconda riga de Lo hobbit scaccia la fantasia fuori dai buchi hobbit, e il secondo paragrafo li collega fermamente al mondo reale e riconoscibile per mezzo di pomelli di porte, muri rivestiti di pannelli, piastrelle, tappeti, camere da letto, bagni, cantine, dispense, armadi, cucine e sale da pranzo. Hobbiville è modellata su un villaggio rurale inglese pre-industriale come quello dove Tolkien passò gli anni più felici della sua infanzia. Agli hobbit piace ricevere regali, e hanno una tendenza ad accumulare oggetti. Quando ne accumulano più di quanto abbiano spazio per disporli, mettono le cianfrusaglie che avanzano in un museo.Tutti gli attributi hobbit che ho citati e altri ancora sono riconoscibili come aspetti dell’essere umano. La ragione per cui non ci piace Ted Sabbioso e amiamo Sam Gamgee e sviluppiamo un risentito rispetto per Lobelia Sackville-Baggins, la ragione per cui ammiriamo Merry e sviluppiamo un esasperato affetto per Pipino, e la tragedia di Frodo ci spezza il cuore, non è perché siano hobbit, ma perché li riconosciamo come esseri umani. Ted Sabbioso è qualsiasi scettico derisore, privo di immaginazione, che si prende gioco dei racconti strani. Ho passato gran parte della mia vita a discutere con Ted Sabbioso. Il romanticismo di Sam, il suo senso comune, la sua devozione al pentolame, la sua lealtà e spirito di sacrificio sono tra le migliori e più allettanti tra le caratteristiche umane. Lobelia è qualsiasi vecchia signora impicciona e ficcanaso che mai abbia trionfato sulle avversità per mezzo di un totale caratteraccio. La matura affidabilità di Merry e l’adolescenziale impulsività, curiosità e bocca larga di Pipino, non solo sono tratti umani riconoscibili, ma sono anche tratti tipici.Di talismani fatati la storia ne ha notevolmente pochi – solo due, infatti. Ma nessuno dei due, suggerisco, risulta pienamente fantastico. Il più mistico artefatto che compare nell’intreccio è la Fiala di Galadriel, ma nessun lettore, mi spingo a indovinare, ascriverebbe la sua luce alla magia, perché la Fiala trascende la fantasia per diventare mito nel miglior senso di questa parola. È un oggetto il cui significato è maggiore della somma delle sue parti. Non si fonda nella realtà ma in ciò che per Tolkien era la Verità, e come tale offre precisamente quella “visione della sottostante realtà o verità” che affermava la fantasia riuscita dovesse portare. All’interno della vicenda è sia un nesso alla storia passata, la luce del Silmaril di Eärendil, sia un collegamento al futuro quando i tre gioielli saranno recuperati. Al di là della storia è una metafora della speranza, e in questo rispetto la sua luce deve essere vista come ad un tempo letterale e simbolica. È sia una luce sia la Luce, e come tale è il riferimento più simbolico che si possa trovare nell’intera storia. Ma, per questa stessa ragione, non figurerà come fantasia.Chiuderò con un esame del più indubitabilmente magico, più prominente oggetto dell’intera storia, l’elemento fantastico che dà il nome all’intera opera – l’Anello. Ma quanto magico, quanto fantastico è tale artefatto? Suggerisco che sia più fantastico ne Lo hobbit che ne Il Signore degli Anelli, e che mentre quest’ultima opera si sviluppava, le sue proprietà magiche arrivavano man mano a recedere al di qua delle sue significazioni metaforiche e psicologiche. Riconosco la sua più ovvia funzione magica, la capacità di far sparire le persone. Questa non è riconoscibile in quanto tale in questo mondo ed è incontestabilmente contraria alla realtà che conosciamo. Ma, mentre la storia procede, questa facoltà diventa sempre meno l’astuto congegno di invisibilità de Lo hobbit e sempre più la metafora di uno stato psicologico, e infine di una disastrosa erosione dell’essere morale e spirituale e una perversione della volontà, di cui dirò più tra un momento.
La perversione della volonta, però, è in realtà una funzione secondaria dell’Anello. La sua funzione primaria, quella intorno a cui ruota l’intera storia, è di comandare obbedienza. Qui, ancora, l’aperta evidenza del fantastico sembra stranamente carente. L’unica vera cosa fantastica che l’Anello vien detto esser capace di fare – conferire il potere assoluto, essere una super-arma, comandare gli eserciti e influenzare le guerre – è proprio ciò che non vediamo l’Anello fare tranne nel momento in cui non può più farlo. Vale a dire, quando è distrutto e i Nazgul sono risucchiati nella corrente di ritorno della sua caduta. È una misura del genio di Tolkien il fatto che ci abbia convinto del potere dell’Anello senza mai mostrarlo. Il cardine su cui l’intera storia fa perno è l’elemento al contempo più e meno fantastico in essa. Osserviamolo. È un comune anello d’oro il cui potere non è mai dimostrato in maniera conclusiva. Tolkien stesso ha detto:
Non si può pretendere troppo dall’Unico Anello, perché naturalmente è solo un elemento mitico … L’Anello di Sauron è solo uno dei vari espedienti mitici, per concentrare la vita o il potere in qualche oggetto, suscettibile quindi di venir preso o distrutto con risultati disastrosi per chi gli ha trasferito il suo potere. (Lettera n. 211)
Quanto viene invece mostrato del reale potere dell’Anello è la reazione dei personaggi ad esso. Bilbo mente per conservarne il possesso, e non può liberamente rinunciarvi. Gandalf lo teme, Galadriel è tentata da esso, Boromir ne viene corrotto (come Denethor che non lo ha neanche mai visto), Grishnakh lo desidera, e Saruman per esso perde la sua saggezza e la sua posizione come capo del Bianco Consiglio. Vediamo tutte queste manifestazioni, e le facciamo far capo all’Anello. Siamo noi, non Tolkien, a conferire potere all’Anello, e lui è stato abbastanza saggio da sapere che lo avremmo fatto, e da lasciarcelo fare.La più estrema operazione dell’Anello è il terrificante effetto che ha su Frodo – l’erosione della sua volontà man mano che è condotto sempre più e più a farne uso, finché alla fine perde il suo stesso sé. In nessun luogo in maniera più ovvia che qui l’aggettivo di Tolkien “duro” nella sua espressione “duro riconoscimento” diviene descrizione operativa. La trasformazione di Frodo non è solo dura da osservare, è insopportabile. È anche più insopportabile da riconoscere, eppure è impossibile negare che cose come questa accadano nel mondo, che ciò che accade a lui non solo potrebbe capitare a chiunque, ma che infatti capiti – in qualsiasi momento. Succede quando le persone cadono vittime dei loro appetiti e rinunciano alla loro umanità per seguire i propri desideri. Capita quando i soldati ritornano dalla guerra, o quando i bambini subiscono abusi, o quando qualcuno viene danneggiato da una catastrofe. Il disturbo da stress post-traumatico non è prerogativa esclusiva degli hobbit.Quindi quanto fantastico è l’Anello? Lo è difficilmente del tutto; è la vera e propria incarnazione della realtà, per come la realtà incide sulle persone in ogni momento – quando sono affette dal potere, dall’ingordigia, dall’invidia, dalla violenza, dallo shock, da gravi ferite nella mente e nel corpo. È Tolkien che ci costringe al “duro riconoscimento che le cose stanno proprio così nel mondo”. L’Anello, allora, non è tanto un artefatto fantastico del Mondo Secondario di Tolkien quanto un riferimento diretto al Mondo Primario, un segnale che punta verso e sta per un’ineludibile, sottostante realtà o verità, un duro riconoscimento della condizione umana. Sotto questo aspetto, l’Anello è una sineddoche, la parte che sta per il tutto. Come l’Anello sta all’umanità, così il mondo fantastico di Tolkien sta al nostro Primario – fondato in questo, stabilito in questo, e inerente a questo.
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Note
[*] Fantasy and Reality: J. R. R. Tolkien’s World and the Fairy-story Essay from Green Suns and Faërie: Essays on J. R. R. Tolkien, published by The Kent State University Press, 2012. Reprinted by permission of the publisher.
[1] La traduzione italiana citata ha qui “consapevolezza”, mentre poco dopo mantiene “riconoscimento”. In inglese entrambe le parole rendono un unico termine, “recognition”, così abbiamo uniformato anche per esigenze di corrispondenza con la conclusione del saggio che torna a fare riferimento a questo passo (n.d.t.)
[2] Traduzione dall’inglese del curatore. Nella versione italiana pubblicata da Bompiani la frase “Fantasy is made out of the Primary World” (Monsters 147) è stata tradotta “La Fantasia è distinta dal Mondo Primario” (Medioevo 217).
[3] Traduzione dall’inglese del curatore. Nella versione italiana pubblicata da Bompiani la frase: “The darkness seemed to lift from Frodo's eyes, or else his sight was returning. He could see the grey line as it came dangling down, and he thought it had a faint silver sheen” (TT 214) è stata tradotta “Ne lanciò un capo a Frodo. A questi parve che l’oscurità si diradasse, o che la vista gli stesse ritornando. Vide scendere dondolando la grigia linea, e gli parve che irradiasse un bagliore argenteo” (DT 329).
[4] Traduzione dall’inglese del curatore. Nella versione italiana pubblicata da Bompiani la frase: “On will keep a traveller on his feet a day of long labour” (FOTR 386) è stata tradotta “Uno solo di essi basta a sostentare un viaggiatore per un’intera giornata di faticoso cammino” (CA 611).
[5] Traduzione dall’inglese del curatore. Nella versione italiana pubblicata da Bompiani la frase: “«Worms or beetles or something slimy out of holes»” (TT 232) è stata tradotta “«Vermi o scarafaggi o qualche altra cosa viscida nascosta nei buchi»” (DT 354).
[6] L’autrice si riferisce all’impiego da parte di Tolkien della forma Orc in luogo della più nota (almeno a quei tempi) Ogre (n.d.t.)
Abbreviazioni e bibliografia
Biografia: CARPENTER, Humphrey. J. R. R. Tolkien. La Biografia. Roma: Fanucci, 2002.
CA: TOLKIEN, J. R. R. La Compagnia dell’Anello. Milano: Bompiani, 2012.
DT: TOLKIEN, J. R. R. Le due torri. Milano: Bompiani, 2012.
FOTR: TOLKIEN, J. R. R. The Fellowship of the Ring. London: Allen and Unwin, 1967.
Lettera: CARPENTER, Humphrey. La realtà in trasparenza. Lettere. Milano: Bompiani, 2001.
Medioevo: TOLKIEN, Christopher (a cura di). Il medioevo e il fantastico. Milano: Bompiani, 2013.
Monsters: TOLKIEN, Christopher (a cura di). The monsters and the Critics and Other Essays. Londra: Allen and Unwin, 1983.
TT: TOLKIEN, J. R. R. The Two Towers. London: Allen and Unwin, 1967.
