Un amore di fine secolo Quotes

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Un amore di fine secolo Un amore di fine secolo by Viviana Giorgi
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Un amore di fine secolo Quotes Showing 1-3 of 3
“Dio, che stupido era stato a lasciarsi andare alla collera! Non era così che sarebbe riuscito a proteggerla. Perché, se non poteva averla, almeno avrebbe fatto di tutto per tenerla sotto la sua ala protettrice, come un pulcino indifeso.
Per la verità, più che un pulcino indifeso in quel momento gli parve una gatta pronta a graffiare.
Quando si decise a parlare, la sua voce uscì controllata e bassa.
«Camille, state prendendo questa storia del giornalismo troppo seriamente…»
La lingua di lei scattò come una lama acuminata.
«Dal momento che mi pagate per farlo, dovreste esserne soddisfatto.»
Già.
Frank scosse la testa, irritato dalla logica inattaccabile di lei, poi si alzò e si sedette al suo fianco, abbastanza da poterne respirare il calore e il profumo.
Per un istante temette che se ne andasse, ma invece rimase ferma, le mani in grembo, lo sguardo basso.
«Voi non potete capire, Mr Raleigh…»
«Cosa, di grazia?»
«Cosa questo lavoro significhi per me…»
Lui deglutì, cercando di non rispondere in modo affrettato, cercando di assorbire ogni più piccolo particolare di lei. Le mani sottili, la nuca bianca disegnata da alcuni riccioli sfuggiti allo chignon, il profilo perfetto, le lunghe ciglia, il seno armonioso che si muoveva al ritmo del respiro accelerato.
Sospirando, si passò la mano fra i capelli e distolse lo sguardo prima che gli saltassero in testa delle pessime idee.
«In effetti, non riesco a capire cosa significhi per voi. Non è che un lavoro, in fondo. Spiegatemelo, vi prego, Miss Brontee.»
Con lentezza Camille si girò verso di lui, gli occhi che brillavano. «Ecco… significa tutto.»”
Viviana Giorgi, Un amore di fine secolo
“Quella era una fine d’anno speciale, dopotutto, e le speranze e i timori per il futuro di ognuno sembravano affiorare in quei pochi minuti che precedevano l’arrivo del nuovo secolo.
Tenendosi per mano, gli ospiti si disposero a cerchio, pronti a intonare le dolci note di Auld Lang Syne, I bei tempi andati, come voleva un’antica tradizione britannica diffusasi anche nel Nuovo Mondo.
Le spalle all’ingresso del salone, come gli altri emozionata e incerta per il domani, Camille prese posto tra i Campbell.
«Sarà un fantastico secolo il 1900, Camille, e tu lo percorrerai a testa alta, mia cara» le disse Agnes sorridendole.
«Due minuti, signori, due minuti!» urlò il giudice Harris.
Le voci si alzarono festose, per poi morire di nuovo. Il grande cerchio era ora immobile, in silenziosa attesa.
Anche i camerieri avevano interrotto il loro lavoro e l’orchestra taceva.
«Trenta secondi al nuovo secolo!»
«Venti secondi!»
Camille all’improvviso sentì la testa girarle e il cuore battere impetuoso contro il petto: Mr Campbell, alla sua destra, aveva lasciato che un’altra mano, più forte e più grande, stringesse la sua.
Non capiva di chi fosse quella mano, perché Agnes sorridesse, perché tutti, in quel cerchio festoso, la guardassero. O meglio, lo capiva perfettamente ma temeva che se si fosse girata, se avesse guardato l’uomo che aveva preso il posto di Mr Campbell nel cerchio, quel sogno si sarebbe interrotto.
«Cinque secondi al nuovo secolo!» sentenziò il giudice Harris.
«Quattro, tre, due, uno! Buon anno!» esclamarono tutti, all’unisono.
L’orchestra intonò le prime battute di Auld Lang Syne e gli ospiti incominciarono a cantare.
Camille si girò con lentezza infinita verso l’uomo che stringeva con forza e dolcezza e speranza la sua mano. L’uomo che la stava guardando sorridente, felice come un ragazzino. Era fradicio e aveva gli occhi lucidi.
E cantava.
Camille non disse nulla e si unì al coro, mentre lacrime di gioia le scivolavano sul viso.

