Miki Monticelli's Blog, page 11
September 4, 2014
Dal 9 settembre…
Ciao a tutti e bentornati…
Come vi avevo già anticipato trovate in libreria dal 9 settembre - settimana prossima! - l’edizione Piemme Junior Besteller de:
Lo Stregone dei Venti!
Ecco qui a fianco la copertina che non ha perso assolutamente nulla rispetto a quella della prima edizione, che ne dite?
Per chi l’ha già divorato, bè, non c’è nulla che possa aggiungere, piaciuto o no; per tutti gli altri… ecco un minuscolo assaggino:
“Immagino che voi siate l’Evede… Savebbe anche il caso, ovmai, che qualcuno pvendesse in mano le vedini di tutto quanto. Ma pevdonate la mia mala cveanza. Mi pvesento: il mio nome è Veginaldo Albevto Valfvedo II, fu Ve di ValLunga, ValFosca e Tantacque” disse solennemente lo scheletro e, con il tono di un sorriso di condiscendenza, fece un breve inchino. Nel farlo però, l’avambraccio si staccò e piombò a terra con un tonfo sordo. Cassandra non poté più trattenersi. Emise un lamento e cadde all’indietro, perdendo conoscenza.
Se ne avete ancora voglia dopo aver incontrato lo scheletro di un fu Re con l’erre moscia… bè, buona lettura, e fatemi sapere!
A presto,
;-)
June 8, 2014
Minuterie…
Ciao a tutti e prima di tutto scusate questo mio lungo silenzio…. Chi è passato di qui negli ultimi tempi si sarà chiesto che ne fosse stato di me… viva, morta, in forma amorfa o ameboide… ma una serie di cose mi ha tenuta lontana da queste pagine e spero di poter riprendere da ora con più frequenza… comunque, voglio ri-partire con un breve aggiornamento dei lavori WIP (i work in progress) e un minuscolo cambiamento…
Il primo aggiornamento è una bellissima notizia:
Lo Stregone dei Venti uscirà in edizione Piemme Junior Bestseller!!!
Quindi quelli tra voi che al momento non lo trovano dovrebbero riuscirci a settembre. Comunque vi farò sapere con esattezza più avanti la data di uscita. C’è tempo, direi. :D
A proposito dello Stregone e del suo seguito, di cui alcuni fra voi continuano a chiedermi con insistenza (gradita da parte mia, non temete!), devo però dirvi che l’editore ha deciso di farlo attendere — come avevate capito da soli, immagino, visti i tempi ciclopici — quindi al momento… non saprete come continuano le avventure di Ambaradan, Cassandra, Saltapicchio e, bè, gli altri che infestano le pagine della nuova storia. Incrociamo le dita e speriamo per il futuro…
Quanto alle minuterie di cui nel titolo, alludevo alla rigolina sotto la testata. L’avete vista? Ho cambiato la frase del geniale Alfred (Hitchcock) che ci ha accompagnato sinora e che diceva:
“C’è qualcosa di più importante della logica: l’immaginazione”
per dar voce al buon vecchio Lloyd Alexander, che forse non molti tra voi conosceranno perché la sua saga per ragazzi della terra di Prydain, in Italia non è stata interamente tradotta (ma se cercate bene, potreste ancora trovare in Salani Il Libro dei Tre, da cui a suo tempo fu tratto il disneyano ‘Taron e la Pentola Magica‘). È sua in un’intervista, credo, la frase:
“Fantasy is hardly an escape from reality. It’s a way of understanding it”
e per chi non conoscesse neppure un pochino d’inglese la traduzione approssimativa è: “Il fantasy rappresenta difficilmente una fuga dalla realtà. È piuttosto un modo di comprenderla”.
Se quindi un regista del calibro di Hitchcock ci dava la sua idea dell’importanza della logica e dell’immaginazione (la sola logica non ci porterebbe che alla pura analisi, l’immaginazione permette di ‘inventare’ e ‘sognare’ in modo costruttivo, usando poi la logica per realizzare), Alexander osserva una cosa vera che, oserei dire, è ovvia per i lettori e gli autori di fantasy, ma potrebbe essere quanto mai inaspettata per tutti gli altri. Il fantastico ci offre una chiave di lettura del mondo, senza trascurare temi universali, mantenendo però un’accessibilità più ampia di altri generi…e ci lascia un’apertura alle possibilità di incredibile vastità che possiamo sfruttare in ogni campo…. il che potrebbe aprire un argomento a parte!
