Una questione di identità …

L’etimologia della parola “identità” rivela un percorso semantico che attraversa millenni di evoluzione linguistica.
Origine latina. Il termine deriva dal latino tardo “identitas, -atis”, sostantivo astratto formato dall’aggettivo “idem” (lo stesso, medesimo) con il suffisso “-tas” che indica qualità o condizione. La parola latina “idem” a sua volta proviene dalla radice indoeuropea *i- (questo) + il suffisso dimostrativo *-dem.
Evoluzione semantica. In latino, “identitas” indicava inizialmente la qualità dell’essere identico, del coincidere perfettamente. Il concetto si sviluppò nella filosofia scolastica medievale per designare l’uguaglianza assoluta di una cosa con se stessa — quello che i logici chiamano “principio di identità” (A = A).
Percorso nelle lingue volgari:
- Nel francese antico: “identité” (XIII secolo)
- In italiano: “identità” appare nel XV secolo
- In inglese: “identity” (XVI secolo)
Slittamento semantico moderno. Il significato si è gradualmente spostato dall’idea di “uguaglianza con se stesso” a quella più complessa di “caratteristiche distintive e persistenti di un individuo o gruppo”. Questo passaggio è particolarmente evidente a partire dal XVII secolo, quando la parola inizia ad assumere le connotazioni psicologiche e sociali che conosciamo oggi.
Famiglia lessicale. La radice ha generato anche “identificare”, “identificazione”, tutti legati al concetto di riconoscimento e riconducibilità al medesimo.
È interessante notare come il termine, nato per indicare l’uguaglianza assoluta, sia diventato paradossalmente il concetto che più di ogni altro esprime l’unicità e la differenza individuale.
Questa scultura che ho ritratto stamani al corso offre una rappresentazione visivamente potente del tema dell’identità attraverso la metafora della stratificazione e della costruzione. La figura umana che si erge verticalmente, composta da elementi sovrapposti e apparentemente in equilibrio precario, evoca diverse dimensioni filosofiche e antropologiche dell’identità. Si confronta cone le figure umane nello sfondo.
Chi ce l’ha. L’identità è una prerogativa degli esseri coscienti, primariamente umani, ma possiamo estenderla a tutti gli organismi che sviluppano una forma di autocoscienza e continuità temporale del sé. È un fenomeno graduale che emerge con lo sviluppo cognitivo.
Cos’è. L’identità è un costrutto complesso che comprende la percezione soggettiva di continuità del sé attraverso il tempo, la memoria autobiografica, i valori, le relazioni sociali e i ruoli culturali. È simultaneamente narrativa personale e riconoscimento sociale.
Quando si manifesta. Si sviluppa gradualmente nell’infanzia, consolidandosi nell’adolescenza attraverso quello che Erikson definiva “crisi d’identità”. Continua poi a evolversi per tutta la vita attraverso esperienze, relazioni e riflessioni.
Dove e come si realizza. L’identità si manifesta nell’interazione tra dimensione interiore (autocoscienza, memoria) e dimensione sociale (riconoscimento, ruoli, appartenenze). Si realizza attraverso il linguaggio, le pratiche culturali, le scelte etiche e estetiche.
Perché è solo umana. L’identità umana possiede caratteristiche uniche: la capacità di autoriflessione metacognitiva, la costruzione di narrative complesse sul sé, la proiezione temporale (passato-futuro), la dimensione etica e la ricerca di significato. Mentre l’intelligenza artificiale può simulare alcuni aspetti identitari, le manca l’esperienza corporea, emotiva e la mortalità che sono fondamentali per l’identità umana autentica.
La scultura sembra suggerire proprio questa fragilità e complessità: l’identità come costruzione in perpetuo equilibrio, stratificata e sempre a rischio di ricomposizione.
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