La Bâtarde Quotes

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La Bâtarde La Bâtarde by Violette Leduc
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La Bâtarde Quotes Showing 1-19 of 19
“She lived passionately on very little money and a great deal of curiosity, courage, and enthusiasm for books, nature, a cigarette, a bodice she was cutting out, a concert, a lecture, a fingernail file.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“My case is not unique : I am afraid of dying and distressed at being in this world. I haven’t worked, I haven’t studied. I have wept, I have cried out in protest. These tears and cries have taken up a great deal of my time. I am tortured by all the time lost whenever I think about it. I cannot think about things for long, but I can find pleasure in a withered lettuce leaf offering me nothing but regrets to chew over. There is no sustenance in the past. I shall depart as I arrived. Intact, loaded down with the defects that have tormented me. I wish I had been born a statue : I am a slug under my dunghill. Virtues, good qualities, courage, meditation, culture. With arms crossed on my breast I have broken myself against those words.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“My case is not unique: I am afraid of dying and distressed at being in the world.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Sometimes I was unfaithful to my grandmother during our walks. I would stop and let her walk on ahead, I would bend down and do up my shoelace, quickly I would pick up a stone or pebble, then run after her and give her my free hand. When the stone or pebble was warm I let it fall on something soft: the grass or sand. Then I could breathe with the satisfaction of having had an existence of my own.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“No creo en el diablo. Si Dios existe no puede tener rival. El infierno es nuestra ambición del mal.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Le donne muoiono spesso alla corta fiamma dell’equilibrio maschile.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Dimostrava fiducia in me ogni volta che mi attribuiva un’osservazione che non avevo affatto pronunciato, come se il mio silenzio, la mia dappocaggine, la mia impotenza fossero state voci che lui intendeva a metà.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Lettore, tu hai sofferto. Per consolarsi di ciò che è stato, bisognerebbe diventare eterni.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“I suoi desideri assomigliavano a degli addii.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Rassegnazione, rassegnazione… È un punto della terra o un fazzoletto sventolato dal parapetto d’una nave?”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Un lungo, lungo fazzoletto di seta pura stretto tra il pollice e l’indice. Lo tiriamo. È come carezzare strangolando, è la realtà di un nuovo silenzio stasera nell’anello formato dal pollice e dall’indice.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Certe volte dici che io ti odio. L’amore ha nomi innumerevoli. Tu abiti dentro di me, così come io ho abitato in te.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“La guardo, vedo una tempesta nel marmo.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Diventi la mia bambina, madre, quando da vecchia ricordi con precisione d’orologiaia. Tu parli, io ti ricevo. Tu parli, io ti porto nella mia testa. Sì, per te, il mio ventre ha un calore di vulcano. Parli, taccio. Sono nata portatrice della tua sventura, come ci sono donne che nascono portatrici d’offerte. Per vivere, tu sai vivere nel passato. Ma certe volte il passato m’affatica da morire; quando, per esempio, verso mezzanotte, io sdraiata, tu seduta in una poltrona, mi dici: «Non ho amato che lui, ho amato una volta sola, dammi una caramellina», io divento lira e vibrafono per la tua criniera di polvere. Sei vecchia, ti abbandoni, io apro la bomboniera. Tu mi dici: «Hai sonno? Ti si chiudono gli occhi». Non ho sonno. Ho voglia di togliermi di dosso la tua vecchiaia. Mi arrotolo i capelli nei bigodini, le mie dita cantano i tuoi venticinque anni, i tuoi occhi azzurri, i tuoi capelli neri, la tua frangetta scolpita, la tua camicetta alta e ricamata, il tulle, il tuo cappello grande, e le mie sofferenze di quando avevo cinque anni. Mia elegante, mia ingualcibile, mia coraggiosa, mia vinta, mia rimbambita, mia gomma per cancellarmi, mia gelosa, mia giusta, mia ingiusta, mia comandina, mia timorosa. Cosa dirà la gente? Cosa penserà la gente? Cosa direbbe la gente? Le nostre litanie, le nostre trasfusioni. Quando torniamo dalla spiaggia, la sera, quando entri nelle botteghe, e col tuo sapiente battibecco incanti le massaie, io t’aspetto fuori, non voglio accompagnarti. Mi rodo nell’ombra, ti detesto, eppure si vede che ti amo, dato che mi sopprimo per lasciar posto ai clienti, ai fattorini, ai vicini. Tu ritorni, io ti dico: «Lo hai amato. E pensare che era un miserabile». Tu te ne hai a male. Ma no, non voglio demolire te, demolendo lui. «Un principe. Un vero principe». Così tu lo chiamavi. E io, ascoltando, schiumavo di rabbia; ora non schiumo più. Il giorno dopo, dal pizzicagnolo, tu dici: «Voglio della bella frutta. È per questa signorinella. Sennò, mi toccano i rimbrotti». M’offendi. Non ti toccherà nessun rimbrotto. Che ragazza tetra sei stata. La sbroda degli orfanotrofi t’aveva tagliato le gambe. Sempre stanca, sempre troppo stanca. Niente balli, niente passeggiate, niente amiche. Sdegnosa, chiusa, estenuata. La domenica sempre a letto. La campagna ti stancava, la città ti rimaneva ostile benché tu comprassi colletti, polsini alla moda del 1905, e soccorressi, come la santa, protestanti bisognosi.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Il mio non è un caso isolato: ho paura di morire e sono stanca di stare al mondo. Non ho lavorato, non ho studiato. Ho pianto, ho gridato. Lacrime e grida m’hanno portato via molto tempo. Come mi tortura tutto quel tempo perduto, se ci ripenso. Ma come si fa a pensarci su a lungo? Su una foglia appassita d’insalata dove non restano che rimpianti da rimasticare, posso al massimo trovar ragioni di compiacimento. Il passato non nutre. Me ne andrò come sono arrivata. Intatta, carica dei difetti che mi hanno tormentata. Avrei voluto nascer statua, e sono solo una lumaca nel guscio. Virtù, coraggio, qualità positive, capacità di meditazione, cultura. Contro tutte queste parole sono andata a sbattere a braccia conserte – e mi ci sono spezzata.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“A woman with a single passion, an amazon with severed breasts. The head on fire, the belly full of ice.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“My square-lined writing paper has not changed; the grape vines run in the same lines below the plunging hills.”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Un ser ausente de su belleza es doblemente más bello”
Violette Leduc, La Bâtarde
“Le atemorizaban las presencias porque podían fundirse en ausencia”
Violette Leduc, La Bâtarde