Quando cominciai a capire che parlavo ...

"In Principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta".Se è vero questo, allora, come fu il Verbo del Principio? Questo è un interrogativo senza risposta che mi sono sempre posto sin da quando cominciai a capire che parlavo. Resta poco chiaro se l'uomo nacque con il potere di parlare, se ha imparato dopo a parlare, oppure se è stato lui che si è inventato la lingua. C'è qualcuno che sostiene che le parole e la loro grammatica non sono invenzioni della mente umana, e che gli uomini hanno imparato a parlare dalla Natura (con la maiuscola). Da questa avrebbero appreso a leggere e capire l'universo, perchè dalla Natura nascono tutte le "cose" che la lingua stessa descrive.
Questo è quanto pensa e ha detto il poeta inglese Simon Armitage durante un convegno in uno degli ultimi famosi festival dedicati ai libri ed alla cultura che si tengono ogni anno nel piccolo paese di Hay-on-Wye in Galles. Discutendo la natura della lingua e del perchè questa è l'elemento più vivo ed importante che caratterizza la vita umana, così si è espresso:
"Penso che gran parte della lingua che usiamo, in specie quella della poesia, derivi direttamente dalla natura".Con questo suo pensiero Armitage si viene a collocare nella tradizione Romantica secondo la quale le parole e la grammatica non sono invenzioni arbitrarie della mente e del cervello degli uomini, sono piuttosto elementi del tutto naturali che la stessa Natura ci trasmette. La lingua ed il linguaggio diventano così sistemi quanto mai adatti a comprenderla perchè di essa sono fatti. Le parole hanno un'anima, posseggono una vitalità che rispecchia la vita interiore di ogni essere vivente e di quanti al mondo sono connessi. I poeti sono i più attenti a questo collegamento in maniera consapevole. E lui lo è, dal suo punto di vista.
Stiamo parlando, in maniera molto semplificata, delle origini della lingua. Un argomento da sempre ampiamente disputato. La scienza moderna smentisce la grande la teoria Romantica delle parole che hanno un'anima. Gli studiosi e gli scienziati sostengono che le parole sono segni neutri, scelti per definire oggetti e simboli in modo da facilitare la conoscenza. Ci sono, ovviamente, approcci diversi al problema della lingua. Non è come chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina. Una teoria sostiene che la lingua nacque per permettere agli esseri umani di scambiarsi informazioni sul mondo fisico. Altri sostengono, invece, la lingua nacque per unire. Si affermò perchè serviva per vivere e poi per spiegare le cose che si dovevano fare.
Tutto ciò, ovviamente, ha poco a che fare con l'anima delle parole. Siamo noi che diamo ad esse un senso, un valore, un'anima. Costruiamo metafore, aggiungiamo colori, immagini, inventiva, arriviamo al punto di fuorviare la realtà, alterandola addirittura. Diamo uno spirito al vento, una saggezza alla montagna, una sapienza agli alberi. Senza rendercene conto arriviamo persino a trasmettere informazioni inesistenti. Se le cose stanno così, la lingua non può nascere dalla Natura. Nasce dalla mente, spesso distorta, di un cervello umano.
Nel suo bellissimo libro Breve Storia dell'Umanità lo storico israeliano Yuval Noah Harari sostiene appunto questo: la più grande caratteristica del linguaggio umano è quella di trasmettere informazioni su cose che non esistono, o meglio, che esistono soltanto nella nostra umana immaginazione. Sono cose che non sembra esistano in Natura. Dalla Natura proviene, invece, quall'altra teoria, quella che fece nascere la lingua degli uomini sulla così detta "teoria dei grugniti".
Su per giù le cose dovettero andare così: gli uomini primitivi, i nostri cugini nella evoluzione, cominciarono ad indicare le cose di cui avevano bisogno: una banana; qualcosa di cui avevano paura, la tigre; una sensazione che avvertivano, il freddo, il caldo, la meraviglia, e così via grugnendo. A poco a poco questi grugniti divennero segni, come quelli del mangiare, della scarpa o di qualcosa da coprirsi dal freddo. Con il passare del tempo si sviluppò gradatamente quello che poi il linguista scienziato cognitivo Steven Pinker chiamò L'istinto del linguaggio
Dopo la "grammatica" venne un momento che è stato chiamato "la fase della metafora". Gli uomini cominciarono cioè a fare "salti" linguistici. Dalle parole che avevano inventato per individuare e distinguere oggetti fisici, iniziarono a usare parole riferite a sensazioni meno tangibili, per così dire. Fu in questo momento che nacquero, forse, i "poeti" e con essi anche le fantasie che presto divennero superstizioni.
Nacquero gli spiriti, gli dei, divinità visibili ed invisibili. Questo spiega ad esempio perchè la parola "pneuma" che in greco antico significava "spirito", significò anche vento, respiro, alito. Dopo di questo, venne quella che noi chiamiamo "letteratura": tutto ciò che la mente umana può pensare e far conoscere agli altri. Un momento straordinario questo della evoluzione umana. Il momento in cui veniva fuori qualcosa di nuovo e di sconosciuto da un mondo altrettanto ignoto. Quello della realtà inconscia.
Non tutti sono disposti ad accettare questo percorso evolutivo della lingua. Molti continuano a ritenere che come le origini della vita, così l'origine della lingua sia una cosa misteriosa. Forse è vero, forse no. Forse da un "grugnito" iniziale, forse dalla Natura, forse Adamo ed Eva possedevano già la parola, anzi il Verbo. Questo era per loro già pensiero, anche se non tradotto fisicamente in parola, ma espresso attraverso forme, colori e vibrazioni. Quando parlavano comunicavano interiormente con tutta l'anima e tutto il cuore con le piante, gli uccelli, le stelle, gli angeli ed i pianeti. Si rivolgevano al mondo visibile e quello invisibile. Il Verbo era il linguaggio universale impresso nella materia dell'universo.
Verrà un giorno in cui gli uomini comunicheranno tra loro grazie alle proprie emozioni, e si comprenderanno perchè solo il Verbo è sia lingua che linguaggio, universali. Dobbiamo renderci conto che tutto ciò che creiamo nel mondo sottile, non solo con le nostre parole, ma anche con pensieri, sentimenti, gesti, ogni cosa è sia lingua che linguaggio, l'unico, quelle vero, reale ed originario, quello che è inscritto nella materia universale. Dobbiamo sempre "parlare", sempre creare, soltanto per il bene che la Natura ci indica. Essa è sottomessa al Verbo. Come lo siamo tutti noi. Il mistero del Verbo. Il Verbo oltre il mistero.

Published on September 29, 2018 07:19
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