Ottobre: tempo di bilanci

L’immagine porta subito al pensiero delle “pratiche inevase”. La fine dell’estate, l’avvicinarsi dell’autunno, i primi temporali, l’attesa del futuro si fa sempre più affannosa, mentre il tempo continua a scorrere inesorabile sul palcoscenico del mondo. La politica, le bollette, i vaccini, chi entra e chi esce, chi parte e ritorna, ma anche chi sparisce per sempre. E’ proprio tempo di bilanci, quelli della quotidianità ti tormentano, quelli dell’eternità ti aspettano, con le tue “pratiche inevase”. Ognuno ha le sue, anche se non tutti se ne rendono conto.

Dovremmo fare ogni tanto un bilancio. Me ne sono ricordato quando mi sono imbattuto in questa strana poesia che ne porta il titolo. E’ di uno scrittore che tutti conoscono, sul quale è stato scritto molto: Primo Levi (1919–1987), una personalità di non facile decifrazione. La lirica è rivolta ad un Signore (con la maiuscola). Certo, a livello letterale, può essere un datore di lavoro, un padrone, un superiore diretto. Ma siamo prorpio sicuri? Quella maiuscola è soltanto segno di ossequio, di rispetto? Oppure Levi si rivolge a quanche altro Signore?

Signore, a fare data dal mese prossimo
voglia accettare le mie dimissioni.
E provvedere, se crede, a sostituirmi.
Lascio molto lavoro non compiuto,
Sia per ignavia, sia per difficoltà obiettive.
Dovevo dire qualcosa a qualcuno,
ma non so più che cosa e a chi: l’ho scordato.
Dovevo anche dare qualcosa,
una parola saggia, un dono, un bacio;
ho rimandato da un giorno all’altro. Mi scusi,
Provvederò nel poco tempo che resta.
Ho trascurato, temo, clienti di riguardo.
Dovevo visitare città lontane, isole, terre deserte;
le dovrà depennare dal programma
o affidarle alle cure del successore.
Dovevo piantare alberi e non l’ho fatto;
costruirmi una casa, forse non bella, ma conforme a un disegno.
Principalmente, avevo in animo un libro meraviglioso, caro signore,
che avrebbe rivelato molti segreti, alleviato dolori e paure,
Sciolto dubbi, donato a molta gente
Il beneficio del pianto e del riso.
Ne troverà traccia nel mio cassetto,
in fondo, tra le pratiche inevase;
Non ho avuto tempo per svolgerla.
È peccato, sarebbe stata un’opera fondamentale.

Primo Levi: “Ad ora incerta”, Garzanti, Milano, 1984

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Published on October 05, 2021 01:21
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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