L’autriceVERLYN FLIEGER, Ph.D., è un’autrice e specialista in mitologia comparata con una specializzazione in J. R. R. Tolkien. Si è ritirata dall’insegnamento alla Univeristy of Maryland nel 2012, pur ricoprendo oggi il ruolo di Professor Emerita al Dipartimento di Inglese. Insegna in corsi di mitologia comparata, letteratura medievale e opere di J. R. R. Tolkien. La Flieger possiede un M.A. (1972) e Ph.D. (1977) dalla Catholic University of America ed è stata associata alla University of Maryland dal 1976. Nel 2012, ha iniziato a insegnare presso la Signum University. Ha pubblicato Splintered Light: Logos and Language in Tolkien's World (1983; edizione rivista, 2002) tradotto in Italia con il titolo Schegge di luce (Marietti 2007); Interrupted Music: The Making of Tolkien's Mythology; Tolkien's Legendarium: Essays on The History of Middle-earth che ha co-editato con Carl Hostetter; La 'edizione estesa' di Fabbro di Wootton Major di J. R. R. Tolkien (tr. it. Il fabbro di Wooton Major, Bompiani); Tolkien On Fairy-Stories con Douglas A. Anderson; Green Suns and Faërie: Essays on J. R. R. Tolkien; inoltre ha curato il racconto di Tolkien The Story of Kullervo (tr. it. La storia di Kullervo, Bompiani) e, più recentemente, il poema dello stesso autore The Lay of Aotrou and Itroun. Ha vinto per tre volte il Mythopoeic Scholarship Award for Inkling Studies: nel 1988 con A Question of Time: J. R. R. Tolkien’s Road to Faërie; nel 2002 con Tolkien's Legendarium: Essays on the History of Middle-earth (co-autore Carl Hostetter) e infine nel 2013 con Green Suns and Faërie: Essays on J. R. R. Tolkien. Con Douglas A. Anderson e Michael D.C. Drout, è co-redattrice di Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review. Vistate il suo sito internet QUI .
Il traduttoreGiovanni Carmine Costabile (Dott. Mag.) nasce a Cosenza nel 1987. Di formazione classica, studia Filosofia all’Università di Pisa e all’Università della Calabria, conseguendo la laurea magistrale. Detentore del certificato di inglese avanzato IELTS Academic, trae grande beneficio dalla frequentazione dei docenti della SSLMIT di Forlì, dove segue alcuni corsi di traduzione inglese. Insegnante privato, traduttore, scrittore di racconti e poesie, ha visto recentemente pubblicata la sua raccolta di poesie Lingue di te (Aletti, 2017), risultato che gli ha permesso l'inserimento nella Enciclopedia dei Poeti Contemporanei ancora di Aletti Editore. Membro della Tolkien Society dal 2015, ama viaggiare specialmente nel Regno Unito e in Irlanda, dove lavora per un periodo come assistente artistico. Ha presentato un suo lavoro di ricerca al Tolkien Seminar 2016 di Leeds. I suoi lavori su Tolkien e la letteratura medievale includono articoli, saggi e note pubblicati o in corso di pubblicazione in Italia, Inghilterra, Germania e Stati Uniti. Da segnalare un suo contributo nella prestigiosa rivista Tolkien Studies.
Published on April 30, 2017 09:17
April 16, 2017
St Juliene della d'Ardenne (1936), firmato da C. L. Wrenn e annotato da Anne Hudson
Questo è un volume che per diversi motivi è davvero speciale e particolare. Partiamo col dire che si tratta di una prima edizione del 1936 della tesi per il B.Litt. della filologa e docente belga Simone d'Ardenne, un nome che non può passare inosservato tra gli studiosi tolkieniani. Ma questa copia ha qualcosa di più che la rende unica. Il libro è appartenuto ed è stato annotato da diversi proprietari, alcuni dei quali davvero importanti nella vita privata e accademica di Tolkien. Infatti, sulla prima pagina bianca è presente la firma di C. L. Wrenn, un docente molto legato a Tolkien che nel 1946 gli succedette alla cattedra di Rawlinson and Bosworth di Anglosassone dell'Università di Oxford. Assieme a quella di Wrenn, altre firme e annotazioni che son riuscito a distinguere almeno in cinque differenti che di seguito cercherò di presentare.
Þe Liflade ant te Passiun of Seinte Iuliene.[The Life and Passion of St Juliene]Edito a cura di S.R.T.O. d’ArdenneCo-autore non citato J. R. R. Tolkien.Pubblicato da Bibliothèque de la Faculté de Philosophie et Lettres de l’Université de Liége1a edizione, 1936Rilegato
Il testo presenta una dedica particolare:
TOPROFESSOR J. R. R. TOLKIENTHIS SMALL CONTRIBUTION TO THE STUDY OFTHE ‘ ANCRENE WISSE ’ LANGUAGEIS RESPECTFULLYDEDICATED
E una citazione all’interno della Prefatory Note:
[…] To Professor J.R.R. Tolkien I am deeply indebted for assistance from the beginning of my work on this text, and especially during the revision of the glossary and grammar.
Questo testo fa parte del cosiddetto Katherine Group, conservato nel manoscritto Bodley 34, un gruppo di cinque testi in Medio inglese del XIII secolo di un autore anonimo delle Midlands Occidentali, tutti indirizzati agli anacoreti (asceti religiosi), e alla lode delle virtù della verginità. I testi sono: il sermone Hali Meiðhad ; l'allegoria Sawles Warde ("rifugio delle anime"); Seinte Juliene , la vita di Giuliana di Nicomedia; Seinte Margarete , la vita di Margherita di Antiochia e Seinte Katherine , la vita di Caterina d'Alessandria.
CONTENTSINTRODUCTIONTEXTSGLOSSARYINDEX OF NAMESETYMOLOGICAL APPENDIXORTHOGRAPHICAL NOTESLANGUAGE
Grammar p. 180 PART I Phonology: Ch. I, §§ 1-25 Vowels; Ch. Ii, §§ 26-52 Consonants; Ch. iii, §§ 53-7 Unstressed Syllables. PART II Accidence, § 58: Ch. Iv, §§ 59-77 Nouns; Ch. §§ 78-101 Adjectives, Adverbs, Pronouns, Numerals; Ch. vi, §§ 102-29 Verbs.
L'autrice e J. R. R. TolkienSimonne d’Ardenne, il cui nome per esteso era Simonne Rosalie Thérèse Odile (abbreviato in S.R.T.O.), era nata in Belgio nel 1899. Nel febbraio 1932 fu ammessa al B.Litt a Oxford e Tolkien divenne suo supervisore approvando l’oggetto della sua tesi Liflade ant te Passiun of Seinte Iuliene (The Life and Passion of St Juliene), che sarebbe poi diventato questo libro. Inizialmente soggiornò nei dintorni di Oxford, ma nell’ottobre 1932 si trasferì a casa dei Tolkien dove visse per circa un anno diventanto un “zia non ufficiale”, come ricordarono John e Priscilla Tolkien nel loro The Tolkien Family Album (p. 68). Nel 1933 ottenne il suo B.Litt. e fece ritorno in Belgio. Nel 1936 la sua tesi divenne il presente volume, pubblicato dalla Bibliothèque de la Faculté de Philosophie et Lettres de l’Université de Liége. Nel testo, la d’Ardenne inserì la dedica per Tolkien e lo citò nelle note introduttive: “Al professor J. R. R. Tolkien sono profondamente in debito per l'assistenza a partire dall'inizio del mio lavoro su questo testo, e in particolare durante la revisione del glossario e della grammatica” (p. ix). In realtà, il libro fu pubblicato con il solo nome della d’Ardenne in quanto risultato della sua tesi ma sia l’autrice, che altri colleghi di Oxford, ammisero in diverse occasioni il lavoro compiuto dallo stesso Tolkien. Come annotano Christina Scull e Wayne Hammond, la d’Ardenne ne scrisse nella sua corrispondenza privata; Eric Valentine Gordon elogiò Tolkien per il contributo fornito al successo di questo lavoro; Norman Davis, scrisse sul numero di gennaio 1976 del giornale del Merton College, Postmaster, che questa edizione deve molto a Tolkien, anzi presenta più punti di vista di Tolkien sul primo Medio inglese di qualsiasi altra cosa lui abbia pubblicato. Mentre, l’amico e collega di Tolkien Geoffrey Victor Smithers, nella sua copia personale a pagina 154 annotò: 'if this isn't Tolkienian, nothing is!” (se questo non è tolkieniano, nulla lo è!”). Nel 1938, grazie al suo lavoro su St Juliene, la d’Ardenne ottenne un dottorato presso l’Università di Liegi divenendo poi, nel 1938, professore di Grammatica comparata e, nel 1970, Professore emerito. Tolkien e la d’Ardenne furono sempre legati nella vita privata e in quella accademica. Nel 1936, proposero alla Early English Text Society, la pubblicazione di un altro testo facente parte del Katherine Group conservato nel manoscritto Bodley 34, Seinte Katherine, la vita di Caterina d'Alessandria. Il lavoro era stato completato nella primavera del 1939 ma lo scoppio della seconda guerra mondiale bloccò il progetto di pubblicazione. Nel 1937 la d’Ardenne riceve, assieme ad altre selezionati amici e familiari di Tolkien, copia de Lo Hobbit e nello stesso periodo la filologa belga lavora ad una traduzione in francese del Cacciatore di draghi. Tolkien, successivamente, proporrà lei al suo editore Allen and Unwin, come traduttrice francese del Cacciatore e dello Hobbit. Alla fine del 1945 la d’Ardenne, grazie a una borsa di studio del British Council, fece ritorno a Oxford con l’intento anche di recuperare il lavoro sul Seinte Katerine. Purtroppo, con Tolkien ebbe modo solo di completare, pubblicare e firmare come co-autori, solo due articoli: “Iþþlen” in Sawles Warde e MS. Bodley 34: A Re-Collation of a Collation. Il primo fu pubblicato nella sezione Notes and News della rivista curata da R. W. Zandzoort, English Studies (vol. 28, no. 6 del dicembre 1947, pp. 168-70) nel quale discutono della parola scritta male in un’edizione a stampa dell’omelia in Medio inglese Sawles Warde. Il second, invece, fu pubblicato nella rivista Studia Neophilologica(vol. XX, nos. 1-2, pp. 65-72) del 1948, curate da Paul Falk John Holmberg e S. B. Liljegren, che in realtà fu una risposta ad un precedente articolo firmato da uno studente svedese, Ragnar Furuskog, che li tirava in ballo (ne parlo QUI ). Nel 1951, poi, quando Tolkien si recò in Belgio, per partecipare in qualità di Professore del Merton College di Oxford e in rappresentanza della stessa, al Congrés international de philologie moderne , tenutosi a Liège (Belgio) dal 10 al 13 settembre 1951 in occasione del LX anniversario delle sezioni di filologia germanica e di filologia romana della Faculté de Philosophie et Lettres de l'Université de Liège.
