M. L'uomo della provvidenza Quotes
M. L'uomo della provvidenza
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Antonio Scurati2,472 ratings, 4.01 average rating, 229 reviews
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M. L'uomo della provvidenza Quotes
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“Allora, nel crepuscolo della guerra mondiale, aveva capito che se le piazze socialiste del Diciannovesimo secolo erano state animate dalla speranza, quelle piccoloborghesi del Ventesimo sarebbero state sopraffatte dalla paura. Contrapponendosi ai palazzi del potere nelle piazze, i militanti socialisti avevano ma-nifestato le loro esigenze misconosciute, le loro aspettative disattese, esprimendo una vigorosa richiesta affinché le loro speranze nel progresso, nel miglioramento delle condizioni di vita, nell’emancipazione dagli ostacoli o dalle catene che lo impedivano, venissero finalmente esaudite. Erano state, insomma, piazze turbolente, certamente scontente, ma, in ultima istanza, fiduciose, e anche gioiose. Dai loro canti e proteste sprigionava ancora una fervente preghiera rivolta all’avvenire: Dio del futuro, fa’ che la vita di mio figlio sia migliore della mia. Ma con il nuovo secolo la speranza sarebbe stata soppiantata dalla paura. E con essa dalla delusione, lo sconforto, lo smarrimento, il senso di sconfitta, di esser stati traditi, di declassamento, fino all’astio, al rancore, alla rabbia vendicativa. A un tratto, in piazza non c’erano più solo uomini e donne che invocavano le trasformazioni storiche e politiche ma anche coloro che le temevano, a cominciare proprio da quella rivoluzione socialista in cui si era a lungo sperato. Dopo la Grande guerra, milioni d’italiani avevano smesso di sperare nel mutamento e iniziato a sentirsene minacciati. Il canto delle piazze si era strozzato in urlo. Un urlo che non supplicava più il futuro perché finalmente giungesse a riscattare il presente ma gli intimava di rimanere increato. Non più una preghiera ma uno scongiuro.”
― M. L'uomo della provvidenza
― M. L'uomo della provvidenza
“Mezz'ora più tardi, quando è ormai sera, ricevuto dal suo ottimo collaboratore il segnale di via libera, anche Benito Mussolini lascia Palazzo Venezia. Non prima di aver rivolto a Quinto Navarra un'ultima raccomandazione, sempre la stessa: "Non dimentichi, quando sarà buio, di accendere la lampada sulla mia scrivania e di lasciarla accesa tutta la notte. Alla gente non importa davvero quello che decido per loro, gli basta sapere che esisto.”
― M. L'uomo della provvidenza
― M. L'uomo della provvidenza
“Quando poi l'oratore, liquidati con un motto di spirito secoli di aspirazioni alla democrazia, ha rivolto il suo sguardo al futuro, annunciando che genere di Camera dei deputati sarebbe uscita dalle prossime elezioni - cioè da una lista di nomi che aveva già in tasca mentre parlava -, non ha ricevuto che mugolii di approvazione:
"Se la Camera, che sta per chiudere oggi i suoi lavori, è stata, dal punto di vista numerico, dell'ottantacinque per cento fascista, la Camera che si riunirà qui la prima volta il 20 aprile, sabato, dell'anno prossimo, anno VII dell'era fascista, sarà una Camera fascista al cento per cento... E saranno quattrocento fascisti regolarmente iscritti al Partito!" Applausi, un po' frettolosi. Saluti di rito, auguri di Natale e di felice anno nuovo. Ai posteri il compito ingrato di interrogare la sconfinata proclività della specie umana alla sottomissione.”
― M. L'uomo della provvidenza
"Se la Camera, che sta per chiudere oggi i suoi lavori, è stata, dal punto di vista numerico, dell'ottantacinque per cento fascista, la Camera che si riunirà qui la prima volta il 20 aprile, sabato, dell'anno prossimo, anno VII dell'era fascista, sarà una Camera fascista al cento per cento... E saranno quattrocento fascisti regolarmente iscritti al Partito!" Applausi, un po' frettolosi. Saluti di rito, auguri di Natale e di felice anno nuovo. Ai posteri il compito ingrato di interrogare la sconfinata proclività della specie umana alla sottomissione.”
― M. L'uomo della provvidenza
“Anche l'era del terrore comincia con lo sberleffo, la battuta insolente, con la barzelletta. La seduta che inaugura il Tribunale speciale per la difesa dello Stato porta alla sbarra un muratore che, informato del fallito attentato a Mussolini, pare abbia esclamato: "Li mortacci sua... 'sto puzzone ancora non l'ha ammazzato nessuno!" Non c'è niente da fare: in Italia non si sfugge alla tirannia del comico, il destino ineluttabile di ogni tragedia nazionale nel Paese dell'opera buffa.”
― M. L'uomo della provvidenza
― M. L'uomo della provvidenza
“E, sopra a tutto, c'è l'idea della morte come estinzione, la morte come apocalisse, come fine del mondo. La grandezza tragica della situazione è questa: se io muoio, tutto si sfascia. Il regime fascista è, oggi, il modo d'essere dell'Italia, è l'Italia stessa, ma non resisterebbe un'ora alla morte del suo fondatore. Il fascismo rivolgerebbe i propri denti contro se stesso, i fascisti si sbranerebbero a vicenda in un batter d'occhio. Davanti a noi c'è questo grande mistero: nessuna idea forte potrà mai opporsi al cannibalismo. Soltanto io, l'uomo che dà forza allo Stato, al fascismo, soltanto io posso trattenere la fine; e, allora, lo Stato sono io, il fascismo sono io. Io, l'autodidatta, io, il figlio della serva, io, il tirocinante tardivo, io, il figlio del popolo che, passata la quarantina, si affanna ad apprendere gli sport, privilegio borghese, io che, con volontà e perseveranza, divento uno schermidore temuto e un cavallerizzo provetto con le lezioni di Camillo Ridolfi, io che imparo a pilotare un aereo, a correre in moto, a tenermi sugli sci, a nuotare con stile, io che imparo perfino il gioco del tennis. Io, caparbietà laboriosa, disciplina, buona volontà, cene frugali, io mi occupo di tutto, controllo tutto, dall'edilizia scolastica alle perdite degli acquedotti, io leggo centinaia di rapporti su ogni aspetto, annoto a mano, sui margini bianchi, per ore, pagine e pagine ogni santo giorno, io sono il mulo nazionale, io, il bue nazionale. E allora io non posso morire.”
― M. L'uomo della provvidenza
― M. L'uomo della provvidenza
“A isto está reduzido Benito Mussolini, o Duce do fascismo, a um tubo digestivo. A nada mais que isto. As purgas e as suas consequências. Eis o seu único pensamento. Nosso Senhor Jesus Cristo enganou-se redondamente: devia ter-nos feito de outra maneira, esquecer as entranhas. Devia ter-nos criado de modo que nos alimentássemos do ar, ou, ao menos, engendrado para que os alimentos fossem absorvidos sem necessidade de depois os expelirmos. Em vez disso, condenou os homens à luta perene de esvaziar os intestinos, à via crucis da prisão de ventre. E, assim, agora, ele, o Chefe das legiões de camisas negras, o conquistador de Itália e o italiano mais admirado do mundo, se come um prato de esparguete com molho de tomate depois não evacua durante três dias. E quando o faz, se o faz, deposita um bolo de fezes escuras como breu, duras e afiadas como um caroço de ameixa.”
― M - Mussolini - O Homem da Providência
― M - Mussolini - O Homem da Providência
