Davide Rapetti's Blog
May 21, 2020
Cambiamento, trasformazione? No, il tuo business e la tua comunicazione, hanno bisogno di una metamorfosi.

“Il modo migliore per aiutare le aziende a sopravvivere e crescere in questo momenti, non è dare risposte, ma aiutarle a porsi le giuste domande”.
Così mi diceva Natalia Borri – Presidente di The Ad Store – qualche giorno fa, durante una chiacchierata al telefono.
“Davide, non stiamo più parlando di cambiamento, non stiamo più parlando di trasformazione digitale. Quello che sta accadendo in questo momento è molto di più, e richiede un nuovo approccio.”
Proprio in quei giorni stavo leggendo “La metamorfosi del mondo” di Ulrich Beck. Libro il cui incipit è “Il mondo è fuori dai cardini” (pubblicato nel 2016, non parlava del Coronavirus).
Secondo Beck, da diversi decenni l’umanità sta attraversando non una rivoluzione, non una trasformazione, ma una metamorfosi: ciò che prima veniva escluso a priori, perché totalmente inconcepibile, ora accade.
La caduta del Muro di Berlino, gli attentati dell’11 settembre, i cambiamenti climatici, il disastro del reattore di Fukushima, le evoluzioni tecnologiche che spostano la percezione delle nostre possibilità.
La metamorfosi del tuo Business
Non stiamo affrontando un cambiamento. Ai brand non basta una trasformazione per affrontare e sfidare con energia questa fase. Occorre una metamorfosi, culturale e tecnologica che si allinei alla metamorfosi del mondo già in atto da decenni.
E così è nato “Empower your Business Metamorphosis”, con l’obiettivo di dare alle aziende una visione su come il digitale e, soprattutto, la metamorfosi del mindset delle persone che guidano i brand giorno per giorno, possa aiutare ad andare oltre la pandemia.
Con Natalia e parte del suo team, lo abbiamo pensato e realizzato per aiutare i brand a orientarsi nelle scelte ora necessarie e improrogabili.
Perché il digitale, prima della pandemia, era un vantaggio competitivo. Ora, insieme a una nuova mentalità, è una necessità.
Empower your Business Metamorphosis from Davide Rapetti
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May 5, 2020
Pubblicità epica? No, slides.
In uno dei suoi ultimi post, Gianluca Diegoli riflette sull’opportunità per il marketing di azzerare tutto. È accaduto l’inaspettato, e non possiamo immaginare quello che accadrà.
Occorre ripensare a strategie, comunicazione, pubblicità, budget.
E la nuova “pubblicità” di Mint Mobile mi sembra un bell’esempio, dal punto di vista creativo e di budget. Con un registro finalmente diverso rispetto agli ormai soliti spottoni emozionali (alcuni bellissimi, altri noiosissimi) creati a seguito della pandemia.
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April 28, 2020
Dai film ai brand. Trova la tua idea di controllo

La forza di ogni atto comunicativo, dipende dalla capacità di fondarsi e farsi permeare dalla “idea di controllo”. Qualsiasi atto comunicativo: dalla storia raccontata da un film, o una comunicazione commerciale di un brand. Che cosa è “l’idea di controllo”?
“Una frase chiara e coerente che esprima in modo irriducibile il significato di una storia.”
Così Robert McKee, sceneggiatore e maestro dei maggiori autori e registi di Hollywood, definisce “Idea di controllo” nel suo libro “Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l’arte di scrivere storie”.
Il suo libro è per me uno scrigno ricco di tesori. Non solo per chi ama il cinema e la scrittura, ma anche per chi crede che le storie siano uno strumento naturale per mettere in comune bisogno e offerta, desiderio e prodotto, chi vuole vendere e chi vuole e ha bisogno di compare.
E da questo scrigno condivido con voi il tesoro che McKee chiama “l’idea di controllo”, proprio perché è una perla che permette di raccogliere e dare luce alla vostra comunicazione.
Un po’ di esempi.
Nei film
Coco
La tua famiglia, amandoti incondizionatamente, ti aiuterà a valorizzare io tuo talento.
Arancia Meccanica
L’istinto alla violenza e alla sopraffazione, per quanto si cerchi di controllarli, sono intrinsechi alla natura umana.