J. R. R. Tolkien e C. L. WrennCome anticipato, sulla prima pagina bianca sono presenti due firme di precedenti proprietari. Una di queste è quella di C. L. Wrenn.Charles Leslie Wrenn, classe 1895, fu educato al Queen College di Oxford e, prima di ricoprire l’incarico di docente presso l’Università di Leeds (1928-1930), insegnò a Durham, Madra e Dacca. Nel 1930 insegnò Lingua inglese a Oxford fino al 1939 quando divenne professore di Lingua e letteratura inglese al King’s College di Londra. Il 16 aprile 1946 fu eletto Rawlinson and Bosworth Professor of Anglo-Saxon all’Università di Oxford, succedendo così a Tolkien che aveva ricoperto quell’incarico dal 1925. Ricoprì l’incarico dal primo ottobre 1946 al 1963 acquisendo una notorietà pari a quella dello stesso Tolkien e di C. S. Lewis. Wrenn e Tolkien furono colleghi ma anche grandi amici, così come lo furono anche le loro due mogli, Agnes ed Edith, facendo anche le vacanze assieme come nel 1932 in Cornovoglia durante la quale i due docenti fecero una gara di nuoto indossando cappelli modello Panama e in bocca le loro pipe. Entrambi nutrivano un profondo un profondo interesse per la lingua e la letteratura anglosassone, lavorando a stretto contatto quando Wrenn era a Oxford come ad esempio tra il Michaelmas Term del 1962 e l’Hilary Term del 1963 quando Tolkien ritornò a insegnare il Beowulf, anche se in pensione dal 1959, sostituendo Wrenn che era in congedo. Con Tolkien, Wrenn condivise la partecipazione all’Early English Text Society e negli Inklings. Fu Tolkien, nel 1938, a suggerire ad Elaine Griffiths il nome di Wrenn per la revisione della traduzione del Beowulf di Clark Hall che non era riuscito a terminare. Un lavoro che fu poi pubblicato nel 1940, a causa dei ritardi di Tolkien nel consegnare la sua prefazione. Con Norman Davis, Wrenn curò il volume English and Medieval Studies Presented to J.R.R. Tolkien on the Occasion of his Seventieth Birthday, pubblicato nel 1962, quale riconoscenza per i grandi contributi alla Filologia e la Letteratura inglese medievale di Tolkien, con ventidue tra ex allievi, amici e colleghi che concorsero a offrirgli un volume di studi in onore del suo settantesimo compleanno, festeggiato nel 1962. Wrenn scrisse il saggio Magic in an Anglo-Saxon Cemetery. Tra le sue opere: The English Language (1949); An Old English Grammar (1955), con Randolph Quirk e Beowulf (1958).
La seconda firma è posta sulla stessa pagina ma in alto a destra:
Jeanne KischalisOxford, 1966
Purtroppo non sono riuscito a trovare nessuna informazioni o collegamento con Tolkien, Wrenn o la d'Ardenne. Suppongo che fosse una studentessa che utilizzasse il presente volume come testo di studio anche se è particolare il fatto che cinque anni prima era stata pubblicata una nuova edizione del presente volume così come scriverò alla fine del presente articolo.
Annotazione 1/5Tra le annotazioni sono presenti diverse sottolineature a matita rossa come questa in fotografia.
Annotazione 2/5Altre annotazioni sono quelle a matita. Tra queste mi ha colpito quella in fotografia dove, al termine, si legge:
see TolkeinFestschrift
Il riferimento è al volume celebrativo English and Medieval Studies Presented to J.R.R. Tolkien on the Occasion of his Seventieth Birthday curato da Wrenn e Davis nel 1962. Si noti il nome errato "Tolkein" anziché "Tolkien".
Annotazione 3/5Queste sono annotazioni breve con biro di colore blu e sembrano fatte da C. L. Wrenn.
Annotazione 4/5Queste sono annotazioni in penna biro di colore nero. Ce ne sono diverse e tutte firmate alla fine Anne Hudson.Anne Hudson, è Professore Emerito di Inglese Medievale all’Università di Oxford e dal 1992 al 1995 è stata membro del Consiglio della British Academy. Specializzata in Medieval Studies e Central Europe medieval, è stata Lettore di Lingua e letteratura inglese al St. Hugh College di Oxford (1957-60) dove si è impegnata in una ricerca sulle fonti, la struttura e il dialetto della Cronaca Inglese di Roberto di Gloucester. Lettore all’Università di Oxford (1963-89), poi Fellow al Lady Margaret Hall, Oxford (1963 - 2003) e Professor of Medieval English all’Università di Oxford (1989 - 2003) di cui è, dal 2003 Emeritus Professor of Medieval English e Honorary Fellow al Lady Margaret Hall. Dalla fine del 1960 è impegnata negli studi sulla vita e gli scritti del teologo britannico John Wyclif e dei suoi seguaci, noti come lollardi (“seminatori di zizzania”) condotti sui manoscritti di testi latini e in inglese medievale, e curato diverse opere lollarde. Ha ottenuto il premio Sir Israel Gollancz dalla British Academy nel 1985 e nel 1991 e per molti anni ha collaborato con la Early English Text Society, divenendone infine direttore nel periodo 2007-14. Ha ottenuto un dottorato onorario dall'Università Carolinum di Praga nel 2010, e ha ricevuto due medaglie dalla Czech Academy. Negli ultimi anni è impegnata sulle copie della Bibbia Wycliffite, un gruppo di traduzioni della Bibbia in Medio inglese che sono state fatte sotto la direzione di John Wycliffe, un progetto sostenuto prima dalla fondazione Leverhulme e ora dall'Arts and Humanities Research Council. Tra le sue principali pubblicazioni, si citano: The premature Reformation. Wycliffite texts and Lollard history(1988); English Wycliffite sermons (5 voll., 1983-1996); The works of a Lollard preacher (2001); Studies in the Transmission of Wyclif's Writings (2008); Rolle's English Psalter Commentary and the related Canticles (3 voll., 2012-14) e Doctors in English: a Study of the Wycliffite Gospel Commentaries (2015). Nel 2013 ha curato il volume Probable Truth: Editing Medieval Texts from Britain in the Twenty-First Century assieme a Vincent Gillespie, quest’ultimo dal 2004 Tolkien Professor of English Literature and Language dell’Università di Oxford, la cattedra che porta il nome di Tolkien.
Annotazione 5/5Ultima variante di annotazioni sono in biro blu con una calligrafia nettamente differente dalle altre.
Questo libro è stato riproposto nel 1961 nella serie della Early English Text Society (n. 248) mantenendo lo stesso testo con l’aggiunta di un elenco di Corrigenda alle pagine xiii-xiv. L'anno dopo. nella stessa collana vide la luce un altro lavoro di J. R. R. Tolkien, Ancrene Wisse . Nel 1990, infine, il testo della d’Ardenne fu ripubblicato con piccole correzioni e nell’edizione simile a quella del 1961 ma con rilegatura amaranto.
Published on April 16, 2017 11:23
April 12, 2017
Tolkien e l'Italia: gli appuntamenti del 2017
Pubblicato lo scorso 2 dicembre dall’editore il Cerchio di Rimini, “Tolkien e l’Italia” continua il suo tour di presentazioni che mi porteranno a parlare del bellissimo rapporto tra il nostro paese e l’autore del Signore degli Anelli. Queste le date delle prossime presentazioni:
11 aprile: Milano - Tempo di Libri, Caffè Garamond – PAD. 4 Lettera H - ore 13.30. Con Adolfo Morganti.
21 aprile: Noto - NOSTOS. Festival del viaggio e dei viaggiatori, I.I.S. “Matteo Reali” – ore 10:30. Con Concetto Veneziano (Dirigente scolastico), Cinzia Spatola (Soroptmist Club Val di Noto) e Fulvia Toscano (Naxoslegge).
21 aprile: Noto (SR) - NOSTOS. Festival del viaggio e dei viaggiatori, Archivio di Stato ore 16:30. Con Concetta Corridore (Direttore Archivio di Stato), Marinella Fiume (scrittrice e Pres. Soroptmist Club Val di Noto), Fabio Granata (Dir. Distretto Turistico del Sud-Est) e Fulvia Toscano (Dir. Art. Naxoslegge).
9 maggio: Bari - Libreria Roma (di fronte alla Stazione centrale) – ore 18:00. Con Manlio Triggiani (giornalista).
12 maggio: Padova – Palazzo Moroni – ore 17:30. Con Adolfo Morganti
12 maggio: Badia Polesine (RO) – Libreria “Antica Rampa” – ore 21. Con Adolfo Morganti.
28 maggio: Messina – Eriador 2017 – Libreria “Feltrinelli Point” – ore 18. Con Nancy Antonazzo.
4 giugno: Andria (BT) – GAME – Fiera del gioco – Centro polifunzionale “A. Moro”. Con Vito Ballarino.
17-23 luglio: Rimini – CARTOON CLUB – Mostra “J. R. R. Tolkien: tra fumetti e cartoon”.
La date sono in continuo aggiornamento, tenete monitorata questa pagina o seguite Tolkien e l’Italia sulla pagina Facebook!
Se desideri ospitare una presentazione, questo il mio contatto!
IL LIBRO
"Tolkien e l'Italia" (Il Cerchio, 2016 pp. 440) di Oronzo Cilli è il primo saggio che ricostruisce la storia editoriale italiana delle opere di John Ronald Reuel Tolkien, autore de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, grazie a un folto numero di documenti inediti conservati in archivi italiani e inglesi. Lettere, pareri di lettura, schede tipografiche e documenti mai pubblicati in Italia raccontano i contatti intercorsi tra gli editori inglesi e quelli italiani sin dal 1954, anno di pubblicazione della prima edizione di The Fellowship of the Ring. Un lavoro di ricerca partito nel 2011 e grazie al quale è stato possibile portare all’attenzione dei lettori il doppio rifiuto dell’editore Mondadori, nel 1954 e nel 1962, a pubblicare una traduzione italiana de Signore degli Anelli. Figlie del loro tempo, le scelte compiute dalla Casa milanese furono comunque difficili e ben ponderate come testimoniano i documenti ritrovati (corrispondenza, pareri di lettura, indicazioni, suggerimenti, annotazioni), che raccontano di dibattiti interni alla Casa milanese. Così come corposa è la documentazione che racconta l’interesse dell’editrice Astrolabio, guidata da Mario Ubaldini, nel portare in Italia la maggior opera di Tolkien alla fine degli anni Sessanta. Decine di lettere inedite tra l’editore inglese e quello italiano con riferimenti a contatti diretti con l’autore.E, dopo l’insuccesso, l’arrivo in casa Rusconi nei primi anni Settanta. Ancora, l’approdo nel catalogo Adelphi de Lo Hobbit con la proposizione della risposta, ancora inedita, che Tolkien scrisse, poco prima della sua morte, alla traduttrice Elena Jeronimidis Conte. Infine, il passaggio al gruppo RCS agli inizi del nuovo secolo. Il volume è arricchito della testimonianza, anche questa mai tradotta nel nostro Paese, che lo stesso Tolkien lasciò in un diario dopo il suo viaggio in Italia nell’agosto 1955 a Venezia e Assisi. Si narra, inoltre, del legame intercorso tra Tolkien e l’opera di Dante Alighieri, con l’adesione alla Oxford Dante Society, dal 1945 al 1955, al fianco degli amici C. S. Lewis e Charles Williams e di due italiani: Lorenzo Minio-Paluello e Alessandro Passerin d’Entréves. Non mancano le sezioni sulle diverse interpretazioni nate negli anni Settanta e continuate fino all’arrivo delle pellicole cinematografiche dirette da Peter Jackson. Ad arricchire il testo, anche una raccolta dettagliata d’informazioni, aneddoti e curiosità sulle edizioni pubblicate in Italia dal 1967 e le interviste ad alcuni tra i più importanti protagonisti delle vicende narrate: Elena Conte Jeronimidis, Quirino Principe, Francesco Saba Sardi e Piero Crida.
QUI la rassegna stampa.
