Alessandro H. Den's Blog, page 8
February 3, 2013
10 Anni di Pietre…
Per festeggiare il decimo anniversario della prima “pietra” posata per la costruzione di questa Saga Fantasy l’ebook “Le Pietre di Talarana I – L’Ombra del Tiranno” sarà disponibile per il download gratuito. Per chi ancora non l’avesse fatto o magari volesse consigliarlo/regalarlo ad amici, parenti o consigliarlo ad appassionati del genere, può scaricarne una copia cliccando sulla copertina qui sotto.
Buona lettura!
January 31, 2013
…Magia bianca, Magia nera, Magia boh!
Nel mondo del fantasy è piuttosto radicato il concetto di diversificare la magia bianca dalla magia nera con i relativi effetti che questa scelta, di campo (siamo, dopotutto, in tempi di par condicio) implicano.
L’equazione è semplice.
Magia bianca= buoni, belli e bravi che (di solito) vogliono salvare il mondo
Magia nera = cattivi, pessimi e talvolta meschini
Ora, il concetto è fortunatamente più complesso di così, nel tempo si sono affermate consuetudini riguardo al fatto che la magia bianca si occupi più che altro di tecniche di guarigione materiale e spirituale e che la magia nera non sia altro che una diversa interpretazione della magia elementale. Harry Potter, per citarne uno, ci insegna che chiunque può utilizzare qualunque incantesimo senza distinzioni di sorta, eccezion fatta per le maledizioni senza perdono.
Menzione diversa meriterebbero la magia oscura (non nera), la magia divina e le tecniche di invocazione ma visto che stiamo parlando della mia Saga e quindi mi aspetto che siate interessati a questa, taglierò corto.
L’idea per quelli che sono gli incantesimi più comunemente usati prende spunto, ovviamente, dalla magia elementale. Vi sono infatti le varie classi con gerarchia di cinque incantesimi ciascuna e ognuno degli incantesimi fa capo a uno spirito della catena elementale.
Si tratta, in sintesi, di magia ibrida, combinata con l’invocazione. Mi spiego: nel momento in cui Gregris utilizza una mejrama, in quel momento richiede la materializzazione del terzo spirito della catena del fuoco, nella fattispecie Ignis. Non essendo Ignis uno spirito della categoria superiore (ovvero la quarta e la quinta) non si manifesta sul piano materiale nella sua interezza ma come sfera di fuoco ardente.
Dalagoth, per contro, rappresenta invece il quinto spirito della catena delle acque, detto anche Genio o Principe della Catena. In questo caso, previo l’utilizzo di enormi quantità di energia spirituale, è possibile che l’essere si manifesti in forma fisica nel mondo materiale.
Anni fa, parecchi a dire il vero, maturai questa concezione dopo uno scambio di opinioni con una persona la quale, sosteneva che “in ogni caso la magia presupponesse il piegare la natura al proprio volere”. Sulla base di questa illuminante affermazione decisi di formulare il mio proprio concetto di magia e incantesimo. Quando Dovan utilizza una dandaruna per annientare i goroi a Renodia è come se il terzo spirito della catena del tuono si piegasse consapevolmente al suo volere, di fatto aiutandolo a compiere quell’impresa. Di contro, quando Lord Astaroth utilizza il suo fuoco nero a Selthon, detto anche mejranira o mejarama nira, egli piega volontariamente lo spirito al proprio volere che, in questo caso specifico, si esprime come una versione “in cattività dello stesso”.
E’ una differenza all’apparenza banale ma particolarmente significativa ai fini dello sviluppo della storia, fidatevi.
Il semprevostro affezionato
January 30, 2013
Nella Mente di uno Scrittore
Boh, mi è venuta così, di getto.
Giusto per spiegare che certe cose a volte semplicemente non si possono spiegare in termini comprensibili.
Non quando nella testa si ha un universo intero che preme per uscire.
Cose da scrittori.
Il vostro affezionato
January 26, 2013
L’uniformità tecnologica e il senso della realtà
“Non riesco a concepire che ci sia un popolo che possiede una certa tecnologia ma le sue navi sono di legno e vanno a vela, combatti con le spade e ti muovi a cavallo..
io credo che se un popolo ha raggiunto un certo livello, l’ha raggiunto in tutti i settori no?
quindi ok se avessero avuto navicelle, microcip, computer..etc..ma non un contrasto così netto..“
Cit. http://www.scrittorindipendenti.com a proposito de L’Ombra del Tiranno.