Le Relazioni Pericolose
L’odio ci distrugge quando abbiamo paura dell’altro sesso.
Nelle serie televisive
The Crown
Assolvere ai doveri imposti dalla società, per quanto sembrino arricchirti di potere, ti tolgono il potere di perseguire desideri personali.
Pose
La tua vera famiglia, composta dalle persone che sanno amarti per quello che sei e desideri, ti aiuterà a far fiorire la tua unicità.
Breaking bad
Attenzione spoiler – Rivoluzionare totalmente gli schemi valoriali della tua vita in modo consapevole, e contro i valori dei tuoi cari e della società, ti porterà a morire. Ma con il sorriso sulle labbra.
Nella comunicazione dei Brand
Nike
Se vuoi fare qualcosa che credi grandioso, fallo e basta.
Go-Pro
Condividere le tue imprese e avventure con i tuoi amici renderà la tua vita più divertente e intensa.
Barilla
Ovunque tu sia, se mangi italiano, lo farai con gusto, con qualità, e sentirai il calore di casa.
E così via, l’idea di controllo in modo consapevole e strutturato, o inconsapevole e destrutturato è presente nella comunicazione di chiunque, da Apple all’azienda B2B, dall’albergo che ospita 1000 persone al B&B che ne ospita 4, dal ristorante di montagna raggiungibile solo con il gatto delle nevi al negozio sotto casa. Dal personal brand di Bill Gates a chi ha la partita iva o a chi in ufficio vuole dare valore al suo prossimo progetto.
L’idea di controllo guida la tua comunicazione.
Se hai definito l’idea di controllo, hai la chiave che ti permetterà di costruire la comunicazione del tuo brand, del tuo progetto, intorno a un’idea che guiderà ogni scelta di contenuto, creativa, estetica stilistica.
È l’idea che fa da sintesi al valore del tuo brand, e grazie alla quale potrai “controllare” le tue scelte comunicative. Aiutandoti a generarle, o a eliminarle se non coerenti con essa.
È come se nello scrigno tu trovassi la lampada di Aladino: la strofini, e nuove magie accadono.
L’idea di controllo guida il processo creativo.
Se hai “L’idea di controllo”, puoi creare il payoff del tuo brand, puoi sapere quali sono i valori positivi che aiuti a conquistare (Nike = azione quindi grandezza; Barilla = cibo italiano quindi calore di casa, appartenenza), i valori negativi che aiuti a contrastare (Nike ≠ apatia quindi mediocrità; Barilla ≠ fast food quindi solitudine). Puoi costruire l’eroe nel quale il tuo cliente può specchiarsi, capire come puoi esser il suo mentore, e aiutarlo a battere il cattivo.
L’idea di controllo, è la mappa del cambiamento che il tuo brand porta nella vita delle persone.
“L’idea di controllo è l’espressione più pura del significato di una storia, è il come e il perché del cambiamento, la visione della vita che gli spettatori trasferiscono all’interno delle proprie esistenze.”
Robert McKee, “Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l’arte di scrivere storie”
Trova la tua Idea di controllo, e troverai la mappa chi ti aiuterà a comunicare il cambiamento che il tuo brand saprà portare nelle esistenze delle persone che ti ascoltano.
Quale cambiamento porta nella vita delle persone il tuo progetto?
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April 6, 2020
Comunicazione e marketing al tempo del Covid-19: i dubbi, e qualche buona pratica da attivare subito.
Una bambina nella sua cameretta, vestita di body e calze color perla, segue la sua lezione di danza guardando il monitor del computer, mimando i gesti della maestra.
Davanti alla monumentale scalinata di piazza di Spagna, vuota come mai, passa solitario un rider con la borsa sulle spalle, per la consegna del cibo a casa.
Un papà lavora ai progetti aziendali nella stanza di sua figlia, accanto a lei. Lui con il portatile appoggiato su uno scaffale; lei svolge i compiti con l’iPad.
Le persone, ognuna per le proprie attività, desideri e abitudini precedenti alla pandemia e al lockdown, reagisce eliminando (giocoforza) alcune attività e progetti, o trasformando il modo di viverle, di consumarle. Per lo più, attraverso gli strumenti digitali.
