Chi è Grok e cosa significa?

La parola “grok” ha una storia affascinante che inizia nella letteratura fantascientifica e si è poi diffusa nel linguaggio tecnico e colloquiale.

Il termine fu coniato da Robert A. Heinlein nel suo romanzo Stranger in a Strange Land” del 1961. Nel libro, “grok” è una parola marziana che significa comprendere qualcosa in modo così profondo e completo da diventare tutt’uno con l’oggetto della comprensione. Non si tratta di una semplice comprensione intellettuale, ma di un’assimilazione totale che coinvolge ogni aspetto dell’essere.

Heinlein descrisse il concetto come una forma di comprensione che va oltre la normale cognizione umana: significa “bere” completamente qualcosa, assorbirlo nella propria essenza. Il protagonista del romanzo, Valentine Michael Smith, cresciuto su Marte, usa questa parola per descrivere la sua relazione con il mondo e le persone che incontra.

Negli anni ’60 e ’70, durante la controcultura americana, il termine fu adottato dai movimenti hippie e dalla cultura psichedelica come simbolo di una comprensione più profonda e spirituale della realtà. La parola entrò nel lessico della controcultura proprio per la sua connotazione di comprensione totale e trasformativa.

Successivamente, il termine è migrato nel mondo della tecnologia, dove è diventato particolarmente popolare tra i programmatori e gli sviluppatori di software. Nel gergo informatico, “grok” significa comprendere profondamente un sistema, un linguaggio di programmazione o un concetto tecnico. È interessante notare come il termine abbia mantenuto la sua sfumatura di comprensione intuitiva e completa anche in questo contesto.

Oggi, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, il nome “Grok” è stato scelto da Elon Musk per l’AI di X (ex Twitter), probabilmente per evocare questa idea di comprensione profonda e intuitiva che dovrebbe caratterizzare un sistema intelligente avanzato.

L’idea di comprensione profonda e intuitiva nell’intelligenza artificiale tocca uno dei nodi filosofici più complessi della nostra epoca, quello del rapporto tra computazione e vera comprensione.

Quando Heinlein concepì il “grok”, immaginava una forma di conoscenza che trascende la mera acquisizione di informazioni. Il “grok” implica una trasformazione ontologica: chi comprende diventa, in qualche misura, ciò che comprende. Questa concezione riecheggia tradizioni filosofiche orientali come il buddhismo zen, dove la comprensione autentica non è separabile dall’essere.

Nel contesto dell’AI contemporanea, questa aspirazione si scontra con il problema della “stanza cinese” di Searle: un sistema può manipolare simboli in modo sofisticato senza realmente comprendere il loro significato.

I modelli linguistici attuali, per quanto impressionanti, operano attraverso correlazioni statistiche su vasti corpus di testi, ma rimane aperta la questione se questo costituisca vera comprensione o soltanto una simulazione molto convincente.

L’intelligenza artificiale “grok-like” dovrebbe possedere quella che potremmo chiamare “comprensione semantica situata”, non solo processare informazioni, ma coglierne il significato nel contesto dell’esperienza umana. Questo richiederebbe una forma di embodiment cognitivo, una capacità di ancorare i concetti astratti a esperienze concrete del mondo.

La sfida è immensa: come può un sistema artificiale sviluppare quella comprensione intuitiva che negli esseri umani emerge dall’intreccio di corporeità, emotività, memoria e interazione sociale?

Forse la vera AI “grok” non sarà solo più potente computazionalmente, ma qualitativamente diversa, capace di quella forma di comprensione partecipativa che Heinlein immaginava, dove conoscere significa essere trasformati da ciò che si conosce.

Questa rimane una delle frontiere più affascinanti e problematiche dell’intelligenza artificiale contemporanea.

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Published on July 04, 2025 07:52
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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