Insomma, ecco qui, per il momento ho finito. Se vorrete ci leggiamo presto,
Passo e chiudo. ;-)
January 15, 2014
Profezie, eletti e… eroi
Dunque, dunque, dunque… eccomi a un altro sproloquione dei miei. Mi hanno suggerito un po’ di tempo fa di affrontare l’argomento “profezie” (ringraziate pure Piero per questo papiro!!!) e la prima cosa che dirò è che… trovate sicuramente molti articoli in merito in rete, alcuni dei quali molto ben fatti, e trovate anche tantissime opinioni e tanti modi di vederla, ai quali quindi vado solo ad aggiungere il mio. Troppo male non farà…
Detto questo, non so se le profezie e i predestinati vi piacciano o no, ma a volte rischiano di essere sovra-utilizzati o sovra-stimati in ambito fantasy, quindi focalizzerò per un istante l’attenzione su alcuni dettagli che spesso sono trascurati da chi li vorrebbe inserire in una storia. Dal punto di vista dello scribacchino, infatti, profezie ed eletti hanno pro e contro, come ogni cosa.
Punto primo: Sfaterò forse un mito, quindi sedetevi e respirate profondamente, ma anche se molte storie fantasy sono ricche delle suddette profezie e dei succitati ‘eletti’ – perché le profezie non possono fare a meno, pare, di puntare il dito contro qualcuno che si trova investito di enormi e soverchianti doveri e responsabilità – in realtà in nessun fantasy c’è necessità di una profezia. Magari sembra più facile partire da un antico oracolo, ma spessissimo non lo è affatto. Se lo si mette è perché l’idea piace ma, proprio per questo, deve avere il suo senso interno alla storia e non star lì solo perché ‘è così terribilmente fantasy’. Quella profetica infatti, non è una scelta che si può fare esclusivamente per aggiungere colore a una storia. Una profezia s’impiccia della storia, intossicandola fino alle sue radici. In effetti è quasi sempre frutto della brutta abitudine di qualcuno a voler sapere prima come andranno le cose… Ergo una profezia che si rispetti servirà a qualcosa di macroscopico (il tipico salvare il mondo, come pure predirne la distruzione ne sono solo esempi) e qualcosa di minore, almeno apparentemente. Ma per chi scrive la parte minore è la più importante. Può far maturare il protagonista, può farlo cambiare, metterlo in riga… sceglie chi ne scrive, ma deve servire a qualcosa a parte prevedere foscamente un futuro che gronda sangue e far tremare come gelatina le viscere del lettore, altrimenti è del tutto inutile.
Punto secondo: una profezia impone alcune scelte di carattere ‘sovrannaturale’. In un fantasy questo appare estremamente facile, visto che spesso si parla di magia. In ogni caso essa deve provenire da qualche parte, da una sorta di medium che vedeva il futuro attraverso una sfera di cristallo o in sogno, da Nostradamus, da qualcuno che ha viaggiato nel futuro e ha visto cosa accadrà, da una divinità che dispensa la sua saggezza (se vi piacciono i fantasy che mescolano il mondo degli dei a quello degli uomini). Comunque, occorre un legame forte con ‘il destino’. E questo apre un inquietante nonché filosofico passaggio sul Fato, sulla sua esistenza e su ciò che questo può significare nella nostra storia per i personaggi che vi credono… perché se prendiamo una ‘vera profezia’ e le diamo importanza fondamentale nel racconto, allora dovremo considerare che esiste in senso letterale un destino, quindi nulla di quello che l’eletto farà potrà alterarlo. Se non si fa attenzione, in questo caso, l’eletto stesso rischierà di muoversi come un soggetto programmato a distanza dagli eventi… il che gli toglierebbe il ruolo di protagonista che invece in genere ha. La visione che si sceglie scegliendo il tipo di profezia, quindi, dovrà far parte della storia nello stesso modo in cui ne fa parte la sfilza di rime più o meno baciate che si usano per annunciare il futuro. Insomma: se si inserisce una profezia occorre fare attenzione alle implicazioni perché ci diamo da soli dei confini, anche se apparentemente impalpabili.
Punto terzo: Fortunatamente una profezia ci lascia anche qualche libertà. È infatti generalmente antica e criptica, tanto che semina sempre dubbi sulla sua interpretazione a proposito del da farsi e della persona o delle persone di cui parla. Altrimenti sarebbe come una ricetta medica: prendere una tisana di mirtillo due volte al giorno dopo i pasti e il problema – qualunque sia, persino il cattivo che vuole cancellare il Natale – sarà risolto, il che non fa al caso nostro. La libertà che le profezie lasciano all’autore è limitata ma c’è. Si può scegliere in una rosa di opzioni a cascata. Esempi? Il presagio può essere noto solo a pochi o a tutti, anche al nemico (che tenta in quel caso di intralciare i piani dell’eletto); può essere noto o meno al fortunello in questione (che potrebbe sentirsi come un topo in un labirinto). E se ne è a conoscenza, occorre avere chiaro cosa pensa della profezia. Potrà affidarcisi totalmente, accettarla e seguirla come una mappa del tesoro, potrà sentirsi investito del dovere come una sorta di sacro cavaliere o rifiutarla con sdegno; avrà insomma a sua disposizione molte scelte, ma in ogni caso avrà una spada di Damocle che gli pende sulla testa e questo è il punto focale. Perché di solito le profezie non dicono tutto. Sono dannatamente reticenti.