Francamente la prima cosa che mi verrebbe da fare è rispondere punto per punto, spiegando come mai nel mio mondo fantastico ci siano divari tecnologici, differenze tra popoli, si parli la stessa lingua e si faccia menzione di quei poco trascurabili duemila anni di storia che potrebbero fare la differenza. Con tutta probabilità, se ne avessi parlato direttamente, sarei caduto nel temutissimo infodump o nell’esecrabile show don’t tell. Dio me ne scampi. Dovrei anche forse accennare al fatto che, con tutta probabilità, l’autrice della recensione non ha compreso alcuni passaggi.
Passaggi che implicano, nello specifico:
- L’esistenza di motori marini complessi (ci sono state ben tre guerre per il controllo delle risorse necessarie per azionarli)
- Automobili
- Schermi touch (per quelli, si rimanda alla lettura del racconto breve “Globevisor Inc.“).
Temo che la cosa sarebbe però lunga, noiosa, fariginosa e soprattutto, finirei per capirla solo io perché quel mondo, chiaramente, si trova solo nella mia testa.
Temo quindi che non frutterebbe a nessuno e che sarebbe solo l’ennesimo dejavu in quel gran calderone che è il contrastato rapporto autore/recensore.
La seconda cosa, dopo un’attenta analisi, è quella di parlare di un paese a caso che chiamerò Iran.
Villaggi in pietra,sabbia, pastori, prima una monarchia costituzionale poi una teocrazia fondamentalista, cavalli, autocarri, kalashnikov, AK47, Centrali nucleari, telefoni satellitari, forse addirittura qualche iphone e ipad.
Conclusione
Il senso di realtà di un romanzo non può dirsi generato dalla percezione di una uniformità tecnologica trasversale a ogni popolo: ciò costituirebbe, anzi, motivo di sterilità, piattezza e di ristrettezza di vedute.
Nel fantasy come nella realtà.
Il vostro prolisso affezionato
January 23, 2013
Scrit-tease \ uno scrittore messo a nudo
Autointervista ironica. Non si parla di nudo vero, solo metaforico.
1. Quando hai cominciato a scrivere? O meglio, quando hai iniziato a pensare di voler scrivere?
Non me lo ricordo, direi che sia iniziato tutto parecchio tempo fa. Credo che scrivere sia sempre stata la mia ambizione primaria, fin da piccolo. Il libri erano qualcosa di incredibile per me, mi consentivano di evadere da tutto quello che non mi piaceva. Scrivere era quindi un riflesso incondizionato, mi piaceva evadere e quindi scrivevo. Data la mia scarsa costanza sono state tutte cose prese e mollate lì. Poi nel 2003 svoltai.
2. Vuoi parlarci di questa svolta epocale?
Oh, certo. Ero un giovane virgulto di sedici anni piuttosto ambizioso che, purtroppo, credeva nelle favole. Avevo un piano fantasmagorico: finire il libro (che all’epoca doveva essere uno solo) in fretta e pubblicarlo, diventando una sorta di enfant prodige. Date le attuali circostanze direi che il mio piano aveva delle falle evidenti. Cominciai a scrivere un troiaio su Atlantide nel quale, per una stranissima ragione, doveva essere implicato pure il Leviatano. La trama non esisteva, direi che era un soggetto a dir poco volatile. Scartato, dopo aver buttato giù forse una pagina. Del progetto era rimasta una cosa, questo ingombrante Leviathan che mi piaceva troppo per essere eliminato, così riciclai i personaggi iniziali (tre o quattro, con l’immancabile pulzella di turno) e iniziai a costruire un’altra storia. Ci doveva essere ogni sorta di abominio letterario contemplato nella mente di un adolescente, dalla città degli uomini talpa, una confederazione di pirati volanti (giuro, non sto scherzando) e una città con un tetraedro di cristallo rovesciato. Dimenticavo, due regni in lotta per non si sa bene cosa, una guerra fittizia e un nemico che non si sapeva da dove usciva da combattere. Poi, fortuna ha voluto che leggessi Eragon, atroce e assoluto errore e al tempo stesso ancora di salvezza. Mi venne il vomito, lo finii giusto come autopunizione per le cretinate che avevo scritto e mi rimisi sotto a scrivere, stavolta con intenzioni migliori e una trama molto più incasinata.
3. Sei soddisfatto di quello che hai scritto fino ad ora?
No, mai. Francamente se dovessi riscrivere il primo libro da capo eliminerei più del 50% dei fatti attualmente presenti (alcuni personaggi compresi). Credo sia normale.
4. Non c’è proprio niente che salveresti?
Sì, fatti minori magari. Col tempo mi sono accorto che molte cose che all’epoca consideravo fantastiche si sono rivelati dei cliché e la gente è stufa dei cliché e delle solite zuppe. Francamente sono più le cose che toglierei di quelle che sono incline a salvare.
