Cesta na sever Quotes

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Cesta na sever Cesta na sever by Karel Čapek
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“Un altro viaggio al Nord è stato di più lunga durata e forse non finirà mai; i suoi porti e le sue stazioni si chiamano Kierkegaard e Jacobsen, Strindberg, Hamsun e così via; potrei tracciare la mappa dell'intera Scandinavia solo con i nomi di Brandes e Gjellerup, Geijerstam, Lagerlöf e Heidenstam, Garborg, Ibsen, Bjørnson, Lie, Kielland, Duun, Undset e non so chi altro; magari Per Hallström. Ma anche Ola Hansson, Johan Bojer e altri, altri come Andersen Nexø e via di questo passo. Se però ho vissuto un poco al Lofoten o nel Dalarna, se ho camminato lungo il Karl Johans Gate, è perché non c'è niente da fare, prima o poi l'uomo deve poter vedere di persona qualcuno di quei luoghi nei quali si sente a casa, per poi rimanere stupito, in un modo o nell'altro: o di averlo già visto una volta, o di non esser riuscito neanche a immaginarlo. È questa la particolarità della grande letteratura: di essere ciò che di più radicato possieda un popolo e, nello stesso tempo, di parlare una lingua comprensibile e intimamente vicina a ciascuno. Non c'è diplomazia, non c'è alleanza di popoli così universale come la letteratura, ma la gente non le attribuisce il giusto peso, è così. E per questo che gli uomini possono ancora odiarsi ed essere estranei tra loro.”
Karel Čapek, Cesta na sever
“Dietro, un villaggio scuro, capanne interamente ricoperte di zolle erbose: sono i primi lapponi che abbiamo incontrati; sono sedentari, ma la loro è una miseria terribile: quanti bambini, tutti rachitici e timidi come leprotti. Quelle capanne hanno uno scheletro di assi sul quale si cominciano ad ammucchiare le zolle, rinforzando il tutto con pietre e paletti. Ci infilano un tubo di lamiera, ed è fatta: dentro ci abita almeno una dozzina di persone. Di cosa vivano non so, ma non mendicano, né rubano; sono biondi e con gli occhi chiari, ma dal taglio degli occhi e dagli zigomi ci si può render conto che questo ormai è un altro mondo. Il timoniere ha ragione: il bosco nordico non ha fine e anche se si tratta di betulle storte e ingobbite, un po' spettrali con i propri tronchi bianchi, o di pinastri radi e nodosi, o di cespugli di ontani e salici nani, anche se si tratta di ceppi e moncherini, un tempo tutto questo è stato un bosco, prima dell'arrivo dell'uomo, di una slavina o di qualche altra catastrofe. A dire il vero è più tundra che bosco; c'è così poca terra che i pali del telegrao non possono essere piantati e devono circondarli di una massicciata per ternerli in piedi. Per miglia di viaggio (parlo naturalmente di miglia marine) non c'è traccia dell'uomo, solo qualche capanna lappone in rovina; eppure al margine della tundra, a un tronco di betulla, è appesa una cassetta postale. Se sapessi chi va a ritirarvi la posta gli manderei gli auguri di Natale e cartoline da diverse città e paesi, per il piacere di farli arrivare a quella casetta solitaria nel bosco nordico”
Karel Čapek, Cesta na sever