Il cavaliere inesistente Quotes

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Il cavaliere inesistente Il cavaliere inesistente by Italo Calvino
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“thế là cuối cùng, phải chăng chiến tranh chính là cái cuộc chuyền từ tay người này sang tay người kia các món đồ, mỗi lúc lại méo mó thêm một chút?”
Italo Calvino, The Nonexistent Knight & The Cloven Viscount
“La pagina ha il suo bene solo quando la volti e c’è la vita dietro che spinge e scompiglia tutti i fogli del libro. La penna corre spinta dallo stesso piacere che ti fa correre le strade. Il capitolo che attacchi e non sai ancora quale storia racconterà è come l’angolo che volterai uscendo dal convento e non sai se ti metterà faccia a faccia con un drago, uno stuolo barbaresco, un’isola incantata, un nuovo amore.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“[...] l'arte di scriver storie sta nel saper tirare fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto. ma finita la pagina si riprende la vita e ci s'accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Rimbaldo trascina un morto e pensa: "[...] per te i dadi hanno già dato i loro numeri. Per me ancora vorticano nel bussolotto. E io amo, o morto, la mia ansia, non la tua pace.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Dalle tende a cono si levava il concerto dei pesanti respiri addormentati. Cosa fosse quel poter chiudere gli occhi, perdere coscienza di sé, affondare in un vuoto delle proprie ore, e poi svegliandosi ritrovarsi eguale a prima, a riannodare i fili della propria vita, Agilulfo non lo poteva sapere e la sua invidia per la facoltà di dormire propria delle persone esistenti era un'invidia vaga, come di qualcosa che non si sa nemmeno concepire.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“nhưng có lúc ngòi bút chỉ rào rạo bụi mực, không lăn chảy bằng một giọt đời, và cuộc đời thì toàn bộ ởn goài kia, bên ngoài ô cửa sổ, bên ngoài bạn, và bạn cảm thấy mình sẽ không bao giờ còn có thể nương náu nơi trang giấy bạn đang viết”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“One can never be sure of saving one’s soul by writing. One may go on writing with a soul already lost.”
Italo Calvino, The Nonexistent Knight
“لا يوجد دفاع ولا هجوم،ستستمر الحرب حتى نهاية الدهر،ولن يفوز فيها أحد ولن يهزم أحد،سيظلون ثابتين كل منهما في مواجهة الآخر إلى الأبد،فبدون وجود البعض لن يصبح للبعض الآخر وجود،والآن سواء نحن أم هم،فقد نسينا لماذا نتصارع...هل تصغي إلى تلك الضفادع؟إن ما نفعله له معنى ونظام مثل نقيقها،وقفزها من الشاطئ إلى المياه ومن المياه إلى الشاطئ...”
أماني فوزي حبشي, Il cavaliere inesistente
“ـــ كل شئ يثير الاشمئزاز.
ـــ بالفعل،أتعرف،أنا لست متشائما،بل هناك لحظات أشعر فيها أنني مليء بالحماسة،وبالإعجاب أيضا،ويبدو لي أنني أخيرا فهمت كل شئ ،وأقول لنفسي إذا كنت بالفعل قد وجدت الزاوية الحادة لرؤية الأشياء،وإذا كانت الحرب بهذه الطريقة،فسيكون هذا بالفعل ما تمنيته.ولكن هنا لا يمكنك أن تكون واثقا بأي شيء.”
أماني فوزي حبشي, Il cavaliere inesistente
“هكذا يجري دائما الشاب نحو المرأة،ولكن هل حقا دفعه إلى ذلك حبه لها؟أو كان هذا حبا،بحثا عن نوع من تأكيد وجوده فقط تمنحه إياه المرأة؟يجري الشاب ويقع في الحب،غير واثق بنفسه،سعيدا ويائسا،وبالنسبة إليه تكون المرأة هي الشئ جلي الوجود بالتأكيد،وهي فقط تستطيع إعطاءه هذا الدليل على الوجود الحقيقي.”
أماني فوزي حبشي, Il cavaliere inesistente
“النجوم ، ومعها القمر،تجري في هدوء فوق المعسكرين الخصمين.لا يوجد مكان أفضل من الجيش ينام فيه المرء في هدوء.”
أماني فوزي حبشي, Il cavaliere inesistente
“Ci si mette a scrivere di lena, ma c’è un’ora in cui la penna non gratta che polveroso inchiostro, e non vi scorre più una goccia di vita, e la vita è tutta fuori, fuori dalla finestra, fuori di te, e ti sembra che mai più potrai rifugiarti nella pagina che scrivi, aprire un altro mondo, fare il salto. Forse è meglio così: forse quando scrivevi con gioia non era miracolo né grazia: era peccato, idolatria, superbia. Ne sono fuori, allora? No, scrivendo non mi sono cambiata in bene: ho solo consumato un po’d’ansiosa incosciente giovinezza. Che mi varranno queste pagine scontente? Il libro, il voto, non varrà più di quanto tu vali. Che si salvi l’anima scrivendo non è detto. Scrivi, scrivi, e già la tua anima è persa.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Apart from religious ceremonies, triduums, novenas, gardening, harvesting, vintaging, whippings, slavery, incest, fires, hangings, invasion, sacking, rape and pestilence, we have had no experience. What can a poor nun know of the world?”