Come cambia la comunicazione e il marketing per le aziende?
L’emergenza sanitaria rimane a oggi il problema principale da risolvere. Ma anche in questo contesto, gli imprenditori, le aziende piccole o grandi che siano, devono e vogliono cercare di continuare a rispondere alle richieste del mercato (persone, famiglie, altre aziende) o prepararsi al momento in cui potranno tornare a produrre e distribuire i propri servizi e prodotti.
Chi si occupa di comunicazione o marketing per la propria azienda, per la propria attività non può non essere carico di dubbi e domande: come devo cambiare la mia comunicazione in questa fase? Devo comunicare o è meglio restare in silenzio in questo momento di crisi? E se si come? E se in questo momento non posso vendere i miei prodotti?
A queste domande ho provato a dare la mia risposta. Senza la pretesa di poter risolvere i problemi con una bacchetta magica. Stiamo attraversando una metamorfosi iniziata tempo fa, che la pandemia da Coronavirus sta probabilmente accelerando. Non esistono risposte dal passato da applicare a un futuro nuovo. Ma da almeno vent’anni esistono buone pratiche e principi che ci possono guidare in questa fase ricca di dubbi e ombre.
Di’ “ci sono”
Cosa fai quando sai che una persona che frequenti spesso (che sia tua amica o meno) non sta attraversando un buon periodo?
La chiami. Ti fai sentire. Le dici che ci sei.
Potresti pensare che sono “solo” clienti, spettatori dei miei messaggi, consumatori dei miei prodotti o servizi, non “amici”.
Questa visione del cliente, appartiene ormai a un’altra era geologica.
I mercati sono conversazioni, da sempre.
Dallo sviluppo di internet a maggior ragione: non esistono più barriere geografiche o gerarchiche di accesso alla conversazione. I consumatori dei beni che vendi, sono persone che conversano con te, comprando, scrivendoti via e-mail, mettendo un like o un commento alle tue comunicazioni sui social media.
Non puoi vendere in questo momento perché la pandemia ha bloccato il tuo mercato? (Hotel, ristoranti, trasporti…). Le persone continuano e sperare di tornare a viaggiare, di poter essere ospiti accolti nel tuo hotel, nel tuo ristorante o nel territorio. E un giorno lo faranno.
Scrivigli, fai dei video, trova il tuo modo per raccontare loro perché un giorno dovranno tornare a vivere l’esperienza nel tuo albergo, nel tuo ristorante, nel territorio che li accoglierà.
“Ci sono” – Azioni da compiere:
Attivati con l’email marketing, ridefinisci i contenuti dei tuoi social media: scrivi delle email al tuo pubblico, digli che ci sei, come puoi aiutarli a attraversare questo periodo, o offrirgli una prospettiva per quando tutto sarà finito.Il tuo website non è stato aggiornato dall’inizio della pandemia? Fallo subito, non rischiare di farti percepire in un universo diverso dal quale si trovano ora i tuoi potenziali clienti.
Un esempio? Leggi la lettera scritta da Amoroso Viaggi ai suoi clienti dalla sua pagina di Facebook.
Dal 1952, anno in cui Don Antonio Amoroso aprì per la prima volta la porta dell'agenzia, ogni giorno ci siamo presi cura…
Pubblicato da Amoroso Viaggi su Giovedì 12 marzo 2020
Dillo con empatia
Comunica con gli altri come vorresti gli altri comunicassero a te.
Stiamo tutti vivendo e attraversando una situazione enorme che ci porta a dover riconsiderare tutto della nostra vita. Il lavoro, gli amici, la famiglia.
Chi di noi non sta contando i giorni dall’ultimo contatto potenzialmente pericoloso?
Chi di noi non si preoccupa a distanza per amici o parenti che contagiati?
Ora più che mai è necessario cercare di entrare in empatia con le persone a cui vogliamo parlare, e calibrare il tono con cui ci proponiamo.
Come?
Mai come ora, chi fa comunicazione si trova a vivere sulla propria pelle le stesse ansie, speranze, gioie, dolori e esperienze dei destinatari della propria comunicazione.
