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GDL: La vita in tempo di pace - I settimana, 1 - 7 Luglio
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ferrigno wrote: "piperita, mi sa che hai fatto centro! Tempo fa, Pecoraro ha pubblicato un racconto dal titolo Anzio 1962 che sembra una pagina di appunti per La vita in tempo di pace. A seguire uno stralcio"
@ferrigno, ho iniziato ad andare in vacanza ad Anzio nel 1966, l'anno dopo la mia nascita (sicuramente ci sono stata anche l'estate del 1965 - io sono di ottobre - nella pancia di mia madre), e ho continuato ad andarci con la mia famiglia fino a quando ho compiuto quattordici anni. Non ero ancora arrivata a riconoscerla, ma Ponza mi ha fatto subito pensare ad Anzio, perché è da lì, dalla spiaggia, che da bambine vedevamo partire dal porto gli aliscafi, e il fischio dell'aliscafo per Ponza per me è una sorta di madeleine, così come Anzio resta un luogo dell'anima.
Grazie per il racconto, dopo lo leggo!
@ferrigno, ho iniziato ad andare in vacanza ad Anzio nel 1966, l'anno dopo la mia nascita (sicuramente ci sono stata anche l'estate del 1965 - io sono di ottobre - nella pancia di mia madre), e ho continuato ad andarci con la mia famiglia fino a quando ho compiuto quattordici anni. Non ero ancora arrivata a riconoscerla, ma Ponza mi ha fatto subito pensare ad Anzio, perché è da lì, dalla spiaggia, che da bambine vedevamo partire dal porto gli aliscafi, e il fischio dell'aliscafo per Ponza per me è una sorta di madeleine, così come Anzio resta un luogo dell'anima.
Grazie per il racconto, dopo lo leggo!

E questo mi conforta nella mia teoria che (per me) conta solo come si scrive e non di cosa si scrive.

sono contento che a molti stia piacendo, peccato per chi non ci si è trovato, però approfitto dell'intervento di habemus qui sopra, che condivido, per dire due parole.
a me pare evidente che Pecoraro abbia una propria voce e anche alcuni formalismi che adotta mi sembrano congeniali al suo modo di raccontare e non semplici vezzi.
mi rendo conto che possa non piacere a tutti, ci mancherebbe, ma di qui a chiamarlo 'mestierante' (tittirossa?! asclepiade?!) ce ne corre!
il mestierante fa l'opposto dell'autore: non ha un suo mondo, non ha cose da dire e, soprattuto, non ha una propria voce per dirle, il mestierante conosce i ferri del mestiere e li mette, più o meno proficuamente, a frutto per sfornare un prodotto del tutto indistinguibile da quello di centinaia di altri mestieranti.
qui siamo su tutt'altri lidi; è il primo romanzo di un autore all'epoca quasi settantenne che sino a quel momento aveva scritto alcuni racconti e poco altro, ma che certo non doveva cercarsi strada facendo la propria scrittura e la propria visione, o peggio, scopiazzarla altrove, perché quelle emergono già nettamente dalle prime pagine della vita in tempo di pace.
il secondo romanzo è uscito dopo 6 anni e lì, nello Stradone, quella voce è ancor più originale e potente, si percepisce dopo cinque righe che abbiamo a che fare con uno scrittore vero e non con un mestierante.
forse nella vita in tempo di pace il processo non è ancora giunto a piena maturazione; intendo dire che lo Stradone sembra l'evoluzione estrema e più compiuta, sia nella forma che nei contenuti, di ciò che già c'è nella vita in tempo di pace.
poi che possa non piacere a tutti è normale ed anzi anche salutare, ma insomma, io ne saprei elencare pochi di 'autori' veri come Pecoraro oggi giorno in Italia.