SU DI ME
Sono membro della Tolkien Society inglese e per Cafagna Editore dirigo la Collana di studi sulla vita e sulle opere di J. R. R. Tolkien, “Il mondo di Tolkien”. Ho curato la seconda edizione italiana de Lo Hobbit annotato (Bompiani, 2004) e pubblicato J. R. R. Tolkien: la prima bibliografia italiana dal 1967 ad oggi (L’Arco e la Corte, 2013) e
J. R. R. Tolkien l’esperantista. Prima dell’arrivo di Bilbo Baggins
(Cafagna Editore, 2015) in edizione italiana (inglesee portoghese in preparazione) con Arden R. Smith e Patrick H. Wynne e la prefazione di John Garth. L’ultima mia pubblicazione è Tolkien e l’Italia (Il Cerchio, 2016), una ricostruzione minuziosa della storia editoriale di Tolkien in Italia grazie a documenti inediti ritrovati in archivi italiani e inglesi, a cui si aggiunge la traduzione inedita nel nostro paese, del diario che Tolkien tenne durante il suo viaggio a Venezia e Assisi nell’agosto 1955. Studioso, conferenziere, promotore di iniziative tolkieniane, i miei articoli sono stati tradotti in inglese, francese, portoghese ed esperanto. Curo blog Tolkieniano Collection, e sono il presidente dell’associazione Collezionisti Tolkieniani Italiani Smial della Tolkien Society inglese.I LIBRI CHE HO CURATO E SCRITTO [image error]

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Published on April 12, 2017 03:01
April 8, 2017
È tempo di Tolkien a Tempo di Libri, Fiera Milano Rho (19-23 aprile)
Tempo di Libri è il Festival dell’editoria italiana che conta 524 espositori distribuiti in due padiglioni della Fiera Milano Rho (35mila metri quadrati complessivi) e quasi 2000 autori protagonisti di centinaia di appuntamenti distribuiti nell’alfabeto speciale di 27 lettere che si alterneranno nelle 17 sale adibite agli incontri della Fiera e un auditorium da 1000 posti per gli ospiti più attesi. A scandire tempi e luoghi, lo speciale alfabeto tematico composto da:
ventisei lettere, ventisei parole chiave, ventisei tag (più una, @) che faranno da bussola a incontri e tavole rotonde, con grandi ospiti italiani e internazionali. E l’alfabeto diventerà la chiave e il metodo attraverso cui leggere tutta Tempo di Libri. Una fiera che vuole assomigliare al lettore e dunque avanza per temi e appuntamenti. Nell’alfabeto tematico di Tempo di Libri ci saranno alcuni anniversari, contraddistinti da altrettante lettere, da Jane Austen al Grand Tour, da Totò allo Hobbit, e poi la lettera M, per la Città di Milano.
è Tempo di “Tolkien in Italia”
E sotto la lettera H di Hobbit, diversi saranno gli appuntamenti dedicati alla vita, alle opere e ai temi cari a John Ronald Reuel Tolkien.
Ad inaugurare la serie di appuntamenti, la presentazione di Tolkien e l’Italia(Il Cerchio, 2016) in programma mercoledì 19 aprile alle ore 13:30 all’interno del Padiglione 4 Caffè Garamond ovviamente LETTERA H come Hobbit.
Assieme all’autore, Oronzo Cilli, anche l’editore Adolfo Morganti.
Questa la presentazione sul sito di Tempo di Libri :
Grazie a un lavoro di ricerca durato cinque anni, che ha riportato alla luce un gran numero di inediti provenienti da archivi italiani e inglesi, l’autore ricostruisce la storia editoriale delle opere di Tolkien in Italia e il rapporto tra l’autore de Lo Hobbit e del Signore degli Anelli e il nostro Paese. Dai rifiuti di Mondadori nel 1955 e 1962, alla pubblicazione con Astrolabio, dalle testimonianze dirette dei protagonisti italiani, all’adesione decennale di Tolkien alla Oxford Dante Society.
Ad impreziosire questo importante studio, vengono pubblicate le pagine inedite in Italia del DIARIO che J.R.R. Tolkien scrisse durante il suo viaggio del 1955.
Gli altri appuntamenti in programma sono: Dei, eroi e altri miti con Matteo Nucci, Paola Mastrocola, Giorgio Ieranò e Alessandro Giammei(21/4, 14:30); Infiniti e altri infiniti , con Licia Troisi, Paolo Zellini e Alessandro Giammei (22/4, 13:30); Mitologie, terre di mezzo e altri giochi di ruolo , con Michela Murgia, Alessandro Giammei, Fabrizio Gagliarducci e Vanni Santoni (23/4, 18:30) Lo spazio del sogno: Penelope e Achille , con Valentina Carnelutti e Matteo Nucci, Le lacrime degli eroi, Einaudi (23/4, 17:30) e infine Ritorno a Dune con Edoardo Nesi e Vanni Santoni(23/4, 14:30).
QUI tutti gli appuntamenti e le informazioni.
Gli organizzatori
Tempo di Libri
è una manifestazione organizzata da La Fabbrica del Libro, joint venture costituita da Fiera Milano e da Ediser, società di servizi dell’Associazione Italiana Editori. AIE, con i suoi 148 anni di storia e di esperienza, e Fiera Milano, terzo operatore al mondo nel settore fieristico, hanno messo insieme le loro energie e la loro esperienza per creare e mettere in rete in modo nuovo gli eventi di promozione del libro e della lettura. L’AIE – Associazione Italiana Editori è nata nel 1869 con il nome di Associazione Libraria Italiana, ed è la più antica associazione di categoria italiana: fondatrice e aderente a Confindustria, rappresenta gli editori italiani e quelli stranieri attivi nel nostro Paese, coprendo oltre il 90% del mercato librario italiano. Con i suoi 148 anni di esperienza, l’Associazione Italiana Editori si prefigge di tutelare gli editori e favorirne la crescita professionale, di promuovere lo sviluppo di un mercato editoriale dinamico e innovativo, e di contrastare i fenomeni d’illegalità e mancato rispetto del diritto d’autore. È inoltre impegnata nella promozione di iniziative per la diffusione della lettura e nel sostegno ai processi di internazionalizzazione delle imprese e della cultura italiana nel mondo.Il comunicato ufficiale
Mancano meno di due settimane all’apertura della prima edizione di Tempo di Libri, la nuova Fiera Nazionale dell’Editoria promossa da La Fabbrica del Libro, che si svolgerà a Fiera Milano Rho dal 19 al 23 aprile 2017. Il conto alla rovescia è entrato nella sua fase più calda e da oggi, venerdì 7 aprile, gli appassionati di libri e lettura hanno a disposizione un nuovo strumento per costruire la propria esperienza in Fiera: il programma completo della manifestazione. Disponibile
qui
, è una guida preziosa per esplorare il ricco calendario di Tempo di Libri, basato sulla partecipazione di 524 espositori (l’elenco è consultabile
qui
) e circa 2000 autori ospiti, protagonisti di centinaia di appuntamenti distribuiti nell’alfabeto speciale di 27 lettere e ospitati nelle 17 sale adibite agli incontri della Fiera (per gli eventi più attesi ci sarà anche un auditorium da 1000 posti).
Da oggi il pubblico potrà quindi iniziare a programmare il “proprio” Tempo di Libri, scegliendo nella estrema varietà di incontri, tavole rotonde, reading, spettacoli, lectio, interviste e ritratti che riflettono i molteplici volti dell’editoria italiana. Sul programma online si potrà per esempio segnare gli appuntamenti con i grandi ospiti internazionali: da Irvine Welsh (che condurrà i visitatori in un viaggio nel tempo con destinazione Trainspotting) a Mohsin Hamid (l’autore del bestseller Il fondamentalista riluttante, attesissimo con il nuovo romanzo Exit West), da RJ Palacio (la creatrice di Wonder, protagonista nello spazio ragazzi) a Edna O’Brien (la decana delle scrittrici irlandesi). Ma l’elenco è davvero molto lungo e comprende il poeta siriano Adonis, Brit Bennett, Claire Cameron, Javier Cercas, Tom Drury, Ildefonso Falcones, David Grossman, Ayelet Gundar-Goshen, Lesley Lokko, Liza Marklund, Jamie McGuire, Natasha Pulley, Jessica Schiefauer, Abraham Yehoshua, lo storico della psichiatria Sonu Shamdasani, la sociologa Orna Donath.Ci sarà naturalmente anche tanta Italia: fin dalla mattina del primo giorno, in cui andrà in scena il racconto alternativo del nostro paese, tra gioventù bruciate e orizzonti di speranza, con Roberto Saviano e Marco Damilano. Tempo di Libriospiterà i principali narratori italiani contemporanei: sei premi Strega come Maurizio Maggiani, Margaret Mazzantini, Melania Mazzucco, Edoardo Nesi, Francesco Piccolo e Walter Siti; autori-simbolo di diversi generi letterari, come Carlo Lucarelli, impegnato in una lectio sugli intrighi italiani, e il re del romanzo storico Valerio Massimo Manfredi; protagonisti dell’ultima stagione in libreria come Paolo Cognetti e Giuseppe Culicchia; giovanissime autrici emerse dal vivace mondo di Internet (Cristina Schiperi, Sofia Viscardi, Sabrynex, e la Fiera dedicherà anche un focus al fenomeno youtubers). Anche in questo caso, l’elenco potrebbe proseguire per molte pagine: con Gianrico Carofiglio, Teresa Ciabatti, Mauro Corona, Mauro Covacich, Sandrone Dazieri, Mario Desiati, Antonio Pascale, Simona Vinci e molti altri.
Una delle maggiori novità di Tempo di Libri risiede nella natura dei suoi appuntamenti: potranno essere legati a pubblicazioni recenti, ma sono sempre stati costruiti in modo da permettere agli autori di uscire dalla gabbia della semplice presentazione editoriale: liberi di incontrarsi e confrontarsi su argomenti d’attualità, fatti storici, temi caldi di discussione nella società. Da questa impostazione nasceranno spesso soluzioni inedite: per i contenuti, per gli abbinamenti degli ospiti, per gli incroci e le sperimentazioni di linguaggio. Marcello Fois e Michela Murgia, per esempio, racconteranno in modo del tutto nuovo la straordinaria avventura culturale di Grazia Deledda; Chiara Gamberale e Luis Sepúlveda si confronteranno con il pubblico in una riflessione sull’importanza delle favole nella società contemporanea; e ci saranno ospiti che si presenteranno in più vesti diverse, come Licia Troisi, che incontrerà i visitatori sia come autrice di bestseller fantasy venduti in tutto il mondo che come appassionata astrofisica.
