“Cose naturali” & Cose artificiali”

Vediamo l’Intelligenza Artificiale fare cose incredibili. Scrive codici, crea immagini, parla e dialoga, legge e riassume libri, risponde in cartaceo e digitale, scrive report in pochi secondi.
Ma la vera storia di cui nessuno parla è un’altra. Il cambiamento più importante non sta avvenendo non solo sul pc, sul laptop o nel cellulare. Sta avvenendo ovunque intorno a noi.
In cucina, in garage, persino in camera da letto. AI sta silenziosamente abbandonando il mondo digitale per entrare in quello fisico e mentale. Questa è la base del prossimo decennio di tecnologia e la maggior parte delle persone non se n’è ancora accorta.
Dall’intelligenza artificiale sullo schermo, all’intelligenza artificiale nel mondo reale. Per anni, la maggior parte di noi ha pensato a AI come a qualcosa che viveva all’interno di un dispositivo.
Un chatbot, un’applicazione su un telefono, uno strumento sul portatile. Tu digiti, lui risponde. Siamo andati ben oltre. La realtà è aumentata. Stiamo entrando in un’era di intelligenza spaziale e incarnata.
L’AI è spaziale, comprende lo spazio 3D: la posizione degli oggetti, i mobili e come ci si muove in una stanza. L’intelligenza artificiale incarnata non si limita a comprendere lo spazio, ma agisce al suo interno.
Pensate a un robot con ruote, braccia, telecamere e sensori. In breve, stiamo passando da un’intelligenza artificiale che pensa a un’intelligenza artificiale che agisce.
Esempi che possiamo vedere e toccare: il robot lavapavimenti con “cervello”. A differenza della maggior parte dei robot lavapavimenti che si limitano a spalmare lo sporco, Narwal Freo utilizza acqua calda (45 °C) e 12 Newton di pressione per sciogliere le macchie in una sola passata.
Pulisce e igienizza il suo mocio, rileva oltre 200 oggetti domestici per evitare collisioni. Solleva automaticamente il mocio sul tappeto Sale gradini fino a 4 cm.
AI ambientale è invisibile, intelligente, utile e già presente. Apple Vision Pro fa elaborazione spaziale. Non è solo un visore. Sa dove stai guardando, come stai gesticolando e comprende l’ambiente circostante in tempo reale.
AI non è più solo realtà virtuale, è anche elaborazione spaziale. Gli occhiali intelligenti Ray-Ban di Meta. Questi occhiali possono riconoscere oggetti, tradurre il testo sui cartelli e persino descrivere ciò che stai vedendo.
Stai letteralmente indossando una AI che comprende il mondo accanto a te. Sono tre le forze che guidano questo cambiamento. Sensori più economici e migliori. Ciò che una volta costava migliaia di dollari ora trova posto in un dispositivo domestico.
Ecco le telecamere di rilevamento della profondità in un aspirapolvere o in uno smartphone. Modelli di intelligenza artificiale multimodali. AI ora comprende testo, immagini, video, profondità e movimento.
RT-2 di Google DeepMind può elaborare input visivi e seguire istruzioni come “prendi la tazza blu”. I modelli di intelligenza artificiale Edge possono ora essere eseguiti direttamente sul tuo dispositivo sempre più privati e più affidabili.
750.000 robot autonomi di Amazon coordinano e adattano i percorsi in modo dinamico. Ci sono ospedali che usano robot come Moxi, consegnano farmaci e si muovono in ambienti complessi.
Aziende agricole usano il diserbante laser di Carbon Robotics che elimina le singole erbacce senza pesticidi. Alcune fabbriche e aziende come Figure AI stanno costruendo robot umanoidi per compiti generici.
Stiamo riempiendo il mondo di macchine che possono vedere, pensare e agire, e si stanno integrando nella nostra vita quotidiana. In 50 anni, gli esseri umani hanno imparato a usare i computer. Abbiamo digitato, fatto scorrere e persino imparato a programmare.
Ora AI si incarna, capovolge il copione, impara a capirci, conosce i nostri gesti, distingue la nostra voce, intuisce i nostri movimenti. E’ accessibile per tutti, soprattutto per chi non è esperto di tecnologia. Auto impara e si auto aggiorna.
Le sfide future sono la sicurezza. I suoi errori possono avere conseguenze nel mondo reale. La privacy: i dispositivi in casa tua vedono, sentono e imparano qualcosa su di te.
La domanda è: dove finiscono questi dati? Un problema, non per i robot, ma per noi. I robot hanno ancora difficoltà in ambienti disordinati o imprevedibili. Questi problemi rallenteranno l’implementazione, ma non la fermeranno.
La domanda non è più se interagireremo con l’intelligenza artificiale fisica, ma se sapremo difenderci. L’affermazione che l’AI è un rischio ed è contro di noi presuppone una concezione deterministica della tecnologia che non condivido.
Come già intuiva Marshall McLuhan con la sua celebre formula “il mezzo è il messaggio”, ogni tecnologia porta con sé trasformazioni profonde, ma non inevitabilmente distruttive.
Il punto cruciale non è la tecnologia in sé, ma come noi scegliamo di svilupparla, implementarla e governarla. L’intelligenza artificiale, come la stampa a caratteri mobili di Gutenberg o l’alfabeto stesso, rappresenta un’estensione delle nostre facoltà cognitive.
Gutenberg fu accusato di minacciare la memoria e la tradizione orale. Socrate temeva che la scrittura avrebbe indebolito la capacità di ricordare. Eppure, queste tecnologie hanno amplificato le nostre possibilità intellettuali anziché sostituirle.
La vera questione non è se diffidare di AI, ma come educarci a un rapporto consapevole con essa. Il rischio maggiore non viene dalla tecnologia, ma dalla nostra passività di fronte ad essa.
Come docenti, intellettuali e cittadini, abbiamo il dovere di comprendere questi strumenti, per orientarne lo sviluppo verso il bene comune.
L’AI può diventare uno strumento di democratizzazione della conoscenza, un supporto per la didattica, un alleato nella ricerca.
Oppure può trasformarsi in uno strumento di controllo e manipolazione. La differenza la facciamo noi, con le nostre scelte politiche, educative e culturali. Invece di diffidare aprioristicamente, coltiviamo quella che potremmo chiamare “saggezza tecnologica”.
La capacità di discernere, di porre domande critiche, di mantenere sempre centrale la dimensione umana. I nostri cervelli non sono a rischio se sappiamo usarli per guidare la tecnologia, anziché subirla.
La civiltà non si salva chiudendo gli occhi davanti al cambiamento, ma affrontandolo con gli strumenti che la tradizione umanistica ci ha consegnato: il pensiero critico, il dialogo, la ricerca della Verità. Se mai esiste, e se mai sarà possibile trovarla.
E poi vi chiedo: siete proprio sicuri che questo post l’abbia scritto io? Il quadro che vedete qui in testa a questo articolo è una foto fatta da me in un museo. Un oggetto di vera arte, che riproduce in pittura oggetti veri: “cose naturali” per “cose artificiali”.
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