pianobi: Lettere da Vecchi e Nuovi Continenti discussion
I GdL del pianobi
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GdL Theodoros - 7a tappa
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Il commento che avevo fatto sulle civiltà matriarcali sarebbe in realtà dovuto essere qui (era il capitolo 24, mi sono confuso).
Comunque trovo altissimi i capitoli con protagonisti la regina di Saba e il figlio.
Addentro alla battaglia invece comincio a subire un po' quelli con protagonista il buon Teodoro. Noto una certa ripetitività.
Comunque trovo altissimi i capitoli con protagonisti la regina di Saba e il figlio.
Addentro alla battaglia invece comincio a subire un po' quelli con protagonista il buon Teodoro. Noto una certa ripetitività.

A me leggere delle imprese belliche ed amorose di Theodoros fa uno strano effetto perché mi viene in mente la faccia dell'autore, che non è esattamente un macho, e quindi mi si crea uno strano sdoppiamento in testa! So che non ha senso, ma ormai l'associazione mi viene automatica.
Invece, riflettendo sul livello di lettura "metafisico" di cui parlava l'autore in una delle interviste che avevate condiviso, mi chiedevo se secondo voi Cartarescu è credente.
L'idea che mi sono fatta è che lui creda in un piano superiore alla nostra capacità di percezione, ma non in un'entità benevola, tutt'altro. Aspetto il finale per sciogliere il dubbio.

Sarebbe un libro da rileggere, ma ahimé ce ne sono troppi in attesa.
Di sicuro c'è che confermo il mio interesse per questo scrittore e la lettura di "Abbacinante. L'ala sinistra' entro l'anno
ktulu81 wrote: "Ci sono, scusate per la latitanza. Sono appena arrivata al capitolo 27.
A me leggere delle imprese belliche ed amorose di Theodoros fa uno strano effetto perché mi viene in mente la faccia dell'aut..."
io gli avevo piazzato la faccia di Gassman tutto nero di lucido da scarpe nella sua interpretazione di Otello ma con la baracconata di Brancaleone, perhcè sta roba della Valacchia continua a portarmi fuori strada.
nel senso che non lo vedo etiope, ma valacco, e quindi non so bene che fisionomia dargli . fino a quando non ho cercato Menelik, e adesso ha quella faccia lì (anche se non discende dalla regina di Saba ma dalla venditrice di vermifughi)
A me leggere delle imprese belliche ed amorose di Theodoros fa uno strano effetto perché mi viene in mente la faccia dell'aut..."
io gli avevo piazzato la faccia di Gassman tutto nero di lucido da scarpe nella sua interpretazione di Otello ma con la baracconata di Brancaleone, perhcè sta roba della Valacchia continua a portarmi fuori strada.
nel senso che non lo vedo etiope, ma valacco, e quindi non so bene che fisionomia dargli . fino a quando non ho cercato Menelik, e adesso ha quella faccia lì (anche se non discende dalla regina di Saba ma dalla venditrice di vermifughi)
Capitolo 28 bellissimo: amo quando per dare le coordinate temporali, in questo caso del 1857, racconta da par suo le cose rilevanti avvenuto in quell'anno (e anche la scelta di cosa merita di essere menzionato è interessante). Con tanto di riferimento alla sua biografia personale e alla sua letteratura illeggibile.
Notevole la barzelletta sui testicoli rimasti in Crimea.
Notevole la barzelletta sui testicoli rimasti in Crimea.
P.S. ogni volta che, in qualsiasi contesto, viene nominato Lord Palmerston, inevitabilmente il mio cervello pensa a questo:
https://www.youtube.com/watch?v=o6ffV...
https://www.youtube.com/watch?v=o6ffV...

