Che cos'è un nome, anzi un cognome?

Ogni nome ha una storia diversa, tutti dovrebbero poter narrare la propria storia di famiglia, nel tempo e nello spazio, come ha fatto l’autore di questo interessante libro. In apparenza potrebbe sembrare uno dei tanti libri che si occupano di microstoria personale o sociale.
A chi non piace andare alla ricerca del tempo perduto? Chi non amerebbe far viaggiare la freccia del tempo all’indietro, per aggiustare qualcosa di sbagliato, incontrare qualcuno perduto con gli anni trascorsi veloci. Chi non amerebbe rivivere in quel tempo e quello spazio magicamente ritrovati, quei momenti sfumati nelle nuvole della vita?
In questo libro scorrono nomi di persone e nuclei familiari che hanno lo stesso cognome, anche con le modifiche apportate nelle varie situazioni vissute. Nomi che emergono non “come ombre troppo lunghe del nostro breve corpo”, così direbbe il poeta quando parla dei ricordi, ma come persone e presenze vive, anche a distanza di un millennio. L’autore le scova tra carte ammuffite in archivi esclusivi e biblioteche rivisitate, riportando alla luce, frammenti di storia che non sono rottami o schegge del tempo. Sono tasselli che, l’uno dopo l’altro, concorrono a completare il mosaico narrativo che si è proposto nel suo progetto di recupero di un’identità personale e collettiva. Non soltanto la sua, quindi, ma anche quella di tanti altri che portano il suo stesso nome-cognome.
Roberto Frecentese non è solo un docente, è anche uno studioso, un archivista paleografo, con una lunga e documentata esperienza professionale. Ha voluto intraprendere lo studio della storia millenaria di quel “nome” e anche quella delle tante altre famiglie che , in un modo od un altro, a questo ceppo si collegano ed in questa identità si ritrovano. Hanno le loro radici in un documento risalente esattamente a mille anni orsono, l’anno 1017 in cui figura un Giovanni Frecentese del tempo. Un casato che si afferma nei campi del commercio ed in quello della carta in particolare, diventando famiglia patrizia di Sarno, Amalfi e Napoli. Uno studio che prevede un’articolazione complessa di cui questo primo volume di oltre trecento pagine segna l’inizio.
A dire il vero tutto sembra aver principio con un precedente volume del 2012 per le edizioni “Phasar” nel quale il Frecentese affronta la storia della famiglia Frecentese dal ramo di Santa Maria Capua Vetere. Nel libro sono ricostruiti per la prima volta attività economiche, personaggi, parentele, legami sociali e cultuali, curiosità, genealogie (Sarno, Amalfi, Napoli, Nola, S. Maria Capua Vetere, Vallo della Lucania, Laurino, Torre Annunziata) con l’ausilio delle fonti d’archivio. Se si scorre la lunga e dettagliata lista degli interessi e delle pubblicazioni di questo studioso, si potrà capire perchè Giovanni Romeo, autorevole professore di Storia Moderna dell’Università di Napoli, nella presentazione del libro ha scritto testualmente:
“E’ di questi aspetti quotidiani delle esperienze di archivio che viene di pensare mentre si legge il primo dei tre volumi che Roberto Frecentese ha deciso di dedicare alla storia millenaria della sua famiglia. Siamo, è vero, molto lontani dall’orizzonte circoscritto che spinge tante persone a tentare di recuperare negli archivi schegge anche minute ed episodiche dei propri antenati. La partecipazione e l’affetto con cui l’autore le ha cercate, pur evidenti in ogni pagina, non gli hanno impedito di concepire e realizzare una ricerca impegnativa, se non temeraria, con una padronanza delle fonti e degli strumenti del mestiere che stupisce.”
L’aggettivo è quello: “temerario”, e si riferisce allo studio di cui stiamo parlando. Detto da chi la Storia la conosce per davvero, non può che confortare ed inorgoglire lo studioso Roberto Frecentese il quale ha voluto estendere la sua “temerarietà” ben oltre i confini limitati del meridione d’Italia. I Frecentese, infatti, nel corso dei secoli si sono trapiantati dappertutto nel mondo: U.S.A. Argentina, Brasile, Australia.
Per questa ragione il volume propone al lettore di altre lingue e destinazione, di fianco ai canonici undici capitoli di cui è fatto il libro, altrettanti “abstract” in lingua inglese. Da una parte all’altra degli oceani, quindi, i Frecentese avranno modo non solo di leggere la loro storia ma anche l’occasione di incontrarsi e festeggiare in questi giorni un evento davvero unico nella Città di Sarno, in occasione della presentazione del libro. Un evento che soltanto la microstoria riesce a costruire. Perchè di questo si tratta: questo libro è un perfetto esempio di quella pratica storiografica che porta questo nome.