Detto questo, che vale abbastanza in generale, è piuttosto chiaro qual è la cosa più importante. L’eroe.
Lo chiamo eroe e non ‘eletto’ o ‘predestinato’ perché come ho detto prima, una storia fantasy non deve contenere necessariamente una profezia. Men che meno un predestinato. È la mia opinione, sia chiaro! Doveri e soverchianti responsabilità (se fanno parte della storia) possono venire dal passato del nostro personaggio; da errori commessi da lui o da altri (i nostri errori ci rendono quel che siamo, non è così che diceva qualcuno?) e a cui egli vuole tentare di riparare; da ingiustizie subite e che vuole evitare altri subiscano. Il senso di obbligo che proviene dall’alto o da un destino superiore può provenire da ben altri obblighi, imposti dalla sua storia o da una serie pressoché infinita di possibilità. Inoltre la bellezza dell’uomo qualunque che trova in sé il coraggio di fare qualcosa di straordinario contro ogni aspettativa, persino sua, ha un fascino se possibile ancora maggiore. La profezia dunque non è indispensabile. E così l’eletto.
Ma lo è l’eroe.
Immagino di trovare tutti d’accordo nel dire che un ‘buon’ eroe (non necessariamente un eroe buono) è irrinunciabile per una buona storia. E quindi guardiamo bene questo ‘eroe’. Innanzitutto bisogna capirsi su cosa si intenda per eroe. Nella mitologia ad esempio era spesso qualcuno nato da una divinità e un essere umano e per questo dotato di capacità sovrannaturali con cui compiva gesta incredibili. Questo diminuiva il valore delle sue scelte? Compiva quelle gesta perché sapeva di potercela fare senza grande pericolo? Perché cercava la gloria? L’attenzione da parte del suo superiore genitore? O forse cercava l’accettazione da parte degli uomini? Che valore poteva avere per qualcuno così superiore agli altri uomini il loro riconoscimento? O magari sentiva la responsabilità del potere che possedeva? A voi la scelta di come interpretare le cose, ma in ogni caso, col passare del tempo, la parola ‘eroe’ è diventata un termine usato per descrivere chi lotta con grande coraggio e generosità, fino a sacrificarsi in prima persona per una ragione o un ideale che ritiene giusto.
Ora, siccome parliamo di fantasy, potete tranquillamente avere un eroe semi-dio se gestite con attenzione la trama, tuttavia, a meno di non voler andare a ripescare l’umanizzazione delle divinità, esse sarebbero incomprensibili per la piccola mente degli uomini, rendendo in parte incomprensibile anche lui, distante e difficile da comprendere per gli altri personaggi della storia. Il soggetto ha del fascino ma è estremamente difficile, molto più di quanto sembra a prima vista. Quindi mettiamole da parte e ‘smitizziamo’ l’eroe.
Se il nostro personaggio non è un semi-dio può avere determinate capacità che provengono dal suo lignaggio, da qualche caso fortuito o da capacità o difetti suoi, perché no? Se nel mondo fantasy che creiamo c’è magia può essere particolarmente capace in questo ambito o essere un guerriero che può avere, nella migliore tradizione, una spada dai poteri incredibili, o magari essere solo uno spadaccino abilissimo o un arciere leggendario. Considerate Robin Hood un eroe, scommetto, ma non aveva alcun ‘superpotere’, anzi, se prendiamo la cosa alla lettera, era un brigante… In realtà quindi il nostro personaggio non ha bisogno nemmeno di poteri speciali, o di ‘gadget’ modello Excalibur per essere un ‘eroe’, nemmeno in un libro fantasy… gli basta lottare con coraggio e generosità dedicandosi a qualcosa di importante… gli eroi dell’antichità erano chiamati così perché compivano gesta, non perché avevano grandi capacità e poteri sovrannaturali anche se quelli, magari, permettevano loro di sopravvivere… non fu un superpotere a salvare Perseo da Medusa, ma la sua intelligenza.
Non sto per questo dicendo che valga la pena eliminare tutti i riferimenti ‘speciali’, i poteri, le predestinazioni, o le armi leggendarie da un racconto fantastico, anzi. Sto solo dicendo che non sono sempre necessarie. E che vanno scelte con oculatezza. Misurate e dosate, perché queste scelte influenzano la storia e come la raccontiamo.