Confermo, penso un dei più belli (anche perché a questo punto del libro, siamo più "dentro" il libro)

Cosa scrive Theodoros nella lettera alla madre:
Quanto a me, non capisco che uomo sarebbe colui che non volesse diventare imperatore, sia pure di un popolo minore, se non il padrone del mondo intero? Perché vivere se non ci si arrampica su in cima, al disopra di tutti? [...] Qual è quel leone giovane, con la criniera appena formata, che non si alza dalla polvere rossa per rovesciare il leone vecchio, rubandogli le leonesse e i cuccioli e facendosi dominatore sull'intero branco? Con la volontà dell'Altissimo, che fin da quando ero nel vostro grembo predispose per me il trono, mi vedrete presto il padrone di un paese cristiano, glorioso al disopra di ogni immaginazione.
A cosa penso:
Quanto a me, non capisco che uomo sarebbe colui che non volesse diventare imperatore, sia pure di un popolo minore, se non il padrone del mondo intero? Perché vivere se non ci si arrampica su in cima, al disopra di tutti? [...] Qual è quel leone giovane, con la criniera appena formata, che non si alza dalla polvere rossa per rovesciare il leone vecchio, rubandogli le leonesse e i cuccioli e facendosi dominatore sull'intero branco? Con la volontà dell'Altissimo, che fin da quando ero nel vostro grembo predispose per me il trono, mi vedrete presto il padrone di un paese cristiano, glorioso al disopra di ogni immaginazione.
A cosa penso:

Più mi inoltro nell'ultima parte, con Theodoros ormai al potere, più mi sembra uguale a Trump, semplicemente con mezzi diversi dovuti alle differenze di società.
Il modo in cui punisce gli alti prelati di Etiopia perché non gli hanno mostrato tutte le riverenze, il suo fare paranoico perché ritiene (a ragione?) che tutti lo considerino uno straccione arricchito è trumpismo puro ante-litteram.
Il modo in cui punisce gli alti prelati di Etiopia perché non gli hanno mostrato tutte le riverenze, il suo fare paranoico perché ritiene (a ragione?) che tutti lo considerino uno straccione arricchito è trumpismo puro ante-litteram.