Un’altra prerogativa della Fiera che emerge dal programma disponibile sul
sito
sono i tributi. Saranno numerosi, tutti di grande qualità e tutti costruiti in modo da rispettare fedelmente lo schema dell’alfabeto. Alla lettera J, per esempio, brillerà il mito intramontabile di Jane Austen, che – a 150 anni dalla morte – sarà al centro di quattro ritratti d’autrice, firmati da narratrici d’eccezione come Sophie Kinsella, Clara Sanchez, Simonetta Agnello Hornby e Sveva Casati Modignani. Concita De Gregorio omaggerà l’artista francese Dora Maar, Melania Mazzucco la fotografa svizzera Annemarie Schwarzenbach, Marco Belpoliti lo scrittore Primo Levi, mentre Filippo Timi festeggerà il settantesimo compleanno di Stephen King con un reading mozzafiato basato sulle pagine del romanzo Shining. Altre lettere dell’alfabeto saranno interamente consacrate al ricordo di Totò (la T) e dell’architetto Zara Hadid (la Z). Inoltre un ciclo di appuntamenti speciali racconterà l’exploit di quegli autori diventati famosi dopo la morte: si chiamerà Presenti/Assenti e raccoglierà approfondimenti sul fenomeno editoriale dell’anno Kent Haruf, su Mario Benedetti, su Lucia Berlin, sull’illustratore per ragazzi Richard Scarry.Un filone di appuntamenti molto ricco sarà quello riservato alla divulgazione scientifica. A Tempo di Libri si potrà incontrare e ascoltare la testimonianza della biologa e senatrice a vita Elena Cattaneo, del fisico e direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia Roberto Cingolani, si parlerà delle ricerche d’avanguardia nella lotta contro i tumori con Patrizia Paterlini-Bréchot, delle nuove frontiere della genomica con la giornalista Anna Meldolesi, di vaccini con Roberto Burioni e di neurobiologia vegetale con Stefano Mancuso (protagonista di uno degli eventi con cui Tempo di Libri festeggerà l’Earth Day). Ma ogni lettera, ogni incontro, ogni ospite apriranno nuove direzioni e accenderanno stimolanti suggestioni: dal futuro dell’architettura (con Gianni Biondillo) alla meraviglia dell’arte (con Philippe Daverio), dalla riflessione sulla politica (con tanti ospiti, tra cui il Presidente della Camera Laura Boldrini, l’ex-Presidente del Consiglio Enrico Letta e l’ex-sindaco di Milano Giuliano Pisapia) ai focus su grandi avvenimenti storici e sportivi accomunati dal numero 100 (il centesimo anniversario dalla Rivoluzione Russa e la centesima edizione del Giro D’Italia). Tempo di Libri sarà una Fiera che racconterà il nostro tempo, il presente: della letteratura, dell’editoria e della società. Per questo sarà anche una Fiera con tanti giornalisti: a cominciare dai quattro direttori dei principali quotidiani italiani protagonisti di una importante tavola rotonda sulla centralità delle pagine e dei dorsi culturali per i quotidiani (Mario Calabresi, Luciano Fontana, Maurizio Molinari e Guido Gentili) e proseguendo con Lirio Abbate, Francesca Borri, Toni Capuozzo, Tommaso Cerno, Marta Cervino, Ferruccio de Bortoli, Emiliano Fittipaldi, Alan Friedman, Peter Gomez, Gabriella Grasso, Domenico Quirico, Michele Serra, Beppe Severgnini, Luca Sofri, Alessandra Tedesco, Maria Elena Viola, Diego “Zoro” Bianchi.
Nei tanti incroci previsti tra formati, linguaggi e declinazioni editoriali, ci saranno attori (Fabrizio Gifuni, Gabriele Lavia), conduttori e personaggi televisivi (Daria Bignardi, Claudio Bisio), fumettisti, illustratori e maestri della satira (Tullio Pericoli, Vauro, Zerocalcare, il canadese Guy Delisle, Roberto Recchioni, sceneggiatore di Dylan Dog, nello spazio per i ragazzi). E ci sarà tanta musica, sempre riletta e reinterpretata secondo l’approccio della Fiera: a Tempo di Librisarà possibile incontrare Francesco Gabbani (l’artista che dal palco del Festival di Sanremo ha fatto ballare tutta l’Italia) ma anche Alejandro “Papu” Gomez (il calciatore dell’Atalanta che, complice un video su YouTube, sta facendo ballare tutto il web). E ci saranno – nelle vesti di autori – Federico Zampaglione dei Tiromancino, la manager Paola Zukar (vera e propria memoria storica del rap italiano), Riccardo Fogli, Mathias Malzieu dei francesi Dyonysos, il direttore d’orchestra Peppe Vessicchio.Sul sito si potrà consultare l’elenco completo degli appuntamenti di tutte e quattro le sezioni della Fiera. Oltre al programma generale (curato da Chiara Valerio), dunque, si potrà esplorare la ricca proposta dei programmi ragazzi (a cura di Pierdomenico Baccalario), professionale (Gianni Peresson) e digitale (Nina Klein). Altre rotte si apriranno quindi alla navigazione degli utenti. Nello spazio dedicato ai ragazzi, il ventaglio va dalle iniziative pensate per i più piccini e per i loro genitori (in collaborazione con Nati per leggere) a quelle per gli studenti delle scuole primarie e secondarie. Anche in questo caso ci saranno grandi ospiti stranieri (oltre a RJ Palacio, David Almond, Aidan Chambers, Peter Kuper), tantissimi autori italiani e soprattutto una fitta serie di workshop, laboratori e iniziative studiate per mettere i giovani lettori a contatto diretto con tutte le fasi in cui nasce un libro. Non mancheranno i personaggi più amati dai ragazzi, a cominciare da quel Geronimo Stilton che ogni mattina curerà una particolare rassegna stampa di notizie “troppo belle per essere false”. Nel programma professionale spiccano le approfondite analisi dei diversi segmenti di mercato (librerie, ebook, grande distribuzione, edicole…) e dei diversi tipi di lettori (compresi i “non-lettori”), gli approfondimenti su figure chiave della filiera come i traduttori e i revisori editoriali, gli appuntamenti dedicati al confronto con altri settori dell’industria editoriale e dello spettacolo (musica, audiovisivi, videogiochi). Sempre dedicato ai professionisti sarà il MIRC – Milan International Rights Center , un grande spazio riservato all’incontro tra i professionisti dell’editoria nazionale e internazionale in cui lavoreranno oltre 386 operatori, provenienti da 33 paesi. La caratteristica forte del programma digitale sarà invece la trasversalità. Non sarà ospitato in un luogo preciso della Fiera, ma si intreccerà con tutti gli altri percorsi, attraverso una serie di iniziative che animeranno gli stand, il Caffè Letterario e gli altri luoghi di Tempo di Libri: ci saranno happy hour sulla cittadinanza digitale, speed date per start up, presentazioni di premi sull’innovazione, letture al buio, social wall e altri appuntamenti incentrati sull’accessibilità al libro (in tutte le sue forme: dall’analogico al digitale).
Tempo di Libri non sarà solo una Fiera di libri. Come dimostra la ricchezza del suo programma, gli appuntamenti spazieranno dal recupero di antichi volumi preziosi (nello stand Aldus) all’analisi delle nuove frontiere aperte da ebook, audiolibri, letture su web e contaminazioni narrative transmediali. Un’apertura che è conformata dai tanti appuntamenti organizzati da altri protagonisti del mondo dell’editoria e della cultura in Italia. In Fiera saranno presenti con stand personalizzati e cicli di eventi tutti gli inserti letterari dei principali quotidiani italiani: la Lettura Corriere della Sera, Robinson la Repubblica, TuttoLibri La Stampa. Inoltre ci saranno cicli di incontri e laboratori organizzati da Il Post, Rivista Studio, Nuovi Argomenti, Donna Moderna, Topolino, Pagina 99, Sale&Pepe, Focus Junior, Focus Pico, Icon Design, TheFlr arrivando fino al provocatorio mix di satira e news di Lercio.it. Anche ilLibraio.it avrà un suo stand, che ospiterà la redazione e racconterà in diretta la manifestazione sui social network. Un altro filone parallelo sarà quello degli eventi organizzati in collaborazione con molti grandi festival culturali e letterari italiani: a Tempo di Librici saranno Lucca Comics & Games, Isola delle Storie Gavoi, Festival della Mente di Sarzana, pordenonelegge, Lezioni di Storia, #FLA Pescara Festival e molti altri. Infine, nella copertura delle grandi eccellenze italiane, non poteva mancarne una che è invidiata in tutto il mondo: la cultura del cibo. Questa sarà rappresentata da numerosi incontri nel programma generale (con chef e ospiti famosi come Antonino Cannavacciuolo) e da un grande spazio enogastronomico di 700 metri quadrati riservato, Tempo di Libri A Tavola, in cui si terranno incontri, laboratori di cucina e momenti di degustazione.C’è un ultimo grande blocco di iniziative che gli utenti di www.tempodilibri.it troveranno disponibile sul sito: gli appuntamenti del Fuori Tempo di Libri a Milano città e nella sua Città Metropolitana. Quando scende il sole, Tempo di Libriproseguirà infatti in città e nella provincia, grazie alla collaborazione di decine di realtà locali (bar, ristoranti, circoli, teatri, musei, librerie e biblioteche con aperture straordinarie, gli aeroporti di Malpensa e Linate con un esperimento di bookcrossing ). Anche in questo caso, l’appassionato di libri e lettura potrà dunque costruirsi un ricchissimo percorso, inseguendo le proprie passioni personali: passando dall’incontro con Fleur Jaeggy al Centro Svizzero ai grandi eventi in esclusiva per la prima edizione di Tempo di Libriin collaborazione con RadioCity – Diego Bianchi “Zoro” con il suo Zoro Live con tutta la banda di Gazebo di Rai3 (Makkox, Marco Damilano e Andrea Salerno) e Webnotte condotto da Ernesto Assante e Gino Castaldo, con ospiti scrittori e cantanti tra cui Piero Pelù, Samuel, Manuel Agnelli, Michele Bravi, Federico Zampaglione e Max Paiella, dalle letture di classici romanzi a sfondo milanese al Teatro Elfo Puccini con Radio3 alla festa per i 60 anni di Bollati Boringhieri al Planetario, da un musical a una cena d’autore fino a 23. Resistenze. Come la radio e i libri aiutano a resistere , una grande maratona di letture con scrittori e dj musicate in diretta da Saturnino.
Published on April 08, 2017 00:46
April 7, 2017
Tolkien e l'Italia ospite a "Nostos - Festival del viaggio e dei viaggiatori, Noto (SR) 20-23 aprile
La bellissima città barocca di Noto, in Sicilia, ospiterà un doppio appuntamento dedicato a Tolkien e il suo mondo all'interno di Nostos - Festival del viaggio e dei viaggiatori , in programma dal 20 al 23 aprile. L'evento è promosso da Naxoslegge e Soroptmist Club Val di Noto in collaborazione con Comune di Noto, Distretto Turistico del Sud-Est, Archivio di Stato di Noto, I.I.S. Matteo Raeli di Noto, Liceo Caminiti di Giardini Naxos, Archeoclub di Noto, di Siracusa, di Naxos- Taormina-Valle Alcantara, Museo dei Viaggiatori in Sicilia e Casa Museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide, Festival del Paesaggio, Tolkeniano Collection e Associazione Collezionisti Tolkeniani Italiani-Smial della Tolkenian Society. All'interno del Festival, la Cerimonia di consegna del Premio ai Custodi della Bellezza intitolato a Khaled Al-Asaad.
Il Festival e Tolkien
Con Nostos (νόστος), gli antichi greci indicavano il ritorno a casa o in patria, il viaggio che alla mente riporta l'Ulisse omerico. La prima edizione del Festival si tenne lo scorso anno e fu dedicata al secondo centenario della pubblicazione del primo volume del Viaggio in Italia (Italienische Reise) scritto dallo scrittore, poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe. Quest'anno tra i protagonisti del Festival ci sarà anche il professor Tolkien e il suo viaggio in Italia nell'agosto 1955, a Venezia e Assisi, e nel 1966 quando, in crociera con sua moglie, passò davanti l'isola di Stromboli. Gli appuntamenti previsti nel cartellone del Festival saranno due e concentrati nella giornata di venerdì 21 aprile.
