Come donna innamorata Quotes

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Come donna innamorata Come donna innamorata by Marco Santagata
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“Dante Alighieri morirà a Ravenna il 13 settembre 1321, dopo aver portato a termine la Commedia. Franceschino sarà l’ultimo degli Alighieri a risiedere a Firenze prima di trasferirsi a Bagno a Ripoli. Sarà lui a sottoscrivere, anche a nome dei nipoti Pietro e Iacopo, l’atto di pace fra gli Alighieri e i Sacchetti, nell’ottobre 1342. Di Tana non si hanno più notizie dopo il 1320. Gemma Donati rientrerà in città, dove si spegnerà nel 1341. Pietro, che stenderà un commento al poema del padre, abiterà prevalentemente a Verona. Morirà nel febbraio 1364. Iacopo, lui pure studioso della Commedia, morirà prima del 1349, forse nella grande peste del ’48. Antonia, dopo la morte del padre, si ritirerà in un convento di Ravenna con il nome di suor Beatrice.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Lui si sentiva pervaso di amore. Una piena trabocchevole di affetti che premeva per uscire e prendere la forma di poesia. Aveva la sensazione che il suo viaggio nell’aldilà a mano a mano che saliva verso il paradiso, nello stesso tempo, come se fosse ovvio, naturale, come fosse lo stesso viaggio, retrocedesse verso Firenze, verso la sua giovinezza. E tutto ciò che aveva vissuto, patito, amato, si ricomponeva in un ordine superiore nel quale amore, amicizia, fede, lealtà formavano il solido blocco che sorreggeva la sua vita di eletto. Sì, il pensiero era affiorato, ma era durato poco. Sto forse affermando, si era chiesto, che Guido è stato il mio Battista? Non offendo la sua memoria? Certo, si era risposto, affermo ciò, ma Guido non si offenderà. Guido è in paradiso. Da lassù vede la verità e ne gioisce. E la verità è che lui è stato il mio Battista. È l’ordine delle cose.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“e là m’apparve, sì com’ elli appare subitamente cosa che disvia per meraviglia tutto altro pensare, una donna soletta che si gìa e cantando e scegliendo fior da fiore.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Si distese sul lettino: voleva dormire un poco, pensare ad altro. Non si addormentò, ma semintorpidito cominciò a recitare mentalmente dei versi. Erano di Guido. Da giorni gli riaffioravano alla memoria senza che lui li cercasse: Fresca rosa novella, piacente primavera, per prata e per rivera gaiamente cantando. Primavera, Giovanna... Vanna e Bice... io vidi monna Vanna e monna Bice venire inver’ lo loco là ov’io era, l’una apresso dell’altra meraviglia.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“I Donati avevano fatto di lui un mendicante, un ramingo senza tetto. Ma i Donati gli avevano dato una moglie, una posizione nella società, avevano mantenuto i suoi figli. Forse il bene e il male non erano separabili come il giorno e la notte. Era un’idea pericolosa, questa, e così aveva finito per collocare i Donati in quelle zone di mistero nelle quali era prudente non addentrarsi. «State contenti, umana gente, al quia!», l’aveva anche scritto.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Alla fine l’epistola di benvenuto si ridusse a poco più di un biglietto nel quale la contessa di Poppi informava l’imperatrice che il suo consorte, i figli e lei stessa godevano di buona salute ed erano particolarmente felici nell’apprendere dell’arrivo dell’imperatore. A questo si era ridotto il fior fiore della nobiltà italiana: dopo mezzo secolo di buio sul cielo della Penisola era risorto il secondo sole della cristianità, e loro non trovavano nient’altro da dire se non che stavano bene e che altrettanto auguravano all’augusta famiglia. Bottegai di quartiere, vigliacchi!”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“A lui, di guelfi e ghibellini non importava più niente. Tutti uguali, tutti opportunisti, voltagabbana, vigliacchi!”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Levava gli occhi miei bagnati in pianti e vedea, che parean pioggia di manna, gli angeli che tornavan suso in cielo; e una nuvoletta avean davanti, dopo la qual gridavan tutti «Osanna!»”