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V° GDL DICEMBRE 2024 “L’ALVEARE” di Camilo José Cela
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Ottima idea!
😉


Invece adesso penserei quasi che, così facendo, ne acquistino una parte tutti indistintamente, perché di ciascuno è evidenziato solo ed unicamente l’aspetto più umano, riconoscendone tutte le ragioni che potrebbero in effetti, nel corso dell’esistenza, far parte di ciascuno di noi.
Aspetto però a leggere l’ultima parte per averne la totale certezza


Noto che abbiamo rimarcato entrambi quella frase in chiusura.
In effetti sembra la perfetta chiusura che riassume tutto il romanzo, quella che io quando facevo i temi avevo sempre difficoltà a formulare 🤭

Per esempio (view spoiler) Non c'è speranza in questo libro. Tutte le storie sono destinate a finire male. Anche se è scritto benissimo, io non l'ho amato.
Andando oltre ai sentimenti personali sto cercando di raccogliere un attimo le idee, per fare una analisi più oggettiva.

Io però non ho visto tutta questa desolazione, ma più che altro la quotidianità della vita umana con molti bassi e qualche alto, ma soprattutto, questo sì, tanta tanta povertà e sfortuna

Probabilmente l'istinto che mi porta a rimuovere le scene di violenza mi ha impedito di ragionarci sopra.
Ora a distanza potrei dire che è una desolante metafora di una società che tende a eliminare chi non è produttivo.
Penso questo perchè nel complesso mi pare torni quell'idea che divide non solo poveri e ricchi ma anche chi lavora e chi è sfaccendato.
Comunque anch'io non ho mato questo libro. Ho dato tre stelline perchè ad una penna così non potevo dare meno 😬
:-(

Ops!! Scusa Elettra..ero convinta avessimo finito tutte 😬😬
Perdonami 😢

Attraverso una narrazione poliedrica l'autore racconta le vite di decine di persone che ruotano intorno a un quartiere di Madrid.
Siamo a pochi anni dalla fine della guerra civile spagnola. Il clima che si respira è quello di una morale cattolica oppressiva e un nazionalismo imperante. La cultura non ha nessun valore.
Nella vita delle persone c'è il riflesso del clima politico in corso.
Nella miseria umana che Cela racconta a me è sembrato di vedere lo specchio del franchismo. Un luogo triste, pervaso dalla paura. Anche se la religione non viene quasi mai menzionata sono evidenti gli effetti della sua morale sulla vita delle persone. Una morale che danneggia le donne e che non fa che alimentare il degrado, la miseria e la solitudine. Onnipresente è poi il conformismo, tanto che i personaggi si confondono l'uno con l'altro.
Fino all'ultimo capitolo Cela dipinge un enorme dipinto con centinaia di personaggi, ognuno intento a vivere la sua vita. Queste vite si intrecciano e danno forma alla società nel suo complesso.
In queste vite però non solo il futuro è incerto, ma i sogni si spengono ogni giorno di più.
L'epilogo è la parte più straziante e triste del libro, dove le strade prese dai personaggi sembrano finire in un punto morto e i derelitti vengono scartati e gettati via.
Cela, con la sua prosa eccelsa, sceglie di mostrare un mondo cinico e pessimista, dove l'indifferenza regna sovrana anche fra i bambini. La realtà che racconta è desolante e senza un briciolo di speranza. Tutte le storie sembrano destinate a finire male. Anche se è scritto benissimo e con una struttura narrativa innovativa, non posso dire di averlo amato.

L'assenza della speranza, la morale sessuale (e quindi religiosa), il conformismo politico ovvero sono tutti filonazisti (fascisti e nazisti hanno armato i franchisti), la cultura - impersonata del personaggio di Martin - ha perso ogni valore.


Sicuramente lo fu nei primi anni. Combattè nella guerra civile dalla loro parte ed ho letto che "Nel 1938 a ventuno anni si offre come delatore al regime franchista."! (https://www.lunarionuovo.it/6932/). Poi fu attivo politicamente solo alla morte di Franco ma credo sempre a destra..
Sul pessimismo ho trovato qualche approfondimento qui:
https://www.tuobiografo.it/post/biogr...
Comunque quello sguardo desolante sull'Uomo io lo avevo trovato anche ne La famiglia di Pascual Duarte

Attraverso una narrazione poliedrica l'autore racconta le vite di decine di persone che ruotano intorno a un quartiere di Madrid.
Siamo a pochi anni dalla fine della guer..."
Completamente d'accordo con il tuo commento!

La mia fonte è il Wikipedia spagnolo 😬

(view spoiler)
Books mentioned in this topic
La famiglia di Pascual Duarte (other topics)L'alveare (other topics)
SINOSSI
In un caffè di quartiere, a Madrid, negli anni successivi alla guerra civile e nel clima di tensione di un nuovo conflitto mondiale, scorrono le vite minime di una moltitudine di personaggi. Sono circa trecento, donne e uomini di ogni età, oscuri alla grande storia e protagonisti indiscussi di un'esistenza vacua che li condanna a nascere, crescere, riprodursi e morire, secondo un canovaccio millenario in cui ogni verbo si coniuga alla prima persona plurale, perché, nella solitudine dell'anonimato, l'io è costretto a una pena insostenibile. Nessuna vita è in sé fondamentale: la ragione e il fine di ogni cosa è l'insieme di tutte le vite, proprio come accade in un alveare. Tra una sequenza e l'altra, episodi che scavalcano episodi e un lento sedimentarsi di aneddoti, la polifonia di un intero popolo esprime all'unisono il significato più profondo della condizione umana. Senza lezioni, perché l'unico insegnamento arriva dall'esperienza. Umili, emarginati, ignoranti, falliti, i protagonisti di questo romanzo si muovono in un orizzonte fisso e, imprigionati nella propria monotona libertà, vivono un mattino che si ripete eternamente.