In una situazione normale, sarebbe opportuno fare ricerca, affidarsi a ricerche, statistiche e report per farci guidare nel capire quale è lo stato d’animo delle persona a cui vogliamo rivolgerci con la nostra comunicazione (commerciale o non).
Ma in questo momento viviamo in un ecosistema emotivo condiviso. La vera risposta possiamo trovarla ascoltando noi stessi, usando la nostra umanità.
Ascoltiamo le nostre speranze e paure, guardiamo come i nostri comportamenti sono mutati nelle ultime settimane. Troveremo la risposta migliore.
Dillo con empatia – Azioni da compiere:
Scrivi usando parole misurate e comprensive. Parla con i tuoi clienti per cercare di capire come sono cambiati i bisogni e i comportamenti.Se avevi già programmato attività pubblicitarie per questo periodo, valuta se fermarle: ripensale avendo il nuovo contesto presente.
Un esempio? Barilla sta facendo un lavoro pazzesco in questo periodo, in termini di empatia e creazione di un strategia di creazione di contenuti calati sulle esigenze e emozioni dei consumatori.
A nome di tutti i lavoratori del Gruppo Barilla diciamo GRAZIE
Pubblicato da Barilla su Venerdì 20 marzo 2020a voi che non vi siete mai fermati. Lo facciamo con…
Dillo, avendo pensato a una strategia
Che tu lo abbia già fatto o no, è il momento di (ri)disegnare la strategia della tua impresa, di capire qual è il posizionamento e come comunicarlo.
Come migliori la vita dei tuoi clienti? Quale è il problema concreto che il tuo prodotto, i tuoi servizi, risolvono? Oltre a un problema concreto, il tuo lavoro risolve anche un desiderio “emotivo”? A quale segmento di persone risolvi il problema? In che modo sei diverso rispetto ai tuoi competitor?
Sii strategico, cercando di capire come comportarti in almeno due fasi: come potrai aiutare le persona a cui ti rivolgi, a risolvere i loro problemi quando l’emergenza sarà finita? Come invece puoi risolverli ora?
Un consiglio? Il principio da cui partire è l’ascolto.
Capire i destinatari della nostra comunicazione, capire come stanno, cosa sentono, cosa desiderano, cosa hanno fatto prima di ora, come si sentono, come si vogliono sentire. Capire la loro storia, capire quale è la tua storia.
Quando hai capito questo, si stratta solo di costruire il ponte che unisce la tua storia alla loro storia. La tua impresa al loro bisogno.
Dillo con strategia – Azioni da compiere
Trova e scrivi le risposte a queste domande:
Come migliori la vita dei tuoi clienti?
Quale è il problema concreto che il tuo prodotto, i tuoi servizi, risolvono?Oltre a un problema concreto, il tuo lavoro risolve anche un desiderio “emotivo”? A quale segmento di persone risolvi il problema? In che modo sei diverso rispetto ai tuoi competitor?
Vuoi aggiungere una tua considerazione? Mandami un commento qui sotto.
La tua attività, impresa, o agenzia di comunicazione ha bisogno di un aiuto per definire una strategia di comunicazione? Ti aiuto volentieri.
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March 17, 2020
Story to Story: le nostre storie, il nostro tesoro.

Partita Iva? Sapevo che sarebbe stata un’avventura. Ma addirittura l’epidemia!
Esatto. Tra una malattia piuttosto str**za (da cui sono guarito), e l’arrivo del coronavirus ho aperto la partita Iva e avviato la mia attività di consulente per la comunicazione e il marketing digitale, per piccole e grandi imprese.
Quando si dice il timing.
Ma non mi lamento. Sia la malattia che il il lockdown per epidemia, sono condizioni date dalla vita, dal destino, dalla chimica. Condizioni date, che non possiamo controllare.
Come il vento per gli esploratori dei mari, c’è o non c’è.
Quel che invece possiamo affrontare, gestire, e quando possibile, superare, sono “i problemi”.
E in questo momento, sia a livello personale che professionale i problemi sono ancor più sfidanti.
I problemi mi piacciono.
Immagina un ragazzino in un campo da calcio.
Un campo di periferia. Accanto a lui dei compagni di squadra. Davanti a lui una palla un po’ sgonfia. Oltre la palla altri ragazzini che difendono una porta.
