Vivere nella possibilità …
Vivere nella possibilità …

Il 10 dicembre 1860 nasce Emily Dickinson senza dubbio una delle più grandi poetesse di tutti i tempi. Questo dipinto di una artista americana è intitolato come il titolo di una delle sue poesie:
“Vivo nelle possibilità”.
Vivo nella Possibilità –
Una Casa più bella della Prosa
Dalle Finestre più numerose
Superiore — per Porte –
Dalle Stanze come Cedri –
Impenetrabili all’Occhio –
E come Tetto Perenne
La Volta del Cielo –
Di Visite — la più lieta –
Per Occupazione — Questa –
Allargare le mie strette Mani
Per raccogliere il Paradiso.
Il dipinto “I Dwell in Possibility” dell’artista americana Judy Pfaff è un’opera complessa e stratificata che esplora il tema della possibilità. Il dipinto è composto da una serie di strati di materiali diversi, tra cui tessuto, carta, legno e metallo. Questi strati sono sovrapposti in modo casuale, creando un senso di caos e disordine. La poesia di Dickinson parla del potere della immaginazione di creare un mondo nuovo e migliore. Il dipinto di Pfaff cattura questo stesso spirito di possibilità. I suoi strati di materiali rappresentano le infinite possibilità del mondo. Il dipinto può essere interpretato in diversi modi. Può essere visto come un’allegoria della vita stessa, che è piena di possibilità e imprevisti. Può anche essere visto come un invito a vivere la vita al massimo, cogliendo tutte le opportunità che si presentano. Indipendentemente dall’interpretazione, “I Dwell in Possibility” è un dipinto che ispira e provoca riflessione. È un’opera d’arte che ci ricorda che il mondo è un luogo pieno di possibilità. Ecco alcuni dettagli specifici del dipinto che meritano di essere menzionati. Gli strati di materiali sono disposti in modo casuale, ma non caotico. C’è una certa armonia e ordine nella loro disposizione. Questo suggerisce che, anche nel mezzo del caos, ci sono sempre dei modelli e delle strutture da trovare. I colori del dipinto sono vivaci e vibranti. Questo crea un senso di energia e vitalità. I colori ci ricordano che la vita è piena di colore e gioia. Il dipinto è una celebrazione della possibilità. È un’opera d’arte che ci ispira a sognare in grande e a credere che tutto è possibile.
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La metafora di due case per descrivere la vocazione alla scrittura. Nella poesia Emily Dickinson indica la strada della “possibilità” creativa. Una indirizzata verso la poesia, una strada aperta e senza limiti. L’altra, quella della prosa, più chiusa e limitata. La poesia, a suo parere, è legata alla natura, le sue stanze sono “cedri” che hanno per tetto il cielo. Chi visita la poesia, cioè chi si cimenta con la poesia, sono coloro i quali possono esprimere al meglio se stessi, i loro giudizi, le loro idee. Più di quanto possano fare gli altri, in altro modo. In questo caso, in prosa. “Vivo nella possibilità” è come un inno, una vocazione alla poesia che è più bella, più aperta, con più finestre e porte, con diverse prospettive. Mentre la prosa è chiusa, definita e limitata. Il confronto si materializza prima in una casa poi in un giardino, un luogo dove per tetto c’è il cielo, cioè l’infinito. Così vive la poesia. Nell’infinito. I visitatori della poesia, siano essi lettori o poeti, sono i migliori, sia in termini di bellezza che di giudizio. Essi sono in grado di entrare e uscire, attraverso le tante finestre e porte. Una gioia ed un piacere sia per il poeta che per il lettore. Quest’ultimo è libero di interpretare a suo piacimento quello che l’autore gli ha voluto comunicare. La poesia riflette ed evidenzia la grande libertà di cui secondo la Dickinson la poesia gode. Si noterà che soltanto due versi della poesia non hanno il canonico trattino che sta ad indicare la via di uscita sia del poeta che del lettore. Quelle sono le finestre che portano all’interpretazione, anche se c’è uno schema rimato, la Emily lo segue in maniera molto approssimata. Il che sta ad indicare la sua dichiarata intenzione a non volere accettare regole in merito alla sua forma poetica. Gli ultimi tre versi sono indicativi della sua forza poetica. Il suo compito, la sua “occupation” esistenziale è quella di “allargare le sue strette mani per raccogliere il paradiso”, non solo per se stessa ma anche per gli altri. Sebbene restino oscure le ragioni delle sue maiuscole nel testo della poesia, le “Mani” sono chiaramente legate al “Paradiso”, posseggono una qualità “divina”. Il poeta è quindi un “Creatore”, proprio come una divinità. La mani del poeta sono “strette”, piccole, limitate, ma con l’uso della poesia diventano “wide”, ampie, larghe, grandi. Una forza creatrice che solo la poesia sa e può dare.
“I dwell in Possibility -”[image error]
I dwell in Possibility -
A fairer House than Prose -
More numerous of Windows -
Superior — for Doors -
Of Chambers as the Cedars -
Impregnable of Eye -
And for an Everlasting Roof
The Gambrels of the Sky -
Of Visitors — the fairest -
For Occupation — This -
The spreading wide my narrow Hands
To gather Paradise -
Published on December 10, 2023 13:42
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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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