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Discussioni letterarie > Ventitreesimo GdL: Quo vadis? di Henryk Sienkiewicz

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message 151: by Luana (new)

Luana Patrizia wrote: "Sakura87 wrote: "Scusate, metto sotto spoiler, ma è una delle poche cose certe che si sanno sulla sua vita :D"

Si, lo so però magari Sienkiewicz aveva deciso di salvarlo (infatti nel film non lo f..."



Petronio muore anche nel film, solo succede un po' prima rispetto al libro...e la versione cinematografica rende il tutto anche molto melodrammatico. Comunque, la scelta di Petronio è molto in linea con il suo personaggio: a quel punto non avrebbe mai permesso a Nerone di avere voce in capitolo nella decisione riguardante la sua morte.

In linea generale, ammetto che il libro mi è piaciuto, soprattutto a partire dai capitoli in cui si descrive l'incendio di Roma. L'ho finito con largo anticipo perché ero davvero curiosa di vedere come andava a finire. L'unica cosa che non ho potuto sopportare erano i deliri religiosi di Vinicio! Petronio rimane il mio personaggio preferito, proprio come nel film.


message 152: by Devero (new)

Devero | 633 comments Patrizia wrote: "Devero wrote: "Me lo ricordo, Petronio, anche se a scuola non ci soffermammo granché su di lui.
Ma degli scrittoti di quel periodo non ce n'è uno che mi piaccia.
Lucano, Seneca, Petronio... per tro..."


Che poi anche Sant'Agostino, prima della santità, in quanto a orge e godimenti non era da meno del buon Petronio.


message 153: by Patryx (new)

Patryx | 482 comments Devero wrote: "Patrizia wrote: "Devero wrote: "Me lo ricordo, Petronio, anche se a scuola non ci soffermammo granché su di lui.
Ma degli scrittoti di quel periodo non ce n'è uno che mi piaccia.
Lucano, Seneca, Pe..."


ma quella parte l'abbiamo saltata a piè pari...


message 154: by Devero (new)

Devero | 633 comments Patrizia wrote: "Devero wrote: "Patrizia wrote: "Devero wrote: "Me lo ricordo, Petronio, anche se a scuola non ci soffermammo granché su di lui.
Ma degli scrittoti di quel periodo non ce n'è uno che mi piaccia.
Luc..."


Chissà perchè me l'immaginavo.
In fondo le suore son sempre suore. A me è bastata quella dell'asilo per rovinarmi.


message 155: by Patryx (new)

Patryx | 482 comments Devero wrote: "Patrizia wrote: "Devero wrote: "Patrizia wrote: "Devero wrote: "Me lo ricordo, Petronio, anche se a scuola non ci soffermammo granché su di lui.
Ma degli scrittoti di quel periodo non ce n'è uno ch..."


e se vuoi compiangermi ancora di più, pensa che abbiamo anche tradotto buona parte dei Vangeli dal greco ;)


message 156: by Sakura87 (new)

Sakura87 | 2496 comments Mod
Quello anche noi, senza scomodare le suore.
Ricordo una versione sui Vangeli in cui il voto più alto fu 4 (la mia media in greco era 7, per intenderci).


message 157: by Patryx (new)

Patryx | 482 comments Sono quasi giunta alla fine e devo dire che alcuni passi li sto apprezzando: mi riferisco a quelli più descrittivi (anche se poi la stessa descrizione ripetuta più volte mi sembra eccessiva). I personaggi sono abbastanza vacui. Tra i vari stereotipi presenti, sottolineo anche quello secondo cui sono stati gli ebrei a sostenere e favorire l'accusa ai cristiani (insomma, avrebbero ucciso Cristo per una seconda volta)


message 158: by Devero (new)

Devero | 633 comments Patrizia wrote: "Sono quasi giunta alla fine e devo dire che alcuni passi li sto apprezzando: mi riferisco a quelli più descrittivi (anche se poi la stessa descrizione ripetuta più volte mi sembra eccessiva). I per..."

Beh, questa è una leggenda di lunga data che risale ai tempi di Teodosio, e serviva ai romani per scaricarsi della colpa di essere stati loro a giudicare e condannare Gesù.
Sembra comunque probabile che tra gli ebrei ortodossi dell'epoca di Nerone e i primi cristiani non corresse buon sangue in quanto questi ultimi erano visti inizialmente come "riformisti" dell'ortodossia ebraica e per questo osteggiati.


message 159: by Devero (new)

Devero | 633 comments Terminato.
Devo dire che da quando Roma bruciò il romanzo ha preso a interessarmi maggiormente. Nel senso che gli ultimi capitoli, una volta che mi son deciso a leggerli, non mi hanno annoiato come invece i primi.
Alla fine non posso non sentire una certa affinità per quel Petronio e per le sue scelte.
Chilonide Chilone ha pagato il fio, Nerone pure.
Pietro anche, e Paolo pure. Glauco ha pagato sino in fondo.
Ci sarebbe stato bene anche un capitolo sulla fine di Tigellino e Poppea a mio avviso, ma si vede che Sienkiewicz non la pensava come me.
Sono ancora indeciso se dargli 2 o 3 stelle.


message 160: by Patryx (new)

Patryx | 482 comments Devero wrote: "Terminato.
Devo dire che da quando Roma bruciò il romanzo ha preso a interessarmi maggiormente. Nel senso che gli ultimi capitoli, una volta che mi son deciso a leggerli, non mi hanno annoiato come..."


