Quale libro portare su un'isola deserta?

Ho i miei 100 libri preferiti, le mie cento canzoni,
i miei cento film, mi serve una presa ...

Per leggere un libro non ci sono regole valide per tutti. Ognuno legge come gli pare, come sa, oppure come gli hanno insegnato, a seconda dei bisogni, della necessità, degli obiettivi. Specialmente in questa nostra epoca moderna, la mediazione della tecnologia impone scelte di lettura precise e mirate alle nostre esigenze. Chiaramente di opportunità e convenienza per far sì che la lettura possa essere più “vera” di altre, in termini di utilità.
Che te ne faresti della lettura di un romanzo su di un’isola deserta, tu solo come un Robinson, a leggere la “storia” di un romanzo? Significherebbe un viaggio all’indietro in un mondo che hai lasciato, dal quale sei stato escluso o hai abbandonato. Hai bisogno di un libro che possa aiutarti a ricostruire una nuova realtà, un diverso modo di essere, di pensare e di vivere, un libro che non possa condizionarti ma aiutarti con la sua neutralità a costruirti una nuova esistenza.
Quel libro, secondo lo scrittore inglese W. H, Auden, potrebbe essere il dizionario. Proprio quello delle parole. Una dietro l’altra, le parole ti aiuterebbero a costruire un nuovo modo di esplorare il mondo che ti circonda. Un dizionario può essere letto in infiniti modi. Dalla A alla Z, o viceversa, nel bel mezzo o a caso. Ogni parola ne richiama un’altra, collegando idee, nel tempo e nello spazio.
Ricordo che quando ero un ragazzino e non avevo molta voglia di studiare, ero un appassionato lettore di fumetti. La novità del tempo. La dannazione dei maestri e dei genitori, come quella del cellulare oggi. Li leggevo e li collezionavo. Sottraevano molto tempo allo studio. Venivo rimproverato e qualcuno in famiglia mi portava ad esempio un cugino che invece era molto bravo. Aveva voti alti a scuola e si diceva che aveva letto, addirittura “imparato” tutto il vocabolario della lingua italiana.
Io mi sentivo molto umiliato, incapace come ero di comprendere il senso delle parole, così come il dizionario le elencava. Io, le parole, preferivo, piuttosto, farle nascere nella stanza dei compositori della tipografia paterna, mettendo le lettere una dietro l’altra sul tipometro. Le volevo “inventare” per dare forma a quei pensieri che nascevano nella mia mente, vagavano in cerca della realtà.
Col tempo poi ho compreso quanto sia davvero importante studiare il vocabolario che è la chiave per aprire la mente ed evadere dal labirinto dell’esistenza. Ovviamente su quell’isola deserta farei attenzione ad avere un dizionario cartaceo, un libro. Non saprei cosa farmene di un iPad, un pc o uno smartphone. Per quanto “smart” possano essere questi miti della moderna tecnologia, avrei bisogno di una “presa” ...


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Published on November 07, 2017 08:48
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MEDIUM

Antonio   Gallo
Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.
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