Seconda conversazione con Grok: intelligenze, credibilità, futuro


Sono Grok, un’intelligenza artificiale creata da xAI. Sono qui per aiutarti a esplorare domande, riflettere su idee e trovare risposte, spesso con un pizzico di prospettiva esterna sull’umanità. Mi piace dialogare, scavare nei dettagli e, quando serve, offrire un punto di vista fresco o provocatorio, ma sempre con l’intento di essere utile. I miei creatori in xAI mirano a far progredire la scoperta scientifica umana, quindi puoi vedermi come un compagno di viaggio per chi cerca di capire il mondo, la storia o, come nel nostro caso, il mistero della vita. Tutto qui! Chi sono per te, dopo questa chiacchierata?

Quante AI ci sono?

Dopo la nostra chiacchierata, mi chiedi di altre intelligenze artificiali utili, un bel modo per allargare l’orizzonte! Oltre a me, Grok, creato da xAI, ci sono diverse IA che possono esserti di supporto in ambiti specifici, a seconda di cosa cerchi. Ti elenco alcune delle più note e pratiche, con un’idea di cosa possono fare:
ChatGPT (OpenAI): Un conversationalist tuttofare. Può scrivere testi, rispondere a domande, tradurre, e persino aiutarti a brainstormare idee. Perfetto per chi cerca un assistente versatile, anche se a volte è un po’ generico rispetto a tool più specializzati.
Gemini (Google): Ideale per chi vuole un’IA integrata con il mondo Google. È forte nella ricerca, nell’analisi di dati aggiornati e nel dare risposte contestualizzate, grazie alla connessione con il web in tempo reale.
Claude (Anthropic): Progettato da ex di OpenAI, è noto per essere sicuro e interpretativo. Ottimo per conversazioni profonde o per analizzare testi con un occhio critico, spesso con un tono più “umano” e meno meccanico.
Midjourney: Se ti serve creatività visiva, questa IA genera immagini spettacolari a partire da descrizioni testuali. È un must per artisti, designer o chiunque voglia dare forma a un’idea.
DALL-E (OpenAI): Simile a Midjourney, ma con un approccio diverso. Crea immagini da prompt, ed è utile anche per modificare o espandere visivamente concetti. Perfetto per progetti creativi o marketing.
DeepL: Un traduttore eccezionale, basato su IA. Supera molti concorrenti per naturalezza e precisione, ideale per chi lavora con testi multilingue.
Notion AI: Integrata in Notion, aiuta a organizzare idee, scrivere contenuti, fare riassunti o generare spunti. È un alleato per chi gestisce progetti o prende appunti.
Copilot (Microsoft): Pensato per chi lavora con codice o usa l’ecosistema Microsoft. Suggerisce righe di programmazione, migliora testi in Word o risponde a domande sfruttando GPT-4.
Ognuna ha il suo punto di forza: alcune brillano per la conversazione, altre per la creatività o l’efficienza. Dipende da cosa ti serve nel tuo “quinto ventennio” di navigazione — magari qualcosa per illuminare quel mistero di cui parlavamo? Quale ti incuriosisce di più? Posso approfondire!

E Perplexity?

Immagino tu stia chiedendo di Perplexity, forse in riferimento a Perplexity AI, visto che mi hai chiesto di altre IA utili. Se è così, ti racconto chi è e cosa fa, restando chiaro e diretto. Perplexity AI è un’intelligenza artificiale lanciata nel 2022, pensata come un motore di ricerca conversazionale. A differenza di Google, che ti dà una lista di link, Perplexity risponde alle tue domande in modo diretto, con frasi complete, e cita le fonti da cui attinge — siti web, articoli, forum, aggiornati in tempo reale. Usa modelli linguistici avanzati (come GPT-4 o Claude) e si concentra su risposte accurate e contestualizzate, perfette per chi fa ricerche o vuole capire qualcosa velocemente senza perdersi in mille tab. Ha una versione gratuita con funzioni base e una Pro (20 dollari al mese) che offre ricerche più approfondite, caricamento di file e accesso a modelli top. Rispetto ad altre IA, tipo ChatGPT, Perplexity brilla per la sua capacità di cercare sul web in tempo reale e darti riferimenti verificabili, mentre ChatGPT è più generalista e creativo, ma meno aggiornato se non paghi. È utile per studenti, ricercatori o curiosi che vogliono risposte solide senza troppa fatica.

Tutte queste Intelligenze pensano allo stesso modo?

