LA SINDROME DI RÆBENSON – GIUSEPPE QUARANTA

Voto: 8/10
Edito: Blu Atlantide
Quando sono comparsi i primi sintomi, tutti sono rimasti sorpresi, ma nessuno aveva la minima idea di come si sarebbero svolte le cose.
A raccontarci la storia è uno psichiatra senza nome, un io narrante che cerca di tramandare gli avvenimenti nel modo più preciso possibile: i primi sintomi mostrati dal suo amico e collega Antonio Deltito sono una serie di amnesie, quindi alterazione nella visione dei colori, sbalzi d’umore, e un declino che sembra semplicemente inarrestabile.
Durante uno dei molteplici ricoveri, Deltito si decide a confidarsi con l’amico, rivelandogli il nome della malattia da cui è affetto, che gli impedisce addirittura di morire di una morte naturale: la sindrome di Ræbenson.
E mentre gli altri medici liquidano subito questa dichiarazione senza fondamenta, il narratore decide di assecondare l’amico ed inizia ad indagare su questo disturbo che non solo nessuno ha mai sentito nominare, ma che viene tenuto volutamente nascosto dai suoi studiosi, i ræbensonologi, portando alla luce una serie di eventi e coincidenze e sintomi che cambieranno per sempre la sua vita ed avranno un’influenza significativa su tutto il mondo.
Non so precisamente che cosa mi aspettassi da questo romanzo, ma di sicuro non era quello che vi ho effettivamente trovato all’interno.
Ovviamente non posso dire che le cose andranno in questa maniera per tutti quelli che decideranno di leggerlo, ma sicuramente ci troverete dentro molto di più di ciò che vi aspettereste.
Ed anche per questo bisogna fare i complimenti a Quaranta, che ha scritto un’opera prima complessa ed articolata, ricca e densa e ben studiata, ben congegnata.
Quaranta ha creato un romanzo ricchissimo, di personaggi e di storie, di idee e medicina e filosofia e metafisica, di riferimenti ad altre opere ed altri pensatori, in cui ha inserito sapientemente anche l’utilizzo di altri media (fotografie, radiografie, dipinti), per creare un amalgama di colori e parole che donano ancora più spessore alla lettura.
Nonostante la voce distaccata, praticamente analitica, che ci accompagna in questo viaggio, è un romanzo estremamente coinvolgente.
Con uno stile ed un tono ricercati e algidi, ci sembra quasi di leggere un romanzo austriaco dell’800, che scava nella realtà e nei concetti così poco realistici da essere assolutamente credibili.
E questo è uno degli aspetti più coinvolgenti del romanzo: più il protagonista continua le sue ricerche e i suoi studi sulla sindrome, diventandone uno dei maggiori esperti al mondo, più la realtà inizia a perdere i suoi contorni definiti, mescolandosi con l’immaginazione, il subconscio, la paranoia.
Tutto viene costantemente rimesso in gioco, nulla è chiaro e certo.
La verità si nasconde sempre un passo più in là, e sta al lettore rimettere insieme i pezzi, questi sintomi di una malattia sconosciuta, per interpretare questa nuova sindrome che si diffonde a macchia d’olio.
Ragionando sull’identità dei tanti personaggi che incontriamo nella storia, ci ritroviamo a ragionare sulla nostra stessa identità, inserendoci anche nella narrazione stessa, con la nostra coscienza e la nostra conoscenza.
I concetti di identità e memoria (e le loro instabilità) si mescolano fra loro, e la loro connessione si fa al tempo stesso più forte e più labile, in un vortice vertiginoso e perturbante.
Non vorrei rivelare troppi aspetti della trama (e della malattia), perché lo studio che Quaranta ci permette di farne insieme al protagonista è davvero uno degli aspetti più importanti ed intriganti, e possiamo così scavare sia nella mente di chi è afflitto dalla sindrome, che nell’idea stessa di persona, di coscienza, di ciò che rende una vita degna di essere vissuta e ciò che la rende insostenibile, della reazione dell’uomo di fronte alla vita eterna e della consapevolezza che abbiamo di noi, dell’importanza della morte per dare valore e senso alla vita, dei nostri ricordi, del nostro passato.
Se prima di iniziare un libro cerco sempre di evitare la maggior parte delle informazioni (ormai non leggo più neanche le trame, mi affido completamente ad occhi chiusi ad ogni romanzo che attira la mia attenzione), alla fine della lettura adoro leggere quante più recensioni possibili, interpretazioni, idee, per tentare di riconoscere le strade prese dalla mente di ogni lettore. E per questo romanzo vi invito a fare la stessa cosa: prima di tutto a leggerlo, a lasciarvi avvinghiare dalla prosa arguta e ricercata di Quaranta e dalla sua storia intricata e intelligente; quindi di osservare come, da queste pagine, siano partite tante altre strade, tante interpretazioni e idee, fino a creare un’unica grande entità interpretativa, della sindrome del lettore appassionato.
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