Italo Calvino, The Nonexistent Knight
“Gurdulù trascina un morto e pensa: "Butti fuori certi peti più puzzolenti dei miei, cadavere. Non so perché tutti ti compiangano. Cosa ti manca? Prima ti muovevi, ora il tuo movimento passa ai vermi che tu nutri. Crescevi unghie e capelli: ora colerai liquame che farà crescere più alte nel sole le erbe del prato. Diventerai erba, poi latte delle mucche che mangeranno l'erba, sangue di bambino che ha bevuto il latte e così via. Vedi che sei più bravo a vivere tu di me, o cadavere?”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Agilulfo trascina un morto e pensa:"[...]E' vero che chi esiste ci mette sempre anche un qualcosa, una impronta particolare, che a me non riuscirà mai di dare. Ma se il loro segreto è qui, in questo succo di trippe, grazie, ne faccio a meno. Questa valle di corpi nudi che si disgregano non mi fa più ribrezzo del carnaio del genere umano vivente.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“[Brzask] jest to pora, kiedy przedmioty tracą konsystencję cienia, jaką darzyła je noc, i odzyskują po trochu właściwe sobie barwy; ale najpierw przechodzą jeszcze przez coś niby strefę pośrednią, niejasną, zaledwie muśnięte czy raczej otoczone dokoła światłem: o tej porze mniej niż kiedykolwiek ma się pewność istnienia świata.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“nghệ thuật viết truyện là ở chỗ biết rút ra toàn thể phần còn lại của cuộc sống từ cái sự-không-là-gì-cả lĩnh hội được từ nó; nhưng khi trang viết kết thúc, thì cuộc sống lại lên đường, và ta nhận ra rằng những gì mình biết quả là một sự-không-là-gì-cả”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Bir heves, başlıyorsun yazmaya, ama bir an geliyor, kalemden tozlu mürekkepten başka şey akmaz oluyor, bir damlacık yaşam sızmıyor, yaşamın tümü dışarıda, pencerenin dışında, senin dışında; artık bundan böyle yazdığın sayfaya asla sığamayacakmışsın, bir başka dünya açamayacak, gereken sıçrayışı yapamayacakmışsın gibi geliyor. Belki de böylesi daha iyidir, belki de neşeyle yazdığın zamanlar ne mucizeydi, ne Tanrının inayeti: günahtı, putlara tapınmaydı, kibirdi belki. Bunların dışında mıyım öyleyse? Hayır, yazmakla iyiye doğru gitmedim: Yalnızca sabırsız, dünyadan habersiz gençliğimin birazını tükettim. Bu kırgın sayfalar ne işime yarayacak? Kitap olsun, adak olsun, değeri senin değerinden öteye geçmez ki. İnsan yazmakla kendini kurtarır diye bir şey yok. Yazarsın, yazarsın, bir de bakarsın ki ruhun elden gitmiş bile.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Troppo frastornato da tante cose occorsegli per esser felice, troppo felice per capire che aveva barattato la sua ansia di prima con ansie più brucianti ancora.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“From describing the past, from the present which seized my hand in its
excited grasp, here I am, O future, now mounting the crupper of your horse.
What new pennants wilt thou unfurl before me from towers of cities not yet
founded? What rivers of devastation set flowing over castles and gardens I
have loved? What unforeseeable golden ages art thou preparing—ill-mastered, indomitable harbinger of treasures dearly paid for, my kingdom
to be conquered, the future . . .”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“È l'ora in cui le cose perdono la consistenza d'ombra che le ha accompagnate nella notte e riacquistano poco a poco i colori, ma intanto attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate e quasi alonate dalla luce: l'ora in cui meno si è sicuri dell'esistenza del mondo. Agilulfo, lui, aveva sempre bisogno di sentirsi di fronte le cose come un muro massiccio al quale contrapporre la tensione della sua volontà, e solo così riusciva a mantenere una sicura coscienza di sé. Se invece il mondo intorno sfumava nell'incerto, nell'ambiguo, anch'egli si sentiva annegare in questa morbida penombra, non riusciva più a far affiorare dal vuoto un pensiero distinto, uno scatto di decisione, un puntiglio. Stava male: erano quelli i momenti in cui si sentiva venir meno; alle volte solo a costo d'uno sforzo estremo riusciva a non dissolversi. Allora si metteva a contare: foglie, pietre, lance, pigne, qualsiasi cosa avesse davanti. O a metterle in fila, a ordinarle in quadrati o in piramidi. L'applicarsi a queste esatte occupazioni gli permetteva di vincere il malessere, d'assorbire la scontentezza, l'inquietudine e il marasma, e di riprendere la lucidità e compostezza abituali.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“A little later, Raimbaut reins his horse in the town square. “Have you seen a knight pass?” “Which? Two have passed and you’re the third.” “One rushing after the other.” “Is it true one isn’t a man?” “The second is a woman.” “And the first?” “Nothing.” “What about you?” “Me? I’m . . . I’m a man.” “Thanks be to God!”