Se si vuole parlare di un eroe, insomma, prima di tutto occorre guardarlo da una diversa angolazione rispetto al fatto che sia figlio di una divinità o nato da una pietra o che so io. In effetti, altri non è che un personaggio della storia, spesso quello principale ma non sempre; è innegabilmente necessario in un intreccio fantastico, è un cardine dello svolgersi degli eventi, ma è un personaggio. E bè, anche ‘personaggio’ è una strana parola, curiosa. Viene dal latino persona, che a quel che mi risulta proviene dall’etrusco phersu, che stava per ‘maschera’. Questo dice molto su ciò che è un personaggio e su come viene percepito. Possiamo dire che ogni personaggio ha un ruolo all’interno della storia e, per quel ruolo, indossa una determinata maschera, ma a meno che non ci riferiamo alla Commedia dell’Arte, coi suoi ruoli ben definiti e i personaggi fissi, ogni maschera ha intagli e sfaccettature tali che nessun eroe è uguale al precedente. La sua storia e il suo passato lo definiscono.
Quello che si fa scrivendo del nostro benedetto eroe, allora, è guardare dietro la maschera. Che la indossi come una protezione o che la porti senza saperlo, l’eroe ne ha una e per farlo conoscere a chi legge dobbiamo spezzarla, frantumarla. Solo a quel punto mostreremo non il personaggio ma la persona, con le sue debolezze, e potrà essere l’eroe che affronta tutto per amor di giustizia, l’eroe che non vuole essere un eroe ma si decide a fare un passo avanti perché non c’è altra scelta. O perché non c’è nessun altro che lo farà al posto suo. L’eroe che vuole riscattarsi da un tremendo passato o quello che capisce solo a un certo punto di voler cambiare strada e ha il coraggio e la forza per farlo. Ma non qualcuno che non ha incertezze e che sa tutto. Perché l’eroe è quello che si smarca dal destino che gli è stato cucito addosso, quando necessario. Che non accetta il ruolo che il mondo in cui vive gli attribuisce e viaggia metaforicamente da solo. E che si è abituato a opporsi a ciò che disapprova, anche se ciò lo esclude da tutto e da tutti.
Sì, lo so. Un personaggio così è difficile da delineare senza scadere nell’ovvio, nel banale e nel trito o nel lacrimoso privo di senso, ma vale la pena provarci. E per un eroe del genere, a parer mio, una profezia non cambia nulla. È una pura scelta di chi racconta. Piace o non piace ma di sicuro non c’è da abusarne. Perché in ogni caso deve essere l’eroe (in senso letterario e non) che decide la sua storia, che qualcuno l’avesse previsto o no. Fino alla fine.
L’eroe infatti è quello che traccia un sentiero. Apre una pista per gli altri.
Sarà per questo che, a meno di non poterle usare in modo insolito o per un percorso particolare di ‘crescita’, perché servono in qualche modo nella gestione degli eventi o possono essere difficilmente interpretate, o magari perché sono servite per dare speranza prima dell’arrivo dell’eroe, non uso troppo le profezie e gli eletti. Sono cose, da un certo punto di vista, passive, che vengono subite dai personaggi e non fatte.
Mi piace di più pensare a questi personaggi difficili da tratteggiare, ‘gli eroi’, perché scelgono da soli cosa fare e perché dietro le loro maschere non sono perfetti, non sono senza macchia e ancor meno sono senza paura, perché sanno cosa significa essere codardi ed essere traditori, magari, e lo stesso sono quelli che nel momento critico si alzano e vanno a lottare da soli contro una tempesta dalla quale tutti gli altri, persino quelli che li hanno additati e condannati, certi di tutto, fuggono.
Per concludere, ciò che è più importante, secondo me, è che sono loro che scelgono e non che vengono scelti. Antiche profezie o no. Altrimenti sarebbero solo burattini in mano al destino. O, nel nostro caso, al folle scrittore alla sua scrivania…
December 17, 2013
Regalini di Natale
Salve a tutti, sono ancora viva… tanto per la cronaca…
E come regalo di Natale ecco una piccola anticipazione del libro che dovrebbe uscire anno prossimo: qualche esperimento personalissimo di grafica 3D a proposito della città sotto assedio (grafica 3D di cui sono una novizia autodidatta e si vede!).
Trovate anche un bonus… per l’affetto con cui tornate sempre a curiosare su queste pagine! Spero che vi piacciano o almeno, vi incuriosiscano un po’!
Insomma,
Buon Natale, uno strepitoso 2014 a tutti voi e… buona anticipazione!
