Tornando da Reggio

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A primavera, mentre i meli

cidonii, irrigati da fluenti

rivi, lì dove le vergini

hanno i loro puri giardini, e i grappoli d’uva,

che crescon sotto l’ombre

delle viti, sbocciano e fioriscono, per me Eros

non riposa in alcuna stagione,

ma, come il vento gelido di Borea,

carico di fulmini,

soffiando da Afrodite con fiammanti

colpi di follia, ceruleo e senza riposo,

mi scuote dalle radici

mente e cuore.


E’ una poesia di Ibico, poeta di Rhegion, tra l’altro inventore della Lira fenicia, che mi piace immaginare come l’antenato degli strumenti suonati da Le danze di Piazza Vittorio, che rende bene la bellezza dei giorni che ho trascorso e il poco entusiasmo nel tornare a casa.


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Giorni in cui ho nuotato all’ombra degli scogli dove, secondo Licofrone


gli Scillei s’odon latrati.

Tutti, tra ciechi scogli, e dal marino

Profondo gorgo assorti, e lacerati.








Ho ammirato la bellezza del museo della Magna Grecia, che dopo tanto tempo riportato agli antichi e meritati splendori


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Ho nuotato nelle splendide acque di Saline Joniche, testimonianza di come lo Stato Italiano abbia ingannato e illuso il nostro Sud.Negli anni ’70 e ’80, l’area fu al centro di importante processo di sviluppo industriale ed infrastrutturale che portò alla realizzazione del complesso chimico della Liquichimica Biosintesi, di un porto industriale e della Officina Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato.


L’esperienza industriale di Saline Joniche però ha avuto una durata breve e molto limitata: la Liquichimica Biosintesi fu chiusa pochi mesi dopo l’inaugurazione a causa della pericolosità dei mangimi prodotti, la Officina Grandi Riparazioni fu chiusa all’inizio degli anni 2000, ed il porto (di fatto mai veramente attivo), è ostruito da un imponente banco di sabbia


Eppure, in questo disastro, è nata una delle più straordinarie oasi naturali d’Italia, in cui sostano folaghe, anatre, aironi cenerini e cavalieri d’Italia, ma talvolta anche fenicotteri rosa.







Oppure sono salito nello straordinario borgo di Pentedattilo, che colpi la fantasia di Escher e che a poco a poco rinasce a nuova vita. Luogo gotico e immaginifico, in cui chiudendo gli occhi, quando il vento è violento tra le gole della montagna, ci si illude di ascoltare i lamenti delle vittime della strage degli Alberti










Ho scoperto, l’infinita, poetica spiaggia di Condofuri, che altrove sarebbe affollata di persone, ma che, qui, in Calabria, diventa specchio e perfetta rappresentazione della


O beata solitudo, o sola beatitudo


tanto agognata nel caos quotidiano






Giorni in cui ho osservato i buddaci nel loro ambiente naturali, in cui portano a spasso statue di giganti, Mata e Grifone e una specie di carillon, decorato con angeli e nuvole d’ogni tipo, che dovrebbe rappresentare l’Assunzione di Maria








Ho partecipato alla prima mazurka clandestina nel porto di Reggio e applaudito ad Arasì la bella presentazione di Un Amore Pizzicato del buon vecchio Pino Vivace, che con le sue parole, ha ben raccontato, con tutte le sue contraddizioni, la grande anima della Calabria .


Giorni in cui ho mangiato quantità industriali di granita, ho bevuto la gazzosa al caffé, ho scoperto come a Catona crescano i manghi e in cui mi è tornata la voglia di scrivere.


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Così sentendomi un poco di vivo, ho cominciato a lavorare a un nuovo romanzo, ispirato al diario di viaggio di Edward Lear, il grande scrittore di limerick, di cui, quasi per caso, ho ripercorso gli stessi passi… E di tutto questo, sono grato alla Calabria e a tutti coloro con cui ho condiviso questi giorni…

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Published on August 19, 2018 12:37
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Alessio Brugnoli
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