5. Cosa toglieresti quindi? Non rispondere tutto, dì solo la/le cose che più elimineresti volentieri
Eliminerei la questione delle pietre, forse. E anche il discorso del “siamo prescelti e ci tocca salvare il mondo”. Una volta tutto questo andava bene, lo ammetto, adesso mi pare vano e scontato. Sarà per questo che le case editrici non mi filano per niente.
6. Leggendo alcune recensioni/opinioni dei tuoi lettori emerge che non tutti apprezzano il connubio magia/tecnologia che hai cercato di sviluppare. Cosa ne pensi?
Questione di opinioni. Sono cresciuto giocando a Final Fantasy e non ci ho mai visto niente di strano, anzi. Comunque, de gustibus.
7. In che categoria inquadreresti la tua saga quindi? Ultimamente sono sbocciate parecchie categorie nel panorama del fantasy
Detto parecchie volte ma vale la pena ripeterlo. E’ un fantasy. Non è Il Signore degli Anelli, sia mai. Direi che è piuttosto un Earthsea (non mi sto paragonando alla Le Guin, intendo come ambientazione). Quando mi sono messo a scrivere non c’erano tutte le distinzioni di adesso e non potevo certo avere la presunzione di mettere dei protagonisti assolutamente adulti. Capisco che il tema del ragazzo/a prescelto sia ormai scontato ma all’epoca mi limitavo a parlare di quello che conoscevo, ovvero l’età adolescenziale, senza malizia. A dire il vero non credo neanche di aver approfondito più di tanto alcuni temi ghiotti (amore, triangoli e quant’altro). O meglio, li ho inseriti fin da subito ma non ci ho mai calcato la mano, francamente era ben altro il punto a cui volevo arrivare. Questi fatti li trattavo più che altro come conseguenze naturali.
8. Avanti, ammettilo che ti identifichi nel protagonista
No, per carità. Il Greg del primo libro lo sopporto a stento, nel secondo inizio a tollerarlo di più. Probabilmente nel terzo finirà per starmi simpatico. Il Maestro Dovan poteva essere un buon candidato alla verosomiglianza col sottoscritto ma anche lui ha troppe turbe. In definitiva non mi identifico con nessuno, non nella totalità. Alcuni personaggi invece rappresentano persone che conosco, non nel loro intero ma per alcuni lati del loro carattere. Alcuni ne sono consapevoli, altri un po’ meno (o probabilmente lo ignorano) ma va bene così.
9. Parliamo di Lisa. Da dove cavolo ti è uscita fuori?
E’ necessario parlarne? Lo ammetto, non la sopporto e ho fatto di tutto per renderla insopportabile, almeno per il momento. Non è ispirata a nessuno (e su questo sono serio) perché non conosco nessuna ragazza così profondamente lagnona e piagnistea. Un vero gatto attaccato ai cogl…
Si contenga!
Vabbé, il senso mi pare sia ben chiarito. Ad ogni modo ci sono delle sorprese in serbo pure per lei. Datele tempo è ‘na ragazzina!
10. Selfpublishing, che ne pensi?
Sulle prime, devo ammetterlo, è una figata. Soprattutto dopo che ho deciso di trasformare il libro in ebook e metterlo gratis. E’ bello sapere che lo hanno scaricato in tanti ma allo stesso tempo mi fa tristezza pensare che facendo così probabilmente non troverò mai una casa editrice seria disposta a pubblicarmi. Quindi sono un attimo indeciso su come andare avanti, ecco tutto. E’ dimostrato che non avendo un grosso seguito ( già, devo ammetterlo) non posso sperare che la cosa vada avanti da sola e rilasciare il libro gratuitamente per sperare di esser letto mi fa un po’ penare. E pensare.
11. Vuoi essere più chiaro?
Intendo che probabilmente la pubblicazione del seguito subirà uno stop a tempo indeterminato. Lo stesso probabilmente accadrà per il romanzo breve che sto scrivendo (sempre ambientato nello stesso universo de Le Pietre di Talarana) e per l’altro in cantiere. Per il momento ho deciso così, poi staremo a vedere. Ogni tanto magari rilascerò un racconto breve (non più di 5 pagine) giusto per dire “sono ancora qui”.
12. Non vuoi dirci quindi il titolo del seguito?
No.
13. Davvero?
Sì, sono serio. Ne sono a conoscenza solo due o tre persone (me incluso) che terranno la bocca chiusa. Già che ci sono, ne approfitto. Volete leggere il seguito? Trovatemi un editore…
14. Un salutino ai lettori abituali del blog?
E’ necessario?
