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Martyn Bedford Martyn Bedford > Quotes

 

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“Did people come here to commit suicide? They were bound to. Cliffs, bridges, tall buildings, they were like an invitation. Just stand there, looking down, was to create an optical illusion of the ground rushing up to meet you.”
Martyn Bedford, Flip
“Dad reckoned there was a rational explanation for everything, even things that made no sense at all. UFOs, ghosts, God - they're just the names people came up with for stuff they haven't worked out yet.”
Martyn Bedford, Flip
“Ed è allora che noto una cartolina, seminascosta fra due cose da buttare.
La tiro fuori.
La fotografia sul davanti mostra una gola dalle pareti a picco con un sentiero angusto che si snoda sul versante roccioso e molto, molto più in basso, il nastro bianco di un fiume. Nella striscia di cielo azzurro e terso sopra la foto la didascalia recita: El Caminito del Rey, Andalusia.
La mano mi trema talmente che quando giro la cartolina rischio di farla cadere.
Ho visto la sua scrittura una volta soltanto, sui foglietti dei «posti felici» che mi aveva mostrato dopo che avevamo estratto «Bryher», ma la riconoscerei ovunque.
Tre parole. Una sottolineatura. E un punto di domanda.
Vorresti essere qui?”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Che senso ha tutto questo?
Giorno dopo giorno, anno dopo anno, vai a scuola per studiare cose per passare gli esami, e ti danno un foglio di carta che dice che hai imparato tutte quelle cose (la maggior parte delle quali finirai per dimenticare o non ti servirà conoscere), e poi quel pezzo di carta ti farà entrare al college o all’università in modo che tu possa imparare altra roba, per avere altri fogli di carta, in modo da poter usare quei fogli di carta per trovare un lavoro che non vuoi fare e che non ti piace, per lavorare giorno dopo giorno, anno dopo anno, per guadagnare quanto ti serve per mantenere una casa che non ti piace (oppure che ti piace ma che non ti potresti permettere), che assomiglia a tutte le altre case, in una città piena di gente come te, che vive una vita come la tua, dove vivi con un compagno e hai 2,0 figli in modo da poterli allevare perché facciano ESATTAMENTE LE STESSE COSE mentre tu diventi sempre più vecchio e alla fine muori.
E con l’ultimo respiro, bisbigli: Tutto qui? È per questo che siamo qui?
Non è stato Uman a farmi pensare in quel modo. Mi ha solo fatto capire che pensavo già così.
Non è stato Uman a farmi fare quello che facevo. Mi ha solo fatto capire che era quello che volevo fare.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“«Stavamo parlando di te» mi ha detto. «Com’è che siamo tornati a parlare di me?»
«Perché tu sei uno con il tetto a strisce mentre il mio è di un banalissimo grigio.»
«No, non dentro di te. Dentro di te, Gloria, tu sei un caleidoscopio di rosa e viola.
Davvero, però, che motivo ho di essere stufa?»
«L’infelicità non è una scelta razionale» ha detto Uman. «Neppure la felicità. Non si può decidere di non essere infelici come non si può decidere di non essere stanchi dopo avere dormito male per tutta la notte.»
Era vero? Sembrava che dovesse esserlo....”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Noi siamo la somma delle nostre scelte.
A vederla così, è possibile essere chiunque si voglia essere, vivere qualsiasi vita si voglia vivere. Più o meno.
Quell’ultima sera, a Bryher, ho avuto la possibilità di scegliere, quando Uman ha parlato di rubare una barca. Tutto quello che dovevo fare era dire la parola che lui sperava di sentire.
Sì.
Ho avuto la possibilità di scegliere – più tardi, quella notte – quando ero sulla spiaggia, ad ascoltare il rumore del motore e a guardare nel buio per cercare di scorgerlo un’ultima volta. Non dovevo fare altro che sollevare la torcia. Puntarla sull’acqua. Fargli un segnale prima che fosse troppo tardi.
Torna a prendermi. Portami con te.
Queste scelte non ci sono più. Ma ce ne saranno altre. Migliaia e migliaia di scelte”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“«Mi piace. Quando parlo con te mi sembra di essere più intelligente. Mi costringi a pensare.»
«Pensare è una bella cosa» ha osservato Uman. «Pensare ci piace.»
Quello che avevo detto era vero. Tutte le volte che ero con lui mi sentivo più intelligente, più acuta, più spiritosa. Mi sentivo tirata al limite. Le nostre conversazioni erano casuali, ma sotto la superficie ribolliva sempre qualcosa. Un «sottotesto», lo avrebbe probabilmente definito Uman.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“«Uman…» ho cominciato.
E in quel momento, lui si è girato verso di me e mi ha detto: «Perché sei ancora qui?»

