Antropocene

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Uno dei libri più interessanti che ho letto in questi giorno è Il pianeta umano. Come abbiamo creato l’Antropocene di Simon Lewis e Mark Maslin, dell’University College di Londra, che, come è esplicato dal titolo, parla di come l’attività e la civiltà umana abbiamo modificato non solo l’ambiente, ma l’intero sistema geologico del pianeta Terra.





Per citare gli autori





La nostra influenza è ancora più profonda di quanto molti di noi realizzino. A livello globale, le attività umane spostano ogni anno più terreno, rocce e sedimenti rispetto a quanto trasportato da tutti gli altri processi naturali messi insieme.





La quantità totale di calcestruzzo prodotto dagli esseri umani è sufficiente a coprire l’intera superficie terrestre con uno strato di due millimetri di spessore. Le microplastiche si trovano in ogni oceano. Abbiamo abbattuto metà degli alberi della Terra, perdendo tre trilioni, con l’estinzione che è diventata la normalità.





Le fabbriche e l’agricoltura rimuovono tanto l’azoto dall’atmosfera quanto tutti i processi naturali della Terra, e il clima sta cambiando rapidamente a causa delle emissioni di biossido di carbonio derivanti dall’utilizzo di combustibili fossili.





Idea non certo nuova, paradossalmente risale a metà Ottocento, il primo primo studioso a proporre una definizione specifica per l’era geologica in cui la Terra è massicciamente segnata dalla attività umana fu Antonio Stoppani, lo zio della Montessori, un personaggio affascinante, un prete liberale, che si impegno a fondo per l’Unità d’Italia, grande geologo e autore di uno best seller dell’età umbertina, Il Bel Paese, in cui l’autore, con l’artificio di conversazioni didattico-scientifiche attorno a un caminetto, presenta nozioni di scienze naturali sul territorio italiano, con termini accessibili al lettore medio dell’epoca e con un occhio particolare verso la geologia e le bellezze naturalistiche delle diverse regioni.





Tra l’altro, nel 1906 il titolo del libro fu usato per il lancio pubblicitario dell’omonimo formaggio, che all’epoca, usò Stoppani come una sorta di testimonial pubblicitario, tanto da riportare il suo ritratto sulla confezione





Il 18 dicembre 1881, durante la seduta reale dell’Accademia dei Lincei alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita, Stoppani lesse una nota Sull’attuale regresso dei ghiacciai nelle Alpi, all’epoca, a causa della conclusione della Piccola Era Glaciale, assai più accentuato che oggi. Il re, al termine della relazione, si mostrò preoccupato per il destino delle Alpi





– Sa, professore, che la sua relazione sul regresso dei ghiacciai mi ha fatto una grande impressione?
– Lo credo, Maestà; si tratta di un grande fenomeno che minaccia di disseccare le Alpi.
– Appunto, professore: sono rimasto impressionato anche dalla perfetta veridicità con cui ha parlato del fenomeno, perché deve sapere che, facendo alcune escursioni nell’alto Piemonte, ho veduto che i ghiacciai retrocedono continuamente, e che le cose stanno p
recisamente come dice lei. Ma che succederà in fine? Mancando i ghiacciai, mancherà l’acqua, si disseccheranno i torrenti ed i fiumi? E la vegetazione? E gli animali?
– Maestà, non si preoccupi troppo del fenomeno di quei ghiacciai che si ritirano dopo così grande invasione: lasci fare alla divina Provvidenza, a cui non mancano mai i mezzi di compensazione. (Nota mia: per quanto fosse liberale, sempre prete era !)
– Benissimo, professore! – esclamarono insieme gli augusti Sovrani.





Tornando al libro di Simon Lewis e Mark Maslin, è sicuramente pieno di spunti di riflessioni sul Passato e sul Futuro, su come potrà ad esempio configurarsi la società a seguito della rivoluzione digitale, ma non posso fare a meno di evidenziare un piccolo baco in un dei loro ragionamenti.





Parlando degli effetti della scoperta dell’America, hanno evidenziato come il tracollo demografico delle popolazioni indigene, provocando l’abbandono delle terre coltivate e l’espansione delle foreste, abbia causato una diminuzione dell’anidride carbonica, la cui percentuale raggiunge il minimo nel 1610, che, a sua volta, ha provocato la Piccola Era Glaciale.





Idea assai bislacca, per tre motivi, ben noti a chi bazzica la Storia.





Il primo è che il tracollo demografico americano fu ampiamente compensato dal boom europeo, cinese e indiano. A titolo d’esempiom nelle sole isole britanniche, per esempio, tra il 1541 ed il 1656 il numero degli abitanti raddoppiò, con un tasso d’incremento annuo dello 0,6%. Boom demografico che, a sua volta, portò invece a una forte deforestazione: di conseguenza, in teoria dovremmo avere avuto una sorta di gioco a somma zero.





Il secondo è legato alla durata effettiva della Piccola Era Glaciale: i primi effetti si cominciano a percepire a inizio 1300, ben prima anche della Morte Nera, per cui, si può ipotizzare come le sue cause possano essere indipendenti da quanto successo in America. Inoltre, i suoi ultimi stascichi posso essere identificati a fine Ottocento: ad esempio il gennaio 1893, è stato uno dei mesi più freddi del secolo non solo in Europa, ma in tutto l’emisfero Nord, sono centinaia infatti i record assoluti battuti in questo mese in diverse aree del pianeta; è il mese in cui Berlino conserva il suo record di freddo assoluto annuale, di -31,9 °C. Il gelo fu forte anche in Italia.





L’ultimo evento significativo riguarda il febbraio 1895 che, oltre ad esser stato come al solito gelido su Europa Centrale e Orientale (fra i febbraio più freddi del XIX secolo), vanta di nuovo nevicate eccezionali a Palermo, dove fece 20 cm di neve, Roma e Napoli.





Il terzo è dovuto al fatto di come la Piccola Era Glaciale non sia, nell’ambito della storia umana, un evento unico: di periodi analoghi di raffreddamento ce ne sono almeno altri tre: il primo risale all’inizio dell’Età del Bronzo, il secondo alla sua fine, il terzo incomincia nella Tarda Antichità e si estende sino ai tempi di Carlo Magno.





A tutti questi precedenti, oltre a non essere associati altri minimi di anidride carbonica, anche perché nessuno li ha mai cercati, non sono correlati eventi di tracolli demografici. Per cui, esiste un ciclo naturale, le cui cause sono ben poco chiare, di alternanza di periodi di caldo e di freddo, a cui è assai probabile che si associ un contributo legato all’attività antropica.





Se il controverso minimo dell’anidride carbonica, riducendo l’effetto serra, può avere ampliato gli effetti della Piccola Era Glaciale, l’attuale picco fa lo stesso con l’interglaciale che stiamo vivendo e probabilmente mitigherà gli effetti della futura Piccola Era Glaciale, che pur non sapendo quando, prima o poi rifarà capolino…

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Published on July 12, 2020 13:14
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Alessio Brugnoli
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