L'Agnese va a morire Quotes
L'Agnese va a morire
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Renata Viganò3,461 ratings, 4.23 average rating, 319 reviews
L'Agnese va a morire Quotes
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“I tedeschi erano SS e paracadutisti Goering, avevano le mitragliatrici pesanti, i lanciafiamme, l'artiglieria, le armi automatiche. Erano molti, pareva che uscissero dalla terra, tanto si moltiplicavano le loro facce grige, inespressive e feroci, tanto si allungavano le loro file rigide, come fatte di legno: uomini di legno, e pareva impossibile che avessero dietro di loro un'infanzia, una casa, un paese dove erano nati. Sembravano creati così, adulti, armati, a serie, a reggimenti, pronti per fare la guerra. Gli piaceva fare la guerra, ma avevano paura dei partigiani, accettavano di combattere soltanto cento contro uno. Questa volta erano più di cento contro uno, potevano andare. E si mossero.”
― L'Agnese va a morire
― L'Agnese va a morire
“L'Agnese si sentiva male, e se ne meravigliava, lei che non conosceva né malattie né medicine. Seduta sulla panca zoppa dentro nella capanna, immaginò di essere per morire, che il cuore si arrestasse come una macchina inceppata. Le dispiaceva per quel suo grande corpo pieno di carne, che sarebbe rimasto lí, ingombrante, e per la buca fonda che i compagni avrebbero dovuto scavare: una fatica dura, con quel caldo, e la terra tanto asciutta. Pensava all'inutilità dei cadaveri, che bisogna vegliare, lavare, seppellire. Sarebbe bello che la morte li disfacesse, come distrugge i sensi, la ragione, la coscienza, la forza dell'individuo; quando uno muore non dovrebbe rimanere niente di lui, una nuvola, un respiro, e il posto vuoto dove è caduto.”
― L'Agnese va a morire
― L'Agnese va a morire
“In paese, nell'inverno, cominciarono ad arrivare dalla Germania le cartoline dei deportati. Erano tutte uguali: molto spazio per l'indirizzo del mittente e per quello del destinatario, diversi timbri e stampigli e simboli di grandezza del Reich, solo poche righe per la comunicazione. Ma le famiglie, ad ogni arrivo di posta, piangevano di gioia. Gli bastava quel nome, scritto da "lui" vivo. Lontano da non potersene neppure fare un'idea, chiuso in un campo di concentramento, ma vivo. Le cartoline erano di un mese prima, in quel mese poteva essere successo chi sa che, ma nessuno ci pensava. Le donne le baciavano, con tante lacrime, poi le infilavano negli sportelli della credenza di cucina, fra il vetro e la cornice, per averle sempre sotto gli occhi. Conservavano il senso di una presenza.”
― L'Agnese va a morire
― L'Agnese va a morire
“Un giorno, a un tratto, la libertà si fermò. Non aveva più voglia di camminare. Se ne infischiava di quelli che l’aspettavano, mancava all’appuntamento senza un motivo, come fanno gli innamorati già un po’ stanchi.”
― L'Agnese va a morire
― L'Agnese va a morire
“Una sera di settembre l’Agnese tornando a casa dal lavatoio col mucchio di panni bagnati sulla carriola, incontrò un soldato nella cavedagna. Era un soldato giovane, piccolo e stracciato. Aveva le scarpe rotte, e si vedevano le dita dei piedi, sporche, color di fango. Guardandolo, l’Agnese si sentí stanca. Si fermò, abbassò le stanghe. La carriola era pesante.
Ma il soldato aveva gli occhi chiari e lieti, e le fece il saluto militare. Disse: – La guerra è finita. Io vado a casa. Sono tanti giorni che cammino –. L’Agnese si slegò il fazzoletto sotto il mento, ne rovesciò le punte sulla testa, si sventolò con la mano: – Fa ancora molto caldo –. Aggiunse, come se si ricordasse: – La guerra è finita. Lo so. Si sono tutti ubriacati l’altra sera, quando la radio ha dato la notizia –. Guardò il viso del soldato e sorrise, un sorriso rozzo e inatteso sulla sua faccia bruciata dall’aria. – Io credo che i guai peggiori siano ancora da passare, – disse improvvisamente, con la rassegnata incredulità dei poveri; e il soldato si fregò le mani: era un ragazzo molto allegro.”
― L'Agnese va a morire
Ma il soldato aveva gli occhi chiari e lieti, e le fece il saluto militare. Disse: – La guerra è finita. Io vado a casa. Sono tanti giorni che cammino –. L’Agnese si slegò il fazzoletto sotto il mento, ne rovesciò le punte sulla testa, si sventolò con la mano: – Fa ancora molto caldo –. Aggiunse, come se si ricordasse: – La guerra è finita. Lo so. Si sono tutti ubriacati l’altra sera, quando la radio ha dato la notizia –. Guardò il viso del soldato e sorrise, un sorriso rozzo e inatteso sulla sua faccia bruciata dall’aria. – Io credo che i guai peggiori siano ancora da passare, – disse improvvisamente, con la rassegnata incredulità dei poveri; e il soldato si fregò le mani: era un ragazzo molto allegro.”
― L'Agnese va a morire
