Quale realtà?

Dawn of the New Everything: Encounters with Reality and Virtual Reality
Dawn of the New Everything: Encounters with Reality and Virtual Reality by Jaron Lanier
My rating: 4 of 5 stars
Che cos’è la realtà? La risposta presuppone la conoscenza dei “luoghi”, reali e virtuali, nei quali ogni giorno viviamo e che crediamo di conoscere abbastanza. Purtroppo, ahimè, alla fine, ci accorgiamo che quella che abbiamo vissuto, non è quella realtà che abbiamo pensato. Infatti, nessuno è venuto a dirci, almeno finora, cosa c’è “oltre” di essa. Il “dopo”, per intenderci. Per non parlare poi del “prima”.
Se le cose stanno così, parlare di “realtà virtuale” potrebbe sembrare una provocazione, un non senso. Invece, la RV sembra essere diventata un argomento utile per leggere il futuro. Questo libro, appena uscito, cerca di dare delle risposte a questo interrogativo. Nei ventuno capitoli con le tre appendici si possono leggere una cinquantina di definizioni di cosa l’autore intende con RV.
Se fate una ricerca in rete scoprirete che Google vi proporrà milioni di risposte. Eccone alcune: “una tecnologia mediatica per la quale misurare è più importante che apparire”. Oppure “quella tecnologia che evidenzia l’esperienza”, o ancora “un simulatore che addestra a fare guerra informativa”. Tutto e di più, come si può immaginare, specialmente in questo momento in cui i media sono sempre in primo piano a far rumore. Come è logico che facciano: è il loro mestiere.
L’autore di questo libro, di cui ho letto diversi estratti e recensioni, è uno che nella Silicon Valley sin dal 1984 si è occupato di realtà virtuale con quelle famose cuffie. Ora lavora alla Microsoft. Ha scritto diversi libri i cui titoli “Tu non sei un aggeggio” (2010) e “Chi è il padrone del futuro?” segnalano il suo pensiero nei confronti del potere monopolistico delle grandi multinazionali, i colossi della “high tech”.
Questo libro è importante non solo e non tanto per quanto riguarda la RV, quanto per comprendere dove siamo arrivati, la strada che abbiamo percorso finora per arrivarci e dove siamo diretti. Egli scrive che un tempo, solo una ventina di anni fa, nella Silicon Valley si pensava che il mondo potesse essere “migliorato”, creando un tipo di potere che sarebbe stato più importante del denaro. Per fare questo era necessario che il “software” fosse libero, come l’aria o il sesso.
A distanza di una ventina di anni, i colossi della tecnologia sono soltanto tre, il web è meno caotico di quando nacque, è più strutturato, ma i risultati non sono quelli sperati. L’ossessione del “libero e gratis” ha quasi distrutto il mercato musicale, le grandi aziende tech globali resistono a qualsiasi tipo di condizionamento locale, senza essere responsabili di quello che fanno con le loro potenti piattaforme. Si preoccupano più per il tempo che i loro visitatori/clienti trascorrono su di esse, piuttosto che della qualità dei prodotti che offrono ed essi consumano.
Faron Lenier sembra piuttosto fiducioso non tanto negli algoritmi, quanto sul fattore umano che deve essere il centro di Internet. Cosa significa allora, in una realtà come questa, la “realtà virtuale”? Va detto subito che questa non potrà mai avere lo stesso successo dei cellulari, ma avrà la sua influenza. Si svilupperanno ambienti generati al computer in maniera da riproporre la realtà per fini specifici quali ad esempio, la medicina, la formazione, i servizi sociali.
Bisogna però fare attenzione a non manipolare i suoi utenti. Bisognerà stare attenti a “non ingabbiare i naviganti all’interno di un annuncio pubblicitario”. E’ chiaro, comunque, sin da ora, che la RV si diffonderà dopo che ci saremo sempre di più abituati ad usare al meglio, (e non al peggio!), tutto l’armamentario dei nuovi media, e sapremo come non farci manipolare.
Potremo così, almeno dare una migliore definizione della stessa RV: “Un’anticipazione di quello che sarà la realtà quando la tecnologia migliorerà”. Ed è un fatto certo, la tecnologia migliora di giorno in giorno sia che essa dipenda dai tecnici che la usano che dalla capacità della società umana a farne quello che vorrà.

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Published on November 28, 2017 05:31
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Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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