Ad ognuno i suoi "tic" del destino

Oscar Wilde portava spesso un garofano verde all’occhiello, che da lì in poi divenne simbolo di omosessualità. Edith Wharton si faceva ritrarre sempre coi suoi cagnolini e George Sand adottò, oltre al “nom de plume”, anche gli abiti maschili, sostenendo fossero molto più comodi. Percy B. Shelley odiava così tanto i gatti che pare ne abbia legato uno ad un aquilone durante una tempesta sperando di vederlo folgorato.Rudyard Kipling, da vero appassionato, dipinse di rosso le sue palline da golf per poter giocare anche nella neve. H.G. Wells portava sempre con sé due penne : una grande per le grandi parole, così sosteneva, una piccola per le piccole. Alfred Tennyson, durante i ricevimenti, soleva spesso imitare una persona seduta sul gabinetto. Dorothy Parker una volta acquistò una nuova macchina da scrivere perché il nastro di quella vecchia sfuggiva e lei non sapeva come sostituirlo. William Wordsworth tappezzò un’intera stanza con fogli di giornale. J.M. Barrie ordinava sempre cavoletti di Bruxelles, ma non li mangiava mai. Quando gli fu chiesto perché, rispose che gli piaceva pronunciarne il nome. William Faulkner da giovane lavorava in un ufficio postale, dove leggeva le riviste che erano spedite o le regalava agli amici. Charles Dickens si agitava così tanto nel vedere le sue opere in scena a teatro che a volte sveniva. Infine Diogene girava per le strade in pieno giorno con una lanterna accesa cercando una cosa rarissima : un uomo onesto.
Potrei aggiungere i miei tic, ma credo di non sapere scegliere quali sono i più appariscenti, stupidi o importanti. Forse potrei dire che la scrittura è una mia vera e propria fissazione. Anche perché, sono convinto, che soltanto scrivendo riesco a capire quello che mi passa per la mente. Ad ogni modo, è chiaro che quelli che chiamiamo tic fanno parte della natura umana. Qui non si tratta soltanto di stranezze fisiche comportamentali dalle quali questa espressione onomatopeica deriva. Penso soprattutto alle diverse caratteristiche di cui è fatta la natura umana. Al modo in cui noi vediamo noi stessi e come ci confrontiamo con gli altri, nel momento in cui gli altri vedono noi.
Si tratta di filosofia semplice e pratica, la maniera con la quale costruiamo noi stessi dal giorno in cui veniamo alla luce fino a quando quella stessa luce si spegne. Tutto cominciò con Aristotele il quale riteneva che la propria funzione dell’essere umani consiste nella nostra capacità di “contemplare”, la sua parola per “filosofare”, le cose del mondo. Thomas Hobbes riteneva che l’uomo ha bisogno di un governo centrale che lo governasse. Jean Jacques Rousseau si riteneva, invece, un “nobile selvaggio". Confucio e Mencio consideravano l’uomo buono, mentre Hsun Tzu cattivo. John Locke, una “tabula rasa”.
I cognitivisti moderni ritengono invece che questa “tabula” non sia altro che uno spazio da riempire e colorare con la realtà del vivere. Per alcuni, quella che viene chiamata la “natura umana” non esiste, per altri c’è, ed è quello che noi esprimiamo anche con i nostri “tic”. Ecco alcuni tic stoici utili per come sopravvivere al giorno d'oggi: diventare uno stoico.
Evitare reazioni affrettate. Ricordarsi della transitorietà delle cose. Scegliere obiettivi in nostro potere. Essere virtuosi. Prendersi un momento e respirare profondamente. Mettere i problemi in prospettiva. Parlare poco e bene. Scegliere in modo accorto le proprie compagnie. Rispondere agli insulti con l’umorismo. Non parlare troppo di sé. Parlare senza giudicare. Riflettere sulla giornata appena trascorsa.Non si tratta solamente di riempire una “tavola vuota” dalla nascita. Perché preferiamo una cosa piuttosto che un’altra? Perché cerchiamo sempre una relazione che ci metta sempre in contatto con gli altri? Il fatto è che siamo “animali” intelligenti e sociali, ce lo impongono sia i nostri fattori biologici che quelli ambientali nei quali ci troviamo a vivere.
Le ragioni dei “fatti”, come pensavano gli esistenzialisti. Non abbiamo davanti a noi la scelta di un solo percorso da fare. Ce ne sono di buoni e di cattivi. La scelta dipende da noi all’interno della nostra stessa natura. I “tic” esteriori manifestano quelli interiori. Ognuno ha i suoi. E qualcuno li chiama “destino”.

Published on April 25, 2018 13:34
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