Io ho deciso per tre.


message 161: by Lu (new)

Lu (lamocheanaranjada) | 414 comments Al Quo Vadis di Sienkiewicz devo dare due stelle.
Inizialmente avrebbero dovuto essere 3, ma giungendo al termine di questo volume ciò che mi è rimasto è veramente poca cosa. Devo ammettere tuttavia che le prime pagine, i primi 2/3 capitoli, mi avevano fatto pensare ad una lettura oltrechè scorrevole anche abbastanza piacevole. Il personaggio di Petronio mi è subito piaciuto ed ho trovato in quest'uomo istrionico e intellettuale un protagonista interessante da seguire. Marco Vinicio nelle sue prime apparizioni mi aveva dato l'idea di un uomo molto forte, testardo, focoso e intenzionato a qualsiasi costo ad avere l'amore di Ligia. A tutto faceva da corollario lo sfondo dell'antica Roma, una scenografia storicamente interessante. Pur sapendo che questo volume rientra nella letteratura cristiana ed essendo io non cristiana, anzi non religiosa, ho voluto affrontare la lettura poiché la storia e i grandi romanzi epici, storici, sono sempre stati di mio interesse. Purtroppo man a mano che la lettura proseguiva, le pagine giravano, i capitoli terminavano, uno dei ben pochi punti di gradimento è rimasto nella figura di Petronio. Marco Vinicio è diventato un uomo lagnoso, arrogante, di una vuotezza imbarazzante. La mutazione di Vinicio, tipico romano dedito alla guerra, ai piaceri e all'ottenimento di tutto ciò che desidera, avrebbe dovuto essere, a mio avviso, uno dei temi portanti del libro; l'uomo si ritrova dinnanzi ad un ostacolo non tanto fisico quanto spirituale ed avvezzo a battaglie reali ora deve volgersi ad una lotta interna, emotiva, intima. Il nemico non è più davanti a lui, ma dentro di lui. La donna che brama è una fervente e ligia (...) cristiana. Vinicio capisce i suoi errori, capisce che per avere l'amore di Ligia deve avvicinarsi alla di lei religione e finisce con l'esserne totalmente coinvolto e desideroso di abbracciare questa nuova corrente spirituale.
Purtroppo non ho letto nulla di tutto ciò. Il profondo cambiamento di Vinicio viene descritto in un modo straziante, ma straziante nel peggior senso del termine. L'augustiano si rivela un uomo piagnucoloso, isterico, preda di deliri religiosi che ai miei occhi sono imbarazzanti. Vinicio È un personaggio imbarazzante.
Sienkiewicz aveva ottimo materiale, ma ha fallito.
A questa visione fallita del cambiamento di Vinicio mi piace accostare la storia di Chilone. Il piccolo e astuto criminale, perché questo è ciò che è, riesce a trovare sempre un modo per fregare il prossimo a vantaggio proprio. Raggira anche i cristiani conosciuti fino a vedersi dalla parte del folle Nerone, il quale, sempre più dentro una spirale di assurda e demenziale violenza, imbastisce giochi e spettacoli per l'eliminazione fisica dei cristiani fatti prigionieri. Alla vista di ciò che la sua ingordigia ha partecipato a compiere, Chilone si sente male fisicamente e spiritualmente e in quel momento la sua conversione diviene reale. La conversione di Chilone è stata meglio gestita rispetto a quella di Vinicio, resa pesante e a tratti patetica. Chilone è stato, assieme a Petronio, un buon personaggio da conoscere e sarà uno dei pochi ricordi positivi di questa lettura. Altri due punti che ho trovato ben scritti: l'incendio che divorò Roma, reso quasi vivo dalle righe dello scrittore, ed i capitoli lettera che, almeno a mio avviso, han dato un pizzico di modernità al romanzo.
Quo Vadis viene descritto come una storia d'amore, umano e religioso, sullo sfondo di una Roma sgretolata dall'incendio e dalle persecuzioni cristiane. Queste ultime ci sono state, l'incendio pure, la storia tra Vinicio e il cristianesimo anche (...), ma Ligia? La storia d'amore umano? La mia opinione è che Ligia è vittima di due fattori determinanti: la figura femminile nell'epoca in cui il romanzo venne scritto e la figura femminile secondo le religioni. Il cristianesimo, di pari passo ad altre religioni soprattutto monoteiste, relega la donna dietro l'uomo e dietro il credo. La donna deve essere una pia servitrice della famiglia terrena e divina. La donna quindi non può essere protagonista, se non come 'vergine cristiana' pronta al sacrificio. La donna non solo è colpevole del peccato originale, ma deve espiarne la pena con il mesto sacrificio di amare fino all'atto estremo.
In tal modo il personaggio svanisce, in particolare ai giorni nostri, dove la figura femminile sta cercando di emergere per ottenere il naturale posto accanto, ed alla pari, dell'uomo.
In conclusione, Quo Vadis è stata una lettura deludente dalla quale mi aspettavo di più. Non penso leggerò altro dell'autore.


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