pierlapo wrote: "non ce l'ho fatta per ora a cominciare la rilettura, ma vi seguo.
sono contento che a molti stia piacendo, peccato per chi non ci si è trovato, però approfitto dell'intervento di habemus qui sopra,..."
Pierlapo, non conoscevo minimamente la biografia di Pecoraro e neanche la bibliografia, e quindi pensa te :-)! non avevo immaginato che fosse la sua prima opera, proprio per quella sicurezza di tono che di solito attribuisco a scritture più scafate.
Mestierante, in epoca di disprezzo e dileggio per i mestieri, può apparire insulto a tutto tondo, ma è comunque molto al di sopra - per me - di pennivendolo o del peggio insulto che è "carino" - e mestierante brillante è quasi un complimento.
Ma non voglio difendere a spada tratta una impressione delle prime pagine, potrebbe evolversi perché mi sta piacendo con qualche riserva (o regredire, chissà, perché quelle riserve potrebbero esplodere). Sospendo il giudizio complessivo, ma confermo che mi manca la cornice, perchè - ahimè a differenza di Habemus - a me non basta il come si scrive, ma anche il cosa (e qui mi ritrovo con Brandani e la sua ammirazione per gli Spitfire, non solo belli ma funzionali a fare la cosa per cui sono stati progettati, quindi non solo pure linguaggio ma anche funzione, e la funzione quando si raccontano storie è perlappunto raccontare storie).
sono contento che a molti stia piacendo, peccato per chi non ci si è trovato, però approfitto dell'intervento di habemus qui sopra,..."
Pierlapo, non conoscevo minimamente la biografia di Pecoraro e neanche la bibliografia, e quindi pensa te :-)! non avevo immaginato che fosse la sua prima opera, proprio per quella sicurezza di tono che di solito attribuisco a scritture più scafate.
Mestierante, in epoca di disprezzo e dileggio per i mestieri, può apparire insulto a tutto tondo, ma è comunque molto al di sopra - per me - di pennivendolo o del peggio insulto che è "carino" - e mestierante brillante è quasi un complimento.
Ma non voglio difendere a spada tratta una impressione delle prime pagine, potrebbe evolversi perché mi sta piacendo con qualche riserva (o regredire, chissà, perché quelle riserve potrebbero esplodere). Sospendo il giudizio complessivo, ma confermo che mi manca la cornice, perchè - ahimè a differenza di Habemus - a me non basta il come si scrive, ma anche il cosa (e qui mi ritrovo con Brandani e la sua ammirazione per gli Spitfire, non solo belli ma funzionali a fare la cosa per cui sono stati progettati, quindi non solo pure linguaggio ma anche funzione, e la funzione quando si raccontano storie è perlappunto raccontare storie).

Il suo flusso di coscienza è calamitante, non annoia mai intanto perché Pecoraro scrive benissimo, la sua è una scrittura rigorosa ma fluente ( con immagini notevoli la luna che ha il colore di una forma di cheddar mi ha colpito molto, la prima che mi viene in mente) e poi perché spalanca continuamente finestre sulle cose più inaspettate e ancora (verbo) la sua interiorità ad un reale molto condivisibile. Il suo primo giorno di lavoro nel distretto di Roma è agghiacciante, ma specchio di una realtà diffusa.
Credo anche io di avere una versione delle'book un po tarocca, non ho indice, navigo a vista.


asclepiade, in una parola vorrebbe essere Houellebeck ma non ci riesce. hai focalizzato una mia sensazione della lettura dei primi capitoli a cui non riuscivo a dare risposta: gli manca l'ironia per farci sopravvivere L suo cupio dissolvi.
Io continuo a pensare, invece, ma uno scrittore per essere buono deve piacere a noi (è valido solo ciò che ci piace?) oppure può essere buono e non piacerci e riusciamo ad ammetterlo/comprenderlo?
Bene, @Asclepiade e @Titti, aspetto vostri esempi di autori di cui siete consapevoli del valore letterario ma che non vi piacciono :-)
Bene, @Asclepiade e @Titti, aspetto vostri esempi di autori di cui siete consapevoli del valore letterario ma che non vi piacciono :-)

sul quesito di piperita, ho appena finito di leggere winter di ali smith e pur riconoscendone il valore non mi è piaciuto.


