Lost!
La Foresta Umbra e’ un’incantevole faggeta sull’altipiano del Gargano, piu’ o meno pianeggiante anche se sopra i 500 m di quota. Oltre a faggi ci sono tassi millenari, carpini e un sottobosco di agrifoglio e pungitopo, con decine di specie di orchidee selvatiche in primavera. Gatto selvatico, cinghiali, capriolo garganico e ghiro, oltre a mucche podoliche brade, praticamente uri, popolano la foresta. Il posto e’ selvaggio e meraviglioso, ma ci possono essere inquietanti retroscena.
Ricetta per un disastro:
Andare in Foresta Umbra con l’Uomo dei Boschi (UdB), sprovvisti ovviamente di carta dei sentieri e bussola
Arrivare alle 4 del pomeriggio, sapendo che mancano due ore al tramonto
Uscire dal sentiero verso le 16.30 ad ammirare una interessante dolina carsica
Giunti al centro della dolina, puntare all’UdB un sentierino laterale ad angolo strambo rispetto al sentiero e dirigercisi allegri
Avvisare a quel punto l’UdB di avere il senso dell’orientamento di una tartaruga zoppa
Lasciarsi convincere dall’UdB, che non conosce quella particolare foresta, che ritrovare il sentiero e’ facile
Seguire placidi l’UdB verso direzioni interessanti, ma non esattamente corrette, credendo di stare facendo il giro lungo verso il sentero
Ore 17.45
UdB: “non so piu’ dov’e’ il sentiero”
Orologiaio Miope (OM), dopo molte svolte, salite e discese: “torniamo indietro”?
L’UdB non risponde, e continua determinato a inerpicarsi alla ricerca di un qualunque segno di passaggio umano, andando caparbio, ignaro e felice esattamente nella direzione opposta rispetto a quella dove pensava di stare andando
Ore 18
Agli ultimi raggi di sole il duo arriva nei pressi di un’area recintata con filo spinato costeggiata da un sentierino largo una ventina di cm, e comincia a seguirlo. Il sentierino sembra perdersi. Parte la crisi di panico.
Ore 18.15
Il sole e’ decisamente tramontato, non ci si vede quasi piu’, L’UdB e OM fanno a gara a chi ha piu’ fifa, ma su questo stendiamo un velo pietoso. Cani (rinselvatichiti?) cominciano ad abbaiare in lontananza all’impazzata, avvicinandosi.
Passato il quarto d’ora accademico di “ohimemisera” OM si ricompone e tira fuori il telefonino per cercare una mappa. Ringhia “115″ all’UdB, che ha campo e telefona.
Si scopre che al 115 non risponde la Forestale come pensava OM ma i Vigili del Fuoco di Foggia. Ci chiedono dove siamo. Rispondiamo che se lo avessimo saputo non li avremmo disturbati, e che e’ quello che vorremmo sapere da loro. Si fanno descrivere il posto, ottenendo: recinzione, rudere abbandonato, vecchia quercia gigante, altro non c’era. Si fanno allora dare le coordinate dal telefonino (la cui mappa e’ quasi inutile). Nel frattempo si mettono anche in contatto con la forestale. Di li in poi continuano freneticamente a chiamarci (il che era confortante, piu’ o meno):
i vigili del fuoco di Foggia,
i Vigili del Fuoco di Monte S. Angelo,
la forestale con sede distaccata di non so dove,
la forestale con sede nella foresta Umbra.