PS: Trovate i disegni anche nell’apposita sezione “Scarabocchi – Marklant“
October 7, 2013
Perch�� fantasy…
Potrei dire: ���…e perch�� no?���
A sorpresa (potete sospirare di sollievo ;-) ) sar�� breve.
Prima per�� voglio sfatare il mito che soltanto scrivere sia una cosa creativa. Anche leggere lo ��. Leggendo si immagina, si colma con la nostra personale fantasticheria ci�� che non viene detto tra le righe. Si modella un ambiente, si danno volti a personaggi senza che siano stati scelti da altri, si esplorano epoche lontane o possibilit�� improbabili, ci apriamo all���imponderabile e si vive un���avventura nella quale ciascuno di noi assegna pesi diversi a diverse frasi e avvenimenti, a seconda della propria sensibilit��, delle proprie esperienze e dei propri gusti (ovviamente). E se non �� una cosa creativa questa…
Ma per venire al punto, forse dovremmo pensare che:
���Il mondo[…] si sta rimpicciolendo in proporzione inversa ai suoi mezzi di espansione; sicch��, pi�� aggiungiamo alla sua superficie, pi�� esso si riduce.��� ��� E. Wharton, Introduzione a�� Storie di Fantasmi, Newton Compton
Il che �� vero ancora oggi… Pi�� abbiamo la possibilit�� e i mezzi per guardare lontano, pi�� �� facile parlare con qualcuno all���altro capo del mondo in un battito di ciglia, vedere cosa c����� ai tropici, sapere cosa vi sta accadendo adesso o parlare con un astronauta in orbita intorno alla terra, pi�� forse rimane difficile immaginare altro. La curiosit�� non si alimenta nell’attesa o durante un viaggio lento e faticoso, viene spenta subito.
Per questo ancor pi��, secondo me, abbiamo bisogno (e in alcuni casi andiamo a cercare) del fantastico. Ecco perch�� orizzonti pi�� ampi, frontiere da esplorare, pericoli sconosciuti da affrontare, atmosfere inafferrabili e cose inquietanti e incomprensibili…
Siamo tutti un po��� Ulisse, no?
:D
Perché fantasy…
Potrei dire: “…e perché no?”
A sorpresa (potete sospirare di sollievo
) sarò breve.
Prima però voglio sfatare il mito che soltanto scrivere sia una cosa creativa. Anche leggere lo è. Leggendo si immagina, si colma con la nostra personale fantasticheria ciò che non viene detto tra le righe. Si modella un ambiente, si danno volti a personaggi senza che siano stati scelti da altri, si esplorano epoche lontane o possibilità improbabili, ci apriamo all’imponderabile e si vive un’avventura nella quale ciascuno di noi assegna pesi diversi a diverse frasi e avvenimenti, a seconda della propria sensibilità, delle proprie esperienze e dei propri gusti (ovviamente). E se non è una cosa creativa questa…
Ma per venire al punto, forse dovremmo pensare che:
“Il mondo[...] si sta rimpicciolendo in proporzione inversa ai suoi mezzi di espansione; sicché, più aggiungiamo alla sua superficie, più esso si riduce.” – E. Wharton, Introduzione a Storie di Fantasmi, Newton Compton
Il che è vero ancora oggi… Più abbiamo la possibilità e i mezzi per guardare lontano, più è facile parlare con qualcuno all’altro capo del mondo in un battito di ciglia, vedere cosa c’è ai tropici, sapere cosa vi sta accadendo adesso o parlare con un astronauta in orbita intorno alla terra, più forse rimane difficile immaginare altro. La curiosità non si alimenta nell’attesa o durante un viaggio lento e faticoso, viene spenta subito.
Per questo ancor più, secondo me, abbiamo bisogno (e in alcuni casi andiamo a cercare) del fantastico. Ecco perché orizzonti più ampi, frontiere da esplorare, pericoli sconosciuti da affrontare, atmosfere inafferrabili e cose inquietanti e incomprensibili…
Siamo tutti un po’ Ulisse, no?
August 15, 2013
Le invenzioni del fantasy
Dunque, lo so che fa caldo, ma era da un po’ che non vi facevo annoiare con qualche discorso sul genere di cui prevalentemente mi occupo, il fantastico (e magari speravate che mi fosse passata, dite la verità! Ahivoi, temo di dovervi deludere, damigelle e messeri!), e stavolta vorrei iniziare il mio sproloquio facendovi una domanda:
‘Che c’entrano le invenzioni con il fantasy?’
Mi è capitato che mi facessero questa domanda un po’ di tempo fa, a dire il vero con aria vagamente superiore, quasi seccata. Sono rimasta un po’ perplessa, però non mi sono persa d’animo e ho provato a spiegarmi. Bè, non è stata cosa facile. Ci avrei messo probabilmente meno a scrivere un intero libro e per questo ora vi trovate davanti il solito papiro… Il punto principale della mia perplessità è che per me quello del fantastico è un territorio così vasto da ospitare tutto, e con tutto intendo davvero tutto.
