Operette Morali Quotes

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Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana) (Volume 3) Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana) by Giacomo Leopardi
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Operette Morali Quotes Showing 1-16 of 16
“Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”
Leopardi, Operette morali
“Being asked for what purpose he thought men were bom, he laughingly replied “ To realise how much better it were not to be born.”
Giacomo Leopardi, Operette morali
“L'uomo è infelice perchè è incontentabile.”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“Being asked for what purpose he thought men were bom, he laughingly replied: " To realise how much better it were not to be born.”
Giacomo Leopardi, Operette morali
“sicché gli animi freddi e stanchi per l'esperienza delle cose, erano confortati vedendo il calore e le speranze dell'età verde.”
Giacomo Leopardi, Operette morali
“And, furthermore, I tell you frankly that I don’t resign myself to unhappiness, nor do I bow my head to destiny, nor do I come to terms with it, as other men do; and I dare desire death, and desire it above everything else, with such ardor and such sincerity as I believe it is desired in this world only by a very few. I would not speak to you in this manner if I were not completely certain that, when the hour comes, the facts will not belie my words; for, although I don’t see yet an end to my life, I have a profound feeling which almost assures me that this hour is not far off. I am too ripe for death; and I think it to be too absurd and incredible for me—so dead I am spiritually, so altogether concluded as the fable of life is for me in all its parts—to have to last for another forty or fifty years, that is as many as Nature threatens me with. At the mere thought of this I shudder. But as happens with all those, evils, which go beyond, so the speak, the power of imagination, so this seems to be like a dream and an illusion, impossible to realize. Indeed, if someone talks to me about the distant future as of something belonging to me, I can’t help but smile to myself—so confident am I that the space of life remaining to me is not long. And this, I can say, it is the only thought that sustains me. Books and studies, which I am often surprised I have loved so much, projects of great deeds, and hopes of glory and immortality are all things at which I can no longer even laugh. At the hopes and the projects of this century I don’t laugh; with all my soul I wish them the greatest possible success, and highly and most sincerely do I praise, admire and honor their good intentions; however, I don’t envy posterity, nor those who still have long to live. In the past I used to envy the fools and the stupid, and those who have a high opinion of themselves; and I would have gladly changed places with one of them. Now I envy neither the stupid nor the wise, neither the great nor the small, neither the weak nor the powerful. I envy the dead, and only with them I would change places. Every pleasant fantasy, every thought of the future in which I indulge, as happens, in my solitude, and with which I spend my time, consists of death, and nothing else. And in this desire I am no longer troubled, as I used to be, by the memory of dreams of my early age and by the thought of having lived in vain. If I obtain death, I will die so peaceful and so content as if I had never hoped for, or desired, anything else in the world. This is the only good that can reconcile me with destiny. If I were offered, on one hand, the fortune and the fame of Caesar or Alexander, pure of all stains, and, on the other, to die today, and if I were to make a choice, I would say, to die today, and I would not want to think it over.”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“Io non mi sottometto alla mia infelicità, né piego il capo al destino, o vengo seco a patti, come fanno gli altri uomini; e ardisco desiderare la morte, e desiderarla sopra ogni cosa, con tanto ardore e con tanta sincerità, con quanta credo fermamente che non sia desiderata al mondo se non da pochissimi. […] Dei disegni e delle speranze di questo secolo non rido: desidero loro con tutta l’anima ogni miglior successo possibile, e lodo, ammiro ed onoro altamente e sincerissimamente il buon volere: ma non invidio però i posteri, né quelli che hanno ancora a vivere lungamente. In altri tempi ho invidiato gli sciocchi e gli stolti, e quelli che hanno un gran concetto di se medesimi; e volentieri mi sarei cambiato con qualcuno di loro. Oggi non invidio più né stolti né savi, né grandi né piccoli, né deboli né potenti. Invidio i morti, e solamente con loro mi cambierei.

( Dialogo di Tristano e di un amico)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“Tutti i secoli, più o meno, sono stati e saranno di transizione, perché la società umana non istà mai ferma, né mai verrà secolo nel quale ella abbia stato che sia per durare.