Purtroppo la realtà di oggi "chiama" questo atteggiamento.
Un esempio facile facile. Ai tempi di Gadda ed Arbasino non entrava nell'orizzonte visuale l'irreversibile devastazione dell'ambiente e la possibile/probabile/anzi-certa-è-solo-questione-di-tempo estinzione del genere umano.
Sullo sfondo c'è anche questo nella "Vita in tempo di pace". E cosa si dovrebbe fare ? inarcare ironicamente il sopracciglio?
Anzi se devo dirla tutta di Houellebecq mi sta sullo stomaco proprio la piacioneria ed il cavarsela con qualche bella scena di sesso, giusto perché è roba che vende sempre ed aggirare il problema.
Pecoraro è più vero.

Detto questo, mi trovo d'accordo con @Evi (una pacca sulla spalla da parte dell'autore per far stare sentire meglio il lettore sarebbe il più classico e squallido degli ammiccamenti) e soprattutto d'accordo con @Lise un po' più su dove scrive Io non sono una lettrice da flusso di coscienza, faccio fatica, mi perdo, mi annoio, mi irrito. Qui non mi sono persa, annoiata, irritata nemmeno un secondo. Che ne so, poi si vede che sono una lettrice ingenua o con un bagaglio insufficiente, ma le tirate del Brandani lungi dal sembrarmi banali mi tengono sveglia la notte: mi identifico perfettamente in questa spiegazione. Io questa moda (relativamente) recente per cui bisogna essere per forza ottimisti perché l'ottimismo è il profumo della vita, e via discorrendo con what a wonderful world e je vois la vie en rose, non l'ho mai capita e tantomeno condivisa. Mi sento pessimista perché al mondo si vedono tonnellate di brutture e ingiustizie, e sopra il conto tendo a ragionare con la mia testa per cui se c'è una cosa per cui tutti dicono "che bello", non so trattenermi dal fare qualche osservazione se ci trovo un lato storto. Tutto questo per dire che sono quarant'anni che mi sento dire che sono polemica e lamentona: e vivaddio che ne ho trovato uno più polemico e più lamentone di me!

Comunque, questa non è autofiction.

Pecoraro è più vero."
assolutamente d'accordo, sottoscrivo ogni parola...
Tittirossa wrote: "asclepiade, in una parola vorrebbe essere Houellebeck ma non ci riesce. ."
e meno male! Houellebecq è il più presuntuoso, incapace e squallido scrittore degli ultimi decenni - maledettismo midcult per lettori senza la minima preparazione culturale per capire quando si trovano di fronte un bidonaro. Praticamente un Lars Von Trier della letteratura...
comunque paragonare Pecoraro a Gadda o Arbasino è ingiusto: anche se sa scrivere bene ed è abile a gestire il flusso di coscienza, non è sicuramente paragonabile ai due monumenti della letteratura italiana che hanno sviluppato uno stile nuovo, originale e personalissimo....
tutto sommato concordo con chi dice che è una questione di tempi: negli anni '50 - '60 gli scrittori potevano essere ironici, intelligenti, nascostamente ottimisti perchè tale era l'atmosfera storica e culturale peninsulare - ora anche l'ironia si è usurata dopo l'estremo uso che se ne è fatto (dal postmoderno, ma non solo) e probabilmente è ora che cominciamo a guardarci in faccia senza farci una risata per evitare di affrontare lo stato in cui siamo....
citando Lewis Hyde:
Irony only has emergency use. Carried over time, it is the voice of the trapped who have come to enjoy their cage.

vabbe', diciamo che ti piace spararle grosse, poi sempre questi toni da sottuttoio, almeno qui si potrebbero evitare, per favore?