Quindi partiamo dalla domanda e da come si intende la parola ‘invenzione’. Si può pensarla come qualcosa di puramente letterario, l’invenzione magica o simili, letteralmente la trovata particolare, ma si può anche pensare all’invenzione come viene identificata più recentemente. Ovvero come ritrovato tecnologico, la famosa lampadina di Archimede Pitagorico e, anche in quel caso, può essere al servizio di questo genere come lo è di qualsiasi altra cosa…
Forse la penso così perché, per quel che mi riguarda, tra i miei strumenti di lavoro quotidiano ci sono ‘possibilità’ e ‘assurdo’. Si deve forse scrivere le sole cose ‘reali’ nel senso tangibile del termine? Si devono forse solo immaginare storie ‘vere’ o più correttamente, apparentemente più plausibili…? Se così fosse, Ulisse non avrebbe mai accecato Polifemo e molte fantastiche invenzioni (tecnologiche o meno) non avrebbero mai visto la luce. Questo perché il pensiero creativo è utile e direi indispensabile in ogni ambito della vita! Anche nel campo del fantasy, il fulcro è sempre l’umanità e la psicologia del personaggio, per quanto inumano possa essere… per il resto non c’è alcun punto fermo se non quelli che gli autori stessi via via definiscono. È possibile invece esplorare moltissimi punti di vista da cui spesso non guardiamo le cose e che invece l’impossibilità apparente di questo genere ci aiuta a vedere in modo più intuitivo. In primo luogo però dovremmo essere consapevoli che non ci sono punti immutabili in niente, nemmeno nella scienza (che non è un blocco inalterabile ma è viva, a questo serve la ricerca), di cui definiamo continuamente nuovi confini. Tanto per citare una frase di Asimov che credo di avervi già detto:
“In ogni secolo gli esseri umani hanno pensato di aver capito definitivamente l’Universo e, in ogni secolo, si è capito che avevano sbagliato. Da ciò segue che l’unica cosa certa che possiamo dire oggi sulle nostre attuali conoscenze è che sono sbagliate” – da Grande come l’universo, Saggi sulla scienza.
Il che ci fa sorridere perché è una verità ovvia. Dicevamo che il mondo era una frittella finché qualcuno non ha dimostrato che invece era sferico; ci consideravamo al centro del sistema solare prima che qualcuno dimostrasse che invece lì c’era il sole e che noi gli facevamo il giro intorno e così via. Se prendiamo matematica e geometria, nello spazio a due dimensioni valgono certe regole, in quello a tre se ne aggiungono altre, in quello a quattro altre ancora.
È lo stesso col fantastico. O meglio, con l’invenzione in genere.
Quando sir Arthur Conan Doyle, inventore di Sherlock Holmes, gli faceva studiare e riconoscere a occhio la cenere sulla giacca del sospettato, notare il tipo di fango sulle scarpe e le migliaia di minuscoli indizi che agli altri sfuggivano, oltre a ispirarsi, se ben ricordo, a un suo professore, faceva qualcosa di nuovo e non considerato fino ad allora. Portava al limite il pensiero logico-deduttivo. Era qualcosa che appariva ‘esagerato’ allora, anche se poi si è sviluppata l’analisi scientifica delle prove… all’epoca quindi in realtà Arthur Conan Doyle, che non aveva a disposizione strumenti come quelli attuali, stava facendo qualcosa di più che scrivere un giallo con approccio alla CSI. Scriveva di un’invenzione. Lo stesso faceva Verne col suo Nautilus in campo fantascientifico, e solo per citare una delle sue trovate più famose.
Questo per dire che spesso sembriamo dimenticare che ciò che chiediamo all’autore che prova a raccontare una storia è di fare sotto i nostri occhi una sorta origami. Da un foglio di carta, tramite piegature e incastri, creare qualcosa di ingannevole che al nostro cervello ricordi un cigno o magari un ranocchio. Ovvero: creare un’ illusione. E di più, un’illusione ‘attendibile’.
E questo a ogni scrittore, a maggior ragione uno scrittore di fantasy.