Tutti ci fanno la stessa domanda, ovvero dove siamo. Si parlano tra loro, si consultano, consultano amici, parenti, conoscenti, podoliche un tempo residenti nella zona e qualche pastore sardo oggi residente in Australia, per non sbagliare… Il fatto che noi non avessimo idea di dove ci trovassimo non sembrava impedirgli di chiedercelo. Il fatto che gli avessimo fornito latitudine e longitudine precisi alla sesta decimale con quattro metri di raggio di errore (secondo il gps del telefonino) neanche sembrava un’informazione particolarmente interessante. Il 115, i vigili del fuoco (VdF) di Foggia, erano gli unici che sembravano sapere cosa fare. Ci dicono di rimanere li’ sul filo spinato (”Signora, attenda li’ con suo marito”; “non e’ mio marito”; breve silenzio “vabe’ e’ lo stesso, attendete li”. Nella terra di Padre Pio non avevo pensato che una donna, come in Afghanisthan, puo’ solo girare per boschi col proprio legittimo consorte, e’ inaudito che possa avere interessi scientifici o voler mostrare la meravigliosa (e selvaggia) faggeta a un amico/collega, questo semplicemente non accade).
Attendiamo.
Attendiamo.
Silenzio.
Buio totale.
Sulla quasi inutile mappa del telefonino c’e’ un sentiero tracciato nelle vicinanze. Dico all’ UdB di provare ad avviarci in quella direzione, dato che i VdF ci avevano detto di aver mandato il camion a cercarci. Si, esattamente quello con cui si spengono gli incendi. Sentiero largo 20 cm. C’e’ anche una Panda della forestale alla nostra ricerca, pero’.
A tentoni e incespicando al buio riusciamo dopo un po’ ad arrivare su questo sentiero. Chiamiamo la forestale con sede nella foresta, che ritenevamo quelli piu’ esperti, e forniamo le nuove coordinate geografiche. Il signore al telefono non sembra particolarmente impressionato dall’informazione. Noi chiediamo di passarla ai VdF e descriviamo il nuovo posto: un pozzo a bilancere, un sentiero che scende, un cancello alto che sbarra il sentiero e ci impedisce di procedere oltre. Il signore della forestale al telefono ci dice che ha capito benissimo dove siamo. Gli chiedo allora di venirci a prendere. Dice che non puo’ lasciare la postazione, essendo solo in caserma. Gli chiedo di spiegare allora dove siamo alle altre squadre di ricerca, dato che ha detto di sapere esattamente dove siamo. Dice che mo’ vediamo, e che lui sta da solo in caserma… Dice che visto che il cancello non e’ chiuso da un lucchetto di andare avanti e oltrepassarlo (”Lei e suo marito vadano avanti”; “non e’ mio marito”; silenzio di incomprensione…). Dice anche (dopo domanda diretta) che il posto e’ proprieta’ privata e pieno di cani da guardia che possono essere molto pericolosi. Io penso che mio marito, quello vero, essendo un UdC (uomo dei computer), di solito in foresta non si perde perche’ non entra in un bosco senza un’attrezzatura da fare invidia ai marines, incluso telefono satellitare, razzi segnalatori, tenda da campo, gps che aggancia pure i satelliti intorno a Marte, tre telefonini ognuno con un sei applicazioni differenti con isoipse, isoterme, isobate, isobare, isotutto etc. e caffettiera con fornello da campo onnipresente. Penso anche che vista la situazione alla forestale conviene avere a che fare con l’UdB che riconosce le vecchie querce piuttosto che con l’UdC che darebbe le coordinate in proiezione geodesica in radianti.
OK.
Lo saluto (in modo non molto cortese, devo ammettere, ma non ero dell’umore giusto per le cortesie) e chiamo il 115 comunicando che la forestale ha la nostra nuova posizione lat/long. spieghiamo anche a loro tutto del cancello, e dei cani. Ci dicono di non oltrepassarlo e di rimanere al cancello (”Dica a suo marito di restare dove siete” “non e’ mio marito” “Ah”), avrebbero azionato la sirena e il lampeggiatore per vedere se riuscivamo a sentirlo. Ascoltiamo. Ziiip-Ziiip di chirotteri, frulli d’ala degli stessi, campanacci di podolica, fruscii di bestie nei cespugli. Niente sirene dei pompieri. Luna quasi piena, pero’. Se la situazione non fosse stata incresciosa sarebbe stata indubbiamente bucolica. Invece siamo in stallo: la foresta alle nostre spalle, non terribile o pericolosa ma indubbiamente buia e del tutto priva di punti di riferimento per orientarsi; il cancello di una fattoria presumibilmente ostile (mi pare di capire che i massari del Gargano non siano persone particolarmente simpatiche ed amichevoli) che sbarra il sentiero davanti. Il rischio di essere presi a fucilate per aver oltrepassato una proprieta’ privata (?) non e’ nullo. Tutto sommato nel West per l’abigeato c’e’ l’impiccagione.
