Intelligenza artificiale: una risorsa o una minaccia?

Questa recensione di Ex Machina, film scritto e diretto da Alex Garland (dal 30 luglio anche in Italia) che s’inserisce nel filone trasnumanista recentemente esplorato da Hollywood gi�� in diversi titoli �����con risultati alterni����� da Lei a Transcendence, richiama l’attenzione su una serie di riferimenti che gi�� mi sono serviti come punti cardinali in un paio di uscite pubbliche. Dalla riflessione era per altro��scaturito questo articolo per Quaderni d’Altri Tempi, e a Bellaria abbiamo colto l’occasione con Zoon e Kremo per imbastire un panel a 360�� sui rischi esistenziali, proprio a partire dal clamore suscitato dagli avvertimenti lanciati da luminari del calibro di Stephen Hawking��(che non ha certo bisogno di presentazioni da queste parti) o Elon Musk��(l’imprenditore sudafricano-americano fondatore di start-up di successo, da PayPal a Tesla Motors a SpaceX). E proprio i loro nomi, insieme a quello di Nick Bostrom, sono quelli che richiamavamo in quella sede, a partire dal dibattito incentrato sull’evoluzione delle intelligenze artificiali simil o super umane.


Com’�� stato detto, se mai risulter�� possibile una superintelligenza artificiale sar�� anche l’ultima invenzione dell’uomo. Il progresso �� sempre guidato dalla civilt�� pi�� evoluta. E in presenza di una intelligenza artificiale confrontabile o gi�� superiore all’intelligenza umana, capace di migliorarsi a un ritmo per noi vertiginoso e inimmaginabile,��l’umanit�� dovr�� rassegnarsi a passare il testimone. Risulta quindi��plausibile che a quel punto il timone del progresso passi “nelle mani” delle IA, che si sostituiranno in tutto o in parte a noi nel ruolo di motore��dell’evoluzione tecnologica, scientifica e culturale sulla Terra.


In uno dei suoi articoli sempre estremamente stimolanti, il divulgatore Caleb Scharf, astrobiologo alla Columbia University, ha provato addirittura a mettere in relazione lo sviluppo delle IA con il paradosso di Fermi, passando per il Grande Filtro: �� un’idea interessante, sennonch����mi sembra fondarsi sull’assunzione un po’ troppo restrittiva che ogni forma artificiale di intelligenza contenga il germe intrinseco dell’autodistruzione.


D’altronde, se come esseri umani ci stiamo interessando cos�� tanto a un argomento che fino a non molto tempo fa sembrava poterci appassionare solo in forma di fiction (e in effetti credo che negli ultimi trent’anni sia stata scritta e filmata ben poca fantascienza capace di prescindere da un qualche impiego futuro ��� o rischio connaturato all’uso �����delle IA), non �� solo per l’effetto perturbante della difformit�� implicita nell’IA, del suo essere qualcosa di altro da noi. Le implicazioni dell’eventuale avvento dell’IA sono intrinsecamente imprevedibili: potremmo trovarci davanti agli scenari pi�� diversi, da una vera e propria esplosione di intelligenza alla riprogrammazione stessa della materia disponibile sulla Terra e nei suoi paraggi (tutta la materia, esseri viventi inclusi) in computronium, fino a esiti ancora pi�� inquietanti come l’inferno a misura d’uomo teorizzato nel cosiddetto rompicapo del Basilisco di Roko. Si va quindi dal caso migliore dell’umanit�� vittima collaterale dello sviluppo dell’IA, a quello peggiore dell’umanit�� completamente asservita (ed eventualmente annichilita) dall’IA. In nessun caso, proiettando sull’intelligenza artificiale ci�� di cui �� stata capace nel corso della sua storia l’intelligenza umana, la nostra “ultima invenzione” dovrebbe mostrare un senso di compassione nei nostri confronti.


Ma se i nostri timori sono oggi cos�� fondati, �� perch�� sono sostanzialmente il frutto del nostro passato, che troviamo cos�� ben rappresentato nel presente. E abbiamo appunto imparato a nostre spese��che dell’umanit�� come oggi la conosciamo �� meglio diffidare. Ogni sviluppo futuro, ogni tentativo di estrapolazione, ci costringe a fare i conti con i punti di partenza: e ci�� che siamo oggi, evidentemente, non ci piace granch��. E allora: perch�� non cogliere l’occasione di questo dibattito per fare qualcosa che cambi le cose? Forse le cose andranno male comunque, ma almeno non avremo nulla da rimproverarci.



BATTLESTAR GALACTICA -- Pictured: Tricia Helfer as Number Six -- SCI FI Channel Photo: Justin Stephens

BATTLESTAR GALACTICA — Pictured: Tricia Helfer as Number Six — SCI FI Channel Photo: Justin Stephens


Archiviato in:Transizioni Tagged: Alex Garland, Caleb Scharf, computronium, Elon Musk, etica, Ex Machina, Grande Filtro, intelligenza artificiale, Nick Bostrom, paradosso di Fermi, rischi esistenziali, roboetica, Roko's Basilisk, Singolarit�� Tecnologica, Stephen Hawking
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on May 07, 2015 16:00
No comments have been added yet.