Per quel che riguarda me, si può dire che quando descrivo un mondo mi sento un po’ come un prestigiatore, che cerca di distrarre l’attenzione dello spettatore dal vero trucco per fargli guardare altro, in modo che non si accorga dell’inganno. Comunque la vogliate vedere, il prestigiatore e, ancora meglio, l’illusionista cerca sempre trucchi nuovi, tuttavia non può inventarne nessuno se prima non ha appreso bene come fare i ‘vecchi’; lo stesso vale per il fantastico e chi ci si diletta. Impiegare del tempo a conoscere i ‘vecchi trucchi’ non è una perdita ma un grandissimo valore. Con un bel po’ di preparazione i vecchi trucchi riescono sempre e sempre stupiscono e divertono, perché sono dei classici. E, proprio per questo, chi vi ricorre deve essere sciolto, bravo. Imbrogliarci. Renderci impossibile scovare il trucco. Questo gli chiediamo assistendo al suo spettacolo. Anche se sappiamo che lo sta facendo, anzi proprio per questo.
Descrivere strane ‘invenzioni’, quindi, significa saper raccontare storie di gusto completamente nuovo (ma anche storie di gusto del tutto vecchio) solo quando ci si è esercitati abbastanza col trucco della moneta ovvero con le cose già raccontate – coi classici del genere e non solo – e quando si è trovato il proprio sistema di farlo in modo accettabile. Ma per sapere cosa è già stato raccontato bisogna leggere tanto e farsi un’idea propria o, preferibilmente, molte idee.
Un po’ di tempo fa in un’intervista mi hanno chiesto una definizione di fantasy e sebbene ce ne siano molte, l’unica semplice ed essenziale per me resta una sola; se si racconta una storia che ha anche solo un dettaglio insolito, apparentemente inspiegabile o ‘magico’ e che mescola queste caratteristiche con altre a noi invece ben note, allora siamo di fronte a un fantasy. Ve ne sono di diversissimi, li si possono nominare in cento modi diversi, distopie, fantasy epici, dark o come volete, ma sempre di fantasy si tratta! E come artigiani di questo genere, possiamo scegliere di gettarci a scoprire nuove strade o seguire quelle maestre ma non possiamo far finta che non esistano mille e mille strade percorse già da altri nemmeno se non le usiamo, perché ogni invenzione si nutre della strada fatta sino a quel momento. Prima di riuscire a costruire una macchina dovrò aver capito come funziona la ruota, insomma, e un bel po’ di altre cosucce…
Nel nostro caso nessuno di noi parte dall’inizio dei tempi, prima che la prima storia fosse raccontata e chi ascolta ha già sentito tantissimo. Come chi assiste a uno spettacolo del prestigiatore ha già visto centinaia di volte il trucco della moneta. O chi va a teatro ha già visto centinaia di volte Shakespeare o Pirandello ma non per questo rinuncia a vederne nuove interpretazioni.
Quindi, se decidiamo di avventurarci su una di quelle strade, di fare un nostro origami, pieno di citazioni o no, pieno di originalità o no, dobbiamo cercare di farlo in modo ‘leale’; purché rispettosamente, potremo ‘citare’ le nostre fonti di ispirazione facendo loro un silenzioso omaggio senza aver paura della nostra ombra, e potremo ‘giocare’ con le cose con cui altri prima di noi hanno giocato, perché solo così potremo divertirci e far divertire.
Alla fine voi sapete benissimo quel che state guardando e chi fa l’origami non cerca di farvi credere che il cigno che ha realizzato è fatto di piume e penne vere. Vi mostra solo una figurina, magari fatta con la carta di una caramella, ma bellissima comunque. Vi mostra la sua piccola invenzione in sé, magari minuscola, e spera che vi piaccia. Ecco tutto.
Quindi, se avete resistito sino a questo punto senza assopirvi, la mia risposta alla domanda all’inizio dell’articolo è: “sì, l’invenzione c’entra col fantasy. Anzi, il fantasy è invenzione, e deve sfruttare invenzioni, per definizione”. Ma questa è la mia risposta.
Alla prossima!
July 16, 2013
Interludio giornal-postprandiale
Mancavano da un po’ le mie sciocche ‘pepite’, vecchie e assurde parentesi imputabili non solo al post-pranzo universitario e alle improbabili mutazioni meteo ma anche alle molte ore di studio e lavoro! Proprio per questo ho pensato di colmare la lacuna con lo scritto a seguire, che mi sembra cadere a pallino visto il caldo che risorge entusiasticamente, almeno da queste parti. Non fate troppo caso al linguaggio finto-simil-scientifico, in qualche modo serve allo scopo e, in ogni caso, sarà breve.
Oh, per i palati delicati aggiungo che non si tratta di una storia orrorifica, né fantasmatica come alcune delle altre in archivio. Spero che vi gusterete l’ironia!
[Estratto dalla famosa testata giornalistico-scientifica ‘Scienza Dopodomani’]
I pesci danzanti
reportage di Favella Bene.