Al cancello non c’e’ campo, per parlare al telefono dobbiamo tornare indietro, sul limitare della foresta. Qualcuno ci telefona per sapere dov’e’ la luna, un’informazione sicuramente utilissima per rintracciarci, avendo la descrizione del posto e le coordinate geografiche alla sesta decimale. Rimango sola per un po’ al limitare della foresta, per mantenere i contatti con le squadre di soccorso (?), mentre l’UdB va al cancello a vedere se e’ chiuso col lucchetto, o se si scorgono sirene o lampeggiatori. Di notte le distanze sono diverse che di giorno. Pensavo che il cancello fosse a portata di voce, e chiamo l’UdB, che non risponde. Chiamo ancora. Mi avvicino verso il cancello. Chiamo al telefonino, niente campo. Parte nella mia testa il film del branco di lupi/astronave aliena/yeti garganico che hanno rapito l’UdB. In realta’ era solo un problema di distanze, molto maggiori di quel che immaginavo, e a meta’ sentiero, mentre scendo chiedendomi come si affronta uno Yeti garganico, incontro l’ignaro UdB che risaliva placido con la buona notizia che il cancello e’ chiuso solo con un gancio di fil di ferro, ma niente luci o sirene in vista. Risaliamo. Richiamiamo un numero a caso tra quelli che oramai affollano il mio telefonino (incluso probabilmente quello del pastore sardo). Ci dicono di aspettare al cancello. Scendiamo al cancello. L’unico telefonino che ha campo e’ il mio cellulare con la SIM inglese. Chiamiamo con quello la forestale, il signore che dice di sapere benissimo dove siamo ma non lo dice agli altri perche’ lo hanno lasciato da solo in caserma. Il 115 infatti non funziona su una SIM straniera, e quindi non possiamo chiamare gli unici che sembrano avere idea di cosa fare. Lo preghiamo di dire al 115 di chiamarci su quel numero, ma ovviamente l’informazione, come probabilmente le nostre nuove coordinate, muore li’.
Ritorniamo allora sul bordo della foresta, dove c’e’ campo. Finalmente, ci avvisano che ci avrebbe chiamato “Michele”, che e’ uno della zona, a cui avremmo potuto spiegare dove siamo (ancora?). Io allora immagino “Michele” sia un contadino della zona esperto del luogo. Quando il telefono squilla io rispondo chiedendo: “Lei e’ Michele”? E dall’altro lato una voce risponde fredda: “Si, sono il comandante delle guardie forestali”, leggermente irritato dalla mancanza di formalita’. Ah. Le formalita’ vanno rispettate anche quando sei in mezzo al niente, come ho fatto a non pensarci? Comunque, il Comandante Michele Biscotto sara’ il nostro deus-ex-machina, quello che sa cosa fare e sa come organizzare le ricerche, avendo sia esperienza sia del luogo, che conosce benissimo, sia di imbecilli che si perdono come noi. Dopo aver parlato con tutto il Gargano, il comandante e’ l’unico che ci rassicura e ci spiega cosa fare, e si vede che lo fa con professionalita’: spegnere tutti i cellulari tranne uno per economizzare la batteria, accendere un fuoco per evitare l’ipotermia (c’erano 10 gradi in realta’), rimanere calmi (”Signora, parli con suo marito”) e attendere.
Decidiamo che non abbiamo voglia di accendere un fuoco. Ok che ci sta cercando il camion dei pompieri (e’ a questo che serve?), ma sarebbe un peccato dar fuoco alla faggeta.