Alle 10.30, presso l'I.I.S. Matteo Reali, si terrà l'incontro Viaggio nelle Terre di mezzo. Omaggio a Tolkien nel cinquantennale della prima pubblicazione in Italia del Signore degli anelli. Dopo i saluti del Dirigente Scolastico, Concetto Veneziano, interverrò sul tema assieme a Cinzia Spatola (Soroptmist Club Val di Noto) e Fulvia Toscano (Naxoslegge).Alle 16.30, invece, presenterò il mio libro Tolkien e l'Italia (Il Cerchio, 2016) nella bella cornice dell'Archivio di Stato di Noto. Dopo i saluti del Direttore, Concetta Corridore, ne discuteranno con me Marinella Fiume (scrittrice e Pres. Soroptmist Club Val di Noto) e Fabio Granata (Dir. Distretto Turistico del Sud-Est). Il tutto coordinato da Fulvia Toscano (Dir. Art. Naxoslegge). Per l'occasione, in collaborazione con Associazione Collezionisti Tolkeniani italiani e Tolkieniano Collection, sarà possibile vedere l'esposizione In viaggio con Tolkien. Tra fumetti e cartoon .
Noto - La Cattedrale PROGRAMMA
GIOVEDÌ 20 Aprile, Riserva di VendicariMasseria Costanza a Tenuta di VendicariART OUVERTURE ore 19.00 "Navigando la terra con spirito di mare" omaggio di Luigi CamarillaPRESENTAZIONE DI NOSTOS 2017(su invito)
VENERDI 21 Aprile, Noto
I.I.S. Matteo RaeliOre 10.30 - “Viaggio nelle Terre di mezzo”. Omaggio a Tolkien nel cinquantennale della prima pubblicazione in Italia del Signore degli anelli.Saluti del Dirigente Scolastico, Concetto Veneziano, interviene Oronzo Cilli - Coordinano Cinzia Spatola (Soroptmist Club Val di Noto) e Fulvia Toscano (Naxoslegge)
Ore 12.00 - “Tradurre il Viaggio” - Presentazione del progetto “Per Interposta Persona” a cura delle classi IIIAL, IIIAS, IVAS del Liceo Caminiti di Giardini NaxosCoordinano Roberto Litteri e Carmelina Longo (Liceo Caminiti di Giardini Naxos) con la supervisione di Mariavita Cambria (DICAM-UniMe)
Archivio di StatoOre 16.30 - Saluti del Direttore, Concetta CorridorePresentazione del libro "Tolkien e l'Italia" (Il Cerchio Editore) con la prima traduzione italiana del Viaggio in Italia dell'autore. Con il curatore, Oronzo Cilli, intervengono Marinella Fiume (scrittrice e Pres. Soroptmist Club Val di Noto) e Fabio Granata (Dir. Distretto Turistico del Sud-Est). Coordina Fulvia Toscano (Dir. Art. Naxoslegge)Per l'occasione, in collaborazione con Associazione Collezionisti Tolkeniani italiani, sarà proposta l’Esposizione"In viaggio con Tolkien. Tra fumetti e cartoon" a cura di Oronzo Cilli.
SABATO 22 Aprile
Palazzolo AcreideIn viaggio per i Musei del Sud-EstOre 10.30 - Visita Guidata al Museo dei Viaggiatori in Sicilia a cura del Direttore Francesca Gringeri PantanoOre 12.00 - Visita Guidata alla Casa Museo Antonino Uccello a cura del Direttore Lorenzo Guzzardi
NotoPalazzo NicolaciOre 16.30 - Presentazione del libro "In viaggio tra Mediterraneo e Storia" (Edizioni di Storia) di Carlo Ruta e Sebastiano Tusa. Con gli autori, intervengono Fabio Granata e Lorenzo Guzzardi.
Ore 18.30 - Custodire la Bellezza nelle Terre del Sud-Est Saluti del Sindaco del Comune di Noto, Corrado Bonfanti, e dell'Assessore alla Cultura, Sabina PangalloConversazione con Ray Bondin (Unesco), Fabio Granata (Distretto Turistico Sud-Est), Lorenzo Guzzardi (Casa Museo Antonino Uccello), Costanza Messina (Distretto Culturale Sud-Est, Festival del Paesaggio), Sebastiano Tusa (Soprintendenza del mare, Regione Siciliana). Coordina Fulvia Toscano
Ore 20.00 - Cerimonia di consegna del Premio "Custodi della Bellezza" intitolato a Khaled Al-AsaadSarà insignito del Premio, alla memoria, Enzo Maiorca, alla presenza della famiglia e delle autoritàInterverrà il Maestro Turi Azzolina, artefice del premio
DOMENICA 23 Aprile
Siracusa- Ipogeo di Piazza DuomoOre 10,30 - Visita guidata alla mostra "Siracusa. Immagini e Immaginario. Verso un Museo della Cttà" Organizzato da Archeoclub di Siracusa, da un'idea di Fabio Granata e con la curatela di Francesca Pedalino.
Orde 12,00 - Conversazione don Lilian Dufour, Direttrice culturale dell'evento
Evento che vede il contributo di Masseria Costanza a Tenuta di Vendicari, Roma100 Libreria del Teatro – Ortigia, Liber Libri, Marpessa, Trattoria Ducezio, Ristorante Liberty, Geranio Sicilian food and drink, Cantina Modica.
Published on April 07, 2017 09:39
Tolkien, pipe e tabacco: le marche e i modelli preferiti dall'autore del Signore degli Anelli
Quante volte avete visto fotografie che ritraggono Tolkien con la sua immancabile pipa? Una passione che ritrovate anche nei suoi libri, dal Signore degli Anelli allo Hobbit , con l’erba-pipa fumata da hobbit, stregoni, raminghi e nani. Ma, una delle domande che spesso ricevo da appassionati fumatori tolkieniani è: quale era la marca di pipa utilizzata da Tolkien e quale il suo tabacco preferito?
Dunhill Bruyere 1940Come modello di pipa, anche se non è attestato in nessuna fonte diretta, è possibile da diverse fotografie che lo ritraggono con l'immancabile tubo risalire al tipo di pipa, la Dunhill, realizzata in Inghilterra e che vede diversi modelli in base agli anni di produzione. Tra quelli che avrebbe potuto utilizzare Tolkien ci sono: la Bruyere (1910), la Root (1930) o la Tanshell (1953).Alfred Dunhill inaugurò nel 1906 a Londra il suo primo negozio di pipe e ben presto divenne un marchio conosciuto in tutto il mondo. Per Dunhill, la sua pipa “Deve essere utile, deve essere affidabile, deve essere bella, deve durare e deve essere il meglio nel suo genere.”
Dunhill Tanshell 1969
Dunhill RootLe prime pipe in radica furono prodotte nel 1910 e nel 1915 fu posto sul bocchino in vulcanite il tipico punto bianco per indicare al fumatore quale parte del bocchino andava tenuta verso l’alto. Con la pipa era presente anche un certificato di garanzia che lasciò il posto, qualche tempo più tardi, al codice che ne indicava l’anno di manifattura. Oggi, i modelli Dunhill sono molto ricercati, soprattutto quelli prodotte nel periodo compreso tra il 1920, anno del trasferimento dalla Francia a Londra della compravendita delle teste, e il pensionamento del fondatore, nel 1928.
Più facile individuare le marche di tabacco giacché Tolkien ne utilizzava diverse e di queste vi sono tracce documentali e ricordi di amici e familiari. Nei vari ricordi dei figli, si citano le marche Cavendish, Players e il Capstan Original Navy Cut. Le scatole in metallo di quest'ultime erano spesso sparse in casa e utilizzate per raccogliere oggetti diversi. Il suo biografo Hunphrey Carpenter, durante un'incontro con Tolkien, notò sparse nello studio confezioni di tabacco Players e Three Nuns. Ma tra le tante, il più usato fu certamente il tabacco Capstan. Adam, figlio di Christopher e nipote di Tolkien, ad un appassionato rispose che “il tabacco scelto dal professor Tolkien fu il Capstan Medium Navy Cut e che questo fu anche il tabacco preferito da Christopher fino a quando non smise di fumare". In una foto, che lo ritrae già in tarda età, Tolkien è seduto ad una panchina a Oxford, con la pipa nella mano sinistra e sul bracciolo una scatola di Blue Capstan.
Mentre è nota una fattura del 3 marzo 1972, della Southern Cigar Co. of 40 The Parade, Canford Cliffs, Poole, in cui si legge l’acquisto di un barattolo di Capstan, e l’appunto firmato da Tolkien: “Quite Correct, and; I apologize for neglect and many troubles”.I figli John e Priscilla, scrissero in “The Tolkien Family Album (pp. 55-6) che nel suo studio, sulla scrivania trovavano posto il vaso in legno marrone scuro per il tabacco, una Toby Jug , una brocca di ceramica con la forma di una persona seduta oppure una di una persona riconoscibile (spesso un re inglese), che conteneva le sue pipe e una grande ciotola con la cenere della pipa che svuotava regolarmente.
Di sicuro, per un periodo a partire dal 1958, fumò anche del tabacco olandese Van Rossem, dopo il suo viaggio a Rotterdam per presentare il suo Lord of the Rings ospite della famosa libreria Voorhoeve and Dietrich. Al suo ritorno, l'8 aprile 1958, scrisse al suo editore e amico Rayner Unwin:Nella patria del fumo, la pipa sembra aver preso piede. C’erano pipe d’argilla sul tavolo e grandi scatole di tabacco – fornito, penso, dalla ditta Van Rossem. I muri erano ornati con manifesti della Van Rossem con le pipe per gli gobbi, in tre qualità: Foglia di Pianilungone, Vecchio Tobia e Stella del Sud. Van Rossem da allora mi ha mandato pipa e tabacco! Ho portato via uno dei manifesti. (Lettera n. 206,)
Una passione che coltivò fino alla fine dei suoi giorni, come ebbe modo di scrivere al caro amico Christopher Wiseman, con lui membro dei T.C.B.S ai tempi della King Edward's School a Birmingham, in una lettera del 24 maggio 1973, pochi mesi prima di lasciare questa terra::
Dopo essere stato sottoposto ai raggi X per un esame di tutto il mio organismo (con ottime diagnosi in generale) mi hanno tolto il vino e messo a dieta; ma ho ancora il permesso di fumare e di bere distillati di malto, se voglio. (Lettera n. 350)La passione per la pipa “ereditata” dai suoi personaggiÈ noto di come Tolkien abbia riversato il suo amore per la pipa e il tabacco nei suoi libri con la creazione dell’erba-pipa. Nel secondo capitolo del Prologo della Compagnia dell’Anello ,, A proposito dell'erba-pipa, Tolkien scrisse:
E’ bene qui far cenno di un’altra originale abitudine degli Hobbit: solevano aspirare o inalare, con pipe di legno o di argilla, il fumo proveniente dalla combustione di certe foglie che chiamavano erba-pipa o foglia-pipa e che probabilmente erano una varietà di quella che noi chiamiamo Nicotiana.
Un gran mistero avvolge le origini di questo strano costume, o “arte”come la chiamano gli Hobbit. Tutte le notizie che fu possibile procurarsi, le riunì in un libro Meriadoc Brandibuck (Signore della Terra di Buck), e data la parte importante che tanto lui quanto il tabacco del Decumano Sud occupano in questo libro, è opportuno citare l’introduzione della sua opera intitolata L’Erborista della Contea.
“E’ questa un’arte”, sostiene, “che possiamo certo dire di aver inventata noi. Quando gli Hobbit incominciarono a fumare nessuno lo sa; tutte le leggende e storie di famiglia ne parlano come di una abitudine esistita da sempre. Da secoli le genti della Contea fumavano vari tipi di erbe, le une amare, le altre più dolci. Un fatto sicuro è che il primo a coltivare l’autentica erba-pipa nei suoi giardini, ai tempi di Isengrim Secondo, verso l’anno 1070 secondo il Calendario della Contea, fu Tobaldo Soffiatromba di Pianilungone. Le varietà prodotte in quella regione, come la Foglia di Pianilungone, il Vecchio Tobia e la Stella del Sud, sono tuttora le più pregiate.
