Khirbet Khizeh Quotes
Khirbet Khizeh
by
S. Yizhar1,466 ratings, 4.03 average rating, 191 reviews
Khirbet Khizeh Quotes
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“Cercai di controllarmi. Le mie viscere urlavano. Colonialisti (urlavano), bugiardi! Khirbet Khiza non è nostra. Una mitragliatrice Spandau non potrà mai conferire alcun diritto. Oh-oh, urlavano le mie viscere. Che cosa non ci hanno raccontato sui profughi. Tutto, proprio tutto per i profughi, per il loro benessere e la loro salvezza... Naturalmente, i nostri profughi. Ma quelli che noi condannavamo a esserlo… era tutta un’altra faccenda. Duemila anni di esilio. Come no. Uccidevano gli ebrei. Europa. Adesso eravamo noi i padroni...”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
“Non sono mai stato in esilio – dicevo tra me –, non l’ho mai conosciuto... però me ne hanno parlato, mi hanno raccontato, l’ho studiato a scuola, me l’hanno ripetuto a ogni angolo, nei libri e nei giornali, ovunque: l’esilio. Hanno suonato tutte le mie corde. Il grido del nostro popolo contro il mondo: l’esilio! Era dentro di me probabilmente, l’avevo succhiato col latte di mia madre. E cosa stavamo facendo qui noi oggi?”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
“Elevati dal dolore e dalla tristezza sulla nostra natura malvagia, i due passarono oltre e noi notammo come nel cuore del bimbo stesse succedendo qualcosa per cui, quel medesimo piccolo che ora piangeva sconsolato, una volta cresciuto non sarebbe potuto diventare altro che una vipera.”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
“Non so se mentre stavano uscendo dal villaggio qualcuno avesse spiegato ai prigionieri che cosa li aspettava, o dove sarebbero stati condotti. In ogni caso, il loro aspetto e il loro modo di camminare erano quelli di un gregge spaventato, silenzioso e sospirante, incapace di fare domande. Eppure, qua e là, c’era chi sembrava attendersi il peggio e forse trasmetteva agli altri, senza parlare, il sospetto che aveva nel cuore, il timore profondo che sentiva: che quella non era altro che una condanna a morte.”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
“Mi aggrappai al fatto che non si poteva fare altrimenti, che la cosa era inevitabile in quel momento, e che con il passare del tempo, quando tutto si fosse sistemato, si sarebbe trovata una soluzione. Poi tornai a osservare la gente che mormorava davanti a me – un mormorio sordo, ingenuo – e non trovai pace.”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
“Di solito sono accomodante, odio sentirmi diverso e non voglio in alcun modo essere differente. Alla fine è sempre una delusione. Anche la piú piccola fessura si incrina, si spalanca e si mette a gridare. Mi feci forza e rimasi in silenzio.”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
“Senza volerlo si accese in me il ricordo di com’era da noi, a casa, fino a non molto tempo prima, ma anche molto tempo prima, al di là degli albori dell’infanzia, quando tutt’a un tratto arrivavano gli spari dal confine o da oltre gli agrumeti, dalle colline lontane: spari nella notte, spari prima del mattino; e i mormorii del sentito dire, l’oscuramento, e un’atmosfera seria, minacciosa e preoccupante, la corsa, il segreto, l’ascolto nervoso, le ombre di sagome che uscivano armate di fucili, sconosciute e solenni a un tempo, che correvano in fondo alla strada, e le voci concitate che qualcuno zittiva perché si facesse silenzio – subito. E cosí, per associazione d’idee, mi apparve un’immagine nitida: in quella stessa casa di calce bianco-azzurrina con le persiane verdi, adesso qualcuno si fermava, in preda all’angoscia, e nella capanna di fango qualcun altro interrompeva il pasto, e nel gruppo di case sul lato destro si metteva a tacere chi stava parlando in quel momento: «Sparano!» La pelle si accapponava, le viscere si contorcevano, una madre, spaventata a morte, usciva per far rientrare a casa i figli con il cuore che quasi le si fermava. A un tratto calava la quiete paralizzante della sorpresa, della famosa preghiera «ti prego mio Dio, non noi!» che rimaneva sospesa per un momento nella stanza; un momento prolungato, antico, misterioso, che oscillava qua e là prima di emettere un verdetto. Nel cuore di ognuno e di tutti un tamburo ancestrale urlava: Pericolo, pericolo, pericolo! E anche se avessero voluto ignorarlo, erano costretti a riscuotersi e a prendere in fretta una decisione mentre il fischio dei proiettili decretava: Sta iniziando!”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
“In verità tutto ciò accadde molto tempo fa, ma da allora non mi ha piú abbandonato. Ho cercato di soffocarlo nel trambusto delle giornate, di sminuirne l’importanza, di smorzarlo nel fluire delle cose; sono riuscito talvolta, con una lucida alzata di spalle, a concludere che quella faccenda non era stata, in fin dei conti, cosí tremenda, compiacendomi della mia indulgenza che, come si sa, è il vero sale della saggezza. Eppure ogni tanto ritorno a esserne scosso, e mi sorprendo di quanto sia facile cadere in tentazione, farsi trarre consapevolmente in inganno, unirsi comunque alla grande massa indistinta dei bugiardi piena di ignoranza, comoda indifferenza e sfrontato egoismo, e sostituire una grande verità con un gesto di insofferenza da vecchio delinquente incallito. Ho capito di non poter piú tergiversare e nonostante non abbia ancora deciso quale sia la via d’uscita, mi sembra che, in ogni caso, anziché rimanere in silenzio, faccia meglio a iniziare il racconto.”
― Khirbet Khizeh
― Khirbet Khizeh