Attendiamo
Attendiamo
Pipistrelli-civette-campanacci-fruscii
Quando anche i chiiirp dei pipistrelli cessano decidiamo che ne abbiamo avuto abbastanza e di salvarci da soli. Tutto sommato la mappa sul mio cellulare (che viene prontamente riacceso) indica chiaramente il sentiero e il punto dove sfocia sulla strada provinciale.
Ci armiamo di bastoni, piu’ come supporto psicologico che perche’ possano far qualcosa a un branco di cani che difende il territorio, o a un massaro armato di fucile da caccia, e oltrepassiamo il filo spinato del cancello.
Dopo una decina di minuti alla luce della luna intravvediamo la masseria, ma tutto tace. Arriviamo ad un altro cancello. Questo e’ chiuso molto meglio e aprirlo al buio non e’ banale, ma ci riusciamo. Solo, e’ impossibile richiuderlo propriamente.
Ci richiama il comandante. Gli spieghiamo che ci siamo avviati e dove siamo. Un paio di dettagli fanno scattare nel comandante la certezza di dove siamo (perche’, finora dove ci stavate cercando?, mi chiedo). Ci dice di rimanere li. Ovviamente proseguiamo, a quel punto che senso ha rimanere li’, visto che non c’e’ nulla a sbarrarci la strada? In realta’ c’e’ un terzo cancello, ma a quel punto siamo diventati esperti scavalcatori di cancelli, e lo passiamo facilmente.
Poco dopo vediamo dei lampeggiatori nel buio (ma niente sirene). Sono il fuoristrada della forestale e la Panda dei VdF. Ci rimproverano di non essere rimasti fermi alla vecchia quercia perche’ una pattuglia dei VdF e’ arrivata sin li (come?, mi chiedo, col camion?) seguendo le nostre coordinate, ma non trovandoci e’ tornata indietro (noi siamo stati ore a poche centinaia di metri da li e avevamo lasciato le nuove coordinate, perche’ non percorrere qualche altro metro?).
Ci caricano sulla jeep e ci portano alla macchina, lasciata lungo la strada provinciale. Ci chiedono se eravamo andati per funghi. Gli sembra strano che no, eravamo li’ per vedere la faggeta. A dire il vero se avessimo voluto funghi c’erano mazze di tamburo da 1 m2 l’una, ma no, non volevamo funghi, volevamo tornare a casa. Il comandante, sempre molto gentile e rassicurante, ci dice che lui non era in servizio in quei giorni e si e’ trovato in zona solo per pura combinazione. Ci racconta che un sacco di gente si perde nella foresta, che la zona dove siamo incappati noi “e’ particolare” (perche’? bho?) e che persino i cacciatori si perdono (Cacciatori? ma non e’ un parco nazionale, questo?). Cioe’, aggiunge in fretta, si perdevano quando qui si poteva ancora cacciare (Ah, tutto a posto, allora).
Ad aspettarci alla macchina c’e’ davvero un camion dei pompieri e un’altra auto, tutti in allarme come se stesse andando a fuoco qualcosa. A quel punto il comandante Biscotto decide che forse e’ meglio se andiamo in caserma con loro. Sono tutti molto gentili. Appesa all’antenna della macchina l’UdB trova persino un sacchettino con dei funghi. In caserma mi offrono della cioccolata e un liquore alla liquirizia all’UdB che, essendo nordico, sperava nel San Bernardo con la fiaschetta di grappa appesa al collo. Pero’ ci chiedono i documenti e si prendono le nostre generalita’. Sara’ prassi, immagino.
Tutto e’ bene quel che finisce bene. Siamo rientrati alla base a notte fonda, esausti e infreddoliti, ma sani e salvi.
Colgo l’occasione per ringraziare ufficialmente il Comandante Michele Biscotto, il Corpo Forestale dello Stato, il Corpo dei Vigili del Fuoco di Foggia e tutti coloro che sono stati coinvolti nella nostra ricerca, costretti a rimanere diverse ore in giro di notte nella foresta. Grazie anche alle podoliche e ai misteriosi pipistrelli garganici, che ci hanno fatto compagnia nelle lunghe pause di attesa