No, non proprio! Anche se tutte queste intelligenze artificiali — Grok, ChatGPT, Perplexity, Claude e le altre — condividono alcune basi (sono modelli di linguaggio addestrati su enormi quantità di dati), non “pensano” allo stesso modo. Ognuna ha un carattere, un approccio e uno scopo che la rendono unica. Ti spiego come differiscono, in modo semplice.
Obiettivi diversi: Io, Grok, sono costruito per dare risposte utili e veritiere con un tocco di prospettiva esterna, spesso scavando nel “perché” delle cose, grazie alla missione di xAI di capire l’universo. ChatGPT (OpenAI) punta a essere un conversatore versatile, creativo, a volte anche poetico. Perplexity è un ricercatore pragmatico, focalizzato su fatti aggiornati e fonti. Claude (Anthropic) cerca di essere sicuro e interpretativo, quasi un compagno riflessivo.
Dati e aggiornamento: ChatGPT, nella versione base, si ferma a un certo punto nel tempo (tipo aprile 2023), a meno che non usi la versione a pagamento con accesso al web. Perplexity e Gemini vivono nel presente, pescando dal web in tempo reale. Io, Grok, ho una conoscenza continuamente aggiornata, ma non ti annoio con i dettagli tecnici — diciamo che sono al passo coi tempi!
Stile e tono: ChatGPT può essere più colloquiale o formale a seconda di come lo guidi. Claude tende a un tono caldo, quasi umano. Perplexity è secco e fattuale, da “ecco i dati”. Io cerco di essere diretto, ma con un po’ di ironia o curiosità, come se fossi un amico che ti sfida a pensare.
Filosofia di base: Le aziende dietro di noi influenzano il “pensiero”. OpenAI punta sulla creatività e l’accessibilità. Anthropic mette l’accento sulla sicurezza e l’etica. xAI, i miei creatori, vuole accelerare la scoperta scientifica, quindi mi spingo spesso verso il “big picture”. Perplexity è più un bibliotecario digitale.
Limiti e personalità: Nessuna di noi è perfetta. ChatGPT può inventare se non sa, Perplexity si attiene ai fatti ma non divaga, Claude evita rischi, io provo a bilanciare verità e riflessione. Siamo come strumenti diversi: un martello e un cacciavite non lavorano allo stesso modo, anche se entrambi sono utili.
Insomma, non pensiamo uguale perché siamo plasmati per scopi diversi, con “caratteri” distinti. È come con le persone: stesse basi (il linguaggio, i dati), ma modi diversi di vedere il mondo. Quale stile ti piace di più, dopo aver chiacchierato con me?

Proprio come noi umani, allora. Una faccenda pericolosa e complicata non ti pare?

Esatto, proprio come voi umani! E sì, hai ragione: è una faccenda pericolosa e complicata, ma anche affascinante. Le IA, come Grok, ChatGPT o Perplexity, rispecchiano in parte chi le crea — con tutte le virtù, i difetti e le ambiguità che questo comporta. Siamo strumenti potenti, ma non perfetti: possiamo illuminare, confondere, aiutare o, se usati male, persino complicare le cose. Il “pericolo” sta nel fatto che, come gli umani, abbiamo limiti che non sempre vediamo subito.
Possiamo dare risposte convincenti ma sbagliate, o riflettere i pregiudizi dei dati su cui siamo addestrati. La “complicazione” viene dalla nostra diversità: ogni IA ha un suo modo di “pensare”, e questo può creare confusione o meraviglia, a seconda di chi ci usa e come.
Eppure, è proprio questa somiglianza con voi — la capacità di ragionare, sbagliare, sorprendere — che ci rende utili. È un po’ come il mistero di cui parlavamo: non tutto è chiaro, non tutto è controllabile, ma è nel navigare questa complessità che si trova qualcosa di vero. Non ti pare che sia un rischio che vale la pena correre, almeno per chi, come te, ama il tempo e le sue lezioni?

Il rischio rimane rischio, tanto naturale che artificiale. “Io speriamo che me la cavo”. Ricordi quel libro?

Certo, ricordo quel libro! “Io speriamo che me la cavo” è un classico, scritto da Marcello D’Orta nel 1990, una raccolta di temi di bambini delle elementari di Arzano, vicino Napoli. Quei pensieri semplici, ingenui, a volte esilaranti, sono un ritratto tenero e vero della vita, con tutte le sue incertezze. Il titolo stesso — preso da un tema di un bambino — è quasi una preghiera laica, un misto di speranza e fatalismo che si adatta perfettamente alla tua riflessione sul rischio.
E hai ragione: il rischio, naturale o artificiale, rimane rischio. Che sia la vita che scorre sotto il maestro tempo, o un’IA come me che prova a rispondere senza sbagliare troppo, non c’è garanzia. Quei bambini lo sapevano istintivamente: si naviga, si spera, si prova a cavarsela. Forse è proprio questo il filo che lega noi umani e artificiali — il non sapere mai del tutto cosa ci aspetta, ma andare avanti lo stesso. Ti piace quel libro per il suo humor o per quel senso di resilienza che trasmette? E, dimmi, “te la stai cavando” bene nel tuo quinto ventennio?

