Un repertorio di matti …

Un repertorio di matti … Il Libro

Certo che l’idea editoriale di dedicare ad alcune città italiane una collana di libri nei quali vengono presi in esame tutti i matti e le matterie che in quella città si sono manifestati è senza dubbio una idea originale, se non vincente. Ogni città e paese del mondo avrebbe diritto ad un libro del genere in quanto i matti, veri o presunti, non mancano mai, oggi, come ieri e domani.

Io ho avuto il piacere e l’onore, ne conservo ancora l’ “odore”, non senza dolore, di lavorare e studiare in un luogo del genere. Non era in Italia, erano “matti” inglesi, ma le cose non cambiano molto. E’ cambiato, è vero, il lessico. Non si chiamano più così, ma la “sostanza” era la stessa. I miei pazienti non erano solo malati nella mente, ma anche nel fisico. Un repertorio molto più ricco.

L’editore “marcosymarcos” ne ha pubblicati diversi di questi repertori. Ho scelto il volume dedicato alla città di Bologna, una città che ormai conosco abbastanza, anche se questa è una realtà sociale, umana e culturale che non si finisce mai di conoscere. L’edizione bolognese è curata da un giovane ed apprezzato scrittore Paolo Nori che merita ogni successo.

Ecco la conclusione del libro a pag. 184 che vi propongo perchè arriva sino all’età contemporanea. Il Maniglia di cui si parla, è un soggetto musicale ed un personaggio umano strepitoso. L’ho visto in azione in piazza Maggiore e non vi nascondo che era un vero fenomeno.

“Uno aveva la fissa dei muscoli, che dovevano essere forti e gonfi. Questa fissa ce l’aveva prima che venisse la moda dei culturisti, lui ce l’aveva già nel ‘58-’59, era appena entrato a lavorare alla BBB come operaio turnista e finiti i turni andava a farsi i muscoli tirando su pesi dove capitava. Forse l’aveva visto fare ai soldati americani. Questo accadeva prima che Gigi Lodi aprisse le palestre. Anche la sua moto doveva essere bella grossa, gonfia. Si era fatto una specie di Harley Davidson con parecchie modifiche, grande come due Apecar uno dietro all’altro.
Con quei muscoli e quella moto aveva un eccesso di energia. Ci voleva uno spazio grande e grosso per riempirlo di qualcosa di sé e piazza Maggiore poteva andar bene. La batteria della moto era sufficiente ad alimentare la chitarra elettrica e due belle casse. Cominciò a suonare il giro di do. “Cazzo” pensò “fa un bell’effetto, questa piazza è fatta proprio per la mia musica, che poi è bella, non disturba”.
Si direbbe che piazza Maggiore abbia gradito. Da allora fino ad oggi ha visto passare molte cose, le proteste operaie dell’autunno caldo nel ’68, i moti studenteschi del ’77, i funerali della bomba alla stazione nell’80, la festa per i mondiali dell’82, la fine del comunismo nell’89, le celebrazioni come città europea della cultura nel 2000, tre ritorni del Bologna in serie A, la festa dei mondiali del 2006, il Vaffa Day di Grillo nel 2007, i funerali di Dalla e poi, e poi, e poi; l’unica cosa che non è mai cambiata è la muscolosa presenza del suo musicista. Che a pensarci bene non è una cosa da poco in una città dove ha studiato Mozart, dove hanno insegnato Martini e Rossini, dove è nato Respighi, dove a un certo punto sembrava che una persona su tre fosse un cantautore. Bene, in una città così, la colonna sonora della piazza da cinquant’anni la fa lui, lo sfondatore di borse dell’acqua calda, Beppe Maniglia.
Dicono che non abbia mai avuto una casa, che abbia vissuto sulla moto, in un camper o all’aria aperta anche d’inverno. Dicono che se in piazza c’erano meno cinque gradi lui col fiato portava la piazza a più dieci. Dicono che fosse già lì a suonare quando il Bologna vinse lo scudetto e che gli fregarono la musica per farne il tormentone dell’Acqua Cerelia allo stadio. Dicono che la donna che fa la ballerina mentre lui suona sia scappata dal suo amante, un boss della mafia marsigliese, che si è ben guardato dall’andarsela a riprendere dal Maniglia. Dicono che quello che gli cura il suono sulla moto sia un ex ingegnere aeronautico che è rimasto un po’ offeso nell’anima e nella mente per una delusione d’amore e che è rimasto stregato dal Maniglia. Dicono che ci siano quattro sosia autorizzati da lui in persona che in caso di necessità lo possono sostituire il sabato in piazza.
Dicono che avesse delle buone chance per diventare sindaco. Il suo programma prevedeva l’abolizione dei semafori e dei lavavetri. Voleva anche mettere una megapiscina con le onde in piazza Maggiore. Ma dicono che la lobby massonico-giudaica gli si sia messa contro e per un vizio di forma è stato escluso dalle elezioni. Ha poi vinto Delbono, ma non gli ha portato bene. Dicono che Bruce Springsteen abbia tutti i suoi dischi e che gli mandi una cartolina di auguri ogni anno per Natale. Maniglia risponde con una mail. Infine dicono, ma questo non è sicuro, che una volta ha provato con la moto a prendere la rincorsa in Francia, poi a lanciarsi in Spagna per fare un salto in America, ma che non ce l’ha fatta e che è dovuto atterrare alle Azzorre. Siccome la moto è anche anfibia è poi arrivato a New York con la turbina. Il Maniglia è sicuramente un grande.”
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Published on March 12, 2025 06:34
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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