A che serve un libro come questo?



53792346. sy475 Il libro
Per chi ama la lettura è importante assegnare al libro che si decide di leggere il genere letterario. Non per mera volontà di inquadrare tutto, ma per dare un senso a questa decisione. Del resto una operazione del genere viene fatta anche da chi decide di scrivere un determinato libro.
Sembra essere questa una cosa fondamentale perché permette tanto a chi scrive di riconoscere e utilizzare i “topos” letterari specifici del genere scelto in maniera da seguire la logica struttura coerente all’argomento senza perdere di vista il pubblico, quanto al lettore finale di decidere di acquistarlo o meno e di non rimanere deluso.

Se ho deciso di leggere questo libro, le ragioni ci sono. Non sono un addetto ai lavori, un esperto di Storia dell’Arte Medioevale. Sono soltanto un bibliomane digitale, figlio di un tipografo post gutenberghiano. Sapevo bene cosa mi aspettavo quando mi son fatto arrivare da Amazon questo volume di oltre cinquecento pagine. Sapevo anche qualcosa di più, a dire il vero.

Sono nato in quella stessa «terra operosa» del Comune di Tramonti, di cui si occupa il libro che racconta di Matteo Camera, dotta figura culturale amalfitana dell’ottocento. Trascorro gran parte del tempo nella frazione di Novella, sono di madre Tramontina, ho conosciuto il Padre di chi ha curato questa stampa anastatica della «Istoria della Città e Costiera di Amalfi» di Matteo Camera per i tipi di Francesco D’Amato, il prof. Gaetano Milone, indimenticabile ed eminente figura culturale della Città di Sarno.

Buone ragioni, quindi, per arricchire non solo le mie sempre poche conoscenze, ma anche la ricca biblioteca della Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo in Novella, una delle tredici frazioni del Comune di Tramonti. La gestisce egregiamente don Emilio D’Antuono, parroco da quaranta anni. Fu tra questi scaffali che, più di una decina di anni, fa ebbi il piacere di conoscere l’opera di Matteo Camera, l’illustre amalfitano oggetto del Prof. Antonio Milone, curatore del libro.

Lo studioso dell’Università Federico II aveva avuto modo già di scriverne nel prezioso volume “Tramonti, la Terra Operosa”, edita dal Comune di Tramonti e dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana nel 2008, con un suo intervento tra Medioevo e Età Moderna. Anche chi scrive ebbe modo di scrivere su questo argomento quando nel mese di aprile 2007 pubblicai il volume “Un’Idea di Vita. Una Chiesa e un Villaggio da salvare”.

Una operazione di assoluto “no-profit” che non ebbe esiti, sfumata poi nelle buone idee degli uomini. Intenzioni di un libro che presentava, guarda caso, in copia anastatica un estratto da un altro libro di Matteo Camera, pubblicato nel 1876 e intitolato: “Memorie Storico Diplomatiche dell’antica Città e Ducato della Città di Amalfi”.

Due volumi di quasi duemila pagine. Il mio libro può essere consultato in “open source” qui al link di “Internet Archive”: “Una storia locale che diventa “microstoria” senza per questo perdere la dignità della Storia con la maiuscola. Anzi, la precede e ad essa dà forma e sostanza, facendo provare al lettore il gusto dei saperi perduti, i migliori, per conoscere il passato”. Così scrissi nella presentazione.

Sono circa quaranta le pagine che lo storico Amalfitano dedicava a Tramonti in quella successiva opera datata 1876, quaranta anni dopo rispetto a questa del 1836 di solo dieci. Un arco di tempo piuttosto ampio che segnala il progressivo impegno che Matteo Camera avrebbe poi dato al suo lavoro di ricerca storica sul Ducato di Amalfi.

La Valle di Tramonti, moderno “polmone verde della Costa d’Amalfi”, pur essendo rimasta “terra operosa” è diventata una “valle dormitorio”. Nella presentazione del mio volume ricordo che dichiaravo l’ “ambizione di gettare le basi per il recupero della memoria civile e religiosa della comunità di Tramonti e di indicare alle nuove generazioni il percorso da intraprendere per la costruzione di un futuro migliore.”

Se diamo uno sguardo alla realtà contemporanea, anche alla luce degli sconvolgenti recenti eventi pandemici, avere oggi tra le mani un volume del genere, mi chiedo quale topos letterario, del tipo di quelli a cui facevo riferimento all’inizio, potrebbe avere.
Pur con il grande ed intelligente lavoro fatto dai curatori del libro e con l’impegno dell’editore, mi sembra giusto porsi una domanda: ma servono davvero libri di questo tipo in un’epoca come la nostra nel terzo millennio?

“Amalfi tra cronaca e mito riedita l’Istoria di Camera” ha titolato un quotidiano nella recensione del libro. Io, con amarezza, mi permetto di chiosare: “ … bypassando la realtà senza creare il futuro”. A futura memoria.
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Published on June 14, 2020 08:38
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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