Verga e il 5G

[image error]Evoluzione del Mobile



La questione 5G è senza dubbio paradossale: rispetto alle precedenti tecnologie cellulari, prevede uno sproposito di vantaggi.





I più importanti, tra questi sono: una velocità di trasmissione dati fino a 100 volte superiore a quella del 4G; celle 5G con consumo energetico limitato; aumentata capacità di trasmissione dati; un tempo di intervallo tra l’invio del segnale e la sua ricezione da 30 a 50 volte inferiore al 4G, tale da permetterci di comandare a distanza e in tempo reale dispositivi e apparecchi, nonché di monitorare lo stato delle infrastrutture.





Una componente fondamentale, consentita dal 5G, riguarderà la possibilità di collegare fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato, 100 volte di più rispetto al 4G, senza impattare sulla velocità di connessione e consentendo lo sviluppo dell’Internet of Things, in cui sensori e dispositivi wireless comunicano direttamente tra loro.





Vantaggi che renderebbero molto più efficace la trasformazione digitale a cui siamo stati costretti durante la pandemia, renderebbe le nostre città più vivibili, cambierebbe molte delle abitudini che davamo per scontate prima del 5 marzo…





Eppure questa grande opportunità, nonostante le dichiarazione delle autorità sanitarie, è stata sabotata una vera e propria campagna di fake news che ha dipinto il nuovo standard come nocivo per la salute, veicolo di diffusione del virus SARS-COV-2 e, negli scenari più distopici, come mezzo per controllare la popolazione.





Dinanzi a tale globale attacco di tafazzite, mi viene sempre da chiedermi





Cui prodest





Poi, mi torna in mente un vecchio brano dei Malavoglia di Verga, libro, detto fra noi, che poco ho sopportato





“Padron Cipolla lo sapeva lui perché non pioveva più come prima. – Non piove più perché hanno messo quel maledetto filo del telegrafo, che si tira tutta la pioggia, e se la porta via.
Compare Mangiacarrubbe allora, e Tino Piedipapera, rimasero a bocca aperta, perché g
iusto sulla strada di Trezza c’erano i pali del telegrafo; ma siccome don Silvestro cominciava a ridere, e a fare ah! ah! ah! come una gallina, padron Cipolla si alzò dal muricciuolo, infuriato, e se la prese con gli ignoranti, che avevano le orecchie lunghe come gli asini. – Che non lo sapevano che il telegrafo portava le notizie da un luogo all’altro; questo succedeva perché dentro il filo ci era un certo succo come nel tralcio della vite, e allo stesso modo si tirava la pioggia dalle nuvole, e se la portava lontano, dove ce n’era più di bisogno; potevano andare a domandarlo allo speziale che l’aveva detta; e per questo ci avevano messa la legge che chi rompe il filo del telegrafo va in prigione.
Allora anche don Silvestro non seppe più che dire, e si mise la lingua in tasca. – Santi del Paradiso! Si avrebbero a tagliarli tutti quei pali del telegrafo, e buttarli nel fuoco! incominciò compare Zuppiddu, ma nessuno gli dava retta, e guardavano nell’orto, per mutar discorso.”





E ahimè mi rendo conto come in Italia vi una lunga tradizione basata sulla paura della tecnologia, la superstizione e il dare retta ai demagogi: purtroppo, a nessuno interessa implementare l’unico rimedio a tale deriva, combattere l’ignoranza con una migliore e più accurata formazione scientifica dei cittadini, a partire dalla scuola

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Published on July 03, 2020 09:16
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Alessio Brugnoli
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