Tornano le recensioni su Io,Druso
A Pasquetta, in maniera alquanto inattese, è arrivata una recensione su Amazon del mio Io,Druso, che mi ha fatto molto piacere e cito testualmente.
Io, Druso è un libro che merita davvero di essere letto, per trovarsi nel nuovo mondo antico di questo genere peplumpunk. Druso è un antieroe che mantiene un profilo basso, scanzonato e simpatico; co- protagonista con altri personaggi ben costruiti al fine di mantenere un tono spesso comico ed a volte sarcastico. Nella prima parte del libro vicende piuttosto quotidiane ci fanno entrare in confidenza con l’ambientazione, riuscendo comunque a mantenere un ritmo che ci porta, nella seconda parte, a vedere partire in esplorazione i personaggi principali (compresa la bella che nasconde un segreto (cit. ‘vizietto’)), con inevitabile cambio di ritmo al libro che diviene a quel punto da finire tutto in un fiato. Il finale con il dovuto colpo di scena lascia precludere ad un possibile seguito che mi auguro di poter leggere quanto prima.
Così come nella lettura di fantascienza classica è consuetudine della mente porsi il falso problema di cosa sia scientificamente verosimile in un contesto improbabile di altri mondi, qui la sottile sfida da raccogliere non è tanto diretta alle conoscenze scientifiche del lettore – le ‘res novae’ non sono altro che il nostro attuale quotidiano – quanto a saggiare le reminiscenze del mondo classico in un contesto altrettanto inverosimile. A supporto di ciò, una serie di minuziose note al contorno rendono la lettura curiosa ed interessante senza pesare sulla scorrevolezza della narrazione
Recensione che ha centrato un paio di elementi fondamentali del romanzo. Tiberio Claudio Druso, figlio di Druso maggiore e Antonia minore, era considerato dai suoi contemporanei come un candidato improbabile al ruolo di imperatore, per i suoi numerosi acciacchi fisici, tanto che la sua famiglia lo tenne lontano dalla vita pubblica fino all’età di quarantasette anni, quando tenne il consolato assieme al nipote Caligola.
Questo fu la sua sfortuna, poichè uno degli uomini più colti e intelligenti del suo tempo, fu per lungo tempo trattato come scemo e come ragazzo immaturo, e la sua salvezza, dato che gli permise di sopravvivere ai tutte le faide familiari della gens Iulia Cladia, che definire un covo di serpi è riduttivo.
Ciò lo rende l’antieroe per eccellenza, insicuro, a volte pauroso e inesperto delle cose del mondo, con troppo cervello e poco buon senso, che il capriccio del Fato si trova a occupare un ruolo che forse non voleva e per cui si sente inadeguato.
L’unica difesa, dinanzi ai capricci di un Fato imperscrutabile, è l’ironia ben descritta da Graves negli incipit di Io, Claudio
Io, Tiberio claudio Druso Nerone Germanico eccetera eccetera (perchè non voglio infastidirvi enumerando tutti i miei nomi), che era una volta, e non molto tempo addietro, noto a parenti e amici e conoscenti sotto gli appellativi di claudio l’idiota, o “quel claudio”, o claudio il balbuziente, o Cla-Cla-Claudio, o nel migliore dei casi “povero zio Claudio”, mi accingo a scrivere la strana storia della mia vita a partire dalla mia prima fanciullezza via via, anno per anno, fino a quella svolta fatale in cui, circa otto anni fa, mi trovai subitamente impegolato in una crisi che chiamerò “aurea” e dalla quale non ho mai più potuto districarmi
o del Divo Claudio
Due anni son trascorsi da quando finii di scrivere il lungo racconto delle strane vicende che permisero a me, Tiberio Claudio Druso Nerone Germanico, lo storpio, il balbuziente, l’idiota, che nessuno dei suoi ambiziosi e sanguinari parenti giudicò mai che valesse la pena di decapitare o avvelenare o costringere al suicidio o confinare in un’isola deserta per lasciarvelo morir di fame – metodi spicci che essi solevano usare per sbarazzarsi gli uni degli altri – permisero a me, dicevo, di sopravvivere ad ognuno di essi, e persino a quel pazzo pericoloso che fu il mio nipote Caio Caligola, e di vedermi inaspettatamente un bel giorno acclamato Imperatore dai capisquadra e dai soldati della Guardia di Palazzo.
Perchè Io, Druso, in fondo, non è nulla più che un percorso di presa di coscienza del sé e di maturazione, che non riguarda solo il protagonista, ma tutti i personaggi del romanzo. Se qualche lettore non si è raccapezzato con la cronologia degli eventi, un paio si sono lamentati di questo, ahimé, corra a lamentarsi con Svetonio: in fondo non ho fatto nulla di più che seguire la sua narrazione.
L’altro tema, ben identificato dal recensore, è quello relativo alla natura della Fantascienza, che recentemente è saltato anche fuori in una discussione alquanto bislacca a cui ho assistito, in cui si utilizzava una citazione di Asimov per affermare la superiorità del libro cartaceo sull’ebook (che poi, dal punto di vista dell’entropia di Shannon sono la stessa cosa… Al limite si può differenziare tra manoscritto e testo stampato, ma questa è una mia deformazione professionale).
La fantascienza non è una narrativa che “predice” il futuro o descrive l’alieno, ma riflette sul presente con l’immaginazione del futuro. Nel Peplum Punk, questo specchio distorto sul nostro Contemporaneo, utilizza uno strumento differente, la citazione e la rielaborazione creativa della Classicità: proprio questo mix tra ignoto e noto lo rende ancora più straniante e capace di spingerci a riflettere sulle nostre contraddizioni.
Alessio Brugnoli's Blog