«Voleva che tu te ne andassi?» mi chiede l’ispettore Ryan.
Scuoto la testa. «No. Non capiva perché non lo avessi lasciato»”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Quando ti piace uno, diventi un po’ come lui.
È proprio vero: mi piaceva Uman ed ero diventata un po’ come lui. Però ero diventata anche un po’ come me stessa, o comunque come lo spirito libero che ero da piccola. Con Uman avevo riscoperto quella prima versione di me. Avevo dimenticato quanto mi piaceva quella «me».
Ma non puoi continuare ad avere sette, otto, nove, dieci anni per tutta la vita, giusto? E non puoi neppure scappare. Non per sempre, neppure per tanto tempo. Non quando hai quindici anni. Forse mai. Il mondo che Uman mi aveva mostrato era un mondo falso, adesso lo capisco. False speranze. False promesse. Non potevo traboccare di vita come lui, non potevo essere così intensa, così trasgressiva, così indifferente alla vita e alla morte.
D’accordo, per un po’ siamo stati felici insieme, ma quella felicità non portava da nessuna parte.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Se Uman non aveva preso la tenda, non poteva avere davvero lasciato l’isola senza di me. O averla lasciata e basta.
Un’altra delle bugie che mi sono detta.
Ha abbandonato la tenda perché non avrebbe potuto prenderla senza svegliarmi, senza dirmi quello che stava facendo. Aveva abbandonato la tenda proprio perché voleva partire senza di me.
Come deve essere sgusciato via silenziosamente, cautamente, per non disturbarmi. Per evitare di dovermi chiedere: «Vieni con me?»
Per evitare di dovermi dire addio”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Anche se Uman mi aveva già dimostrato la sua capacità di essere giù di morale, non era mai stato così depresso o così a lungo. Non con me. Ho ripensato a tutti quei giorni in cui non si era presentato a scuola e mi sono chiesta se anche allora fosse stato così. Ti prego, torna te stesso, mi sono sorpresa a sperare. Ma ovviamente, lui era se stesso. Anche quella era una parte di Uman. Se ami qualcuno – e io lo amavo, lo amo – devi amare tutto di quella persona, le cose brutte oltre a quelle belle.
Ma è difficile, se quella persona si chiude in se stessa e ti esclude”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Per un attimo penso di non risponderle. Alla fine però lo faccio. Magari non sembrerà granché coerente, ma cerco di spiegare che invidiavo Uman perché sapeva spezzare i vincoli che la vita ci impone. Perché sapeva essere quello che voleva e se ne fregava di cosa gli altri pensavano di lui.
Che conoscere Uman mi aveva fatto capire quanto ero diventata prevedibile.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Ci eravamo detti «ti amo» un mucchio di volte dalla dichiarazione di Uman al bancomat di Bristol. Come se avessimo scoperto un nuovo, fantastico gusto di gelato e non potessimo resistere a mandarne giù un’altra cucchiaiata ogni volta che ne avevamo voglia.
Non mi ero mai innamorata prima, e nemmeno ero mai stata amata. Ma sapevo già più cose dell’essere innamorati di chiunque altro”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Era come se stare su quel promontorio – sferzato dal vento, levigato dalla schiuma del mare – avesse portato via tutti i residui dei giorni precedenti per lasciarci freschi e vivi e dinamici. Non sono mai stata più piena di vita di quando ero lassù, con Uman, e quella sensazione mi ha pervasa per il resto della giornata e per buona parte di quella successiva. Le nostre ultime ore sull’isola.
Lo stesso valeva per lui. Gliel’ho visto negli occhi.
Lo stesso valeva per noi. Come se fossimo stati fatti a pezzi e poi rimessi insieme.
È stata la nostra ultima mattina, anche se noi non lo sapevamo. Perlomeno io. Se Uman lo sapeva già, lo ha nascosto bene. O forse sono io che non ho voluto notare la differenza in lui.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“«Mi dispiace davvero tanto. Ti ho rovinato il tuo posto felice.»
«Uman, non hai niente di cui scusarti. In quel momento era un’ottima idea, quella di venire qui, ma poi non lo è stata più. Tutto qui.» Ho intrecciato il mignolo al suo. «E comunque, non sono i posti a essere felici. Sei tu che devi portarti dietro la felicità, oppure crearne una scorta nuova ovunque ti capiti di trovarti.»”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Hanno avuto troppa paura di avermi persa per sempre. E poi sono tornata. E' un miracolo. Io sono un miracolo. E loro non riescono a credere che non sparirò un'altra volta. E' buffo, io non mi sono mai considerata scomparsa. Come si sparisce da se stessi?”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“This time he was underwater, running, feet sinking deeper and deeper into the seabed. The surface was within reach if he raised his arms, but he couldn’t get his head out of the water. He had to breathe. The compulsion to inhale was huge. But he couldn’t, musn’t. Still he ran, getting nowhere, each frantic step burying his feet in the wet sand until he was no longer able to lift them. Finally, with one great gulp, he opened his mouth, his lungs to the flood of seawater.”
Flip by Martyn Bedford
“Thinking is good," Uman said. "We like thinking.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“The only people for me are the mad ones, the ones who are mad to live, mad to talk, mad to be saved, desirous of everything at the same time, the ones who never yawn or say a commonplace thing, but burn, burn, burn'"
- Uman Padeem”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“What you are is extraordinary." He said it with such feeling I couldn't help blushing.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria
“Not on the inside. On the inside, Gloria, you're a kaleidoscope of pink and purple.”
Martyn Bedford, Twenty Questions for Gloria

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