Sinceramente, più che ai quaquaraquà odierni (neanche ominicchi sono, questi), lo paragonerei ad altre figure letterarie di simile statura:
Faust (nella visione di Goethe),
il Francisco Solano López del capolavoro di Marquez L'autunno del Patriarca (che ricorda l'opera di Cartarescu nell'incipit dedicato alla fine del despota)
l'Artemio Cruz dell'omonimo ottimo libro di Carlos Fuentes
cerchiamo di espellere il virus patogeno che sta distruggendo gli USA (con mio malcelato piacere, devo ammettere) almeno dai nostri cervelli
Rispetto a Ulisse, che comunque non era uno stinco di santo, Theodoros mi sembra decisamente più luciferino e violento.
Poi il paragone con Trump riguardava più che altro l'allergia alle critiche, la paranoia e il fare vendicativo che lo prende non appena raggiunge il potere. Evidentemente l'intelligenza è ben superiore (non che ci voglia chissà che mente esplosiva, in effetti).
Poi il paragone con Trump riguardava più che altro l'allergia alle critiche, la paranoia e il fare vendicativo che lo prende non appena raggiunge il potere. Evidentemente l'intelligenza è ben superiore (non che ci voglia chissà che mente esplosiva, in effetti).
Catoblepa wrote: "Rispetto a Ulisse, che comunque non era uno stinco di santo, Theodoros mi sembra decisamente più luciferino e violento.
Poi il paragone con Trump riguardava più che altro l'allergia alle critiche, ..."
intelligenza superiore non lo so, alla fine siamo noi che interpretiamo le storie che leggiamo.
Se Tudor, Theodoros, Twedoros ti sta simpatico nel suo percorso da sfigato malandrino a imperatore incendiario e malvolente, tenderai ad attribuirgli caratteri che tu riconosci come positivi (ad esempio, per me, volersi fare re/imperatore del mondo a dispetto dei santi, ma anche col favore dei santi, non mi sembra una gran qualità, anzi, la leggo pure io come molto trumpiana, con esattamente quel di più che oltre a voler comandare l'universo mondo vogliono anche essere amati e riveriti - cosa abbastanza comune a tutti i despoti o aspiranti tali, da Pol pot al Berlusca).
dopodichè non intendo avviare una discussione su cosa sia intelligenza e cosa furbizia e cosa sia fortuna.
non mi sembra che il libro si ponga questo tema, in realtà che tema si pone a me continua a sfuggirmi anche se mi sono vista la video intervista di Cartarescu e alcune dotte dissertazioni.
continuo a vederlo come opera ambiziosa ma incompiuta, mi manca la visione d'insieme. perchè, va benissimo avere una notevolissima capacità di scrittura (anche se, pure qui, voli pindarici a bizzeffe, dopo un po' ti viene da dire, anche meno) e di tessere un mosaico di storie parallele avanti e indietro (poi mi spiegate il senso degli anacronismi, perchè ok, carini, piazzati qua e là, ma arrivata alla fine, se NON devono avere un senso, scusate se sono antica, ma per me vale sempre Strindberg e la sua pistola), ma rimango con questa impressione.
Poi il paragone con Trump riguardava più che altro l'allergia alle critiche, ..."
intelligenza superiore non lo so, alla fine siamo noi che interpretiamo le storie che leggiamo.
Se Tudor, Theodoros, Twedoros ti sta simpatico nel suo percorso da sfigato malandrino a imperatore incendiario e malvolente, tenderai ad attribuirgli caratteri che tu riconosci come positivi (ad esempio, per me, volersi fare re/imperatore del mondo a dispetto dei santi, ma anche col favore dei santi, non mi sembra una gran qualità, anzi, la leggo pure io come molto trumpiana, con esattamente quel di più che oltre a voler comandare l'universo mondo vogliono anche essere amati e riveriti - cosa abbastanza comune a tutti i despoti o aspiranti tali, da Pol pot al Berlusca).
dopodichè non intendo avviare una discussione su cosa sia intelligenza e cosa furbizia e cosa sia fortuna.
non mi sembra che il libro si ponga questo tema, in realtà che tema si pone a me continua a sfuggirmi anche se mi sono vista la video intervista di Cartarescu e alcune dotte dissertazioni.
continuo a vederlo come opera ambiziosa ma incompiuta, mi manca la visione d'insieme. perchè, va benissimo avere una notevolissima capacità di scrittura (anche se, pure qui, voli pindarici a bizzeffe, dopo un po' ti viene da dire, anche meno) e di tessere un mosaico di storie parallele avanti e indietro (poi mi spiegate il senso degli anacronismi, perchè ok, carini, piazzati qua e là, ma arrivata alla fine, se NON devono avere un senso, scusate se sono antica, ma per me vale sempre Strindberg e la sua pistola), ma rimango con questa impressione.


Avrei forse preferito che una costruzione così immaginifica e brillante fosse al servizio di qualcosa di più forte e centrale, però. Mi è piaciuta moltissimo la scrittura, ma qualcosa sento che manca.
Penso che in futuro leggerò la trilogia di Abbacinante.

La parte finale mi ha lasciato perplessa, non me l'aspettavo, pensavo che avrebbe "chiuso" i vari filoni aperti.
Ho girellato un po' tra i commenti di altri lettori e articoli online, mi rimane l'impressione che nessuno ci abbia capito molto.
Di Theodoros ho apprezzato la sua determinazione nel raggiungere la meta che si era prefisso, ma ho detestato le inutili violenze e crudeltà. L'ho visto umano e "vacillante" solo in amore: mai ricambiato, tutto quello ha ottenuto è stato solo con la violenza, come se non conoscesse altra via per raggiungere i suoi obiettivi.
Mi è piaciuta moltissimo la scrittura coinvolgente, nel mio caso (ascolto di audiolibro) un grandissimo "bravo" anche al lettore, che ha una voce e un tono che ti cullano e permettono di mantenere la concentrazione.
Abbacinante. L'ala sinistra è da tempo nelle mie liste di lettura, ma questo Theodoros non l'avrei mai preso in considerazione senza la vostra compagnia.