Periodo di gran cado fuori stagione nei pressi del noto lago Virivari, famosa località turistica del sud america. L’umidità rilevata, pari al 98%, permette ai pesci di restare a lungo, vivi, fuori dall’acqua, dedicandosi all’esplorazione dei dintorni tramite capriole e balzi che i locali hanno denominato ‘danza dei pesci’. Noti ricercatori che si trovavano in loco per le ferie hanno annullato le loro attività ricreative allo scopo di rintracciare l’origine di questo fenomeno e la causa più probabile sembra da attribuire alla dislocazione spazio-temporale la cui origine è stata rilevata con apposite strumentazioni in un granello di polvere siberiano giunto nella vicina città di Varaviri, con altri 50.000 esemplari rarissimi, per la mostra ‘Polvere da Collezione’ organizzata dal ricco filantropo Austerio Cocca Filardis.
Tale granello – nr. 2342 della raccolta, pag. 9013 del catalogo – detto ‘Granello Infernale’ a causa del colore rosso intenso che mostra al microscopio, parrebbe generare un vortice opposto alla forza di Coriolis con caratteristiche oscillatorie permanenti che influenza le acque del lago, cariche di particelle di ferro. Come ovvio le reciproche influenze stanno provocando un tunnel di calore ad alta densità che rende l’aria consistente e quasi liquida e la cui caratteristica peculiare risulta esprimibile mediante una semplice funzionalizzazione differenziale del gradiente di temperatura. L’eccezionale livello di umidità, alterando l’equilibrio naturale del lago Virivari e saturando l’aria, produce le surreali conseguenze descritte e rilevate sul comportamento dei pesci.
Sebbene gli effetti a breve termine non siano gravi, si temono danni di maggiore entità a lungo termine perché il fenomeno, seppure limitato localmente, sembra all’origine di quello che è stato chiamato ‘Anticiclone del Granello’, una bolla di caldo umido che tra breve avvolgerà l’intero sud america, alterando la movimentazione delle correnti d’aria nell’intero globo. Restiamo fiduciosi in attesa di sapere dagli scienziati come ciò influenzerà la meteorologia nel resto del mondo.
June 19, 2013
Qualche notiziola
Ok, ho qualche notizia, ma siccome sapete bene che non mi piace annunciare le cose se non sono sicura, magari vi sembrerà che lo faccia col contagocce… pazientate come faccio io e, in ogni caso, ecco la prima:
Il progetto di fantasy (YA, insomma dai 15 anni in poi) cui stavo da tempo lavorando su una città (per auto-citarmi) particolare, senza magia e con alcune stranezze – tra cui un assedio impossibile – dovrebbe constare di un paio di cicciosi volumi e probabilmente il primo vedrà la luce scaffalesca nella seconda metà del 2014. Non temete, vi terrò informati!
Per il resto siamo ancora al livello ‘stiamo lavorando per voi’, quindi, giusto per darvi un’idea…
C’è all’orizzonte un’intrigante possibilità…ma è ancora in continua mutazione; insomma, qualcosa bolle in pentola e potrebbe esserci una buona o forse addirittura ottima notizia su un altro fronte, ma ancora incrocio solo le dita e, nel caso, vi farò sapere!!!
Infine, come ‘notizia bonus che non è davvero una notizia’, visto che da diverso tempo in molti tra voi me lo chiedono sia nei commenti ai post sia in numerosissime e-mail private (sono lusingata, grazie mille!!!), vi posso confermare che, sì, sto lavorando al seguito de lo Stregone dei Venti a tempo pieno! Attenzione però, visto che non so ‘quando’ e soprattutto ‘se’ uscirà (e sottolineo SE), non fatevi idee di grandezza! Per ora mi diverto solo io! HAHAHA!!!
Ecco tutto quel che vi posso dire per il momento, quindi passo e chiudo… torno al lavoro sulle diverse nuove cosette a cui mi sto dedicando. Se volete potete fare come me e tenere incrociate le dita! Magari quelle dei piedi, se quelle delle mani sono già occupate… ri-haha! A presto, se vi va…
May 20, 2013
In attesa…
Salve a tutti!
So che è un po’ di tempo che non mi faccio sentire, ma aspettavo di potervi informare su possibili novità o progetti ‘in fieri’… quindi abbiate pazienza, sappiate che sto lavorando e magari, perché no, incrociate le dita per me!
Detto questo, volevo farvi notare che a margine, sulla destra, c’è un nuovo insieme di link, con i collegamenti ad alcuni incipit dei miei lavori (purtroppo non ci sono di tutti quelli della serie di Cornelia) che trovate da tempo online, reperibili sia dal sito di Piemme, e ora anche da qui… a voi che li avete già letti non importerà un fico secco, ma se non li avete ancora assaggiati magari potete vedere se l’argomento è di vostro gradimento, come pure se vi piace il mio modo di raccontare la storia!
A presto!