( Dialogo di Tristano e di un amico)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“Tu dubiti se ci sia lecito di morire senza necessità: io ti domando se ci è lecito di essere infelici.

(Dialogo di Plotino e di Porfirio)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“Diceva che i diletti più veri che abbia la nostra vita, sono quelli che nascono dalle immaginazioni false; e che i fanciulli trovano il tutto anche nel niente, gli uomini il niente nel tutto.

(Detti memorabili di Filippo Ottonieri)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“Soli in questo naufragio continuo e comune non meno degli scritti nobili che de’ plebei, soprannuotano i libri antichi; i quali per la fama già stabilita e corroborata dalla lunghezza dell’età, non solo si leggono ancora diligentemente, ma si rileggono e studiano. E nota che un libro moderno, eziandio se di perfezione fosse comparabile agli antichi, difficilmente o per nessun modo potrebbe, non dico possedere lo stesso grado di gloria, ma recare altrui tanta giocondità quanta dagli antichi si riceve.

(Il Parini, ovvero della gloria)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“NATURA Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed ho l’intenzione a tutt’altro, che alla felicità degli uomini o all’infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.

(Dialogo della Natura e di un Islandese)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“GENIO Che cosa è il piacere? Nessuno lo conosce per pratica, ma solo per ispeculazione: perché il piacere è un subbietto speculativo, e non reale; un desiderio, non un fatto […]. Non vi accorgete voi che nel tempo stesso di qualunque vostro diletto, ancorché desiderato infinitamente, e procacciato con fatiche e molestie indicibili […] state sempre aspettando un goder maggiore e più vero […]? […]
TASSO Non possono gli uomini credere mai di godere presentemente?
GENIO […] narrami tu se in alcun istante della tua vita, ti ricordi aver detto con piena sincerità ed opinione: io godo. Ben tutto giorno dicesti e dici sinceramente: io godrò; e parecchie volte, ma con sincerità minore: ho goduto. Di modo che il piacere è sempre o passato o futuro, e non mai presente.
TASSO Che è quanto dire è sempre nulla.
GENIO Così pare.

(Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“ANIMA Ma dimmi, eccellenza e infelicità straordinaria sono sostanzialmente una cosa stessa? […]
NATURA Nelle anime degli uomini […] si può dire che l’una e l’altra cosa sieno quasi il medesimo: perché l’eccellenza delle anime importa maggiore intensione della loro vita; la qual cosa importa maggior sentimento dell’infelicità propria; che è come se io dicessi maggiore infelicità.

(Dialogo della Natura e di un’Anima)”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“Ma io voglio che tu abbi per indubitato che a conoscere perfettamente i pregi di un’opera perfetta o vicina alla perfezione, e capace veramente dell’immortalità, non basta essere assuefatto a scrivere, ma bisogna saperlo fare quasi così perfettamente come lo scrittore medesimo che hassi a giudicare. Perciocché l’esperienza ti mostrerà che a proporzione che tu verrai conoscendo più intrinsecamente quelle virtù nelle quali consiste il perfetto scrivere, e le difficoltà infinite che si provano in procacciarle, imparerai meglio il modo di superare le une e di conseguire le altre; in tal guisa che niuno intervallo e niuna differenza sarà dal conoscerle, all’imparare e possedere il detto modo; anzi saranno l’una e l’altra una cosa sola. Di maniera che l’uomo non giunge a poter discernere e gustare compiutamente l’eccellenza degli scrittori ottimi, prima che egli acquisti la facoltà di poterla rappresentare negli scritti suoi: perché quell’eccellenza non si conosce né gustasi totalmente se non per mezzo dell’uso e dell’esercizio proprio, e quasi, per così dire, trasferita in se stesso. E innanzi a quel tempo, niuno per verità intende, che e quale sia propriamente il perfetto scrivere. Ma non intendendo questo, non può né anche avere la debita ammirazione agli scrittori sommi.”
Giacomo Leopardi, Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana)
“divertirli quanto più si potesse dal conversare col proprio animo, o almeno col desiderio di quella loro incognita e vana felicità.”
Giacomo Leopardi, Operette morali