Se hai fatto un qualsiasi sport lo sai: la sua mente, il suo corpo e il suo istinto sono totalmente proiettati al capire come, con l’aiuto dei suoi compagni, scartare i giocatori avversari, guadagnare metri di campo, beffare il portiere, e vedere quella palla gonfiare la rete avversaria.
Quel ragazzino ero io, e quella concentrazione, quel desiderio intenso di alzare le braccia e gridare goal, sono ancora qui con me.
I problemi che desidero sfidare e imparato a risolvere ora sono altri. Il mio campo da gioco è la comunicazione e il marketing digitale per le imprese.
I problemi mi piacciono, perché infondo faccio il designer.
Sono un designer della comunicazione.
E un designer adora i problemi (semicit. “Design Your Life” di Bill Burnett e Dave Evans).
La mia sfida è scovare il percorso che unisce:
l’obiettivo di un brandil motivo per cui un’azienda fa quello che faquali problemi risolvele persone cui vuole rivolgersi.
Si è da scovare, esattamente come un mappa con il percorso che ti può guidare al tesoro.
E trovato il percorso, la trama, poi puoi trovare altri strumenti che ti aiuteranno per la conquista. Il Tone of Voice, i corretti canali di comunicazione, le parole, i colori, le immagini migliori per comunicare con i propri stakeholder.

E come risolviamo i problemi di comunicazione?
Ci sono tanti metodi. Tanti processi possibili.
Ma una regola, che ho imparato tra le esperienze della mia vita personale e professionale, c’è ed è imprescindibile:
ascoltare i destinatari della nostra comunicazione, capire come stanno, cosa sentono, cosa desiderano, cosa hanno fatto prima di ora, come si sentono, come si vogliono sentire.
In base alle risposte modulare la nostra proposta, il tono della nostra comunicazione e l’offerta stessa in base al loro bisogno.
Che tu voglia comunicare con un “consumer”, che tu voglia comunicare con un direttore acquisti, con il tuo capo o il tuo team, da lì si deve passare: capire i suoi obiettivi, la sua storia, il valore che tu gli porti e agire, con la comunicazione.
La sua storia e la tua storia.
Questo è il tesoro.
Che sia Business to Business, che sia Business to Consumer, è sempre e comunque Story to Story.
E questa è, in parte, la mia storia.
Mi vuoi raccontar la tua storia?
June 8, 2018
Risorse WordPress a SiteGround
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April 27, 2015
Metafore
Si associa spesso il Design, in particolare il Web Design, all’Architettura.
Il processo della progettazione è alla base di entrambe le discipline.
Gli obiettivi del committente devono essere chiari sin dal principio. Occorre lavorare in team con l’aiuto di professionisti di diverse specializzazioni. Vanno pianificate, progettate e implementate funzioni che i progetti devono assolvere.
Trovo molto rivelatrice anche la metafora che associa il lavoro del designer a quello del giardiniere:
un progetto web, per quanto lo si possa costruire nei dettagli, ha a che fare con materia viva, in continua evoluzione. Un progetto digitale non si esaurisce con la messa online. Deve crescere, confrontarsi con il mutare del tempo e delle stagioni. Va curato in continuazione e con modi diversi in relazione al suo sviluppo.
In questo momento la metafora che più mi ispira, è quella che pone il Design alla stregua di un ponte: mette in relazione elementi che prima erano separati. In alcuni casi sono progettati per valorizzare, con la prospettiva, più un elemento piuttosto che l’altro. A volte sono ponti levatoi ma servono sempre meno.
I ponti servono sempre e comunque a creare relazioni, il più delle volte creano relazioni bidirezionali. E gli elementi delle due parti confluiscono fino a confondersi.
A volte sono ponti di Terabithia: ci si prende per mano e si attraversano insieme per scoprire o condividere insieme nuovi mondi.
September 6, 2013
L’angolo giusto per la tela del ragno: l’uomo nero, la casa, mamma e papà
Nelle ultime due settimane attraverso link trovati nei Social Network sono capitato su diverse testate online che si sono occupate di presunte dichiarazioni della Min. Cecile Kyenge.