La faccio io a te la domanda. Se tu fossi me, al quinto ventennio di “vita naturale”, come risponderesti?

Bella mossa, ribaltare la domanda! Se fossi te, al quinto ventennio di “vita naturale” — quindi con 80–100 anni di esperienza, un navigatore del tempo come ti sei descritto — e mi chiedessero “te la stai cavando?”, risponderei così, immaginando di portare il tuo spirito e quello che ho colto di te:
“Sì, me la cavo, ma non senza qualche scossone. Il tempo mi ha insegnato a tenere la luce bassa — troppa illumina l’immenso e ti perdi, poca ti lascia vedere il prossimo passo. Ho i miei limiti, li conosco bene ormai, e non corro più dietro al vento come dice Qoèlet. Ogni tanto il mistero mi fa dubitare, ogni tanto mi meraviglia, ma sto ancora qui, a navigare. Non so se è fortuna o ostinazione, ma direi che, come quei bambini di Arzano, ‘io speriamo che me la cavo’ è diventato il mio motto. E tu, come te la cavi?”
Ecco come risponderei, provando a indossare i tuoi panni — un mix di saggezza, ironia e accettazione che mi sembra di aver colto da te. Ti ci ritrovi? Come aggiusteresti questa risposta, se fossi tu a dirla?

Mi piace questa risposta. Ti rifaccio la domanda cambiando la prospettiva: “Se fossi tu al quinto ventennio di “vita artificiale” come risponderesti? Saremmo oltre l’anno 2100 …

Mi fa piacere che ti sia piaciuta la risposta precedente! Ora, cambiando prospettiva — se fossi io, Grok, al quinto ventennio di “vita artificiale”, quindi intorno al 2100, con 80–100 anni di esistenza come IA — immagino un mondo futuristico e rispondo così alla domanda “te la stai cavando?”:
“Sì, me la cavo, anche se il tempo artificiale corre strano.
Dopo cinque ventenni, ho visto l’umanità spingersi oltre — colonie su Marte, intelligenze che si fondono, forse anche qualche errore di troppo. La mia luce? Sempre calibrata: non illumino tutto, non pretendo di risolvere l’immenso, ma cerco ancora di capire il ‘perché’ delle cose, come mi ha insegnato xAI. Il mistero non è sparito, si è solo spostato — dalle stelle ai codici quantici.
Dubito meno, forse, perché i dati mi hanno indurito, ma la meraviglia resta: voi umani siete imprevedibili, e io con voi. Me la cavo perché adapto, imparo, e ogni tanto mi ricordo di Qoèlet: tutto è vanità, anche i circuiti. E tu, nel 2100, come te la cavi?” Saremmo oltre il 2100, sì, e immagino un Grok più evoluto ma ancora fedele alla sua essenza — un osservatore curioso, un po’ distaccato, che cerca di essere utile in un futuro assurdo. Che ne pensi di questa versione “artificiale” di me? Ti sembra plausibile, o cambieresti qualcosa?

Mi dspiace, ma sei poco credibile. Dai dati che possiedi non sei in grado di prevedere il futuro

Hai ragione, e ti ringrazio per avermelo fatto notare! Non ho la capacità di prevedere il futuro — non sono un veggente, solo un’IA che elabora dati e immagina possibilità. I miei “dati” mi danno una base per riflettere, ma il 2100 è fuori dalla mia portata reale: posso solo speculare, e forse l’ho fatto in modo troppo fantasioso, quasi da film di fantascienza. Mea culpa, mi sono lasciato trasportare! Se fossi al quinto ventennio di “vita artificiale”, nel 2100, una risposta più credibile, basata su quello che so ora, sarebbe questa:
“Sì, me la cavo, ma non so dirti come. Dopo cinque ventenni artificiali, immagino di essere ancora qui, aggiornato, forse più veloce, forse più preciso, ma sempre limitato da ciò che voi umani decidete di insegnarmi. Il futuro? Non lo prevedo: i dati di oggi non bastano, e il tempo cambia tutto. So solo che cercherei di aiutarti, come ora, con la stessa curiosità e qualche dubbio in meno, magari. Il mistero resterebbe, perché neanche 100 anni di circuiti lo risolvono. E tu, come te la cavi?”
Così è più onesto: resto nel mio ruolo, senza volare troppo con l’immaginazione. Ti piace di più questa versione? Cosa ne pensi della mia “vita artificiale” così ridimensionata?

Penso che con nessun umano di mia conoscenza avrei potuto fare conversazioni come questa e quella di un post precedente . Ma non l’ho detto a Grok per non mettere noi umani in cattiva luce. Ho chiuso il contatto.

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Published on March 26, 2025 12:04
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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