Che poi è sempre possibile che Pecoraro non piaccia perché ti sbatte in faccia come stanno le cose.
E' esperienza quotidiana che la gente preferisca una bugia consolatoria alla (quasi sempre) amara verità.
Io l'ho letto 3 anni fa ma mi è rimasto dentro ed ho apprezzato tanto di più Lo Stradone (che da un punto di vista della riuscita compositiva è molto migliore).
C'è un capitolo relativo alla fase giovanile della vita del Brandani - forse dovrete ancora arrivarci - assolutamente illuminante....


io esprimo le mie idee e le mie opinioni con il tono che preferisco: se ho delle idiosincrasie non le nascondo certo - se non ti piacciono i miei interventi puoi anche non leggerli
flaminia wrote: "a me che sono una lettrice senza la minima preparazione culturale houellebecq piace. pecoraro non mi piace, ma non per questo do dei deficienti a quanti lo apprezzano."
questa è la mia opinione e la mantengo - non mi sembra di aver dato del deficiente a nessuno: ho detto (e confermo) che SECONDO ME Houllebecq è un bidone assoluto e chi lo considera come un grande letterato SECONDO ME manca di alcuni strumenti culturali per accorgersi che non ha nulla di originale e non fa altro che darsi una posa da autore maledetto e controcorrente.
Poi se a te piace, padronissima, dei gusti personali non di discute - non capisco che problema ci sia se qualcuno ha un'opinione opposta a quella degli altri. Pochissime persone qui condividono i miei gusti letterari, ma non per questo mi sento attaccato.
Evidentemente qui non siamo ancora arrivati a capire che esprimere un giudizio su un libro non corrisponde a dare un giudizio su chi apprezza (o meno) il libro stesso...
e finiamo subito questa insulsa discussione: per conto mio non interverrò più questo punto e lascerò lo spazio a chi vuole parlare del libro di Pecoraro.

Io penso che conoscendoci da tanti anni potremmo cercare di rispettarci a vicenda anche nei toni, senza che questo voglia dire né reprimersi né mancare di esprimere il nostro pensiero.
Ma io sono della Bilancia, tendo sempre a cercare un compromesso (il ch enon vuol dire che io sia democristiana, eh!). :-)
Ma io sono della Bilancia, tendo sempre a cercare un compromesso (il ch enon vuol dire che io sia democristiana, eh!). :-)

manco un paio d'ore e vi prendete a sportellate come 5s/lega?! (stock di emoji sorridenti)
vorrei precisare che imho:
1. Non ho detto che pecoraro mi stia annoiando, almeno fino a qui
2. Non ritengo che tutto debba passare nel filtro dell'ironia, ma - per come è impostata la narrazione- mi aspettavo (sono stata indotta ad aspettarmi) che facesse capolino un pizzico non dico di ironia, ma almeno sarcasmo. e invece trovo solo bile e acidità di stomaco (per la giovinezza perduta, che alla fin fine mi sa che ci arriveremo che non gli tira più, e scusate la grevita, ma Pecoraro stesso la usa)
3. Non mi offendo minimamente se a qualcuno (Habemus) fa schifo Houellebecq, faceva schifo anche a me 15 anni fa (lettura delle Particelle elementari)
4. sono sicura che esistono autori che non mi piacciono ma il cui valore sia riconosciuto, non me ne vengono in mente ma anche i batteri esistono senza che io possa vederli a occhio nudo (sostituite batteri con atomi, dal cell le faccine non vengono e non voglio offendere nessuno).
5. come compilatore di liste èsecondo solo a Verne
vorrei precisare che imho:
1. Non ho detto che pecoraro mi stia annoiando, almeno fino a qui
2. Non ritengo che tutto debba passare nel filtro dell'ironia, ma - per come è impostata la narrazione- mi aspettavo (sono stata indotta ad aspettarmi) che facesse capolino un pizzico non dico di ironia, ma almeno sarcasmo. e invece trovo solo bile e acidità di stomaco (per la giovinezza perduta, che alla fin fine mi sa che ci arriveremo che non gli tira più, e scusate la grevita, ma Pecoraro stesso la usa)
3. Non mi offendo minimamente se a qualcuno (Habemus) fa schifo Houellebecq, faceva schifo anche a me 15 anni fa (lettura delle Particelle elementari)
4. sono sicura che esistono autori che non mi piacciono ma il cui valore sia riconosciuto, non me ne vengono in mente ma anche i batteri esistono senza che io possa vederli a occhio nudo (sostituite batteri con atomi, dal cell le faccine non vengono e non voglio offendere nessuno).
5. come compilatore di liste èsecondo solo a Verne

