La Babele di Borges
La Biblioteca di Babele! Un racconto assolutamente geniale e vertiginoso di Jorge Luis Borges. È una delle sue opere più celebri e un vero e proprio labirinto concettuale.
La Biblioteca di Babele descrive un universo sotto forma di un'immensa e forse infinita biblioteca, composta da innumerevoli gallerie esagonali. Ogni esagono contiene lo stesso numero di scaffali e di libri.
La caratteristica sconcertante è che ogni libro è composto dallo stesso numero di pagine, righe e lettere, utilizzando un alfabeto di base (solitamente 25 simboli, tra cui lettere, spazio e punteggiatura).
Da questa premessa apparentemente semplice, Borges sviluppa un'idea dalle implicazioni filosofiche e letterarie profondissime:
Contiene tutto ciò che può essere espresso: Poiché ogni possibile combinazione di questi simboli è presente in qualche libro, la biblioteca contiene ogni verità e ogni menzogna, ogni storia scritta o che potrà mai essere scritta, ogni variazione di ogni testo.
La stragrande maggioranza dei libri sono sequenze insensate di lettere. Trovare un libro con un significato compiuto diventa un'impresa quasi impossibile, una ricerca disperata in un mare di rumore.
Gli abitanti della biblioteca sono condannati a una ricerca infinita di un significato, di un ordine in questo caos. Alcuni credono nell'esistenza di un "Libro Totale" che contenga la chiave di tutti gli altri, mentre altri si abbandonano alla disperazione o a culti superstiziosi.
La Biblioteca di Babele può essere interpretata come una potente metafora dell'universo stesso, con la sua apparente infinità e la sfida umana di trovarvi un senso sulla natura della conoscenza.
Il racconto è narrato dal punto di vista di un bibliotecario anziano, che riflette sulla natura della biblioteca, sulla disperazione e le speranze dei suoi abitanti. Il tono è spesso malinconico e filosofico, intriso di un senso di smarrimento e di infinita possibilità.
La Biblioteca di Babele è molto più di un semplice racconto di fantascienza. È un'esplorazione vertiginosa dei limiti della conoscenza umana, della natura del linguaggio e dell'enigma dell'esistenza.
La Biblioteca di Babele descrive un universo sotto forma di un'immensa e forse infinita biblioteca, composta da innumerevoli gallerie esagonali. Ogni esagono contiene lo stesso numero di scaffali e di libri.
La caratteristica sconcertante è che ogni libro è composto dallo stesso numero di pagine, righe e lettere, utilizzando un alfabeto di base (solitamente 25 simboli, tra cui lettere, spazio e punteggiatura).
Da questa premessa apparentemente semplice, Borges sviluppa un'idea dalle implicazioni filosofiche e letterarie profondissime:
Contiene tutto ciò che può essere espresso: Poiché ogni possibile combinazione di questi simboli è presente in qualche libro, la biblioteca contiene ogni verità e ogni menzogna, ogni storia scritta o che potrà mai essere scritta, ogni variazione di ogni testo.
La stragrande maggioranza dei libri sono sequenze insensate di lettere. Trovare un libro con un significato compiuto diventa un'impresa quasi impossibile, una ricerca disperata in un mare di rumore.
Gli abitanti della biblioteca sono condannati a una ricerca infinita di un significato, di un ordine in questo caos. Alcuni credono nell'esistenza di un "Libro Totale" che contenga la chiave di tutti gli altri, mentre altri si abbandonano alla disperazione o a culti superstiziosi.
La Biblioteca di Babele può essere interpretata come una potente metafora dell'universo stesso, con la sua apparente infinità e la sfida umana di trovarvi un senso sulla natura della conoscenza.
Il racconto è narrato dal punto di vista di un bibliotecario anziano, che riflette sulla natura della biblioteca, sulla disperazione e le speranze dei suoi abitanti. Il tono è spesso malinconico e filosofico, intriso di un senso di smarrimento e di infinita possibilità.
La Biblioteca di Babele è molto più di un semplice racconto di fantascienza. È un'esplorazione vertiginosa dei limiti della conoscenza umana, della natura del linguaggio e dell'enigma dell'esistenza.
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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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