Essere "in tutto" e "al di sopra di tutto"

Il tedesco Friedrich Hölderlin (1770.1843) è certamente il più profondo lirico d'Europa tra Sette e Ottocento. La sua poesia, nutrita di ambizioni teoretiche di rara complessità, lascia ammirati per la tensione verso il Divino, che tutta la pervade e di continuo la trasfigura. Non si può che restare commossi davanti al doloroso destino di un uomo insidiato per oltre trenta anni dalla follia. Oltre alle liriche raccolte in questa edizione dei Meridiani di Mondadori, Hoelderlin scrisse il romanzo epistolare "Iperione". L'anno seguente ne offrì un frammento sulla rivista "Thalia", animata da Schiller, con la premessa che qui trascrivo nella sua interezza.
"Vi sono due ideali della nostra esistenza: una condizione di estrema semplicità, in cui i nostri bisogni si accordano con se stessi, con le nostre forze, con tutto ciò con cui ci troviamo in relazione, grazie alla pura e semplice organizzazione della natura, senza nostro intervento; e una condizione di estrema cultura, in cui la stessa cosa avverrebbe in virtù di bisogni e di forze infinitamente moltiplicati e rafforzati, attraverso l'organizzazione che noi stessi siamo in grado di darci. L'orbita eccentrica che l'uomo percorre, nella generalità e come singolo, da un punto (di più o meno pura semplicità) all'altro (di più o meno perfetta cultura) appare, nelle sue direzioni essenziali, sempre la stessa (....) L'uomo vorrebbe essere in tutto e al di sopra di tutto. E, il motto inciso sulla tomba di Loyola, Non coerceri maximo, contineri tamen a minimo, è atto a significare, tanto il lato pericoloso dell'uomo, che tutto brama e tutto sottomette, quanto la condizione più alta e più bella che può raggiungere. In che senso esso debba valere per ciascuno, dev'essere deciso dal suo libero volere."
Friedrich Hölderlin in "Grande Antologia Filosofica, vol. XVI, il Pensiero moderno, trad. di V. Mathieu, Marzorati, Milano, 1965

Published on July 31, 2018 12:34
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