Non so, avevo scritto un lungo post, ma alla fine, l'unica risposta possibile mi pare esticazzi.
ferrigno wrote: "«Lontano una grossa rotonda, sospesa su pali di cemento tutti incrostati di cozze: un bar pieno di gente in costume: si accalcano alla cassa e ordinano le solite cose»
Sotto: stabilimento Tirrenia..."
Io andavo qui, al Tirrena.
Sotto: stabilimento Tirrenia..."
Io andavo qui, al Tirrena.

Ciò che però mi colpisce è che sono d'accordo con Asclepiade, le cui critiche colgono aspetti, per me, effettivamente riscontrabili: un libro in cui i toni prevalenti sono cinismo, disillusione, amarezza compiaciuta, e un libro pesante, in parte antipatico.
Eppure, sono questi gli stessi motivi per cui a me è piaciuto, a parte che in alcuni brani che ho trovato un po' privi di stile. Mi è sembrato che ci rappresentasse bene, che fosse un buono specchio di noi, del nostro disfacimento indifferente.
Le stesse cose si possono dire con altri toni e l'ironia, che non è ottimismo stupido e benevolo, può essere un altro modo interessante. Ma con Brandani non funzionerebbe, è proprio il brontolio amaro e sottilmente ipocrita che lo rende adatto a rappresentare i nostri tempi, a mio avviso.
Il disfacimento della città di Dio, ad opera di chi si ammantava di idealismo ed è finito ad operare con un cinismo peggiore dei pragmatici predecessori, a me è piaciuto espresso in questo modo.
Detto questo, a me piace anche Houllebecq, per quel che ho letto; si vede che sono priva di preparazione culturale a intermittenza.


anche io sono un cattivo lettore di flussi di coscienza; infatti, ho abbandonato l'Ulisse dopo 150 sudatissime pagine. Allo stesso modo, ho mal sopportato certi tratti di L'urlo e il furore e di Mentre morivo, ma in entrambi i casi ho portato a termine la lettura grazie ai frequenti cambi di prospettiva e di tono (quindi di stile). Pecoraro fa lo stesso. C'è il Brandani attuale che fa da basso continuo, intercalato dai vari Brandani a ritroso: il Brandani sessantenne di Monsone, quello cinquantenne di Il senso del mare e quello trentenne di Sofrano. Gli intermezzi sono uno stacco salvifico (alleggeriscono parecchio) ma sono anche, e forse soprattutto, importanti per via della dialettica che innescano tra i vari prima e il dopo. Una dialettica che è anche riproposta dal Brandani vecchio nel suo rimuginare e rimpiangere le cose perdute.

Non piace a tutti questo romanzo. Superata a fatica la seconda tappa, sto arrancando lungo la terza e mi sto annoiando da morire per tutti i motivi che con parole migliori delle mie hai descritto.

In parte è anche colpa del libro perché....mi fa questo effetto, quando lo prendo in mano sono tentata di tornare indietro e rileggere da pagina 1. Sono sicura di essermi persa molta nella prima lettura e vorrei tornare indietro e ricominciare. È un libro denso, sebbene la scrittura sia a periodi lunghissimi e ripetuti. Mi piace il distacco creato da luoghi e persone ribattezzati con Nomi comuni.
Trovo molto attuali le considerazioni. Il libro ha 5 anni, mi sembra che ancora guardi avanti.
Sono oltre quota 500? Pace
Sotto: stabilimento Tirrenia di Anzio ("la Rotonda")