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Lui era fatto così: si agitava nel buio senza intravedere il più piccolo spiraglio e poi una improvvisa illuminazione rischiarava a giorno la strada da percorrere. Avrebbe riparato scrivendo un libro. Già lo vedeva completo in ogni sua parte. Avrebbe raccontato la storia di Beatrice e la storia delle poesie che aveva scritto per lei. Sarebbe stato il racconto dell’immenso privilegio che Dio gli aveva concesso. Lo avrebbe intitolato Vita Nova, vita rinnovata dal vero amore. Le poesie per Beatrice adesso gli apparivano sotto una luce diversa. Non mentiva a sé stesso, sapeva bene di aver fatto di quella donna un angelo del paradiso unicamente per stupire il mondo con una poesia nuova. Voleva distinguersi, voleva che i suoi amici rimatori si sentissero vecchi, sorpassati. Eppure, adesso aveva come la sensazione che ciò che a lui, allora, sembrava solo una scelta di poetica rispondesse a un piano di cui non era consapevole. Percepiva che una potenza esterna lo aveva ispirato, che un soffio creatore aveva fatto di lui il suo strumento. Si convinse che Dio lo aveva guidato sempre, anche nell’errore.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Pensava a san Paolo. L’idea che lo aveva sbloccato gli era venuta proprio da lui. Cercava di ricordare esattamente le parole con le quali l’Apostolo aveva raccontato ai Corinzi la sua esperienza mistica di tanti anni prima. Quattordici, quindici? Molti anni prima, in ogni caso. Il santo si giustificava per averla taciuta così a lungo. Paolo di Tarso non aveva certo paura di essere preso per un millantatore o per un esaltato. Non aveva bisogno di entrare nei particolari. «Io so di un uomo il quale fu rapito fino al terzo cielo.» No, scrive precisamente, adesso lo ricordava: «Io so di un uomo il quale, quattordici anni fa, se col corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio, fu rapito fino al terzo cielo». Diretto. Essenziale. E modesto: un uomo, lui, uno qualsiasi. Che poi, anche avesse voluto, quali particolari avrebbe potuto dare? Quell’uomo era stato rapito in paradiso e lì aveva udito parole ineffabili. La mente umana mica può trattenere il ricordo di ciò che Dio gli ha eccezionalmente concesso di vedere e udire nella città celeste. La lingua umana non potrebbe mai articolarlo in parole. «Bisogna gloriarsi» scrive Paolo, «ma questo non è conveniente.» Lui non si gloria di quell’immenso privilegio, eppure potrebbe gloriarsi, e non sarebbe un pazzo se se ne gloriasse, perché racconta la verità.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Adesso veniva il difficile, non dirlo dicendolo. L’idea che lo rendeva felice era forse un po’ contorta, perfino bizzarra, ma avrebbe funzionato. Bastava essere sobri. Raccontare una cosa eccezionale come fosse un’ovvietà. Come puoi non capire? È così semplice. Dunque: E avegna che forse piacerebbe a presente trattare alquanto della sua partita da noi, non è lo mio intendimento di trattarne qui per tre ragioni.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Il barbaglio del giorno si era attenuato. Non era ancora il crepuscolo, solo una sorta di estenuazione della luminosità, come se i raggi del sole si fossero sfibrati. Sopra Firenze non c’era una nuvola, ma verso Fiesole una compatta foschia grigiastra velava il cielo.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Si decise a entrare. Nel salone era ammassata tutta l’aristocrazia di Firenze: Frescobaldi, Spini, Mozzi, Donati, Adimari, Della Tosa, Pazzi, Sacchetti”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Infine Vieri, con aria grave, ma ad alta voce, che tutti sentissero, gli disse: «Dante, la nostra Bice vive in Cielo e nelle tue poesie». Un guizzo di felicità gli serpeggiò per tutto il corpo. Ci pensò Guido, poco dopo, a rovinarla.”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“Bice non era quel che si dice una bellezza. Molte giovani di Firenze la superavano in avvenenza. La fonte del suo fascino erano gli occhi: verdi, scintillanti, conferivano all’incarnato madreperlaceo una straordinaria luminosità. E il sorriso: fresco, spontaneo, appena velato di tristezza. Non era neppure una dama brillante. Nelle feste e nei conviti, dove compariva quasi sempre senza il marito, per la maggior parte del tempo restava in silenzio ma, interrogata, rispondeva con una voce sottile straordinariamente armoniosa. Sulle labbra le fioriva un dolcissimo sorriso e gli occhi posavano sull’interlocutore uno sguardo di una serenità che ammaliava. Lui, come tutti, ne era soggiogato. Ma quell’incanto poteva essere chiamato amore?”
Marco Santagata, Come donna innamorata
“La ferita di oggi non si rimarginerà mai più. E' sempre doloroso il tradimento degli amici, ma tu non eri un amico, tu eri il mio amico...”
Marco Santagata, Come donna innamorata