Isole di felicità (Laimes salos) - dodicesima parte

Il tempo a Vilnius è variabile. Nel giro di un'ora tutto può sovvertirsi.
La mattina Rūta guardò fuori dalla finestra. Pioveva. Il telefono le diceva che fuori erano undici gradi. Sospirò. Ancora era con la testa a Roma. Al bel sole che l'aveva accolta quel novembre che vi aveva studiato.
Oggi sarebbe stato un giorno importante tuttavia. Da Kaunas le avrebbero portato una macchina fotografica. Quella che usava cominciava ad avere problemi. Problemi di messa a fuoco. Problemi di settaggio con la luminosità.
Inga l'aveva chiamata verso le venti e trenta della sera precedente.
- Rūta ho la macchina per te. C'è uno di Kaunas che la vende. Mio figlio ha visto la macchina fotografica. È in ottimo stato. Ha detto che è un buon affare
- Quanto costa?
- Mille euro. Ma tieni presente che una macchina fotografica così può valere anche duemila cinquecento da nuova
- Posso darti una risposta domattina?
- Va bene ma non più tardi delle undici
- D'accordo
Mille euro Rūta non li aveva. Avrebbe potuto comprarla solo a condizione che sua cugina Egle l'avesse aiutata.
Egle era emigrata a Londra dieci anni prima quando aveva conosciuto suo marito e insieme avevano deciso di andare a Londra.
Lavorava da Harrods e guadagnava bene.
Nel passato, agli inizi della loro vita a Londra, Rūta aveva aiutato Egle e suo marito ora Egle avrebbe aiutato lei.
Guardò fuori dalla finestra.
Fra le nuvole si faceva forte con prepotenza il sole. Le balos, le pozzanghere, scintillavano di luce. Cercò di guardarne una ma la luce la ferí.
Guardò di nuovo il telefono, annunciava che oggi sarebbero stati 23 gradi. Una cosa insolita per ottobre.
Chiamò Inga.
- Va bene Inga, la prendo. Dove ci troviamo?
- Vicino a casa mia. Alla Boulangerie di Gėlių gatvė. La conosci, no?
- Sí, certo, lavoro lí vicino. Come non potrei conoscerla? A che ora?
- Alle tredici. Ti va bene? Tu fai la pausa pranzo a quell' ora. Giusto?
- Giusto. A dopo
- A dopo
Sì diresse verso la camera delle figlie. Le avrebbe svegliate. Avrebbe preparato i panini mentre loro si vestivano. Le avrebbe salutate sulla porta per rivederle la sera quando sarebbe tornata di nuovo.
- Ate. Iki[1]
- Ate. Iki mamyte
Quel saluto l'avrebbe accompagnata per tutto il giorno. Per tutto il giorno sarebbe rimasto l'ultimo contatto con Goda e Rebeka.
Ora doveva vestirsi, truccarsi e uscire fuori al sole, al cielo di Vilnius.
In quei giorni un libro sconvolgeva la pacata vita lituana sotto quel cielo piagato dai continui mutamenti: Mūsiškiai, la nostra gente.
- C'è un cambiamento di direzione oggi. Finalmente si comincia a dire la verità su tante cose - aveva dichiarato qualche giornale - un cambiamento come mai c'è stato
Una giornalista lituana, Rūta Vanagaitė, aveva scritto un libro di interviste riguardanti l'Olocausto con i testimoni delle atrocità perpetrate dai lituani che avevano collaborato con i nazisti contro la grande comunità ebrea lituana durante la Seconda Guerra Mondiale
- Il coinvolgimento lituano nell'Olocausto è un tabù tale da essere un ebreo o una spia russa come uniche spiegazioni per voler parlare di esso - aveva dichiarato la Vanagaitė
Rūta aveva smesso di bere il caffè che si era preparato con la moka comprata a Roma e aveva ascoltato l'intervista della Vanagaitė a Labas Rytas, la trasmissione del mattino della TV lituana.
- Germania, Austria, persino l'Ungheria e la Polonia hanno affrontato questo problema un decennio fa, ma c'è una forte resistenza nella società lituana a confrontarsi con questa macchia della nostra storia. Se non lo faremo significherà che saremo marchiati come un'intera nazione di assassini, e giustamente, perché rifiutiamo di riconoscere e condannare una frangia assassina che ha macchiato l’onore della nostra gente - aveva Concluso la Vanagaite
Ma perché? Perché dopo tanti anni non dimenticare? Va bene la verità ma perché tanta rabbia, tanto odio ancora? C'è un tempo per l'odio ma c'è un tempo per dimenticare anche.
Rūta posò il caffè e spense la TV.
Era ora di andare al lavoro.
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A dopo
Published on September 24, 2017 02:21
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