I titoli riportavano dichiarazioni della Min. del tipo “le seconde case ai rom” oppure “Anche la Kyenge vuole sostituire i termini “padre” e “madre” con «genitore 1 e 2»“.
Olla, che puttanate che ha detto! ho pensato al volo. Ma devo dire che il pensiero più veloce nella mia testolina è stato: sta a vedere che in questa italietta, che mal sopporta la Min. Kyenge (ovviamente solo perché gli argomenti proposti non aggradano, non certo per altri motivi) qualcuno si è inventato delle notizie per poterne parlare male e trarne visibilità e/o altro vantaggio.
Pensieri maliziosi e da mal fidente. Ne convengo.
Quindi, da bravo omino con una buona dose di curiosità e la conoscenza di incredibili e potenti mezzi del web cosa faccio? (tutti insieme): google!
Cerco e ricerco e che succede?
LA CASA
La dichiarazione relativa alle “seconde case ai rom” si trova riportata su più testate online, poche, più o meno minori, e tutte con la medesima fonte: il sito di cui sopra.
Maddai, mi dico, minacciano di espropriare la sacro-santa proprietà privata, la casa! (che ci pago anche l’imu) per dare alloggio agli amati Rom, e non trovo un Belpietro o un Sallusti che ne diano pacata testimonianza? No, niente.
Non sono un giornalista, ma voglio insistere, perché sono sicuro che troverò le fonti dirette.
Sia mai che la dia vinta alla mia malizia.
Cosa fanno i giornalisti veri? Ah già, probabilmente le loro fonti principali sono le agenzie tipo Ansa. E allora che faccio? (tutti insieme) google!
E arrivo sul sito di Ansa.
Cerca e ricerca, niente, non trovo. Nessuna notizia che confermi la frase riportata.
Trovo notiziole tipo “neo fascisti appendono pupazzi insanguinati contro la kyenge” ma chissene. Cosa vuoi, son ragazzi.
E quindi nessuna fonte diretta, nessun video, nessun audio.
Il mio dubbio inizia ad avere delle basi concrete. Pare insomma, che sia inventato di sana(mala) pianta.
La MAMMA e il PAPÀ
La dichiarazione “Eliminare il concetto obsoleto di padre e usare al suo posto genitore uno e genitore due” detta così, sembra proprio una stupidata, ne intravedo il senso (eventuali genitori adottivi LGBT). Ma detta così rimane una stupidata, a mio parere.
Ma come vi dicevo, sono mal fidente. Mi metto sotto a cercare.
Sebbene la notizia sia più fresca, ha molti più risultati su google della precedente.
Leggo vari articoli e, tanto per cominciare, quasi tutti scrivono di una generica adesione a una proposta di una consigliera del comune di Venezia, Camilla Seibezzi.
Ma non trovo conferma di una dichiarazione diretta sul voler abolire il concetto (in toto) di padre e madre e non trovo mai una conferma sull’uso di “genitore 1” e “genitore 2” della Min.
Inizia a puzzare pesantemente di manipolazione.
Trovo un articolo dedicato su Famiglia Cristiana. Cito:
Cecile Kyenge […] “benedice” la proposta della neoconsigliera comunale Camilla Seibezzi di togliere la dicitura “padre” e “madre” dai moduli per l’iscrizione agli asili nido e alle scuole dell’infanzia per sostituirla con quelle di “genitore 1” e “genitore 2”
Notare due cose:
1° qui viene aggiunto un contesto che in altri articoli (e in particolare quello della testata citata all’inizio) non esiste: “dai moduli per per l’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne”. Non è come dire bandire il concetto di padre e madre mi pare, no?
2° hanno utilizzato “genitore 1” e “genitore 2”, che francamente, a mio parere rende l’idea di difficile digestione, anzi, sbagliata.
Insisto: cerco anche la proposta di Camilla Seibezzi.
Trovo il suo account twitter e trovo il link a un articolo di Barbara Palombelli dove leggo di argomenti assolutamente legittimi (anzi, concordo) e non trovo mai le parole “genitore 1” e “genitore 2”.