Personalmente non ho avuto la sensazione di una storia non conclusa, mi rimangono alcuni dubbi sul significato dell'opera e per questo non ho dato il voto massimo.
Finita anch'io la lettura.
Del significato dell'opera mi interessa il giusto (cioè nulla), ma anch'io sono perplesso per il finale. Mi è parso un po' posticcio, come se fosse stato pensato in un momento diverso e con niente nelle precedenti 680 pagine che lasciasse presagire, anche solo con indizi, l'ultimo capitolo.
Del significato dell'opera mi interessa il giusto (cioè nulla), ma anch'io sono perplesso per il finale. Mi è parso un po' posticcio, come se fosse stato pensato in un momento diverso e con niente nelle precedenti 680 pagine che lasciasse presagire, anche solo con indizi, l'ultimo capitolo.

Concordo che il libro non debba per forza avere un messaggio da trasmettere, ma lo sguardo benevolo che gli Arcangeli e l'Onnipotente stesso sembrano avere nei confronti di Theodoros mi pare poco coerente col resto dell'opera.

Concordo invece con Ktulu che è un personaggio in cui a me sembra esserci poco da salvare, perché sarà anche eroico ma fa delle cose orribili. Però forse è voluto.
Non so, magari leggendo altre sue opere si capisce di più.

Sul piatto della bilancia, scrive alla fine Cartarescu, non verrà messo l’uomo con le sue malefatte e le sue buone azioni, ma il “libro” della sua vita. “E se sarà accolto su in cielo, verrà poi accolto anche in terra”. Questa affermazione non l’ho capita, francamente.
ktulu81 wrote: "Il Dio al quale si fa riferimento nell’opera almeno a me sembrava dipinto come un’entità non benevola, preoccupata unicamente di imporsi sulle sue creature e pronto a schiacciarle in caso di insubordinazione."
Beh, questo mi pare coerente con la decisione di graziarlo non per la fede o le azioni pie, ma per puro diletto.
Beh, questo mi pare coerente con la decisione di graziarlo non per la fede o le azioni pie, ma per puro diletto.

Forse hai ragione, ma a me sembrava un’entità talmente distante da non potersi appassionare alle misere vicende delle sue creature. Un po’ come la Divinità che in Solenoide schiaccia Virgil senza pietà.
Seguendo il tuo discorso e collegando quest’opera con la precedente, forse allora la grazia concessa a Theodoros vuole rappresentare la possibilità di trovare una via di comunicazione tra i diversi piani della realtà. Questa possibilità era sta negata quando il protagonista del libro precedente aveva tentato di mettersi in comunicazione con gli acari. Qui l’autore, dunque, sembra suggerire che l’arte, e la letteratura nello specifico, sia l’unica chiave per aprire questo “passaggio dimensionale”.
[L’altro portale, nel libro, è l’arca dell’Alleanza (vedi episodio in cui guardando dentro l’arca si apre verso l’alto e verso il basso un tunnel infinito)]
aperta la tappa finale, se volete commentare lì, e scusate ancora per il ritardo
https://www.goodreads.com/topic/show/...
https://www.goodreads.com/topic/show/...
visto che la chiusura di Theo è controversa, e che abbiamo iniziato qui a commetare, seguiamo il pattern indicato :-) e continuiamo qui (come evidenziato da @cato)

Io l'ho letta come se dicesse che alla fine anche in cielo ciò che conta è la bellezza del racconto e come se rimettesse a noi lettori il potere di salvare o condannare all'oblio.

Temo di averlo letto "nel modo sbagliato", ovvero in modo frammentario e discontinuo, con lunghe pause.
Si è perso il ritmo della lettura, si è interrotto il flusso più o meno delirante della narrazione, e certamente l'esperienza complessiva ne ha risentito.
Insomma, Mircea: non sei tu, sono io.

Ho comunque dato 4 stelle perché si tratta di un'opera di grande complessità narrativa e non si può trattare come un'opera qualunque.
ragaaaaaa, commentate senza ritegno :-) se no passerà alla storia come il GdL meno frequentato dei nostri GdL e invece su Theo c'è tanto da dire!!!!!