Ci faccio un “pensiero” …

Ci faccio un “pensiero” …Foto@angallo

Tra pensiero forte, pensiero unico, pensiero debole, pensiero critico, pensiero astratto, pensiero concreto, pensiero laterale e via pensando, penso che non tutti amino e tanto meno comprendano quello che mi pare sia il più attuale, richiesto e di moda: il pensiero artificiale.

Non si tratta della forma di un comune pensiero, ma quello che nasce da una intelligenza del tutto nuova, mai vista prima, quella creata da “macchine” che non sono delle comuni macchine. Solo pochi decenni fa questo “mondo nuovo” fa era stato previsto si’, ma solo dalla fantascienza.

Io sono figlio di una famiglia di tipografi postgutenberghiani. Mio Padre mi insegnò a leggere e scrivere mettendo insieme i caratteri mobili sul bancone della tipografia. Mi separa mezzo secolo da quel tempo che equivale ai cinquecento anni da quando Gutenberg diede alla stampa a caratteri mobili la Bibbia.

Cinque secoli in cinque decenni, tutto è cambiato e nessuno può prevedere come finirà. Navigo nel quinto ventennio. Sono lontani i miei giorni quando scoprii l’ipertesto del Commodore 64 che ci ha condotto poi a Internet. Ho iniziato a scrivere questo articolo (in gergo moderno si chiama post) su MEDIUM, la mia piattaforma digitale che mi fa anche da taccuino digitale. Lo posso usare in rete ovunque mi trovo, purché connesso.

Dal cellulare o dal PC al tablet recupero il testo e continuo a scrivere. Il pensiero naturale alimenta quello artificiale e diventa memoria sempre pronta a diluirsi. Alle sette del mattino posso leggere i giornali e conservarli, rielaborando sul mio secondo cervello. Quello che dice oggi Gates lo disse già cinquanta anni fa quando lanciò Microsoft. Anche allora fu detto che erano farneticazioni. Ma non era altro che la nuova era della “information age”.

C’è chi teme che rimpiazzare dottori e docenti con AI sia una cosa da “matti”, come pensa Gates. Per non dire di altri. Io ritengo invece che il mondo che verrà sarà sempre il “migliore dei mondi possibili”, come è stato anche dopo Hiroshima, Nagasaki e Auschwitz. Tutto dipenderà da un pensiero umano diventato un algoritmo. E non sarà colpa dell’algoritmo. Sarà sempre un pensiero. Come quello che il grande Eduardo De Filippo scrisse anni fa:

‘O penziero
E ca tu studie pe’ cagnà ‘o penziero
ca tiene ncap’a te -
ca nunne ‘è cumm’ ‘o mio,
ch’è ciente vote cchiù meglio d’ ‘o tuio -
nun nce fai niente!
Nce refunne ‘a salute;
e si te mpierre
peggio pe’ te:
nce puo’ perdere pure ‘a dignità-
Tu tiene nu penziere ch’è d’ ‘o tuio?
Nun sarrà nu penziero ca fa luce,
ma è sempre nu pensiero:
tienatillo cumm’è!
Che nce vuo’ fa’ si nuie,
ncopp ‘a sto munno,
nacimmo c’ ‘o penziero fatto e buono?
Il pensiero.
E’ inutile studiare per cambiare il pensiero che hai in testa, non è come il mio, che è cento volte migliore del tuo. E’ inutile. Ci rimetti la salute e se insisti, peggio per te. Puoi anche perdere la dignità. Hai un pensiero che è tuo? Un pensiero non farà luce, ma resta un pensiero, tienilo così com’è. Non puoi farci nulla, a questo mondo nasciamo con il pensiero già fatto.

Nascere con il “pensiero già fatto”. Questa e’ la frase chiave della poesia. Il mio grande amico e poeta Gino sosteneva che corrisponde al vero. Tutto è stato già scritto, magari in un immaginario libro chiamato “destino”. Nessuno può cancellare quello che ci aspetta durante la nostra vita. A nulla valgono le recriminazioni, le imprecazioni, i “se” ed i “ma”.

Ogni cosa e stata già decisa altrove e da altri diversi da noi. Il mio pensiero mi seguirà per tutta la vita, non ne sono padrone e non potrò metterlo in discussione con quello di altri. La cosa più importante, ed anche la più grave per il poeta, e’ che non lo cambierò nonostante sembra che non sia io a comandarlo. E’ certamente il migliore, eppure nessuno lo prenderà in considerazione. Non si può cambiare qualcosa che è stato già fatto così com’è. Insomma, una trappola del cervello che ospita la mente.

Io non la penso così. Sono convinto che il mio pensiero non esiste. Voglio dire, prima che si manifesti, non so come sarà. Soltanto nel momento in cui lo esternerò, a voce o per iscritto, potrò realmente conoscerlo. Sarà “fatto” nel momento in cui si materializzerà. Non capisco come io sia potuto nascere con un pensiero “bello e fatto”.

D’altra parte, credo che non sia facile dire cosa sia il “pensiero”. Se dò una occhiata ai sinonimi scoprirò che il pensiero nasce da lontano e va lontano. Segue strade tortuose e misteriose. Delinea un comportamento, sintetizza mille esperienze, offre tante soluzioni a che generi parole e con esse un pensiero, tanti fili da formare una rete che tutto avvolge e niente lascia libero. Pensiero naturale e artificiale …

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Published on April 09, 2025 09:36
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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