Quante revisioni per un romanzo? [Blog]

Quando stai per iniziare a scrivere un romanzo, quello che nessuno ti dice (e tu probabilmente non ti sei preso la briga di cercare qualcosina su internet) è che non si scrive l’opera definitiva al primo colpo. E’ un concetto basilare, eppure sembra sfuggire alla maggior parte degli autori self che pubblicano su Amazon. Roba illeggibile per chiunque abbia anche solo una licenza elementare. Non oso immaginare che cosa arrivi sulle scrivanie (una volta, magari, ora ci sono le mail) degli editori.

L’aveva già detto Hemingway che “la prima bozza di qualsiasi cosa è merda“, ma il concetto può essere ulteriormente argomentato con questa citazione di Shannon Hale (chiedete a Google chi sia, perché io non ne ho idea):


“Scrivo la prima bozza e ricordo a me stessa che sto solamente spalando sabbia in una scatola, così da poter costruire castelli più tardi”.


Ho appena finito la seconda stesura de “La giostra di carne” (titolo provvisorio, anche perché sembra più un porno che un horror) e con mio grande sconforto ho scoperto di essere soltanto ai piedi della salita. Il manoscritto originale è lievitato dalle circa 45.000 parole iniziali fino a 80.000! Ma perché? Mi sono forse messo a fare filosofici voli pindarici o ad aggiungere avverbi e perifrastiche come gli scrittori pulp degli anni ’30 (pagati un tot a parola)?


No. Semplicemente c’era un sacco di lavoro che avevo lasciato indietro. Innanzitutto, avevo delle scene che si riducevano a poche frasi descrittive seguite dalla nota “da scrivere”, perché in quel momento non ero particolarmente ispirato o non facevano parte della trama principale. Poi c’erano i buchi nello svolgersi logico della storia e quindi anche lì ho dovuto tagliare, cucire e aggiungere nuovi capitoli per spiegare il tutto.


La cosa positiva è che c’è qualche scena di sangue in più, che non guasta mai. Non si è trattato quindi soltanto di “riempitivi”.

Nel frattempo ho anche sistemato un po’ di grammatica e di eleganza delle frasi, ma tutta questa mole di lavoro mi ha portato a pensare che quella che io chiamavo “Prima bozza” fosse in realtà la “Bozza Zero”, quella che qualche anglosassone chiama la “Vomit Draft”, scritta per fissare le idee su carta e decidere se andare avanti a raccontare la storia. Fondamentalmente, è la descrizione di che cosa accade, una scena dopo l’altra, l’ossatura del romanzo che mi ha permesso di vedere se la storia scorre.


In cosa differisce, invece, la vera “Prima Bozza”? La ragione per cui il volume di parole è aumentato così tanto è che sono stati aggiunti interi capitoli che riguardavano trame secondarie, utili a descrivere meglio le motivazioni di alcuni personaggi secondari e a costruire tensione per il finale, dove le storie dei singoli vanno a confluire.


Essendo interi brani costruiti da zero, ovviamente avranno bisogno di essere rivisti a mente fresca. Il che mi porta a chiedermi quanto ci vorrà finché questo benedetto romanzo veda la luce. Molto tempo…


Innanzitutto ho bisogno di staccare la spina per qualche settimana, perché il solo pensiero di rimetterci mano mi disgusta. Credo che passerò il prossimo mese a editare e poi pubblicare un racconto lungo a tema vampiresco, “L’alchimia del sangue”, e a finirne altri più brevi da mandare ad alcune riviste letterarie (già, voglio provare anche questa ambiziosa strada).


Poi ci sarà la rilettura da capo del romanzo, con interventi sulla trama (se dovessero essere necessari) e sullo stile di scrittura. Taglierò qualcosa, aggiungerò qualcos’altro? Onestamente non lo so. Sono nuovo del gioco, ma già mi vengono i brividi se ci penso.


Successivamente, invierò il manoscritto a dei beta readers. Costoro, fidi alleati che devo ancora trovare (presumibilmente nell’ambiente degli scribacchini), mi diranno se tutto il mio lavoro è la già citata “montagna di cacca monumentale” o se può diventare qualcosa di buono con qualche aggiustamento. Nel frattempo, articolerò meglio le idee per un secondo romanzo, che ha già un suo titolo provvisorio: “La casa delle candele” (troppo classico, ma tanto è provvisorio). Seguirò anche il questo caso il metodo del fiocco di neve, facendo magari maggiore attenzione allo sviluppo dei personaggi.


Con i consigli dei beta, se non saranno totalmente disgustati, provvederò alle ultime correzioni. E poi? Ovviamente un altro giro di beta-readers, questa volta gente assoldata tra gli iscritti alla mia newsletter. Lettori fidati che hanno già un’idea del mio stile e che hanno dimostrato apprezzamento e stima per i miei racconti, ma anche uno spiccato spirito critico.


Nuovo giro di correzioni e poi la tanto sospirata parola FINE. Tempo stimato totale? 6-7 mesi.


Rimarrà soltanto un dubbio a quel punto, se nel frattempo non avrò cestinato il tutto. Editoria tradizionale o self-publishing?

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Published on September 03, 2018 23:28
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