“Il Vecchio Tobia non volle mai svelare, nemmeno in punto di morte, dove scoprì quella pianta. Sapeva tutto sulle erbe, ma non era un gran viaggiatore. Pare che da giovane si recasse spesso a Brea, e certo non si allontanò mai più di tanto dalla Contea. E’ dunque possibile che sentisse parlare della pianta a Brea dove, ora perlomeno, cresce molto bene sulle falde delle colline. Gli Hobbit di quella regione pretendono infatti di essere stati i primi a fumare; sostengono di aver fatto tutto prima o meglio della gente della Contea, che chiamano “abitanti delle colonie”; e su questo punto credo che abbiano probabilmente ragione. Fu certo da Brea che l’arte di fumare l’autentica erba-pipa si è diffusa recentemente fra i Nani, i Raminghi, gli Stregoni, i viaggiatori che attraversavano quella regione e fra altre genti ancora. Il centro e nucleo di sviluppo di quest’arte fu così l’antica osteria di Brea Il Puledro Impennato, di proprietà della famiglia Cactaceo da tempo immemorabile.
“Ciò nonostante, dalle ricerche compiute da me personalmente durante numerosi viaggi nel Sud, risulta che detta erba non è originaria delle nostre parti; credo provenga invece dall’Ovesturia, e che fu poi da lì portata dagli Uomini, attraverso il Mare. A Gondor è abbondante, più folta e profumata che non a nord, dove non cresce spontanea e per sopravvivere e fiorire ha bisogno di luoghi caldi e riparati come Pianilungone. Gli Uomini di Gondor la chiamano dolce galenas, e ne apprezzano solo la fragranza dei fiori. Forse, nei secoli tra la venuta di Elendil ed i giorni nostri, fu trasportata verso nord lungo il Verdecammino. Persino i Numenoreani riconoscono che gli Hobbit furono i primi a metterla in una pipa. Prima di noi nemmeno gli Stregoni vi avevano pensato, benché uno di loto che conoscevo tanto tempo fa avesse appreso questa nostra arte e la praticasse, come tutte le altre arti che conoscevo, alla perfezione”. (pp. 53-54)
Lo Hobbit, invece, si apre e si chiude il fumo della pipa. In apertura troviamo un ignaro Bilbo Baggins seduto fuori Bag End mentre
Bilbo e Gandalfdi David Wenzel“Buon giorno!” disse Bilbo; e lo pensava veramente. Il sole brillava e l'erba era verdissima. Ma Gandalf lo guardò da sotto le lunghe sopracciglia irsute ancora più sporgenti della tesa del suo cappello.
“Che vuoi dire?” disse. “Mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no; o che ti senti buono, quest'oggi; o che è un giorno in cui si deve essere buoni?”.
“Tutto quanto” disse Bilbo. “È un bellissimo giorno per una pipata all'aperto, per di più. Se avete una pipa con voi, sedetevi e prendete un po' della mia erba-pipa! Non c'è fretta, abbiamo tutto il giorno davanti a noi!”. E Bilbo si sedette su un sedile accanto alla porta, incrociò le gambe e fece un bell'anello grigio di fumo che salì in aria senza rompersi e si librò sopra la Collina.
“Graziosissimo!” disse Gandalf. “Ma stamattina non ho tempo di fare anelli di fumo. Cerco qualcuno con cui condividere un'avventura che sto organizzando ed è molto difficile trovarlo”.
E si chiude con la visita di Gandalf e Balin a Bag End alcuni anni dopo le note vicende di Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia:
Gandlaf, Bilbo e Balindi David Wenzel
Il vecchio Governatore aveva fatto una brutta fine. Bard gli aveva dato molto oro per aiutare la gente del lago, ma essendo di quella razza che prende facilmente certe malattie, egli cadde in potere del drago e, presa con sé la maggior parte dell'oro, fuggì, e morì di fame nel Deserto, abbandonato dai suoi compagni.“Il nuovo Governatore è un tipo più saggio,” disse Balin "e molto popolare, perché, naturalmente, si prende tutto il merito dell'attuale prosperità. Stanno componendo canzoni che dicono che ai suoi giorni l'oro “corre a flutti”.“Allora le profezie delle vecchie canzoni si sono rivelate vere, più o meno!” disse Bilbo.“Ma certo!” disse Gandalf. “E perché non dovrebbero rivelarsi vere? Certo non metterai in dubbio le profezie, se hai contribuito a farle avverare! Non crederai mica, spero, che ti sia andata bene in tutte le tue avventure e fughe per pura fortuna, così, solo e soltanto per il tuo bene? Sei una bravissima persona, signor Baggins, e io ti sono molto affezionato; ma in fondo sei solo una piccola creatura in un mondo molto vasto!”.
“Grazie al cielo!” disse Bilbo ridendo, e gli porse la borsa dell’erba-pipa.
E se Tolkien fosse stato un protagonista dei suoi racconti cosa avrebbe amato fumare? Quasi sicuramente la varietà di Pianilungone, come ebbe modo di scrivere anni dopo la pubblicazione del Signore degli Anelli . Infatti, il 12 settembre 1965, il fondatore della Tolkien Society americana, Dick Plotz, gli chiese la disponibilità a diventare loro socio e, qualora fosse d'accordo, ad indicare anche il suo nome "hobbit". Tolkien accettò l'invito e in chiusura della lettera scrisse:
Personalmente, in quanto inveterato fumatore di pipa sarei felice di accettare il nome di un cittadino di Pianilungone; o se desiderate accordarmi una dignità più elevata (alla quale ho diritto per i miei anni anche se misurati sulla lunghezza della vita degli gobbi), cittadino di Pietraforata. (Lettera n. 276)Tolkien, quindi, avrebbe scelto di appartenere: per il suo amore per il tabacco al villaggio di Pianilungone, situato nel Decumano Sud e con le piantagioni della miglior erba-pipa; oppure, per via della sua età e quindi del rango, a Pietraforata il villaggio ai piedi dei Bianchi Poggi nel Decumano Ovest che, ospitando la residenza del sindaco, rappresentava una specie di capitale della Contea.
Su quali effetti, poi, avesse su Tolkien il fumare la pipa, mi piace pensare che fossero gli stessi che ritroviamo in un passo del quarto capitolo ‘La caccia all’Anello’ dei ‘Racconti incompiuti’:
Gandalf di Alan LeeIl Consiglio si riunì a Gran Burrone, e Gandalf se ne stette seduto in disparte, silenzioso ma intento a fumare sfrenatamente (cosa che mai aveva fatto prima in occasioni del genere), mentre Saruman parlava contro di lui dicendo che non bisognava seguire il parere di Gandalf e lasciare ancora tranquillo Dol Goldur. Ma il silenzio e il fumo di Gandalf parvero irritare assai Saruman, il quale, prima che il Consiglio sciogliesse, disse a Mithrandir: “Qui si discute di cose di grande momento, e mi meraviglia alquanto che tu ti balocchi con il tuo fumo e fuoco, mentre altri fanno discorsi seri”. Ma Gandalf rise e replicò: “Non te ne meraviglieresti, se usassi tu stesso quest'erba. Costateresti allora che sbuffando fumo la tua mente si libera delle ombre che contiene. E comunque, ti permette di avere la pazienza necessaria per prestare orecchio senza irritarti a propositi senza senso”. Comunque, non è un mio balocco. Si tratta di un’arte dei Piccoletti che vivono laggiù all’Ovest: gente degna e allegra, anche se forse ha scarso peso nei tuoi alti disegni”. (p. 526)
Tolkien, tabaccaio per una volta
Piccola curiosità legata alla passione di Tolkien per il tabacco. Nel luglio 1929, Tolkien collaborò con l’Istituto Linguaphone di Londra registrando due lezioni che furono poi inserite nel corso di apprendimento della lingua inglese dell'omonima Società londinese nel 1930 e commercializzato in tutto il mondo. Le conversazioni registrate da Tolkien furono la numero 20, At the Tobacconist's, e la numero 30, Wireless. Entrambe videro la voce di Tolkien e Arthur Lloyd James, Professore di Fonetica all'Università di Londra e curatore dell'intero corso di apprendimento. In At the Tobacconist’s, Tolkien legge l’introduzione e interpreta il tabaccaio che serve il cliente.Nell’introduzione, Tolkien dice:
Se qualcuno mi chiedesse quali vetrine ho trovato più interessanti a Londra, troverei molto difficile rispondere. Mia moglie, lo so, sarebbe andata tutta a favore delle stoffe, delle modiste, e dei gioiellieri. Mio figlio maggiore sarebbe andato per i negozi di articoli sportivi, con le loro mazze da golf, racchette da tennis, mazze da cricket, e palloni da calcio. I bambini avrebbero proposto il negozio di giocattoli ... e io ... beh, devo confessare di avere un debole per la vetrina del tabaccaio. Non che io fumi molto, ma c'è qualcosa di affascinante nel vedere le piccole pile ordinate di diversi tabacchi colorati, le pipe in radica finemente levigate, le scatole attraenti di sigari e sigarette. Se fumate una pipa, si può scegliere tra decine di eccellenti marche di tabacco da pipa; se siete appassionati di sigari, allora si può acquistare a qualsiasi prezzo ci si può permettere di pagare; e se si preferisce le sigarette, allora si possono avere le Virginia, le turche o le egiziane, a seconda di quale piacciono. Le sigarette Virginia sono, naturalmente, quelle fatti di tabacco americano. I cerini sono buoni e convenienti, e troverete tutti i tipi di articoli per fumatori, quali borse da tabacco, sigari e sigarette, accendini, e così via, in una vetrina di ogni tabacchi. Molti tabaccherie, soprattutto in periferia, sono allo stesso tempo edicole, cartolerie, e librai, in modo che si possono anche acquistare libri, riviste, giornali, cartoline illustrate, e altre cose - carta da lettere, buste, e così via.
Ascolta QUI l'intero audio con le voci originali di Tolkien e Arthur Lloyd James.
QUI se volete saperne di più sul Linguaphone.
Nel 2015, il grande artista Arcangelo Ambrosi -Wood Artworks ha realizzato una copia della pipa di Tolkien in edizione speciale numerata e limitata a 30 pezzi. La numero uno è nella mia collezione e la si può vedere QUI .
Libri consultati
Carpenter, Humphrey, La realtà in trasparenza. Bompiani, 2001
Scull, C. e W. Hammond, The J.R.R. Tolkien Companion and Guide, HarperCollins, 2006
Tolkien, John e Priscilla, The Tolkien Album Family, HarperCollins, 1992.