15. Sarebbe carino ed educato da parte tua.
Saluto tutti quelli capitati qui perchè lettori affezionati, quelli caduti qua cercando su google “coppia di anziani sulla panchina” e “fetta di pizza” e quelli che soffrono di “crastaingite“, credo di averli ricordati tutti. Saluto anche Ciro e l’Avvocato Caciullo.
Il vostro affezionato
AHD
January 21, 2013
Globevisor Inc. – short story
Come promesso qualche giorno fa il racconto breve “Globevisor Inc.”, scaricabile gratuitamente e dedicato a tutti quelli che pensano che magia e tecnologia non possano coesistere nei libri fantasy. Nello specifico, parlo per quello che riguarda la mia saga.
Per scaricarlo seguite questo link o cliccate sulla copertina
https://www.smashwords.com/books/view/277197
La copertina, per chi fosse curioso, mi è stata ispirata dal cartone animato “I Jetson” di Hanna e Barbera, conosciuti anche come “i pronipoti”.
Vista l’ironia presente nel racconto mi sembrava più che in linea con la narrazione.
Buona lettura!
January 20, 2013
Recensione #4
Voto 3/5
Ho terminato questo libro un paio di giorni fa e mi sono presa un po’ di tempo per riflettere prima di buttare giù il mio pensiero.
Non so come valutare questo romanzo, non ho ancora chiaro se mi sia piaciuto oppure no. È un ni.
“L’Ombra del Tiranno” è un Fantasy Classico.
Durante una tempesta, la nave dove viaggia il sig. Oltan, Sovrintendente del Commercio Transoceanico dell’impero di Selthon, naufraga. Lui sarà l’unico superstite, grazie all’intervento di Dalagoth, una creatura magica, un genio delle acque, che in nome dei padri celesti lo salva e gli affida un bambino, con il compito di allevarlo come un figlio e di prepararlo per il suo destino, in particolare facendogli studiare la magia.
Cresciuto, il padre, disattendendo le parole di Dalagoth, non vuole che il figlio diventi un mago, ma vorrebbe che gli succedesse nella sua carica.
Greg, questo è il suo nome, non vuole diventare sovrintendente e nonostante il parere contrario del padre decide, insieme ai suoi amici Mark, Lisa e Andrew, di imparare le arti magiche dal maestro Dovan.
La sua vita a Selthon scorre normale fino a che viene rubata una pietra, un incidente mette a rischio la pace con l’altro grande impero, quello di Naren e forze ben più grandi e oscure, i demoni, agiscono per venire alla luce e rispendersi la terra, dopo che mille anni fa gli angeli li cacciarono e li costrinsero in cattività nel sottosuolo. Ora Greg deve adempiere al suo destino.
Scrivere fantasy, tra tutti i generi, non dev’essere impresa facile.. chi si cimenta in questo genere deve essere in grado creare un mondo e di questo deve conoscere tutto. Ogni dettaglio, anche quelli che nella storia non appaiono, usi, costumi, religioni, lingua… la sua storia. Un lavoro enorme, insomma. Ma soprattutto deve essere coerente. Io riesco ad amare un Fantasy quando il mondo creato è il più verosimile possibile, deve sembrarmi quasi reale. Ora, esprimermi sul mondo delle cronache di Talarana è arduo, avendo letto solo il primo, ma mi ha lasciato perplessa il fatto che sia un mondo essenzialmente in stile medievale (navi a propulsione eolica, combattimenti con le spade e a cavallo etc), c’è la magia come spesso accade nei fantasy, ma ci sono anche elementi ultratecnologici. Ora, come puoi avere navi con le vele se hai dei radar e i pannelli di controllo sono schermi touch??? Per me non ha senso.
Magari è solo un difetto mio e della mia scarsa fantasia, ma perde in verosimiglianza.
Per quanto riguarda la storia, un classico: un bambino orfano, predestinato, speciale che non sa di esserlo, su cui gravano le sorti dell’umanità. È un classico anche il fatto che il padre adottivo tenti, all’inizio, di ostacolarlo e che lui scopra le sue capacità per puro caso.