***

Quando la musica terminò il cerchio non si ruppe subito. Tutti rimasero immobili a osservare la scena che si svolgeva davanti a loro. Frank Raleigh, il solito anticonformista, gocciolante e vestito come un mandriano, se ne stava in ginocchio davanti a Miss Brontee con in mano un solitario dalle notevoli dimensioni. Nessuno ebbe dubbi su cosa le stesse chiedendo.
Miss Brontee lo fissava a bocca aperta, gli occhi tondi di sorpresa, il petto che si alzava e si abbassava troppo in fretta, il volto pallido.
«Allora, Miss Brontee, dite di sì a quel poveretto prima che si prenda una polmonite!» esclamò burbera un’anziana signora, rompendo la tensione di quel momento.
Tutti scoppiarono a ridere.
«Sì, Miss Brontee, ditegli di sì. Almeno metterà la testa a posto!»
«Ti prego, Camille, dimmi di sì» implorò Frank in un sussurro.
Camille deglutì, si guardò intorno come per chiedere consiglio ai presenti, incontrò lo sguardo di Agnes e di Mr Campbell, che insieme assentirono. Poi guardò Raleigh e semplicemente rispose: «Sì!»
La sala esplose in una girandola di congratulazioni, poi altro champagne fu stappato e i brindisi al nuovo secolo e ai promessi sposi si rincorsero.
Mr Raleigh, indifferente al centinaio di persone che li stava fissando, si era intanto rialzato e tenendo Miss Brontee stretta tra le braccia le mormorava parole che tutti i presenti avrebbero voluto udire ma che giunsero solo al cuore di Camille.”
Viviana Giorgi, Un amore di fine secolo
“Da Un Amore di Fine Secolo.
In un palco di proscenio alla Metropolitan Oper House di New York.

Frank Raleigh sedeva alle spalle di Camille e, come ipnotizzato, faceva correre con lentezza gli occhi su quanto la sua vantaggiosa posizione gli offriva. Capelli di seta, una nuca da accarezzare, spalle tonde e perfette, una schiena elegante e sinuosa avvolta in un abito che, nella sua mente, Camille avrebbe dovuto indossare solo per lui e poi togliersi, solo per lui. Ma era sul collo di Camille che il desiderio di Frank Raleigh si era soffermato durante il primo atto di Traviata: così delicato e bianco, un’irresistibile tentazione per le sue labbra.
Il valzer finì, l’atto finì, il sipario si chiuse. E, per una frazione di secondo, il teatro fu avvolto da un buio morbido come il velluto. Fu in quel momento di totale, invitante oscurità, che Frank Raleigh agì con l’istinto aggressivo del predatore che era. Calò le labbra sul collo di Camille e ne assaporò senza delicatezza la morbidezza e il profumo, lasciandole un segno rosso e umido di desiderio sulla pelle.
Nel buio del teatro risuonò un esterrefatto e alquanto sgomento «Oh!»
E quando dai globi di cristallo la luce riapparve tremula a illuminare la grande platea, Frank Raleigh sorrise fra sé, soddisfatto del suo gesto sconsiderato e poco signorile. Perché, nell’espressione di Camille, che ora lo fronteggiava rossa in viso, furiosa e intimorita, aveva percepito la luce inconfondibile del piacere.
«Non osate mai più fare una cosa del genere» sibilò lei a labbra strette, mentre con la stola di seta tentava di celare il marchio che le labbra di Raleigh le avevano impresso sulla pelle.
«Al contrario, oserò ancora» sussurrò lui, piegandosi appena appena verso di lei mentre applaudendo fingeva entusiasmo per gli artisti. «E non immaginate neppure quanto vi piacerà.»”
Viviana Giorgi, Un amore di fine secolo