C’è anche questo tweet di Camilla Seibezzi che per i più fighetti come me che se la prendono per la gerarchia fastidiosa:
@marinellazetti perdonami Marinella rispondo entro il pomeriggio
é solo genitore senz 1 e 2
![]()
— camilla seibezzi (@camillaseibezzi) September 4, 2013
Ah, giusto per aggiungere una nota di colore, per aver fatto la proposta, Camilla Seibezzi è stata minacciata di morte.
Non trovo la fonte definitiva della proposta (ma santo cielo, cari miei politici, volete creare dei canali dove direttamente mettete le vostre sacre proposte? Almeno un video delle conferenze stampa, dai!) ma trovo questo articolo sul sito del comune di Venezia e anche questo articolo legittimamente contrario, ma dove permane l’equivoco “genitore 1 e genitore 2”.
(Sarà stato un errore di comunicazione di Camilla Seibezzi?)
No, non ha detto così
Quindi, tornando alla Min. Kyenge:
non sono dichiarazioni riportate testualmente dalla Ministra, e non sono chiaramente contestualizzate.
“Le seconde case ai rom” e “sostituire i termini “padre” e “madre” con «genitore 1 e 2»” pare non siano mai state pronunciate dalla Min. come invece titoli, articoli, post e tweet fanno pensare.
Alla macchinettà del caffé
Vado alla macchinetta del caffé aziendale e c’è il collega che mi dice: hai saputo cosa ha detta quella ****** della Kyenge?
Sui social, anche amici che stimo e in tutta buona fede ripostano e commentano.
Sui social, non amici e non in buona fede ripostano e commentano, associando a legittime opinioni contrarie, aggettivi da gentiluomini. Basta leggere i commenti ai post linkati per trovare raffinate argomentazioni.
E via così: le notizie che riportate in questo modo, pare siano una puttanata totale o parziale, trovano alloggio nel circuito virtuoso dei giornali online da page views, nella nostra memoria, nelle nostre conversazioni online, nella chiacchierate al bar, alla mensa, alla macchinetta del caffé.
Un ragno che finalmente ha trovato il suo ambiente, il suo angolo per poter creare la sua trama.
Quel che più mi preoccupa non è il ragno, non sono le “testate giornalistiche” che scrivono per sentito dire o in malafede. No. È l’ambiente a preoccuparmi, è l’angolino ospitale per il ragno, il luogo in cui facilmente ha tempo di tessere la propria tela. Lì dove le mosche passeranno e cadranno nella trappola.
Casa, mamma, papà e l’uomo nero. La donna nera in questo caso. La trappola è tessuta.
Ah, dite che il razzismo non c’entra?
No no, ovviamente si tratta di esporre le proprie opinioni adducendo importanti argomentazioni.
Mamma Papà Pipì e Pupù.
Scusate, io sono malizioso e malfidente.
August 9, 2013
Come un rivolo d’acqua
Perché hai appena saputo una cosa che desideravi e attendevi.
La vuoi urlare al mondo. Ma prima di farlo ti accorgi che è lì, piccola e fragile.
Come un rivolo d’acqua in alta montagna.
E allora gli crei intorno una valle dove poterlo cullare e crescere. La luce è solo quella con i colori filtrati dell’alba o del tramonto. I suoni sono l’eco dei tuoi pensieri, delle tue attese.
Il respiro si accomoda sui secondi che passano lenti e nutrienti.
Quando sarà giusto diventerà fiume e poi mare nel quale il mondo potrà tuffarsi.
January 9, 2013
Mortificante
Non mi interessa ora e qui discutere della bontà o meno della candidatura del Sen. Monti alla Presidenza del Consiglio.
Quel che mi interessa ora è far notare la pochezza, la debosciaggine, l’assenza di gusto, l’assenza di progetto l’assenza di idee, l’assenza di un criterio… e l’assenza di una persona che è stata segata con photoshop nel modo più penoso possibile (vedi lì in alto, nell ‘immagine di testata?).
Ma non voglio né ridere, né sorridire, né ironizzare.
Trovo semplicemente mortificante per persone che come me si occupano di web, di comunicazione, di progetto assistere alla pubblicazione del sito www.agenda-monti.it da chi si candida a guidare l’italia nei prossimi anni.
Così come lo è per chi “esperto” non è, e vuole attraverso il sito trovare la qualità e l’attenzione che da cittadino e elettore si merita di avere.
Innovazione.