Il più bello dei mari …

Il più bello dei mari …Foto@angalloQuesta splendida lirica di Nazim Hikmet tocca una delle corde più profonde dell’esperienza umana: il rapporto tra realtà e possibilità, tra vissuto e potenziale. Il poeta turco costruisce qui un paradosso luminoso che ribalta la comune percezione del tempo e del valore.La struttura anaforica (“Il più bello dei…”) crea un ritmo incantatorio che accompagna il lettore attraverso quattro dimensioni fondamentali dell’esistenza: il viaggio, metaforico e concreto, la generatività, il tempo quotidiano, l’espressione amorosa.Ogni verso nega il primato del realizzato per affermarlo nell’irrealizzato, in ciò che rimane aperto, in potenza. C’è in questi versi una filosofia dell’incompiuto che non è rinuncia o rimpianto, ma celebrazione delle infinite possibilità che la vita continua a offrire.Hikmet, che pure ha conosciuto il carcere, l’esilio, le privazioni, non guarda con nostalgia a un passato idealizzato, ma proietta la bellezza nel futuro, nel non-ancora.Il mare “che non navigammo” evoca tutti i viaggi possibili, tutte le scoperte che attendono; il figlio “non ancora cresciuto” porta in sé tutte le promesse del divenire; i giorni “non ancora vissuti” custodiscono tutte le gioie possibili. E infine, con suprema delicatezza, la dichiarazione d’amore più bella rimane quella ancora da pronunciare.È una poetica dell’attesa gravida di senso, dove la bellezza non si consuma nel possesso ma si rinnova nella tensione verso l’altro, verso il domani, verso la parola ancora da dire. Una lezione di speranza che trasforma l’incompiutezza da limite in risorsa infinita. Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
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Published on August 15, 2025 07:44
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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