Isole di felicità (Laimes salos) - undicesima parte

Foto Živile Abrutytė

Sì ricordò di Roma. Sì ricordò di quell'uomo che lavorava nella scuola dove aveva studiato.
Che bell'uomo! aveva pensato entrando nella scuola e vedendolo seduto al computer che lavorava. Passava ore davanti a quel computer. La sua postazione non era distante dalla porta d'ingresso da dove ogni mattina entrava. E lo vedeva.
Onestamente lei non aveva mai capito che facesse. Forse marketing ma non ne era sicura.
Che fine avrà fatto? si chiese. Dove sarà ora?Aveva un'aria riservata e un po' severa. Le aveva qualche volta gettato delle occhiate. Quando passava ne sentiva gli occhi incollati al suo culo. Forse era solo una sensazione. Non poteva esserne sicura ma era una sensazione forte.
Avrà avuto cinquanta o cinquanta cinque anni. Era difficile dire. Aveva un corpo asciutto e atletico. Lo aveva visto passare davanti alla classe qualche volta. Probabilmente faceva palestra per mantenere un corpo simile alla sua età.
Aveva pensato che quello era l'uomo che cercava, compagno marito e padre.
Perché non si erano mai parlati? Era certa di piacergli. Quelle occhiate che lui le aveva lanciato la mangiavano. Si vedeva bene che lui la mangiava viva con gli occhi.
Le ritornò il desiderio di quell'uomo senza sorriso. Lei era invece convinta che avesse un sorriso dentro che aspettava solo di uscire uscire fuori al momento opportuno.
Erano state le parole di Rebeka e Goda a riportarla con il pensiero a Roma alla scuola di italiano a quell'uomo.
Avrebbe potuto essere l'uomo che cercava? Avrebbe potuto essere l'amore che da sempre voleva?
Ormai era troppo tardi. Un peccato. Peccato che non si fossero mai parlati.

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Published on September 23, 2017 13:07
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