Italo Calvino, The Nonexistent Knight
“How? Well, if a girl has had enough of every man who exists, her only remaining desire could be for a man who doesn’t exist at all . . .”
Italo Calvino, The Nonexistent Knight
“Dal raccontare al passato, e dal presente che m prendeva la mono nei tratti concitati, ecco, o futuro, sono salita in sella al tuo cavallo. Quali nuovi stendardi mi levi incontro dai pennoni delle torri di città non ancora fondate? quali fumi di devastazioni dai castelli e dai giardini che amavo? quali impreviste età dell'oro prepari, tu malpadroneggiato, tu foriero di tesori pagati a caro prezzo, tu mio regno da conquistare, futuro...”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Ancora confuso era lo stato delle cose nel mondo, nell'Evo in cui questa storia si svolge. Non era raro imbattersi in nomi e pensieri e forme e istituzioni cui non corrispondeva nulla d'esistente. E d'altra parte il mondo pullulava di oggetti e facoltà e persone che non avevano nome nè distinzione dal resto. Era un'epoca in cui la volontà e l'ostinazione d'esserci, di marcare un'impronta, di fare attrito con tutto ciò che c'è, non veniva usata interamente, dato che molti non se ne facevano nulla - per miseria o ignoranza o perchè invece tutto riusciva loro bene lo stesso - e quindi una certa quantità ne andava persa nel vuoto. Poteva pure darsi allora che in un questa volontà e coscienza di sè, così diluita, si condensasse, facesse grumo, come l'impercettibile pulviscolo acquoreo si condensa in fiocchi di nuvole, e questo groppo, per caso o per istinto, s'imbattesse in un nome e in un casato, come allora ne esistevano spesso di vacanti, in un grado nell'organico militare, in un insieme di mansioni da svolgere e di regole stabilite; e - sopratutto - in un'armatura vuota, chè senza quella, coi tempi che correvano, anche un uomo che c'è rischiava di scomparire, figuriamoci uno che non c'è… Così aveva cominciato a operare Agilulfo dei Guildiverni e a procacciarsi gloria.

Io che racconto questa storia sono Suor Teodora, religiosa dell’ordine di San Colombano. Scrivo in convento, desumendo da vecchie carte, da chiacchiere sentite in parlatorio e da qualche rara testimonianza di gente che c’era. Noi monache, occasioni per conversare coi soldati, se ne ha poche: quel che non so cerco d’immaginarmelo, dunque; se no come farei? E non tutto della storia mi è chiaro. Dovete compatire: si è ragazze di campagna, ancorché nobili, vissute sempre ritirate, in sperduti castelli e poi in conventi; fuor che funzioni religiose, tridui, novene, lavori dei campi, trebbiature, vendemmie, fustigazioni di servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni d’eserciti, saccheggi, stupri, pestilenze, noi non si è visto niente. Cosa può sapere del mondo una povera suora? Dunque, proseguo faticosamente questa storia che ho intrapreso a narrare per mia penitenza. Ora Dio sa come farò a raccontarvi la battaglia, io che dalle guerre, Dio ne scampi, sono stata sempre lontana, e tranne quei quattro o cinque scontri campali che si son svolti nella piana sotto il nostro castello e che bambine seguivamo di tra i merli, in mezzo ai calderoni di pece bollente (quanti morti insepolti restavano a marcire poi nei prati e li si ritrovava giocando, l’estate dopo, sotto uma nuvola di calabroni!), di battaglie, dicevo, io non so niente.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“e la guerra cos'è poi se non questo passarsi di mano in mano roba sempre più ammaccata?”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“O bella! Questo suddito qui che c'è ma non sa d'esserci e quel mio paladino là che sa d'esserci e invece non c'è. Fanno un bel paio, ve lo dico io!”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“If unhappy is the sweetheart who invokes kisses of which he does not know the flavour, a thousand times more unhappy is who this flavour tasted once and then was denied”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Ci si mette a scrivere di lena, ma c'è un'ora in cui la penna non gratta che polveroso inchiostro, e non vi scorre più una goccia di vita, e la vita è tutta fuori, fuori dalla finestra, fuori di te, e ti sembra che mai più potrai rifugiarti nella pagina che scrivi, aprire un altro mondo, fare un salto.[...] scrivendo non mi sono cambiata in bene, ho solo consumato un po' d'ansiosa incosciente giovinezza.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
“Questo degli avvoltoi non è un lavoro che vada subito per il suo verso. Si calano appena la battaglia volge alla fine: ma il campo è seminato di morti tutti catafratti nelle corazze d'acciaio, contro cui i rostri dei rapaci battono senza neanche scalfirli. Appena viene sera, silenziosi, dagli opposti campi, camminando carponi, arrivano gli spogliatori di cadaveri. Gli avvoltoi risaliti a vorticare in cielo, aspettano che abbiano finito. Le prime luci illuminano un campo biancheggiante di corpi tutti ignudi. Gli avvoltoi ridiscendono e cominciano il gran pasto. Ma devono sbrigarsi, perché non tarderanno ad arrivare i becchini, che negano agli uccelli quel che concedono ai vermi.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente

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