Tolkien, J.R.R., Racconti incompiuti, Bompiani, 2013
Id. La compagnia dell'anello, Bompiani, 2012
Published on April 07, 2017 08:17
March 24, 2017
Beren and Luthien arriva il 1 giugno 2017
L’uscita era prevista inizialmente per il 4 maggio 2017, ma l’Harper Collins ha fatto sapere che il nuovo libro di J. R. R. Tolkien,
Beren and Luthien
, arriverà nelle librerie il prossimo 1 giugno.La pubblicazione arriva in un anno ricco di anniversari tolkieniani tutti meritevoli di essere ricordati, dal 125° anniversario della sua nascita (1892) all’80° della pubblicazione di The Hobbit, quest’ultimo celebrato dall’HarperCollins con un’edizione facsimile davvero eccezionale. Ma nel 2017 ricorre anche il 100° anniversario dell’evento che diede vita a questo racconto che il figlio Christopher porterà all’attenzione degli appassionati. Fu tra fine maggio e inizi di giugno 1917 che Tolkien compose la prima versione della Storia di Luthien Tinuviel, come scrisse nel 1964 a Christopher Bretherthon:
«Questo accadde in un boschetto con un vasto sottobosco di cicuta (senza dubbio c’erano anche molte altre piante) vicino a Roos a Holderness, dove mi trovai per un certo periodo mentre ero nella Humber Garrison.» (Lettera 257, 1964)
Per Tolkien, questa storia aveva un significato molto profondo e intimo, dove i due protagonisti incarnavano lui e sua moglie Edith, che ne fu l’ispiratrice anche se Tolkien, in vita, non la chiamò mai con quel nome. La storia d’amore più bella di tutto il legendarium, la storia d'amore tra il mortale Beren figlio di Barahir e Luthien figlia di Melian e Thingol del Doriath durante la Prima Era, si legò all’autore e a sua moglie fino agli ultimi giorni della loro vita.Dopo la morte, avvenuta nel novembre 1971, Edith fu sepolta nel cimitero di Wolvercote, Oxford, e Tolkien cominciò a pensare alla sua tomba e a ciò che voleva che ci fosse scritto. In una lettera al figlio Christopher del luglio 1972, scrisse:
L’iscrizione che mi piacerebbe è
EDITH MARY TOLKIEN
LUTHIEN1889 – 1971
Breve e semplice, tranne che per Luthien, che per me significa molto più di un lungo discorso: perché lei era (e sapeva di esserlo) la mia Luthien.Dimmi pure quello che pensi, senza riserve, di questa aggiunta. Ho iniziato questa lettera spinto da una grande commozione e un grande rimpianto e in ogni caso sono afflitto di quando in quando (sempre di più) da un enorme senso di perdita. Ho bisogno di consiglio. Tuttavia spero che nessuno dei miei figli penserà che usare questo nome sia una fantasia sentimentale Non è paragonabile all’uso che nei cimiteri si fa di nomignoli. Non. ho mai chiamato Edith Luthien – ma era lei l'ispiratrice della storia che poi è diventata la parte principale del Silmarillion. È stata concepita per la prima volta in una piccola radura piena di cicuta a Roos nello Yorkshire (dove per qualche tempo fui comandato in una base della Guarnigione Humber nel 1917, e lei riuscì a venire a stare con me per un po'.) In quei giorni i suoi capelli erano corvini, la sua pelle chiara, gli occhi più brillanti di quanto voi li abbiate mai visti, e sapeva cantare e ballare. Ma la storia e finita male, e io sono stato abbandonato e non posso invocare l’inesorabile Mandos. (Lettera 340, 1972)
Quando nel 1973 è venuto a mancare Tolkien, questi è stato sepolto assieme a sua moglie Edith e i figli hanno aggiunto sulla lapide l’iscrizioneJOHN RONALDREUEL TOLKIENBEREN1892 – 1973Questa nuova pubblicazione vedrà due versioni rilegate di 304 pagine: la prima rilegata con sovraccoperta e la seconda in edizione deluxe con cofanetto. Entrambe saranno arricchite dalle illustrazioni del grande Alan Lee.
Qui potete preordinare la vostra copia rilegata o deluxe da Amazon Italia oppure Amazon UK.
Nota dell’editore ingleseThe tale of Beren and Lthien was, or became, an essential element in the evolution of The Silmarillion, the myths and legends of the First Age of the World conceived by J.R.R. Tolkien. Returning from France and the battle of the Somme at the end of 1916, he wrote the tale in the following year.
Essential to the story, and never changed, is the fate that shadowed the love of Beren and Lthien: for Beren was a mortal man, but Lthien was an immortal Elf. Her father, a great Elvish lord, in deep opposition to Beren, imposed on him an impossible task that he must perform before he might wed Lthien. This is the kernel of the legend; and it leads to the supremely heroic attempt of Beren and Lthien together to rob the greatest of all evil beings, Melkor, called Morgoth, the Black Enemy, of a Silmaril.
In this book Christopher Tolkien has attempted to extract the story of Beren and Lthien from the comprehensive work in which it was embedded; but that story was itself changing as it developed new associations within the larger history. To show something of the process whereby this legend of Middle-earth evolved over the years, he has told the story in his father's own words by giving, first, its original form, and then passages in prose and verse from later texts that illustrate the narrative as it changed. Presented together for the first time, they reveal aspects of the story, both in event and in narrative immediacy, that were afterwards lost.
Articoli consigliati-. Beren e Lúthien a 100 anni dall’ispirazione sul sito TolkienItalia-. Il 4/5/2017 svelata la storia di Beren e Lúthien sul sito AIST-. Beren and Lúthien sul sito di Christina Scull e Wayne Hammond-. Beren and Lúthien, a centenary publication sul sito di John Garth
Published on March 24, 2017 09:06
March 18, 2017
Il pub preferito da Tolkien, Lewis e Co. si rinnova nel 2018
La città di Oxford si prepara a regalare un 2018 sotto il segno di J. R. R. Tolkien. Infatti, dopo l’annuncio della grande mostra promossa dalla Bodleian Library, dal primo giugno al 28 ottobre, in onore dell’autore del Signore degli Anelli dal titolo Tolkien: The Maker of Middle-earth (con annessa pubblicazione), dalla città inglese giunge un nuova notizia davvero interessante e riguarda il pub Eagle and Child. Il locale che a Oxford non è un semplice luogo dove mangiare e bere dell’ottima birra ma è un’istituzione per gli amanti di Tolkien, Lewis, Barfield, Williams e non solo.Ma andiamo con ordine, e prima di raccontare cosa gli accadrà, è bene fare qualche accenno sulla sua storia.
Prima i realisti e poi l’aquila
L’edificio piccolo e stretto fu probabilmente utilizzato durante la guerra civile inglese (1642-49) per gli alloggi del Cancelliere dello Scacchiere (Chancellor of the Exchequer, antico titolo del ministro del governo britannico con responsabilità di Ministro delle Finanze), ricoperta da Sir John Colepeper MP (1642-43) e Sir Edward Hyde (1643-46, ). Nel 1642, infatti, allo scoppio della guerra civile inglese la città fu scelta quale capitale della fazione dei Cavalier, i Realisti che seguivano re Carlo I il cui nome fu dato in tono dispregiativo dallo schieramento opposto, i Parlamentaristi, che gli additavano di essere beoni, frivoli e licenziosi. Al suo interno, ovviamente, era allocato il luogo dove i soldati realisti ricevevano la paga. Come sostengono alcuni, però, la data di costruzione dell’edificio è però attestata al 1650 e la sua collocazione fuori le mura alimenta il dubbio sulla storia ufficiale dell’assegnazione.Certa invece la prima attestazione del nome del pub, 1684, Eagle and Child e si narra che derivi dal crest del Conte di Derby (nome di famiglia Stanley) che vede un aquila con un bambino nella culla e che si riferisce alla storia di un bambino nato nobile perché trovato in un nido d’aquila (
C. S. Lewis - J. R R. Tolkien - A. O. Barfield - C. W. S. WilliamsIl Bird and Baby e gli InklingsMa l’Eagle and Child", come scrivevo, non è un luogo qualsiasi. Tra gli anni Trenta e Cinquanta, un gruppo di amici molto particolare si vedeva il martedì per pranzare assieme e tra loro: J. R. R. Tolkien, Charles Walter Stansby Williams, Clive Staples e Warnie Lewis, Adam Fox, Roger Lancelyn Green , Robert Emlyn Havard (era anche il medico personale di Tolkien e Lewis), Ronald Buchanan McCallum, George Sayer , Arthur Owen Barfield e Christopher Tolkien.Gli incontri erano fissati il martedì a pranzo nel pub anche chiamato "Bird and Baby” e il gruppo si era dato il nome di nome "Inklings" con Tolkien che amava anche definirlo "il nostro circolo letterario di poeti di mestiere". Scopo degli incontri era il discutere, leggere i propri scritti e quant'altro avesse a che fare con la loro produzione letteraria, davanti ad una o due pinte di buona birra. (Come recita una parte del menù del locale). In quel luogo si sono lette ad alta voce, per esempio, le prime bozze delle Cronache di Narnia e del Signore degli Anelli. Personalmente, in questo luogo ci sono stato ogni anno a partire dal 2003 e con me ho sempre riportato ricordi bellissimi e qualcosa anche di “

La vendita del pub e il futuro prossimo
Con l’obiettivo di riequilibrare il proprio portafoglio delle proprietà, nel dicembre 2003 l’University College cedette l’immobile per 1,2 milioni di sterline al St John College, proprietario anche del pub di fronte il Lamb and Flag. Attualmente a gestire l’Eagle and Child è la catena Nicholson’sma di pochi giorni fa la notizia che il pub subirà dei cambiamenti che si preannunciano davvero interessanti. In base alla proposta presentata dal St John College all’Oxford City Council, pub verrà ampliato e ammodernato con zone ben distinte tra il mangiare e il bere. Le modifiche si estenderanno anche al numero 51 (oggi è il solo 49), compresi lo spazio oggi occupato dal Greens caffè e i piani superiori, oggi vuoti, che vedranno sette camere con bagno e una suite.Il progetto vede la collaborazione tra il St John College e la società Young che a Oxford gestisce il King’s Arms in Holywell Street, l’Angel and Greyhound in St Clement’s Street e il Blue Boar in Chipping Norton.Per l’economo del St John College, Prof. Andrew Parker, il progetto rispetterà la storia del luogo (“con la connessione al gruppo letterario degli Inklings”) ma permetterà ai visitatori non solo di bere e mangiare ma anche di poter usufruire di una sistemazione in albergo. La chiusura dei lavori è prevista per il 2018, Annus mirabilis per la Oxford tolkieniana!Fonte: Tolkien Society e Oxford Mail.
Published on March 18, 2017 02:38
March 14, 2017
La Bodleian Library annuncia una mostra e un libro su Tolkien "senza precedenti" per giugno 2018
La Bodleian Library pubblicherà nel Tolkien: The Maker of Middle-earth, un libro che accompagnerà il prossimo anno una grande mostra dedicata a J. R. R. Tolkien che si terrà presso la Biblioteca.
Catherine McIlwaineLa mostra, in programma nel mese di giugno 2018, sarà caratterizzata da una collezione senza pari di manoscritti di Tolkien, lettere, illustrazioni e altro materiale conservato negli archivi della Bodleian e molti dei quali non sono mai stati esposti al pubblico. L’esposizione, e il libro che l’accompagnerà, è stata definita da Samuel Fanous, il responsabile per le pubblicazioni della Bodleian, "senza precedenti" e capace di portare i lettori “ben oltre di ciò che conoscono”.Tolkien: The Maker of Middle-earth, uscirà nell’estate 2018 e sarà curato dall’archivista della Bodleian Catherine McIlwaine e fornirà una più profonda comprensione di Tolkien come autore e creatore. Tra il materiale incluso, le illustrazioni mai viste prima di Tolkien, suoi manoscritti e "lettere di ammiratori tra cui W. H. Auden, Joni Mitchell e Iris Murdoch".
Il libro sarà venduto dalla Bodleian in tutti i paesi di lingua inglese, mentre HarperCollins manterrà i diritti di traduzione.
Si consiglia: Bodleian Library Fonte: Tolkien Society
Bodleian Library
Published on March 14, 2017 23:39