Non è un caso che il libro venga presentato nella Città di Sarno che sembra avere una lunga ed anche interessante tradizione di scrittura legata a questo tipo di scrittura. Sono tanti, se non molti gli scrittori sarnesi che si dedicano alla memoria storica di cui giustamente parla nella prefazione al volume l’avv. Gaetano Ferrentino, Vice Sindaco del Comune di Sarno:
“Il valore dei Frecentese viene ricostruito e recuperato dalla polvere del tempo come atto d’amore per restituire alla dignità della Storia la memoria di questa “gens”.
Perchè questo è, appunto, il senso della microstoria che dà valore ad una ricerca come questa. La storia veramente significativa non deve ridursi ad essere una mera attività che interpreta testi ed eventi. Al centro del lavoro dello storico dovrebbe esserci piuttosto la ricerca della verità relativa al modo conflittuale e attivo degli uomini di agire nel mondo. “Un paradigma imperniato sulla conoscenza dell’individuale che non rinunci a una descrizione formale e a una conoscenza scientifica anche dell’individuale”, come bene è stato definito.
“L’individuale, infatti, il fatto anomalo, l’emergenza, l’avvenimento, ma anche una rete di relazioni, una congiuntura, una logica di transazione, un sistema di credenze, una identità di gruppo, piccolo o grande che sia, non deve mai perdere la possibilità di essere inserito in un’ottica comparativa che lo renda controllabile; e solo alti livelli di formalizzazione consapevole ne consentono, attraverso la comparabilità appunto, l’aggancio alla realtà dei fatti e l’emersione dal magma dei racconti. È per questa ragione che, in ambito microstorico, è tanto importante la nozione di contesto con un significato “formale, comparativo, fatto dall’inserimento di un avvenimento, comportamento o concetto nella serie di avvenimenti, comportamenti, concetti simili, anche se lontani nello spazio e nel tempo.”
Mi basta questo breve stralcio di una lunga ed elaborata citazione della prof.ssa Ida Fazio, che insegna storia economica nell'Università di Palermo, nella sua definizione di “Microstoria” così come descritta in “Studiculturali.it” qui al link per comprendere meglio l’importanza del lavoro svolto da Roberto Frecentese. A questo scritto rimando il lettore che eventualmente desidera approfondire l’argomento nel suo giusto contesto storiografico. Mi piace qui riportare la citazione con la quale il Frecentese chiude la presentazione del suo lavoro:
“Interrompere i fili che legano passato e presente e le generazioni tra di loro è un danno enorme per l’umanità. Puntare solo al presente, come se non derivasse da nulla, è come interrompere il flusso dell’acqua che sgorga dalla sorgente e lasciarla impaludare senza più renderla capace di ricevere e senza più consentirle di raggiungere l’infinito, L’acqua simbolicamente rappresenta l’inconscio che alimenta la vita conscia e influisce su di essa. Fermare il flusso è bloccare la vita stessa. Il passato ci invita alla riflessione, alla comprensione e a dilatare la conoscenza. Nel tempo della comunicazione leggera e veloce si rischia di perdere il fattore umano, che ha in sè quali elementi costituenti per l’appunto profondità e riflessione. L’essere umano è tale se si riconosce all’interno di una storia più grande e più lontana e aspira all’infinito”.
Un messaggio chiaro, oltre che un esempio, per chi intende raccontare eventi storici che accadono sotto la spinta di sentimenti, credenze, motivazioni che scaturiscono in contesti storici costruiti dall’intreccio di visioni parziali ed individuali, razionalità limitate, transazioni provvisorie, conflitti, negoziazioni, all’interno di classi, corporazioni, mercati, parentele ed interessi pubblici e privati. La microstoria vuole intendere questi eventi come pratiche, che siano sociali, economiche o culturali: comportamenti orientati dal progetto, plasmati dalla disponibilità di risorse, sia materiali che simboliche, e limitati dalla parzialità delle informazioni, capaci di modellare le norme e di esserne a loro volta modellate, profondamente calate nella dimensione collettiva pur essendo identificabili come soggettive, talvolta contraddittorie, ambigue.
Mi sembra che tutto questo risulti in maniera chiara dalla descrizione che fa Roberto Frecentese di questi eventi che definisco “movimenti di vita” nel corso di un millennio. Come centinaia e centinaia di realtà umane, con lo stesso nome, in maniera, condizioni e sotto cieli diversi, si siano confrontati con se stessi e con quei frammenti, quelle “schegge” di vita, come le ha definite il prof. Romeo. Sta alla microstoria saper metterle insieme e dare un senso al tutto. Roberto Frecentese lo ha fatto e lascia una traccia e noi rimaniamo in attesa degli altri due tomi del suo prezioso lavoro.
P. S. Questo blogger desidera ringraziare Michele Frecentese della frazione di Episcopio di Sarno, con il quale ha il piacere di essere amico, per avergli fornito tutte le informazioni utili alla stesura di questo post. A lui ed alla sua famiglia spetta il compito di conservare degnamente la continuità sarnese del nome e la identità della famiglia per il secondo millennio.

Published on September 22, 2017 03:18
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