Un altro elemento tipico del fantasy classico è la cosiddetta “ricerca” il nostro eroe parte, va incontro al suo destino e compie un cammino esistenziale che lo porterà nel mondo adulto. In genere l’ eroe alla fine dell’avventura non è mai lo stesso dell’inizio del libro. Succede anche a Greg, inizierà il suo viaggio, con il maestro Dovan e i suoi amici di sempre. Ancora non sappiamo come andrà, Greg viene messo a conoscenza del suo destino ma non completamente. La cosa che non sono riuscita a capire è come questo ragazzo, potesse passare da esser- giustamente- spaventato e confuso, a eroe del tipo -lasciate fare tutto a me- nel giro di due righe. Cambiamenti, questi, che mi lasciavano spiazzata.
Nel racconto ci sono stati momenti diversi momenti così, che mi che mi hanno lasciato perplessa. Uno per tutti: a un certo punto, quando la situazione è al culmine, il maestro ritiene opportuno proteggere Greg, insomma se muore lui la storia è finita.
Perciò lo conduce sulla nave e lo imprigiona con una gabbia magica, nonostante le proteste del ragazzo, che è in fase “sono io l’eroe”. Il nemico, uno dei demoni, prende il controllo della mente della sua amica Lisa per trovarlo e possibilmente renderlo tale da essere spostato dentro una posacenere. Lei, pur cosciente, non può fare a meno di ubbidire e arriva fino alla nave, dove trova Greg prigioniero. Fortunatamente Dovan arriva e spezza l’incanto, ma lei non dice nulla perché si ritrova a pensare che se gli ha fatto trovare Greg prigioniero, forse non era malvagio. Posso dire? Ma sei normale? Sapevi benissimo che era il demone… come sarebbe a dire «forse non è malvagio»???
Insomma gli elementi principali del Fantasy ci sono tutti, il mondo fantastico, la magia, il ragazzo predestinato e la sua ricerca. E oggi in mezzo a vampiri e lupi mannari a non finire, è bello vedere che ancora ci si dedica a questo tipo di fantasy, che io amo molto di più. Sono però poco convinta, perché l’ho trovato poco verosimile. Leggerò anche il seguito per capire se è solo un’impressione mia, se è un mio problema o se è il romanzo così.
Magia vs Tecnologia #come le cose coesistono
Alla luce di alcuni recenti fatti ho preso l’ispirazione al balzo per scrivere un racconto breve, giusto un capriccio, un divertissement, niente di più, per spiegare come queste due realtà, per alcuni difficilmente miscibili, possano tranquillamente convivere.
Di prossima uscita, il raccontino “Globevisor Inc.“
Buona giornata
Il vostro affezionato
January 16, 2013
in attesa del seguito..
Diciamocelo, sui libri ce ne raccontano di cotte e di crude, da mirabolanti tempi di scrittura e correzione (più o meno come la cottura di un piatto di spaghetti o poco ci manca) a romanzi la cui stesura dura tutta un’esistenza.
Per quello che mi riguarda, sono fermamente convinto che la virtù (e la verità, almeno per il sottoscritto) stia nel mezzo quindi nel giro di un lustro o poco meno sono in grado di sfornare sulle 500 pagine di libro con annessi e connessi (editore escluso, ovviamente).
E’ divertente come non sia un mistero che nessuna delle mie relazioni sentimentali fino al presente sia durata a lungo da vedere la completa scrittura di uno di essi. C’è poco da fare, a qualcuno mancherà sempre l’inizio o la fine della storia.
In realtà, la fine del libro (ovvero quando il vostro affezionato si decide a scrivere “fine” ) in realtà trattasi dell’inizio della fase più ardua. Quella di verifica. Che, badate bene, non comprende solo le correzioni, i refusi e le ripetizioni da sistemare (qualcuno, oggi, li chiamerebbe infodump) ma anche la verifica di coerenza con la trama della saga, con il romanzo pregresso e tra i capitoli stessi. Una cosa atroce, noiosa, lunghissima che, se fatta da soli, rischia di trasformare lo scrittore (nel caso specifico, io) in un cane idrofobo consapevole che non riuscirà mai e poi mai, a stanare ogni difettuccio disseminato in quelle 500 e passa pagine.
Quindi, previo scrivere la “mia terza farneticazione” (leggi, Le Pietre di Talarana 3) dalla stazza soffice di un manicomio, ho deciso di recuperare, nel frattempo, cose abbozzate, iniziate, mai finite. Insomma, tutto ciò che in quasi dieci anni di esperienza ho accumulato. Per chi se ne fosse accorto, il primo frutto di questa divagazione è la pubblicazione del racconto breve “La Porta di Avorio“. Per il prossimo futuro è in uscita un cimentamento un po’ più lungo, un romanzo breve a esser precisi, il cui scopo è sia quello di far da introduzione al terzo libro che svelare alcuni retroscena sulla Storia della saga.
A bientôt!
Il vostro affezionato


