Corpi spenti: input #8

Un libro e un racconto. Per il tracciamento dei container trasportati via mare e lo scenario da guerra di spie in cui il Mediterraneo sta scivolando in Corpi spenti, ho derivato lo spunto di partenza da Guerreros di William Gibson.


Un altro debito importante è verso Samuel R. Delany (non è la prima volta, non sarà l’ultima) e il suo Sì, e Gomorra. A distanza di 47 anni dalla prima pubblicazione gli scenari delineati nel racconto, con le sottoculture urbane che fioriscono intorno allo sfruttamento sessuale degli spaziali in licenza, continuano a risultare una metafora insuperabile, soprattutto come rappresentazione delle alternative di utilizzo che la strada riesce sempre a trovare per le ricadute del progresso.


Uno dei punti-chiave del romanzo è la colonizzazione spaziale. Il che potrebbe sembrare paradossale, per un future noir che si svolge interamente per le strade di una metropoli e nei suoi bassifondi. Ma la Nuova Frontiera incombe sui personaggi e sulle loro storie. Tra i principali spunti che ho voluto approfondire nel libro c’è appunto l’approccio dell’umanità allo spazio: il modo in cui ci si arriva, il modo in cui la conquista dello spazio ci cambia. L’outer space si riversa nell’inner space, e come insegna J.G. Ballard il terreno di battaglia sono prima di tutto la nostra psiche e i nostri corpi.


Tre parole-chiave per l’approccio alla tecnologia in Corpi spenti: nichilismo, alienazione, paranoia.


Starbase 03


Space Colonies and Stations


Space Colony Immagini via Exonauts.


Archiviato in:Criptogrammi Tagged: Aye and Gomorra, Corpi spenti, fantascienza, future noir, hard sci-fi, inner space, J.G. Ballard, Nuova Frontiera, Samuel R. Delany, sessualità, spazio, Spook Country, spy story, tecnologia, William Gibson
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Published on May 30, 2014 23:00
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